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mercoledì 9 settembre 2015

Le accuse contro Papa Francesco Spunta un testo che lo distrugge

Il manifesto dei vescovi anti Bergoglio




Un titolo manicheo, «Dio o niente». Sembrerebbe il contrario di quel che appare oggi la chiesa nell'era di Papa Francesco. Ma è il titolo di un libro-intervista con un principe della Chiesa, un cardinale. Uscirà da questo venerdì in tutta Italia per i tipi di Cantagalli, e contiene le conversazioni sulla fede che il giornalista francese Nicolas Diat ha avuto con il cardinale Robert Sarah, attuale prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, e già il più giovane vescovo del mondo a Conakry, in Guinea (scelto da Paolo VI e ordinato a soli 34 anni da Giovanni Paolo II). Il testo è già uscito in Francia e in Germania prima della traduzione italiana, e viene letto oggi come una sorta di manifesto contro la deriva ideologica del magistero, che sta raccogliendo gran parte della Chiesa mondiale alla vigilia del sinodo sulla famiglia. Lo ha già recensito il papa emerito Benedetto XVI, in una lettera inviata al cardinale Sarah dove si elogia «la sua coraggiosa risposta ai problemi della teoria di genere, che mette in chiaro in un mondo obnubilato una fondamentale questione antropologica». Anche per questo è stato letto in altri paesi come un manifesto alternativo alla Chiesa di Francesco.

Sarah è un cardinale, e vescovo di lunga esperienza, e non si contrappone in questo dialogo che si snoda per 373 pagine al Papa. Cita in continuazione Francesco, e se a qualcosa si contrappone è all' immagine mediatica del Pontefice che ormai è largamente diffusa nel mondo, a una interpretazione del pontificato che cozza duramente contro i testi scritti di Francesco (anche quelli quotidiani della messa mattutina di Santa Marta), che nessuno legge e divulga. Manifesto però «Dio o niente», lo è: sulla purezza primigenia della liturgia, sulla indissolubilità del matrimonio, sul celibato dei preti, sul ruolo che la storia della Chiesa ha assegnato alle donne, sull' intangibilità della vita che non è proprietà di nessuno, nemmeno di una madre. E sulla famiglia, questione cruciale su cui il cardinale Sarah avverte alla vigilia del Sinodo: «Pongo la mia fiducia nella fedeltà di Francesco». Un modo per dirsi sicuro della fedeltà del Papa alla Chiesa, alla sua storia, alla dottrina che nasce nelle pagine del Vangelo. Un modo certamente duro, un po' choc di guardare al Papa.

«Pongo la mia fiducia nella fedeltà di Francesco». Ricordando che «a Manila il suo discorso sulla famiglia è stato particolarmente forte», e citando le parole pronunciate allora da papa Bergoglio: «Stiamo attenti alle nuove colonizzazioni ideologiche. Esistono colonizzazioni ideologiche che cercano di distruggere la famiglia. Non nascono dal sogno, dalla preghiera, dall' incontro con Dio, dalla missione che Dio ci dà, vengono da fuori e per questo dico sono colonizzazioni».

Il cardinale Sarah non si nasconde dietro un dito: nel libro-intervista fa capire come la battaglia del Sinodo sulla famiglia sia cruciale, e che molte tesi, a partire da quelle del suo collega cardinale Reinhard Marx, sui divorziati risposati non sono «una sfida urgente per le chiese di Africa e di Asia». L' urgenza «è quella di formare famiglie cristiane solide». Di più: «l' idea che consisterebbe nel porre il magistero in un bello scrigno distaccandolo dalla prassi pastorale, che potrebbe evolversi in base alle circostanze, alle mode e alle passioni, è una forma di eresia, una pericolosa patologia schizofrenica». Da africano Sarah aggiunge: «Vorrei affermare con solennità che la Chiesa di Africa si opporrà fermamente a ogni ribellione contro l' insegnamento di Gesù e del magistero». «Oggi, la Chiesa di Africa si impegna in nome del Signore Gesù a mantenere invariato l' insegnamento di Dio e della Chiesa sull' indissolubilità del matrimonio: l' uomo non separi, quello che Dio ha unito. Come potrebbe un sinodo ritornare sull' insegnamento costante, coerente e profondo del Beato Paolo VI, di san Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI?».

I divorziati. «Sono numerosi oggi i cattolici», spiega il cardinale Sarah, «che sono ricorsi al divorzio secondo la legge civile e che contraggono civilmente una nuova unione. La Chiesa mantiene, per fedeltà alla Parola di Gesù Cristo, la sua posizione: non è possibile riconoscere come valida una nuova unione se lo era il primo matrimonio. I divorziati che si sono risposati civilmente si trovano in una situazione che contravviene oggettivamente alla legge di Dio. Pertanto, non possono accedere alla comunione eucaristica per il tempo in cui persiste questa situazione. Per le stesse ragioni, questi uomini e queste donne non possono esercitare alcuna responsabilità ecclesiale».

Francesco e i divorziati. L' intervistatore ricorda però che una delle novità di papa Francesco è proprio quella di chiedere più attenzione alla realtà, che «è più importante dell' idea». Sarah come sempre inizia in modo diplomatico, trattando del Papa, ma poi ha parole nette e di una durezza non comune: «Penso che Francesco», esordisce, «desideri ardentemente dare alla Chiesa il gusto del reale, nel senso che i cristiani e anche i preti possono talvolta avere la tentazione di nascondersi dietro le idee per dimenticare le situazioni reali delle persone». E subito affonda: «Al contrario, alcuni si preoccupano che questa concezione del Papa possa mettere in pericolo l' integrità del magistero. Il recente dibattito sulla problematica dei divorziati risposati è stato spesso trascinato da questo tipo di tensioni. Da parte mia, non credo che il pensiero del Papa sia mettere in pericolo l' integrità del magistero. In effetti, nessuno, nemmeno il Papa, può distruggere nè cambiare l' insegnamento di Cristo. Nessuno, neanche il Papa, può opporre la pastorale alla dottrina. Sarebbe ribellarsi a Gesù Cristo e al suo insegnamento».

Gender. Sarah è stato vescovo in un regime comunista per lunghi anni, e considera il comunismo come uno dei grandi mali della storia dell' uomo. Ovvio che abbia parole dure e nette contro la teologia della liberazione, che pure affascina ancora oggi molti presuli. Ma le parole più dure e non molto di moda nella chiesa di oggi vengono sui valori non negoziabili e sulla teoria gender.

«Non ho timore di dire che la Chiesa dovrà sempre confrontarsi con le menzogne ideologiche. Oggi si trova ad affrontare l' ideologia del gender, che Giovanni Paolo II non esitava a qualificare come la "nuova ideologia del male". D' altronde, il genere, frutto della riflessione degli strutturalisti americani, è un figlio deforme del pensiero marxista». E ancora: «L' ideologia del gender veicola una menzogna grossolana dal momento che nega la realtà dell' essere umano in quanto uomo e donna.

Le lobby e i movimenti femministi la promuovono con violenza. Si è rapidamente trasformata in battaglia contro l' ordine sociale e i suoi valori. Il suo obiettivo non si ferma soltanto alla decostruzione del soggetto, s' interessa soprattutto alla distruzione dell' ordine sociale. Si tratta di seminare il dubbio sulla legittimità delle norme sociali e d' introdurre il sospetto circa il modello eterosessuale; per il gender, bisogna abolire la civiltà cristiana e costruire un mondo nuovo». Più in là ancora: «La Santa Sede deve fare la sua parte.

Non possiamo accettare la propaganda e i gruppi di pressione delle lobby LGBT - lesbiche, gay, bisessuali e transgender. Il processo è tanto più inquietante in quanto è rapido e recente (…) I primi nemici delle persone omosessuali sono proprio le lobby LGBT. È un grave errore ridurre un individuo ai suoi comportamenti, nello specifico sessuali». Ruggito del cardinale Sarah: «Nemmeno il Papa può cambiare l' insegnamento di Cristo» Da venerdì anche in Italia il libro elogiato da Ratzinger Il manifesto dei vescovi anti Bergoglio.

