Pansa: lo squaletto Renzi è all'ora x
di Giampaolo Pansa
"La guerra di Renzi". È questo il titolo di copertina dell’ultimo numero dell’Espresso. Buona idea e ottima traduzione grafica, con un’immagine drammatica del salvataggio di uno dei barconi che dall’Africa stanno arrivando a casa nostra. Peccato che sia fondata sul nulla. Il nostro premier non ha mai voluto combattere quella guerra. Se ne è sempre infischiato. Non l’ha mai ritenuta importante. Sin dal primo giorno l’ha giudicata inesistente. Persino quando gli è toccato presiedere il semestre europeo a guida italiana, non ha speso una parola per mettere in guardia le istituzioni internazionali su quel che poteva accadere. Notte e nebbia, occhi chiusi e bocca tappata su questo tsunami di profughi e clandestini che stava investendo l’Italia. Posso dirlo alla Bestiario? È un pericoloso dilettante, lo Squaletto fiorentino che soggiorna a Palazzo Chigi. Adesso che i buoi arrivano a migliaia sui barconi, lui vorrebbe chiudere la stalla. E no, signor Renzi! Non ci prenda per fessi. La bocciamo su tutta la linea.
Ma dopo il premier dobbiamo fare una croce sopra al suo staff. In decenni di vita repubblicana non si era mai vista così tanta gente a Palazzo Chigi. Uffici strapieni di uomini e donne del Cerchio magico fiorentino. L’addetto alla propaganda, quello alle fotografie ufficiali, un altro alle riprese televisive, un quarto ai rapporti invisibili, un quinto incaricato di stilare gli elenchi degli avversari da azzoppare, un sesto per occuparsi di affari riservati, un settimo per maneggiare Twitter, un ottavo per sorvegliare le trasferte del premier, un nono per la raccolta e l’incremento dei fondi da papparsi, un decimo per assaggiare la pizza e accertarsi che non sia avvelenata.
E che cosa dire poi dei consiglieri di rango elevato? Ex amministratori delegati di grandi gruppi. Super esperti internazionali di taglio delle spese. Pubblicitari bravissimi nel costruire l’immagine del giovane premier sceso a Roma per rimettere insieme un’Italia a pezzi. Politologi con un’idea fissa nel cranio: sistemare «i signori del Parlamento», come Matteo li ha chiamati, con disprezzo, venerdì sera nel salotto televisivo della Gruber. Una star eroica, la signora dell’Alto Adige, la sola a contrastare il premier e ad addossarsi anche la parte di un Marcello Sorgi spaventato e silenzioso.
Ebbene nessuno di questi consulenti, immagino ben retribuiti, ha saputo mettere in guardia lo Squaletto dalla bufera in arrivo nel Mediterraneo. E se per caso ha tentato di farlo, non è stato ascoltato. Ma se questa era la sorte dei consiglieri del premier avremmo dovuto veder piovere un’infinità di dimissioni. Invece non si è visto niente. Tutti inchiodati nel bunker di Palazzo Chigi. Eppure la storia ci ha insegnato che l’atmosfera fetida dei rifugi blindati provoca soltanto la tentazione al suicido.
Adesso per lo Squaletto sta arrivando l’ora X. Insieme ai barconi sarà costretto ad affrontare lo scontro finale sull’Italicum, la legge elettorale che dovrebbe consegnargli un potere assoluto in Italia. I lettori di Libero sanno tutto di questo colpo di Stato che Renzi spaccia come l’unico modo che consenta a un premier di governare. Il Bestiario ha già spiegato che l’Italicum era stato inventato nel 1924 da un signore che si chiamava Benito Mussolini. Lui stava al governo da due anni, ma soltanto la legge Acerbo gli consentì di consolidare il regime e mandare in esilio o in carcere le opposizioni.
