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mercoledì 15 marzo 2017

Terremoto al Sole 24 ore: via Napoletano, l'incubo rottura per Confindustria

Terremoto al Sole 24 ore, via Napoletano: cosa rischia Confindustria


di Nino Sunseri



Tra Confindustria e il Sole 24 Ore tira aria di divorzio. O almeno sembra questa l'opinione della Borsa che ha fatto crescere il titolo del 12% in una delle giornate più confuse della storia del gruppo editoriale. Un "boom" inatteso in una giornata in cui il consiglio d' amministrazione per sanare una spaccatura violenta trova una soluzione pilatesca: l'attuale direttore Roberto Napoletano va in aspettativa senza stipendio per sei mesi. Viene richiamato dalla «riserva» un professionista che conosce bene la macchina come Guido Gentili. Gli verrà affidato l'interim di una direzione che aveva già esercitato dal 2001 al 2004 prima di entrare nel recinto dei collaboratori. Con la pensione aveva affiancato la firma sul Sole a quella in altre testate. Il comitato di redazione (il sindacato interno) esce dall' incontro con l'amministratore delegato Franco Moscetti dicendo che la gestione straordinaria durerà sei mesi. Immediata la smentita. Una conferma che i rapporti dentro il giornale sono difficili come mai.

Gentili (che in passato aveva diretto anche il settimanale il Mondo) torna sulla plancia di comando mentre vanno avanti le indagini che hanno portato all'iscrizione nel registro degli indagati di Napoletano e dei precedenti vertici fra cui l'ex presidente Benito Benedini e l'ex amministratore delegato Donatella Treu. Dalle nuove indagini vengono fuori dimensioni sempre più ampie dello scandalo delle copie false. Non solo quelle digitali ordinate alla società inglese Di Source ma anche quelle di carta che finivano direttamente al macero. A commissionarle era il canale Eurofreepress con complicità interne al giornale. Forniture cartacee mai sfogliate, e digitali mai aperte.

Nonostante queste criticità il titolo è cresciuto in misura vistosa. Per un verso certamente si tratta di ricoperture. Ma gioca il sentimento del mercato che , scommette sul divorzio fra Confindustria e il gruppo editoriale. La perdita di credibilità della dirigenza e della stessa proprietà è verticale. A rendere più difficile il futuro c'è lo sciopero dei giornalisti che da cinque giorni impedisce le pubblicazioni.

Il presidente Fossa si era dichiarato fiducioso sul ritorno in edicola per domani. Sarà comunque una presenza fugace visto che immediatamente incroceranno le braccia i poligrafici. Giovedì il giornale rischia di non essere presente.Ancora veleni.

Servono 100 milioni. Non sarà semplice per il presidente Vincenzo Boccia convincere il direttivo di Confindustria a sborsarli. Nei forzieri dell' Associazione ci sono 50 milioni. Per tenere la quota del 67% certamente non basteranno. Ma soprattutto sono pochi in chiave politica: che senso ha bruciare risorse nel falò della carta stampata? Per andare avanti bisognerà dimezzare l'occupazione: seicento su 1.200 dipendenti.

Chi si carica questo compito? Le banche però premono. Così sulla crisi del Sole si riflettono tutte le contraddizioni di Confindustria. Una difficoltà testimoniata dalla durezza degli ultimi rinnovi (Bombassei contro Squinzi prima e Vacchi verso Boccia adesso). Scontri camuffati da vivacità democratica. Nella realtà duelli di potere. L'aveva capito Sergio Marchionne indifferente alle pratiche consociative. Sapeva che Confindustria e Cgil sono speculari: l'una giustifica l'altra. Il contratto nazionale come rituale celebrativo. Finito il cerimoniale il Sole si è eclissato. Difficile che le scelte di ieri possano riaccenderlo.

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