I MINISTRI DI SALVINI Buttafuoco, Feltri e... I nomi del nuovo governo

Matteo Salvini sogna il suo nuovo governo: tutti i nomi


di Matteo Pandini



È prematuro parlare di squadra di governo, visto che non sono ancora chiare nemmeno le alleanze, ma Matteo Salvini continua a ripetere che in caso di vittoria elettorale porterà nell’esecutivo «persone preparare, anche più di me» con l’obiettivo di «fare meglio» di Renzi. Un concetto che butta là spesso e volentieri e su cui il leader del Carroccio riflette da tempo. Tanto che si possono elencare i nomi degli esperti che, in alcuni temi chiave, l’europarlamentare ascolta con particolare attenzione. Per esempio, non è un mistero che Salvini si fidi moltissimo di Claudio Borghi, tanto da nominarlo responsabile economico. Borghi pensa che uscire dalla moneta unica non si può: si deve. E ha dato alcune dritte a Salvini anche in vista dell’intervento al forum Ambrosetti di Cernobbio. Borghi è stato il candidato governatore di Lega e Fratelli d’Italia alle ultime regionali toscane, strappando un sorprendente 20%.

Oltre a Borghi c’è Alberto Bagnai, altro economista ipercritico sulla moneta unica e che aveva tentato, invano, di interessare alle sue idee il centrosinistra. Pochi mesi fa, Salvini ha fatto il suo nome immaginandolo come ministro dell’Economia. Lui ha ringraziato, ricordando di non «voler fare le scarpe al mio amico Borghi». E ha assicurato ad Affaritaliani che «se un governo Salvini mi chiedesse una consulenza tecnica sul tema dell’uscita dell’euro gliela darei». Sul taccuino del Carroccio ci sono anche altri nomi, alla voce «esperti in materia economica o fiscale». Basti pensare ad Armando Siri. Giornalista, ha messo in piedi il partito Italia Nuova e ha sponsorizzato alcune idee salviniane come la Flat tax al 15% o la riforma del servizio civile obbligatorio. È responsabile della scuola di formazione politica lanciata dai lumbard. Su fisco, moneta e Unione europea hanno incassato l’applauso del mondo leghista altri insospettabili come Paolo Savona (economista e professore universitario, già ministro dell’Industria e dell’artigianato col governo Ciampi).

Per Savona «l’avvento della moneta unica ha accentuato il fossato tra aree ricche e paesi fragili del Vecchio Continente». Apprezzamento lumbard anche per Giuseppe Guarino, classe 1922, napoletano, giurista, un passato nella Democrazia cristiana ed ex ministro dell’Industria e delle Finanze. In un’intervista a Libero nel novembre 2013, ha sostenuto che l’Europa dell’euro è da considerarsi alla stregua di «una malattia mortale», denunciando un sistema che «cancella la democrazia».

Sull’immigrazione, molto ascoltato da Salvini è il nigeriano Toni Iwobi, militante leghista di lunga data e residente nel Bergamasco. Accompagnerà il Matteo meneghino in Africa a fine settembre. Obiettivo: discutere di aiuti umanitari e sbarchi. Negli ultimi mesi s’è fatto strada nel cuore di via Bellerio anche un intellettuale dello spessore di Pietrangelo Buttafuoco. Penna brillantissima, siciliano, culturalmente vicino alla destra e di religione islamica. Alcuni salviniani l’hanno proposto come candidato governatore a Palermo, e il no gridato da Giorgia Meloni perché «è musulmano» ha allargato una crepa tra lei e il capo lumbard.

Oltre a molti esponenti di Confcommercio e Confartigianato, spesso in contatto col Carroccio, Salvini stima il politologo e giornalista veneziano Piero Ostellino (che ha lasciato il Corriere della Sera e oggi firma su il Giornale). «Leggere gli articoli di Piero Ostellino è salvifico! Per fortuna, qualche giornalista esiste ancora» ha scritto Salvini su Facebook nell’ottobre 2013.

Inutile ricordare, a proposito di cronisti, la passione di via Bellerio per il conduttore Mediaset Paolo Del Debbio (corteggiato per fargli fare il candidato sindaco a Milano) e per il fondatore di Libero Vittorio Feltri, che Lega e Fratelli d’Italia hanno candidato nella corsa al Quirinale, poi vinta da Sergio Mattarella.

Salvini apprezza anche lo storico ed economista torinese Giulio Sapelli, classe 1947, docente di storia economica alla Statale di Milano e che in alcune interviste ha bocciato il lavoro del premier Mario Monti e del ministro Corrado Passera. Nell’agosto 2012, in una chiacchierata con Panorama rispondeva che la Lega, all’epoca guidata da Roberto Maroni, non era morta. «Ho molta stima di Maroni, ma la Lega deve cambiare radicalmente i suoi quadri». Poi è arrivato Salvini e i consensi sono aumentati. Oggi i sondaggi incoronano Matteo come leader più popolare nel centrodestra. E lui sogna la sua squadra di governo.

martedì 8 settembre 2015

Apple, la rivoluzione il 9 settembre Occhio: che cosa succede alla Mela

Telefoni, tv, iPad, l'attesa è finita: tra poche ore Apple svelerà i suoi nuovi gioielli




Tra poche ore i fan di Apple esulteranno. Ormai è un appuntamento fisso di fine estate: il 9 settembre l'azienda fondata da Steve Jobs svelerà i suoi nuovi gioiellini in fatto di design e tecnologia, in questo caso gli attesi iPhone 6S. Al Bill Graham Civic Auditorium di San Francisco 7 mila persone assisteranno all'evento. Ecco cosa ci si può aspettare:

1) Iphone 6S: i nuovi smartphone avranno le stesse dimensioni del 6, con schermi da 4,7 pollici e 5,5 per la versione Plus. La novità è che i nuovi telefoni dovrebbero essere due volte più resistenti dei precedenti, la fotocamera avrà una potenza maggiore e ci sarà il flash anche per gli autoscatto, o forse è meglio dire i selfie. 

2) Apple Tv rinnovata: si passa alla quarta generazione. Ad esempio, sembra che il telecomando permetterà di attivare l’assistente vocale Siri e avrà controlli di movimento simili a quelli visti sulla console Nintendo Wii. Il processore sarà l’A8, già visto sull’iPhone 6 e avrà 16 gb di ram (il doppio del modello attuale).

3) iPad Pro: una linea di tablet da 12,9 pollici. Ci si aspetta che integreranno la tecnologia Force Touch, come Apple Watch, nuovi MacBook e iPhone 6S. Sarà un oggetto pensato per il lavoro più che per intrattenimento e fruizione di contenuti multimediali.

4) iPad mini, con schermo da 7,9 pollici e caratteristiche simili all’iPad Air 2. Ci sia aspetta anche questa novità.

5) Apple Watch: essendo arrivata in ritardo sul mercato degli smartwatch, ci si aspetta che l'azienda di Cupertino corra ai ripari e annunci novità.  

Ecco la patrimoniale sugli immigrati: "I ricchi italiani paghino 15mila euro"

Onu, Unhcr in debito chiede ai ricchi italiani di pagare 15mila euro




Per porre rimedio ai suoi conti in rosso e agli sprechi, in questo momento allerta massima per l'emergenza immigrazione, l'Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) ha chiesto aiuto ai milionari italiani lanciando loro un appello. "Se appena l’1% dei milionari italiani donasse 15.000 euro, l’unhcr disporrebbe di fondi sufficienti per assistere 22.000 famiglie siriane, riducendo il rischio che migliaia di bambini finiscano nella rete dei trafficanti di esseri umani", si legge nel documento. Una sorta di "auto-patrimoniale" sugli immigrati.

Perché chiedono aiuto - Una situazione critica, quella dei fondi dell'Unhcr che, nel solo 2015, ha avuto un calo del 10% delle donazioni raccolte rispetto al 2014. E questo è successo nel momento più critico, dove si ha una media giornaliera di 42 mila rifugiati che chiedono aiuto. Da qui la decisione di rivolgersi ai facoltosi italiani con tanto di caccia ai possibili filantropi donatori grazie a una spulciata tra le pagine del World Wealth Report. Ed ecco che i funzionari dell'Onu hanno trovato a chi rivolgersi. A ricevere l'appello, sono loro, i ben 219.000 italiani che possiedono più di un milione di euro. Fra questi, ci sono nomi come quello della famiglia Ferrero, di Leonardo del Vecchio, di Luxottica, di Giorgio Armani e di Silvio Berlusconi.

Famiglie in difficoltà - L'Unhcr sostiene di non pretendere poi molto considerando che una donazione di 15.000 euro è sufficiente per aiutare un totale di dieci famiglie siriane. "Chi ha la disponibilità economica di farlo, si deve assumere la responsabilità di agire concretamente per migliorare le condizioni di vita di migliaia di famiglie", ha poi ribadito Federico Clementi, responsabile della raccolta fondi.

