Visualizzazioni totali

lunedì 8 maggio 2017

ALTA TENSIONE Retroscena: Renzi fregato, ira contro il Colle Il trappolone teso da Mattarella e Boldrini

Matteo Renzi sfida Sergio Mattarella sulla legge elettorale



Con Napolitano è andata come è andata. Ma con Sergio Mattarella, i rapporti erano stati impostati su una base rigidamente istituzionale: non una parola in più da parte di Matteo Renzi su o rivolta al presidente Mattarella, non una in più da parte del Capo dello Stato sul segretario Pd ed ex presidente del Consiglio.

Nuovo Samsung Windfree

L’unico climatizzatore con 21.000 microfori per diffondere solo il piacere dell’aria. 



Fino a ieri, durante l'Assemblea nazionale del Pd che ha re-incoronato Renzi segretario del suo partito. Dopo aver ribadito e ricordato la sua personale "stima, riconoscenza, amicizia filiale e deferenza" verso il Capo dello Stato, Renzi ha proseguito rivolgendosi al presidente della Repubblica con toni che il quotidiano La Repubblica definisce "irrituali, se non di sfida". Lo ha fatto parlando di legge elettorale: "Signor presidente della Repubblica, lo stallo sulla legge elettorale è responsabilità di chi ha la maggioranza in Senato", alludendo al voto che ha eletto qualche settimana fa presidente della Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama in candidato non gradito al Pd.

Insomma, Renzi pare intenzionato a non voler toccare una virgola della normativa "ricavata" dalle sentenze della Corte Costituzionale. E la sua posizione si scontra con quella esplicitata il 26 aprile scorso in un incontro tra lo stesso Mattarella e i presidenti dei due rami del Parlamento, Laura Boldrini e Pietro Grasso. I quali avevano convenuto due settimane fa sulla necessità di una nuova legge elettorale, oltretutto da realizzare in tempi accelerati.

In pratica, in quell'occasione Mattarella, Boldrini e Grasso convenirono sulla impraticabilità dello scioglimento delle Camere senza una normativa che tocchi almeno due punti: preferenze e soglie difformi tra le due Camere. L'attuale normativa, infatti, secondo le tre più alte cariche dello Stato sarebbe impugnabile anche di fronte a un semplice Tar, con esiti considerati imponderabili. Approccio che non piace a Renzi, che vede sfumare la possibilità di un voto entro il 2017 (autunno) e che non vuole finire nel tritacarne di una trattativa "do ut des" con le altre forze politiche.

Nessun commento:

Posta un commento