Venerdì sera, sempre di fronte alla Gruber, Renzi ha lanciato la sfida delle sfide: «Se l’Italicum non passa, il governo cade». Il tono era quello di chi urla: «Dopo di me, il diluvio!». Ma è davvero così? Il sottoscritto teme che l’Italicum passerà. Le opposizioni non sembrano in grado di impedirlo. Per di più, i refrattari annidati nel Partito democratico troppo spesso se la fanno addosso. Tuttavia, ammettiamo che lo Squaletto perda la battaglia decisiva. E sia costretto a dimettersi. Dunque proviamo a immaginare quel che può accadere. Che cosa fa il capo dello Stato, Sergio Mattarella? Forse non lo sa neppure lui. Può rimandare alle Camere il governo Renzi. L’esecutivo potrebbe ricevere una fiducia e proseguire la corsa senza l’Italicum. Di fatto tirerebbe a campare e dovrebbe rimettere sull’altare il grande Giulio Andreotti che nel suo cinismo cosmico raccomandava: «È meglio tirare a campare che tirare le cuoia». Oppure il presidente della Repubblica potrebbe sciogliere le Camere e indire nuove elezioni, con quel poco che la Corte costituzionale ha lasciato in vita della legge elettorale precedente: il cosiddetto Consultellum.
Ma è possibile anche uno scenario diverso, quasi rivoluzionario. Da Francoforte, viene richiamato in Italia un signore che si chiama Mario Draghi. In settembre compirà 68 anni, ma sembra assai più giovane. È stato governatore della Banca d’Italia e oggi guida la Banca centrale europea, uno strumento essenziale per evitare che l’area dell’euro vada a ramengo. Draghi accetta di lasciare la Bce e di prendere il timone del governo italiano? Nessuno lo sa. Però un miracolo può sempre accadere. Lo sosteneva mia nonna Caterina che pregava di continuo santa Scarabola, la vergine dell’impossibile.
È un’ipotesi che sembra folle, ma di cui si parla. Per primo, e meglio di tutti, lo ha fatto venerdì il giovane e diabolico direttore del Foglio, Claudio Cerasa. Il titolo della sua lunga analisi era volpino: «Che problema ha Renzi con Draghi?». Bella domanda. Presto o tardi arriverà una risposta. Ce lo vedete un drago al posto di uno squaletto azzoppato? Ai posteri l’ardua sentenza. Tuttavia è possibile che lo Squaletto, una volta conquistato l’Italicum e superata l’ora X, cominci a rivelarsi quello che è: un piccolo dittatore. Come primo passo da compiere in attesa di andare alle urne, deciderà un’epurazione massiccia all’interno del Partito democratico che lo ha eletto segretario. E a questo punto bisogna dire qualche verità su questa Arca di Noè ormai irriconoscibile.
Il Pd doveva essere il pilastro del riformismo italiano. Invece è un accampamento dove pochi profughi idealisti convivono con carovane di opportunisti. La Stampa ha scritto che persino Denis Verdini, il faccendiere politico di Silvio Berlusconi, sarebbe pronto a lasciare Forza Italia per il partito della Nazione che Renzi sta costruendo. Se è vero, potrà accadere di tutto. Vedremo il missino Storace aderire all’Anpi, il Cavaliere ripudiare la signorina Pascale e mettersi con un marocchino, il leghista Borghezio iscriversi ai No Tav e Fabio Fazio darsi agli spot dei materassi che fanno dormire il sonno dei giusti. E le minoranze rosse del Pd che sorte avranno? Venerdì sera, nel suo teatro su la7, Maurizio Crozza ha sbeffeggiato Gianni Cuperlo e Pier Luigi Bersani come dei nuovi Stanlio e Ollio. Due poveracci che sognano di battere lo Squaletto, poi si spaventano e cominciano a piangere. Cattivo, ma giusto, il grande Crozza. L’ora X sta per scoccare anche per i dissidenti cresciuti nel Pci.
I comunisti di un tempo sognavano di fare la rivoluzione proletaria. Ma desso rischiano di trovarsi prigionieri di una rivoluzione autoritaria. Attuata da uno Squaletto cresciuto nei boy scout. Una vera carogna che ha in mano un pugnale da puntare alla gola dell’Italia. Ammesso che la nostra repubblica di sfigati sopravviva all’assalto dei barconi.