Renzi, clamoroso autogol in diretta tv: svela la balla sull'abolizione dell'Imu

Matteo Renzi: "Abolizione Tasi e Imu, ridaremo ai Comuni quanto togliamo"




Il bluff dell'abolizione della tassa sulla casa viene svelato dal suo artefice, Matteo Renzi in persona. "Noi togliamo Imu e Tasi e daremo ai sindaci un assegno corrispondente", ha spiegato il premier nella prima puntata della stagione di Porta a Porta. E ancora: "Quel che togliamo ai Comuni lo restituiamo paro paro, come si dice a Roma. Sarà emblematico: tot levi ai Comuni, tot rimetti immediatamente", ha aggiunto intervistato da Bruno Vespa. Addio a una tassa, ne arriva un'altra, insomma. I soldi che risparmieremo con l'ipotetica abolizione della gabella sul mattone, come ampiamente previsto, ci verranno sfilati con l'aumento della pressione fiscale il cui gettito è destinato ai Comuni.

Oggi nasce il "patto Bersani-Brunetta" Lo scenario: così crolla il governo Renzi

Riforma del Senato, il patto Bersani-Brunetta che può far cadere il governo Renzi




A poche ora dal ritorno in aula della contestatissima riforma del Senato, sulla quale Matteo Renzi si gioca il futuro del governo, cresce la pressione su Palazzo Chigi. Tutto sta nelle cifre: ad oggi, tra opposizioni e minoranza Pd, al Senato sarebbero 163 i voti contrari, contro i 157 sicuri della maggioranza. I conti li ha fatti il Corriere della Sera. Certo, i numeri sono per definizione ballerini, tanto che un (inaspettatissimo) aiuto a Renzi potrebbe arrivare dalla Lega Nord. Un'ipotesi avanzata da Il Messaggero, che sottolinea come dal Carroccio, con Roberto Calderoli, sia arrivata una timida apertura sulla riforma: il leghista, sul piatto, mette la modifica dell'articolo 117, con il quale si dovrebbero riportare alcune competenze sotto la legislazione nazionale. Uno "scambio" arduo, che però conferma l'esistenza di più tavoli di trattativa e la fondatezza di ogni prospettiva.

Il patto - Di sicuro, ad oggi, il terreno è fertile - molto fertile - per un'imboscata in grado di mettere in ginocchio il governo. L'imboscata, va da sé, potrebbe arrivare grazie all'azione congiunta della minoranza Pd e di Forza Italia, da cui la suggestiva idea del più improbabile dei patti, quello Bersani-Brunetta, dal nome di uno dei leader della minoranza Pd più esposti nell'opposizione al ddl Boschi - lo smacchiatore di giaguari Pierluigi - e da quello del falco azzurro, l'ineffabile Renato, che colpo dopo colpo cannoneggia contro governo e riforma. Silvio Berlusconi, da par suo, schiera le sue truppe al Senato, guidate da Paolo Romani: insieme ai 25 dissidenti del Pd l'imboscata sarebbe un progetto alla portata. L'obiettivo è bloccare l'iter della riforma attraverso l'articolo 2, quello che prevede la non eleggibilità diretta dei futuri senatori.

Il premier - E Renzi, che fa? Poco o nulla per tentare di ricucire col suo partito. I margini di mediazione sono ridottissimi, nonostante l'ultima proposta rilanciata da Cesare Damiano: "La soluzione c'è e noi l'abbiamo indicata fin dall'inizio - ha spiegato -. È quella del listino da votare in occasione delle regionali". Soluzioni che però, Renzi, non intende accogliere. Inoltre, il premier, è uscito rinfrancato dal suo intervento alla Festa dell'Unità di Milano, domenica sera, in cui ha raccolto applausi e in cui, al contrario, il solo evocare Massimo D'Alema ha scatenato gli ululati della folla. Ne ha dedotto che, come direbbe lui, c'è da "tirare dritto". Anche se il rischio di andarsi a schiantare è altissimo. Come detto, tutto ruota attorno all'articolo 2. Il testo potrebbe arrivare in aula anche senza il vaglio della Commissione riforme: il compito di decidere sull'ammissibilità della selva di emendamenti, dunque, potrebbe spettare al presidente Pietro Grasso, il quale, da par suo, continua ad auspicare una "soluzione politica" al caso che potrebbe compromettere il futuro del governo.

Mattarella rompe il silenzio L'assist a Giorgia Meloni: "Ecco perché sto con lei"

Sergio Mattarella con Giorgia Meloni: "Un anomalia il richiamo sugli immigrati"


di Enrico Paoli



Ai tempi del Minculpop (il ministero della Cultura popolare al quale Benito Mussolini aveva affidato il compito di controllare e organizzare la propaganda del Fascismo) sarebbe stata una funzionaria perfetta. «La xenofobia e l’intolleranza devono essere stigmatizzate anche nel Parlamento», dice la presidente della Camera, Laura Boldrini, intervistata dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Un monito, quello della terza carica dello Stato, talmente chiaro da far capire che quanto è toccato alla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che si è vista recapitare una lettera di richiamo per i toni usati in materia d’immigrazione, potrebbe non essere stato un caso, ma l’inizio della fine della libertà d’opinione. Opinione che, al netto della vera xenofobia e intolleranza che va sempre e comunque censurata, appartiene al dibattito politico e della quale i parlamentari hanno piena titolarità.

Un’idea, quest’ultima condivisa e sottoscritta anche dal capo dello Stato che ieri ha ricevuto la Meloni. «Il presidente della Repubblica ha tenuto ad incontrarmi per ribadirmi che anche dal suo punto di vista, in qualità di garante della Costituzione, considera un’anomalia che un ufficio del governo mandi a una parlamentare eletto una missiva per richiamarlo sulle posizioni espresse», dice la presidente di Fratelli d’Italia. La parlamentare aveva chiesto di essere ricevuta da Sergio Mattarella e l’uomo del Colle, particolarmente sensibile ai temi connessi alla libertà d’espressione, ha trovato subito un “buco” nella propria agenda. «Avevo chiesto l’incontro dopo aver ricevuto una curiosa lettera di censura dalla presidenza del Consiglio (l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, ndr) per le mie proposte in tema di immigrazione. Volevo sapere dal nostro capo dello Stato se in Italia c’è ancora qualcuno che difende i valori della Carta Costituzionale e quella libertà secondo la quale tutti possono esprimere il loro pensiero. Il presidente Mattarella ha accolto la mia richiesta».

E non si tratta affatto di fatto neutro, privo di conseguenze ed effetti politici, dato che quanto arriva dal Quirinale è davvero un monito per tutti. «Ora aspetto di sapere che cosa ne pensa Renzi, che anche su questa vicenda non ha avuto il tempo di esprimere un parere». Cosa che ha fatto anche la presidente della Camera, Laura Boldrini. La quale sembra pensarla diversamente dal Colle, pur dovendo essere solo arbitro e non giocatore. «Alla Camera abbiamo varie forze politiche che considerano centrali i valori dell’accoglienza e della solidarietà», dice la presidente di Montecitorio, «ma c’è anche chi esprime apertamente la propria xenofobia, e quando qualcuno utilizza un linguaggio d’odio noi non rispondiamo sempre con la necessaria fermezza». Parole, quella della terza carica dello Stato, che innescano una dura reazione da parte della Lega. «Da presidente della Camera si permette di tacciare come xenofobo e razzista chi non la pensa come lei. Inaccettabile la censura dei deputati non allineati al pensiero unico: questa è dittatura», dice il capogruppo leghista alla Camera, Massimiliano Fedriga, che annuncia «iniziative forti». Anche i senatori di Area popolare, Maurizio Sacconi e Gaetano Quagliariello, chiedono spiegazioni al presidente del Consiglio Renzi in merito alla formale censura dell’Unar.

