Cremona, giubbotto catarifrangente obbligatorio per le prostitute: e le lucciole si dividono
di Giuseppe Olivetti
Le prostitute provenienti dall’Africa lo hanno già indossato, invece quelle arrivate dall’Est si ribellano. Sono contrastanti le reazioni a caldo all’ordinanza con cui il sindaco di Spino d’Adda, Paolo Riccaboni (alla guida di un’amministrazione di centrodestra), ha introdotto per le escort (una decina) delle strade intorno al piccolo paese del Cremonese l’obbligo di infilarsi, dalle 8 alle 18, il giubbino catarifrangente e, dalle 18 alle 8, anche i pantaloni con le strisce luminose. Per chi sgarra è prevista una multa di 500 euro. Come aveva promesso, il vicesindaco con delega alla Sicurezza, Luciano Sinigaglia (Lega Nord), 64 anni, agente di commercio, il vero «padre» del provvedimento che sta facendo discutere, ha acquistato di tasca sua le «casacche».
Insieme con il comandante della polizia locale, Gaetano Papagni, e la vigilessa Alberta Secchi, ha distribuito, tra venerdì notte e sabato mattina, l’abbigliamento alle dirette interessate, facendo anche loro firmare l’ordinanza per presa visione, in modo da avere la certezza che ne siano a conoscenza e non ci siano alibi. Cristina, romena, 22 anni, minigonna inguinale, «esercita» sul piazzale di una stazione di servizio. Ha poca voglia di parlare e anche rispettare il giro di vite: «Non so cosa farò, dipende da come mi gira la testa. E poi ci metto poco a mettere insieme i 500 euro». Una sua connazionale meno giovane e attraente, con postazione fissa sull’aiuola di un rondò con vista su villette e palazzi, dice che si sposterà nei comuni vicino, dove l'ordinanza non è in vigore. Se le «lucciole» europee entrano in scena la notte, quelle di colore si muovono di giorno, con turni dalle 11 alle 16.
Ieri, intorno a Spino d’Adda, ce n’erano tre, alcune delle solite: Pamela e Giulia, 26 e 20 anni, partite dal Ghana, e una trentenne nigeriana. Indossavano tutte il giubbino. Il perché lo ha spiegato Giulia, la più giovane: «Non vogliamo pagare la sanzione anche se, vestite in questo modo, abbiamo paura di perdere clienti». Esattamente l’obiettivo che gli amministratori si prefiggono con l’ordinanza, come spiega il vicesindaco: «Coprirsi significa per loro non poter più mettersi in mostra e, quindi, lavorare di meno. É anche una questione di decoro: andatelo a chiedere a quelli che abitano nelle case a ridosso dei punti in cui si svolge questo mercato». Dai prossimi giorni, ora che la campagna informativa sul nuovo obbligo è stata completata, fioccheranno, se necessario, i primi verbali. Il Comune è deciso a fare sul serio: per riscuotere le multe dalle prostitute non residenti nel nostro Paese e, quindi, non a rischio Equitalia, si passerà attraverso l’ambasciata.
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