Caivano (Na): Tragico incidente sulla Perimetrale di Scampia, L'Ing. Giuseppe Peluso non ce l'ha fatta

Caivano (Na): Tragico incidente sulla Perimetrale di Scampia, L'Ing. Giuseppe Peluso non ce l'ha fatta 


di Angela Bechis

Giuseppe Peluso

Tragico incidente sulla Perimetrale di Scampia, la bretella che collega Capodichino con l'asse mediano. Non ce l'ha fatta l'Ing. Giuseppe Peluso, (Per gli amici Peppe), ragazzo meraviglioso, stimatissimo da tutti quanti lo conoscevano. Un ragazzo impegnato nel sociale, difatti, alle scorse elezioni amministrative, l'Ing. Peluso, ha sostenuto l'iniziativa politica del neo Sindaco Simone Monopoli, fondando appunto a Caivano, Fratelli d'Italia, partito rappresentato a livello nazionale da Giorgia Meloni, dando il suo impegno anche in diverse iniziative a sostegno delle fasce più deboli. Un ragazzo perbene, serio, un dirigente di partito esemplare. Cosi lo ricorda l'amministratore del blog il Notiziario, Gaetano Daniele. Una perdita prematura difficilissima da digerire, sono vicinissimo - conclude Daniele - al dolore della famiglia Peluso, Caivano ha perso uno dei suoi frutti migliori. 

L'accaduto - Giuseppe Peluso mentre percorreva il tratto tra Scampia e Mugnano, a bordo di una Ducati 600, stretto forse da una Ford Focus, condotta da un 48enne Moldavo, residente ad Afragola, perdeva l'equilibrio sbattendo contro il guardrail. Uno schianto forse troppo forte da poter consentire al giovane ingegnere di poter riequilibrare il mezzo. Sul posto sono intervenuti tempestivamente gli agenti della Polizia Municipale dell'unità infortunistica stradale, diretti dal Capitano Ciro Colimoroe, e da un ambulanza 118. Pertanto, la strada in questione, si presenta una delle più pericolose ai confini del capoluogo e l'hinterland a sud di Napoli. Sotto pesante accusa anche la scarsa visibilità, dovuta soprattutto alla carenza di adeguata illuminazione, e la intensa vegetazione (piante e alberi) che rendono poco visibili le uscite. 

lunedì 7 settembre 2015

Quel gran furbetto di Travaglio prende i soldi e fa lo schizzinoso

Travaglio incassa 15mila euro per il Fatto


di Chiara Giannini 



Meno male che Marco Travaglio, appena pochi mesi fa, diceva che «senza finanziamenti pubblici si lavora meglio, ma sapere che si possa contare solo sulle proprie forze e sull' apprezzamento dei lettori migliora l' indipendenza e il lavoro dei giornalisti». Il direttore del Fatto Quotidiano ha accettato dal Comune di Pietrasanta un contributo di 15mila euro per l' organizzazione, all' interno della festa del giornale di cui è direttore, del suo spettacolo «Slurp».

Che Il Fatto «non riceve alcun finanziamento pubblico», appare scritto chiaramente sotto la testata in prima pagina, ma stando alla determina dirigenziale 1056345 dell' amministrazione comunale pietrasantina, il Comune al cui vertice c' è Massimo Mallegni, sindaco di Forza Italia, ha stanziato 15mila euro «quale compartecipazione all' organizzazione della manifestazione per le spese tecniche relative all' organizzazione dell' iniziativa».

La somma suddetta è stata versata in favore della fondazione «La Versiliana» che ha stipulato una «convenzione con la società editoriale Il Fatto spa» per la manifestazione nata «dalla collaborazione tra il Comune di Pietrasanta e la società editoriale Il Fatto e che» come si legge ancora nel documento « si articola nell' organizzazione di incontri con illustri giornalisti, scrittori e personaggi dello spettacolo e della vita pubblica, all' insegna della libera informazione e della satira nella pluralità delle voci».

Peraltro, nella delibera si legge che «il Comune e la fondazione intendono collaborare, insieme alla società editoriale Il Fatto, all' organizzazione della manifestazione della festa con ripartizione di impegni e oneri da definirsi sotto apposita convenzione». Ma non è tutto perché Marco Travaglio non solo ha preso senza fiatare il finanziamento pubblico del Comune di Pietrasanta, ma in apertura dell' evento si è rifiutato di salire sul palco della Versiliana con il sindaco Mallegni perché è stato colpito dalla legge Severino, nonostante, dopo una sospensione, sia stato reintegrato in quanto innocente.

Travaglio è rimasto seduto in platea, senza fiatare. È stato lo stesso primo cittadino a spiegare al pubblico: «Avrei gradito la presenza anche del direttore del vostro giornale, che non se l' è sentita di stare al fianco di uno che è stato colpito dalla legge Severino. Mi dispiace perché è mancato il confronto. Magari ne avremo occasione più avanti».

A difendere il direttore è intervenuta, arrampicandosi sugli specchi, anche Cinzia Monteverde, amministratore delegato de Il Fatto, la quale ha spiegato che «non è vero che Travaglio non voleva salire sul palco con Mallegni. La verità è che è meglio che Travaglio stia fuori dagli incontri istituzionali perché di solito li rovina tutti».

Come si ricorderà, il sindaco di Pietrasanta fu arrestato e costretto a fare sei mesi tra arresti domiciliari e carcere in seguito alle accuse dell' ex capo dei vigili urbani Antonella Manzione e alle disposizioni del fratello di lei, Domenico. Una storia che finì con l' assoluzione di Mallegni in Cassazione. A giugno scorso il provvedimento di sospensione, poi revocato.

«La scelta di Travaglio di non salire sul palco con me» ha spiegato Mallegni «è roba da non credere. Il direttore ha avuto una visione miope e poco lungimirante, anche perché io tengo alla festa del Fatto e sono pronto a sottoscrivere un patto pluriennale per mantenerla.

Con Cinzia Monteverdi non abbiamo mai avuto problemi, non capisco perché Travaglio sia venuto a Pietrasanta e abbia accettato i finanziamenti pubblici dal mio Comune se mi disprezza così tanto. Lui» prosegue il sindaco «sa benissimo che sono stato reintegrato e che sono stato assolto da ogni accusa». E ha proseguito:

«Quando ho appreso che non sarebbe salito sul palco ho preso il microfono e o detto al pubblico che il sindaco di Pietrasanta non è né brutto né cattivo e che, sicuramente, non morde i direttori dei giornali. Ho ottenuto tre applausi e credo sia un buon risultato, visto che di solito, quando accadono queste cose, la gente tira le uova». Alla domanda «cosa vorrebbe dire a Travaglio?», Mallegni si è limitato a rispondere: «Niente, se non che spero che il prossimo anno il Fatto Quotidiano cambi direttore».

Girone dimesso dall'ospedale Le tremende parole del marò

Marò, Salvatore Girone dimesso dall'ospedale




"Salvatore Girone è stato dimesso dall’ospedale di New Delhi in buone condizioni di salute; bravi i medici indiani e italiani". Lo scrive in un tweet il ministero della Difesa. Ma le cose non stanno esattamente così. Il nostro fuciliere, infatti, intervistato dall'Ansa ha detto che è guarito dalla febbre virale dengue che lo aveva colpito 15 giorni fa a New Delhi: "Non sono completamente guarito. Non sto ancora bene. Avrei bisogno di cure e di convalescenza e riposo psicologico nella mia casa natale, così come spetterebbe ad ogni dipendente statale militare. Ma io non posso visto il mio stato detentivo illegale".

In coda da Vienna verso l'Ungheria Vanno a prendersi i profughi in auto

Profughi, da Vienna in auto all'Ungheria per "salvarli"




Un convoglio di circa 140 auto, guidate da volontari, è partito da Vienna alla volta dell’Ungheria per distribuire aiuti ai migranti in arrivo e anche raccogliere i rifugiati che rischiano di non arrivare in  Austria. "Diteglielo chiaro, diteglielo forte, i rifugiati sono i benvenuti qui", scandivano le persone che hanno salutato la partenza del corteo, vicino a uno stadio di calcio, a Vienna. Gli attivisti - organizzati via Facebook e carichi di cibo, acqua, prodotti sanitari, abbigliamento, giochi e animali di peluche - rischiano di incappare nel reato di traffico di esseri umani, ha avvertito la polizia, che però si è impegnata a garantire la sicurezza stradale del convoglio.

La marcia - "Devono essere folli se ci arrestano per il fatto di aiutare persone che hanno deciso volontariamente di venire in Austria", ha reagito Kurto Wendt, l’organizzatore austriaco della campagna, che ha detto di non temere di essere arrestato in Ungheria.  "Il nostro rischio è minimo rispetto a quello dei migranti". Wendt ha anche spiegato perchè non abbia voluto attendere in Austria l’arrivo delle migliaia di profughi: "Dieci ragazzini sono stati ricoverati nella notte: la gente è affamata, scarsamente vestita. Ogni giorno rischia di morire, per cui dobbiamo fare qualcosa immediatamente". Una donna 68enne, anche lei attivista della campagna, ha ricordato che da ragazzina aveva atteso al confine tra Austria e Ungheria l’arrivo degli ungheresi che fuggivano dalla rivolta del 1956 contro il regime sovietico: "Tutto veniva dato per scontato all’epoca. Quel che sta accadendo oggi è molto brutto". Il convoglio punta a entrare in Ungheria, dopo uno stop al centro di accoglienza di Nickelsdorf, al confine ungherese: alla partenza sono stati consegnati biglietti con i numeri di telefono di persone pronte a fornire assistenza legale in caso di arresto in Ungheria. 

Stangata d'autunno per le famiglie 1700 euro tra ottobre e novembre

Bollette e tasse, una stangata da 1700 euro




Stangata autunnale in vista per i bilanci delle famiglie al ritorno dalle vacanze. È in arrivo una spesa di 1.760,23 euro tra tariffe, prezzi e tasse. Nonostante una diminuzione dei costi dell’energia, che si ripercuote leggermente su bollette e riscaldamento, nei mesi di settembre, ottobre e novembre le famiglie dovranno comunque sostenere pesantissimi costi. L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha calcolato l’ammontare di  tali importi, non specificando gli aumenti delle singole voci relative a prezzi e tariffe ma prendendo in considerazione soltanto l’impatto  complessivo della spesa autunnale. Occorre precisare che la cifra in questione non comprende le spese correnti per alimentazione, abbigliamento, ma varie voci che la Federconsumatori ha calcolato. 

Tra settembre e novembre infatti, per libri e corredo scolastico si spenderanno 788,70 euro, per la seconda rata della Tasi 117,03 uero, per le bollette di acqua, luce, gas, telefono 455 euro, per la seconda rata della Tari 143,00 euro e per il riscaldamento (prima rata) 256,50 euro, in totale 1.760,23 euro. "La stangata autunnale rappresenterà un grave colpo per i bilanci delle famiglie e si ripercuoterà pesantemente sui consumi e sull’intero sistema produttivo" dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef.

L'Italia a un passo dalla qualificazione Ko Bulgaria, De Rossi gol e poi rosso

Italia batte la Bulgaria a Palermo




Un rigore a inizio partita, poi tante occasioni sprecate e alla fine serve anche Buffon per salvare il risultato. Ma l’Italia batte la Bulgaria e sente più vicina la qualificazione. Basta il gol dal dischetto di Daniele De Rossi al 6’, in campo al posto di Pirlo. In attacco Conte schiera El Sharaawy a fianco di Pellè e anche Candreva parte titolare. Gli azzurri giocano meglio che con Malta, arrivano davanti alla porta di Mitrev ma non riescono a segnare il secondo gol e nella ripresa si complicano la vita con l’espulsione di De Rossi mandato negli spogliatoi per un fallo di reazione sul centravanti bulgaro Micanski, anche lui espulso. Il gesto del centrocampista azzurro non è piaciuto ad Antonio Conte: “Non lo deve fare”. La vittoria di Palermo assicura all’Italia il primo posto nel girone con 18 punti, davanti la Norvegia (16) che nel pomeriggio aveva rifilato due gol alla Croazia (14 punti. Il 13 ottobre a Roma la sfida contro i norvegesi.

"Sì, SONO UNA BESTIA" Salvini replica a Renzi: "Ma tu sei un clandestino"

Matteo Salvini: "Sono una bestia, Renzi è un clandestino"




"L’incapace chiacchierone ha paura, è nervoso, insulta milioni di italiani. Sono una bestia perché difendo gli italiani? Allora sì, sono una bestia. Renzi clandestino". Risponde così su twitter il leader della Lega, Matteo Salvini, al premier Matteo Renzi che dal palco della festa dell’Unità di Milano aveva detto: "Non c’è un Pd contro le destre, ci sono gli umani contro le bestie". 

LA GUERRA DEI DUE PAPI Presto ci sarà la "resa dei conti"

L'assist di Ratzinger agli anti-Bergoglio


di Caterina Maniaci 



Cinque ottobre 2015: inizia il Sinodo sulla famiglia, seconda sessione. E si apre una pagina quasi epocale per la Chiesa intera. In gioco c' è, soprattutto, la sfida posta dalla modernità: le rivoluzioni copernicane in fatto di famiglia, unioni civili, sesso, identità, valori, migrazione e accoglienza, devono essere accolte o respinte, oppure, ancora, mediate? E quanto potranno incidere sulla struttura stessa della Chiesa... Cambierà il modo di vivere il sacerdozio? Sono questioni centrali e su di esse, com' è già successo molte volte nel corso della sua storia millenaria, le posizioni si radicalizzano. A poche settimane dalla convocazione sinodale il confronto si è trasformato a volte in scontro acceso. 

Inevitabile che il Pontefice sia coinvolto, ma siccome viviamo in una stagione inedita, e convivono un Papa regnante e uno dimissionario, succede anche che papa Benedetto XVI si «affacci» alla ribalta. O meglio, che sia fatto «riaffacciare». Lo schieramento «novista», come è stato definito, o modernista, o ancora aperturista, sostiene di «interpretare» il pensiero di papa Bergoglio.  Finendo poi per essere molto più realista del re. Chi invece si ritrova nell' ormai nutrito gruppo opposto, indica nel Papa emerito, cioè in Ratzinger, il proprio riferimento. Nei giorni scorsi si sono verificate alcune circostanze che danno il senso concreto di quanto sta avvenendo.

Per tutta l' estate ha molto fatto discutere la pubblicazione di alcuni libri, in vista del Sinodo. Due raccolgono interventi di cardinali e vescovi che si oppongono alle correnti di cambiamento della dottrina e della pastorale matrimoniale, che hanno nel cardinale Walter Kasper il loro esponente di spicco. Un altro libro che ha fatto molto discutere si intitola Dio o niente, l' ha scritto il cardinale guineano e carismatico Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino, è uscito in Francia lo scorso febbraio e, visto l' enorme interesse che ha suscitato, sta per uscire in altre nove edizioni. Inclusa quella italiana. Il libro è stato presentato qualche giorno fa a Ratisbona, in Germania (luogo «evocativo» per il pontificato di Joseph Ratzinger). Era presente il cardinale Gerhard Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, che ha rilasciato dichiarazioni forti, come ha ricordato ieri Il Foglio. Ossia, a quanti sostengono che in discussione ci sia solo la prassi pastorale, che può essere modificata e adeguata ai tempi correnti, non certo la dottrina, il porporato ha ricordato che «si dovrebbe esere molto vigili e non dimenticare la lezione della storia della Chiesa», visto che è stato sulla questione della separazione tra dottrina e pastorale che è poi sorta la rivoluzione protestante del 1517. Insomma, è stata evocata la grande ombra dello scisma.

La prefazione all' edizione tedesca del volume di Sarah è stata scritta dall' arcivescovo Georg Gänswein, prefetto della Casa pontificia e segretario personale di Benedetto XVI. Il Papa emerito ha voluto esprimere al cardinale Sarah il suo apprezzamento con una lettera. Tra le altre cose ha scritto: «Ho letto Dio o niente con grande profitto spirituale, gioia e gratitudine. La sua testimonianza della Chiesa in Africa, della sua sofferenza durante il tempo del marxismo e di una vita spirituale dinamica, ha una grande importanza per la Chiesa, che è un po' spiritualmente stanca in Occidente. Tutto ciò che lei ha scritto per quanto riguarda la centralità di Dio, la celebrazione della liturgia, la vita morale dei cristiani è particolarmente rilevante e profondo. La sua coraggiosa risposta ai problemi della teoria del gender mette in chiaro in un mondo obnubilato una fondamentale questione antropologica».

Ora che si avvicina la seconda sessione del Sinodo scendono in campo in difesa della dottrina e della pastorale tradizionali del matrimonio undici cardinali, anche questa volta con un libro collettivo. Tra loro c' è il cardinale Sarah. Il libro si intitola Matrimonio e famiglia. Prospettive pastorali di undici cardinali. Uscirà a giorni in cinque lingue: inglese, italiano, francese, tedesco, spagnolo. I dieci autori: intanto, i due italiani Camillo Ruini, vicario emerito del papa per la diocesi di Roma e Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna.

Dall' India Baselios Cleemis Thottunkal, arcivescovo di Trivandrum dei Siro-Malankaresi; Josef Cordes, presidente emerito del pontificio consiglio Cor Unum; Dominik Duka, arcivescovo di Praga; Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht; Joachim Meisner, arcivescovo emerito di Colonia; John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, in Nigeria; lo spagnolo Antonio María Rouco Varela, arcivescovo emerito di Madrid; Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas. Come ricorda il vaticanista Sandro Magister nel suo sito Settimo Cielo la «riscossa» arriva anche dall' Africa. Perché è vicina «l' uscita di un altro libro a più voci anch' esso finalizzato al Sinodo e i cui autori sono tutti africani». Il titolo, che è anche una sorta di manifesto: Africa, nuova patria di Cristo. Contributi di pastori africani al sinodo sulla famiglia. Anche in questo caso gli autori sono undici e tra di essi c' è sempre Sarah.

IL CARDINALE MARX In versione «aperturista», la già conosciuta posizione del cardinale Kasper ha raggruppato altrettanti agguerriti e convinti sostenitori. In prima fila la Conferenza episcopale tedesca, con il suo presidente, il cardinale Reinhard Marx. Seguiti e superati dai vescovi svizzeri. Anche qui si combatte a colpi di libri. In Svizzera, sempre quest' estate, è uscito un libro a più voci dal titolo Diversità di famiglie nella Chiesa cattolica. Storie e riflessioni. Tra i curatori Arnd Bünker, direttore dell' istituto svizzero di sociologia pastorale di San Gallo nonché segretario della commissione pastorale della conferenza dei vescovi svizzeri.

Bünker, come spiega ancora Magister, «è esponente di primo piano della Chiesa cattolica svizzera. È stato lui a scrivere per i vescovi del suo Paese, nel 2014, il rapporto preparatorio alla prima sessione del Sinodo», rapporto nel quale «non si salva praticamente nulla della dottrina e della pastorale attuale della Chiesa in materia di matrimonio». Nel libro citato si legge «che divorziati risposati e coppie omosessuali non si aspettano misericordia, ma il riconoscimento della bontà della loro condizione». Dagli Stati Uniti, poi, arriva un' altra voce che fa scalpore.

È arrivato il momento che i sacerdoti cattolici abbiano la possibilità di sposarsi. A dirlo è stato il padre gesuita Michael J. Garanzini, cancelliere della prestigiosa Loyola University di Chicago. «Sarebbe salutare, e poi vedo che papa Francesco sta aprendo i sentieri per la discussione», ha aggiunto Garanzini, convinto che la questione sarà posta durante il Sinodo. Il cancelliere dell' ateneo gesuita si riferisce in particolare all' Inghilterra, dove ci sono già «preti anglicani sposati che sono transitati alla Chiesa cattolica». Scontro in Vaticano Famiglia, immigrati, etica: al prossimo sinodo Francesco vuole cambiare tutto ma in Europa e in Africa cresce il fronte dei cardinali anti-Bergoglio. E Ratzinger elogia un leader dei ribelliLa guerra tra i due Papi.

domenica 6 settembre 2015

Papa Francesco accoglie gli immigrati: "Ogni parrocchia ora li deve ospitare"

Immigrazione, Papa Francesco: "Ogni parrocchia ospiti una famiglia di profughi"




In prossimità del Giubileo della Misericordia, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi". Così Papa Francesco nei giorni del dibattito sull'immigrazione sul quale si interroga tutta Europa, alle prese con la più grande emergenza migratoria degli ultimi anni. Nel corso dell'Angelus, inoltre, il Pontefice annuncia che "anche le due parrocchie del Vaticano accoglieranno questi giorni due famiglie di profughi". E ancora: "Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa - ecco l'appello di Bergoglio - ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma". Il Papa, dunque, si rivolge a tutti i vescovi d’Europa affinché "nelle loro diocesi sostengano questo mio appello, ricordando che Misericordia è il secondo nome dell’Amore: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me".

Il giubbotto obbligatorio per prostitute Le lucciole si dividono: il caso in Italia

Cremona, giubbotto catarifrangente obbligatorio per le prostitute: e le lucciole si dividono


di Giuseppe Olivetti



Le prostitute provenienti dall’Africa lo hanno già indossato, invece quelle arrivate dall’Est si ribellano. Sono contrastanti le reazioni a caldo all’ordinanza con cui il sindaco di Spino d’Adda, Paolo Riccaboni (alla guida di un’amministrazione di centrodestra), ha introdotto per le escort (una decina) delle strade intorno al piccolo paese del Cremonese l’obbligo di infilarsi, dalle 8 alle 18, il giubbino catarifrangente e, dalle 18 alle 8, anche i pantaloni con le strisce luminose. Per chi sgarra è prevista una multa di 500 euro. Come aveva promesso, il vicesindaco con delega alla Sicurezza, Luciano Sinigaglia (Lega Nord), 64 anni, agente di commercio, il vero «padre» del provvedimento che sta facendo discutere, ha acquistato di tasca sua le «casacche».

Insieme con il comandante della polizia locale, Gaetano Papagni, e la vigilessa Alberta Secchi, ha distribuito, tra venerdì notte e sabato mattina, l’abbigliamento alle dirette interessate, facendo anche loro firmare l’ordinanza per presa visione, in modo da avere la certezza che ne siano a conoscenza e non ci siano alibi. Cristina, romena, 22 anni, minigonna inguinale, «esercita» sul piazzale di una stazione di servizio. Ha poca voglia di parlare e anche rispettare il giro di vite: «Non so cosa farò, dipende da come mi gira la testa. E poi ci metto poco a mettere insieme i 500 euro». Una sua connazionale meno giovane e attraente, con postazione fissa sull’aiuola di un rondò con vista su villette e palazzi, dice che si sposterà nei comuni vicino, dove l'ordinanza non è in vigore. Se le «lucciole» europee entrano in scena la notte, quelle di colore si muovono di giorno, con turni dalle 11 alle 16.

Ieri, intorno a Spino d’Adda, ce n’erano tre, alcune delle solite: Pamela e Giulia, 26 e 20 anni, partite dal Ghana, e una trentenne nigeriana. Indossavano tutte il giubbino. Il perché lo ha spiegato Giulia, la più giovane: «Non vogliamo pagare la sanzione anche se, vestite in questo modo, abbiamo paura di perdere clienti». Esattamente l’obiettivo che gli amministratori si prefiggono con l’ordinanza, come spiega il vicesindaco: «Coprirsi significa per loro non poter più mettersi in mostra e, quindi, lavorare di meno. É anche una questione di decoro: andatelo a chiedere a quelli che abitano nelle case a ridosso dei punti in cui si svolge questo mercato». Dai prossimi giorni, ora che la campagna informativa sul nuovo obbligo è stata completata, fioccheranno, se necessario, i primi verbali. Il Comune è deciso a fare sul serio: per riscuotere le multe dalle prostitute non residenti nel nostro Paese e, quindi, non a rischio Equitalia, si passerà attraverso l’ambasciata.

A Monza domina Hamilton, Vettel 2° Kimi, errore e rimonta. Rosberg ko

Gp di Monza, domina Lewis Hamilton. Secondo Sebastian Vettel, Nico Rosberg fuori




Un dominio assoluto, quello di Lewis Hamilton, che trionfa a Monza. Ma la Ferrari sorride: seconda piazza per un Sebastian Vettel perfetto (peccato, però, che le Mercedes ad oggi siano irraggiungibili). Chiude il podio Felipe Massa su Williams, per la gioia dei tifosi ferraristi che lo hanno accolto con grande simpatia. Quarto Bottas, quinto Kimi Raikkonen: dopo una disastrosa partenza (dal secondo all'ultimo posto, guarda il video), il finlandese si è scatenato in una furibonda rimonta, che comunque lo ha tenuto lontano dal podio. La vittoria, per Hamilton, vale forse il decisivo allungo mondiale: a due giri dalla fine il motore di Nico Rosberg va in fiamme, mentre il tedesco si trovava al terzo posto. Ora Hamilton è in testa alla classifica piloti con 252 punti contro i 199 di Rosberg, avvicinato da Vettel a quota 178.

LA PROPOSTA INDECENTE Cosa offre Renzi ad Alfano Caos in Ncd: partito a pezzi

Matteo Renzi offre 15 seggi ad Angelino Alfano, l'Ncd si spacca




Si avvicina il momento decisivo, il ritorno in aula della riforma del Senato, contestatissima dalla minoranza Pd e sulla quale il premier, Matteo Renzi, si gioca tutto, o quasi. Ha bisogno di voti e di certezze, il presidente del Consiglio, che così - secondo Il Fatto Quotidiano - avrebbe promesso ad Angelino Alfano "quindici seggi" nella prossima legislatura, in virtù dell'Italicum. Un bersaniano anonimo spiega: "Renzi ha promesso 15 posti di capolista, cioè blindati, ad Alfano, Casini e Cesa. In più - prosegue - bisognerà accontentare gli ex di Scelta civica e gli ex di Sel. Voglio vederlo, Renzi, in campagna elettorale a spiegare ai nostri elettori che devono votare Alfano, mentre noi non ci saremo".

Alfaniani spaccati - Il cosiddetto Partito della Nazione, dunque, in qualche modo sta nascendo. Renzi promette seggi, tenta di blindare il suo percorso di riforme, ma nel frattempo sgretola il suo partito. Peccato però che in parallelo anche l'Ncd di Alfano stia sbandando. Già, perché tolti i 15 seggi alla Camera, resterebbero 54 centristi senza poltrona (attualmente i parlamentari di Area Popolare, ossia Ncd+Udc, sono 69, 34 alla Camera e 35 al Senato). Chi teme di non rientrare nel lotto dei 15 capilista (la nettissima maggioranza, per ovvie ragioni matematiche), si oppone fermamente all'intesa, argomentando - come Maurizio Lupi e Roberto Formigoni, per esempio - che loro non entreranno mai nel Pd.

LA "SVALUTATION" DI CELENTANO Quel suo (grosso) guaio economico

Adriano Celentano, la sua holding in rosso: colpa del cartone mai trasmesso su Sky


di Franco Bechis
@FancoBechis



Adriano Celentano è diventato davvero rosso. In anni passati non gli sarebbe nemmeno troppo dispiaciuto come bandiera politica, il fatto è che in rosso è finito il suo conto in banca. Non proprio il suo, quello della holding del piccolo impero musicale-cinematografico e immobiliare che detiene con la moglie Claudia Mori, all' anagrafe Moroni.

A finire in rosso è il suo Clan Celentano, la sigla più nota del gruppo, che accompagna Adriano fin dai suoi primi esordi musicali. Non una perdita clamorosa - 294.587 euro nel bilancio chiuso al 31 dicembre 2014 - ma significativa perché anche negli anni di magra qualche piccolo utile era pure sempre arrivato.

Intendiamoci, Adriano e la consorte non sono lì con il cappello in mano a chiedere la carità. Qualche fondo è arrivato da altri settori: diritti musicali (ormai si stanno riducendo: con due società fattura meno di 800 mila euro di royalties), immobiliare e produzione di fiction, dove però la sola proprietaria è la moglie Claudia. I Celentano di immobiliari ne hanno due.

La prima è la General holding, con proprietà del valore di 5,5 milioni di euro a bilancio. Nel 2014 l' utile di esercizio ammontava a 70.179 euro, e incassava 408.575 euro di affitti. La seconda società si chiama Neve immobiliare, ha proprietà valorizzate in bilancio per 1,4 milioni di euro e ha incassato nel 2014 140 mila euro di affitti, facendo registrare un utile di 24.714 euro. Insieme con il mattone si recuperano circa il 40% delle perdite del Clan. Quanto alle fiction, Claudia è la sola proprietaria della società di produzione che si chiama Ciao Ragazzi.

Nel 2013 era stata quasi ferma: non arrivano commesse. Nel 2014 invece è entrata una fiction su San Francesco e gli affari sono tornati a girare. Il fatturato che era poco sopra lo zero è cresciuto fino a 4,3 milioni di euro, e dentro c' è pure un risarcimento danni per contratti precedenti di 18.678 euro. L' utile però non basta a rimarginare le ferite e riportare in nero il bilancio familiare: si ferma a 67 mila euro.

Finire in rosso deve avere fatto andare fuori dei gangheri Celentano. Vero che il suo Clan ha fieno in cascina da potere affrontare momenti difficili: 1,9 milioni di euro sul conto corrente e 654 mila euro in Svizzera: «Titoli smobilizzabili a breve termine detenuti presso la Banca popolare di Sondrio in Svizzera», recita la nota integrativa. I guai sono derivati in parte da un investimento sbagliato in una boutique grande firma del biologico, risolta con l' uscita dal capitale della Prodotti naturali spa. In parte con un progetto a lungo coltivato e abortito con gran rabbia di Celentano: un cartoon che vedeva lui protagonista.

Il titolo era già stato trovato: Adrian, i disegni già effettuati, le sceneggiature pronte e c' era pure chi doveva trasmettere la serie: Sky. I rapporti però fra Celentano e l' emittente di Rupert Murdoch sono andati avanti a fase alterne per anni, e poi non se ne è fatto più niente.

Adriano se l' è presa prima con l' emittente, e poi con le società di produzione del cartoon - da lui scelta- che avrebbero ritardato la consegna del materiale: la Cometa film e la sua firma di punta nei cartoon Enzo D' Alò (quello della Gabbianella e il gatto). Guerra legale senza esclusione di colpi, con pronunce a favore dei Celentano. Furiosi per il rosso, i coniugi si sono così trasformati in una sorta di Equitalia, cercando di sequestrare e fare pignorare beni ai malcapitati che avrebbero dovuto rifondere il Clan.

E il colpo è andato a segno finalmente il 24 gennaio scorso, quando il tribunale di Livorno ha concesso al molleggiato il pignoramento di una immobiliare di San Vincenzo (Immobilaria srl) controllata appunto dalla Coneta film. E il Clan Celentano è stato nominato custode giudiziario del bene fino a quando non verranno pagati i danni reclamati. Una piccola soddisfazione in grado di fare andare giù l' amarezza del primo rosso di bilancio di Adriano...

sabato 5 settembre 2015

"Quattro anni di bilanci truccati" L'ultima accusa dei giudici a Renzi

Matteo Renzi, quattro anni di bilanci truccati




Più passa il tempo, più si scoprono le "magagne" di Matteo Renzi nella veste di sindaco. Nel mirino ci sono i conti, i bilanci, le entrate e le uscite dalle casse del Comune. Per la quarta volta i giudici della Corte dei Conti hanno evidenziato "gravi irregolarità" oltre "all'inosservanza dei principi contabili di attendibilità, veridicità e integrità del bilancio, anche violazioni in merito alla gestione dei flussi di cassa e alla loro verificabilità" rispetto alla gestione firmata Renzi quando era sindaco di Firenze. La giunta Nardella si trova adesso con la pesante eredità da gestire: i giudici contabili hanno chiesto con un'ordinanza di adottare entro sessanta giorni tutti i provvedimenti che "rimuovono le irregolarità e ripristinano gli equilibri di bilancio".

L'avvertimento - La notizia è del Fatto Quotidiano che scrive: "In pratica, come tutti i Comuni, anche quello di Firenze ha delle "riserve" che devono essere usate per specifiche necessità. La legge prevede una sorta di deroga e quindi permette di utilizzarli per altre spese ma a condizione che poi quelle riserve vengano ricostituite. Renzi, secondo l'accusa se ne sarebbe dimenticato. La cifra sotto esame è di 45.888.216 euro. Fondi che "potevano essere ricostituiti integralmente con gli incassi avvenuti nei primi mesi del 2014". Insomma secondo i giudici questi soldi che dovevano essere spesi in un determinato modo, invece sono stati usati per altro e mai ricostituito. 

La balla atomica di Travaglio C'è il giornalista di Libero (e lo smaschera così...)

Il duetto con Battiato? Glielo ha chiesto Travaglio


di Giuseppe Pollicelli 



Nel primo pomeriggio di ieri ho casualmente notato sullo schermo del televisore di cucina, che era sintonizzato su Raiuno, delle immagini a me familiari. Ovvio che lo fossero: si trattava di un filmato girato dal sottoscritto e dal regista Mario Tani il 22 luglio del 2012 allo Stadio del Tennis di Roma, e in cui si vedono Franco Battiato e Marco Travaglio cantare assieme il brano L'era del cinghiale bianco.

In quel periodo Tani e io stavamo appunto effettuando delle riprese per quello che sarebbe poi divenuto un documentario da noi diretto, Temporary Road. (una) Vita di Franco Battiato, presentato a fine 2013 da Paolo Virzì al Torino Film Festival. L' esibizione di Battiato e Travaglio, nel nostro film, non c'è, ma abbiamo comunque messo su YouTube il video in questione, e sarebbe stato carino se la redazione del programma L'estate in diretta, che ne ha mandato in onda un paio di minuti o poco meno, ci avesse quantomeno avvertito di questa sua intenzione. Ad ogni modo, il motivo della messa in onda della performance di Battiato e Travaglio è presto detto: il direttore del Fatto Quotidiano era ospite di Salvo Sottile ed Eleonora Daniele, conduttori del programma, e quando questi ultimi gli hanno chiesto di raccontare come mai lui, tre anni fa, si fosse esibito con Battiato, Travaglio ha fornito una versione dei fatti che non corrisponde al vero.

Siccome non è la prima volta che lo fa, è evidente che, data per acquisita la sua buona fede, una brutta amnesia deve averlo colpito subito dopo essere sceso dal palco del Foro Italico. Già il 24 luglio del 2012, in effetti, aveva scritto sulla sua pagina Facebook: «Battiato mi ha chiesto di duettare con lui in un bis del suo concerto e l'ho fatto molto volentieri». Concetto ribadito ieri su Raiuno, dove ha aggiunto che il tutto è accaduto senza che lui fosse informato di nulla, con Battiato che, a concerto in corso, a un certo momento gli chiede a sorpresa di affiancarlo. Ecco, vorrei rammentare a Travaglio che le cose non andarono proprio così.

Essendo presente al Foro Italico, ho infatti potuto assistere di persona alle prove pomeridiane da lui effettuate al fianco di Battiato (prove che forse sono state pure riprese, dovrei controllare; comunque, se le trovo e a Travaglio fa piacere, gliele mando con WeTransfer). Non solo, da me intervistato per Pubblico, il quotidiano di Luca Telese, il 22 ottobre del 2012, Battiato, a una mia domanda sul suo duetto con Travaglio, ha testualmente risposto: "Lui mi ha chiesto di cantare e io, in amicizia, ho acconsentito. Tra l' altro è piuttosto intonato". Non canta solo Travaglio ma, per citare una rubrica travagliesca di qualche anno fa, pure la carta. Un passaggio di "Caffè de la paix", una delle tante bellissime canzoni di Battiato, dice che l' inconscio ci comunica coi sogni frammenti di verità sepolte. Stavolta, all' immemore Travaglio, la verità sepolta gliel' abbiamo consegnata noi. Speriamo gli vada bene lo stesso.

Lo studio che riscatta i cinquantenni: perché diventano più intelligenti

Gli studi scientifici rivelano: i 50enni sono sempre più intelligenti con "l'effetto Flynn"




Con il passare del tempo e delle generazioni, i 50enni diventano sempre più intelligenti. A rivelarlo sono due studi indipendenti: uno condotto in Germania e l'altro in Inghilterra. Una grande notizia che cavalca l'onda del fenomeno conosciuto con il nome "effetto Flynn". Secondo gli studi dello psicologo James R. Flynn, che per primo li ha studiati e al quale si deve il nome, la popolazione dei paesi sviluppati diventa sempre più cerebralmente sveglia. Si tratta di un guadagno di 3 punti di quoziente di intelligenza per ogni decennio. I tedeschi hanno osservato alcuni 50enni per 6 anni, precisamente dal 2006 al 2012, rilevando una crescita delle capacità cognitive.

Cresce la materia grigia ma il fisico cede - I dati sono stati poi confermati anche dalle ricerche svolte nella terra della Regina. C'è però un piccolo effetto indesiderato, un contraccolpo in realtà non indifferente. Se sale l'acume intellettuale, qualcosa deve pur scendere e infatti a risentirne è il fisico. Sembrerebbe che gli uomini di basso ceto con un'età compresa tra i 50 e i 64 anni accusino un calo nella forma fisica. Ma per quale motivo i vecchietti sono sempre più saggi e i giovani invece più stupidi? Gli analisti si sono lanciati in disparate spiegazioni. Tra queste prende piede la correlazione con la cultura e l'uso delle nuove tecnologie nella vita di tutti i giorni. I 50enni di adesso sono molto diversi da quelli di un tempo e continuamente si mettono in gioco, confrontandosi con nuove sfide e ponendosi nuovi obiettivi non necessariamente conformi alle loro aspettative. Mens sana in corpore non proprio sano ma nemmeno troppo malandato.

Equitalia, le tasse come le multe: c'è un modo per spendere meno

Equitalia, sconti sulle cartelle se paghi entro 60 giorni




Come con le multe per divieto di sosta. Il governo ha deciso di premiare chi salda subito il suo debito con il fisco. E l'aggio di Equitalia, la somma aggiuntiva che chi riceve una cartella esattoriale deve pagare alla società di riscossione, diminuisce ancora. Come scrive il quotidiano "Il Messaggero", il balzello sarà tra l' 1% e il 3%: Chi paga entro sessanta giorni dovrà aggiungere alla cartella il 3%, mentre nei casi di adempimento spontaneo, come le adesioni ad avvisi bonari, l'1%. Una decisa sforbiciata, considerando che oggi si paga l' 4,65% (l' 8% dopo 60 giorni). Per chi versa le somme dopo i sessanta giorni l' aggio sarà del 6%.

Sulle cartelle emesse fino alla fine di quest' anno l' aggio rimarrà dell' 8%. A queste somme andranno aggiunti i costi di notifica, che tuttavia potrebbero essere ridotti dalla decisione di permettere ad Equitalia di usare la posta elettronica certificata per consegnare le cartelle. Un' altra buona notizia per i contribuenti è legata alla possibilità di chiedere una nuova rateazione dei propri debiti con Equitalia anche per coloro che sono decaduti da un precedente piano di rimborso a rata nei due anni precedenti all' entrata in vigore del decreto. Un ritardo di sette giorni nel pagamento di una rata non comporterà la sospensione dal beneficio. E, infine, i contribuenti avranno sessanta giorni di tempo per chiedere la sospensione dei pagamenti.

Così Salvini vuole prendersi il Sud: il piano, i nomi, tutte le alleanze

Matteo Salvini, ci sono già i nomi dei candidati sindaci della Campania




Le elezioni della scorsa primavera sono sono state incoraggianti in tutto il Sud per Matteo Salvini. Ma adesso al Meridione l'aria sembra cambiata. Ne parla il Tempo in un articolo in cui spiega come Noi con Salvini si stia radicando in regioni un tempo considerate "ostili" come l'Abruzzo, la Campania, la Sicilia, la Puglia. C'è molta attenzione verso le amministrative della prossima primavera che "testerà" sul campo la tenuta del movimento fondato dal leader leghista. Intanto Noi con Salvini ha già individuato i candidati sindaci in Campania a Napoli, a Salerno, Caserta, Scafati. L'idea di Salvini parte dalla necessità di rifondare il centrodestra e, per questo, ritiene indispensabile il dialogo con Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni. Un confronto che, come sottolinea il Tempo, si replicherà anche in altre città come Torino, Genova, Bologna e Cagliari. Ma prima delle amministrative c'è un altro appuntamento molto importante per Salvini: quello del 22 settembre a Napoli. Una data importante per "l'altro Matteo" soprattutto dopo le contestazioni del maggio scorso. 

Cina pronta alla III guerra mondiale Avvertimento e attacco all'America

Cina, l'avvertimento dell'Esercito Popolare di Liberazione: in un video le prove della guerra contro l'Usa




Un video che fa tremare quello pubblicato dall'Esercito Popolare di Liberazione della Cina. Il titolo è inquietante: "Battaglia per catturare un'isola" ed è una simulazione. Quest'isola è  identica alla base americana di Okinawa: una dimostrazione di forza. Le immagini mostrano l'attacco all'isola e a una base americana con invasione e conquista. Il video è stato ripreso dal sito Dagospia e riprende tutte le fasi di una battaglia che scatta dopo l'attacco a una base aerea cinese. L'obiettivo è chiarissimo: caccia F-22 Raptor e una nave che assomiglia a una portaerei classe Nimitz. 

Il messaggio - La prima unità che entra in azione è l’artigliera che lancia moltissimi missili balistici Dongfeng, poi vengono lanciati i missili aria-terra CJ20.  Vengono annientate una base aerea e una flotta navale. Dopi inizia l’invasione via terra con l’ausilio di mezzi anfibi che porterà alla coqnuista dell’isola. Poi il messaggio finale: “La Cina è forte, vincere una guerra richiede morti; per essere forti e sicuri siamo sempre pronti ad affrontare i pericoli della guerra. Amiamo oltremodo la pace ma dobbiamo essere pronti a una guerra verosimile. Commemoriamo con rispetto e solennità il settantesimo anniversario della guerra contro il Giappone”.