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sabato 18 febbraio 2017

Trump? Occhio, è già tutto deciso: le 7 mosse con cui lo faranno fuori

Donald Trump, le sette mosse con cui lo faranno fuori



Vogliono estromettere Trump per via diversa dalle elezioni. In America si chiama impeachment. In Italia si chiama, a seconda delle epoche, Oscar Luigi Scalfaro o Giorgio Napolitano. Ci hanno provato con Berlusconi. Ce l'hanno fatta due volte, mandandolo a gambe all' aria nel 1994 e nel 2011. Berlusconi però risorge ogni volta, ed è qui. Ma se capita a Trump, non ci sarebbe un'altra possibilità. Intendiamoci, Silvio e Donald sono diversi. Analizziamo la cosa.

Il Cavaliere punta, con risultati alterni, a farsi amare da tutti, soprattutto dagli avversari. Il Tycoon a farsi detestare dall'universo di chi non gli garba. L'approccio verso le istituzioni e relative personalità dominanti è diversissimo: Silvio si inchina seduttivo, meditando su come fotterle con cravatte e mazzi di fiori; Trump le sfida a cazzotti verbali e le martella con decreti senza il velluto della diplomazia.

Pure l'estetica conta. Donald non c'entra con Berlusconi, tutta un'altra capigliatura. Berlusconi anche per questo non apprezza l'accostamento a Trump. Del resto sull'Olimpo ci sta un solo Zeus, e si chiama, com'è noto, Silvio. Sono da marcare però due punti forti che hanno in comune.

1) I cittadini che li hanno votati al momento della discesa in campo, pur con passaporto diverso, parlano la stessa lingua politica: liberarsi dal giogo delle burocrazie soffocanti e delle mitologie di sinistra.

2) La volontà dei nemici di annientarli e il metodo usato per riuscirci sono identici.

È possibile disinnescare i nemici se però si smonta il loro libretto di guerra, e si spiega ai cittadini di cui al punto numero 1 la tecnica dell' avversario, mostrando che non ce l' hanno solo con il loro leader ma con le loro famiglie e il loro Paese.

Il Cavaliere sono ventitré anni che battaglia. Cade e si rialza. Oggi sta lì, in piedi, a rompere le scatole agli eterni avversari. Trump deve provare a tener duro per 4+4 anni. Proviamo ad analizzare le similitudini degli attacchi e dei temi di denigrazione prediletti. In ordine non di importanza ma di cronologia.

1) Intellettuali e artisti. Non era ancora stato scelto come candidato dai Repubblicani e già Trump doveva far fronte a chi si diceva pronto a emigrare per disprezzo verso di lui. Robert De Niro sosteneva di volerlo stendere a pugni, come il Jack La Motta di Toro Scatenato. Meryl Streep gli ha dedicato un discorso ufficiale di sfregio.

Hollywood compattamente lo biasima tuttora. Il portavoce dei cineasti americani, Michael Moore, scommette che Donald nel giro di un anno sarà costretto ad andarsene. Berlusconi ha dovuto fare i conti con Umberto Eco e altri letterati che hanno giurato di filarsela in esilio qualora fosse stato eletto. Sono rimasti. Film e opere teatrali hanno evocato l'omicidio di Silvio Berlusconi, e Trump farà bene a prepararsi.

2) Giornali e tivù. I quotidiani più prestigiosi tipo New York Times e Washington Post hanno riempito le loro pagine di dossier per scardinare l'immagine pubblica di credibilità di Trump. Roba falsa, fornita da manine e manone dei servizi segreti. Lo stesso accadde quando esordì in politica Berlusconi. E la cosa crebbe esponenzialmente di tono.

3) I poteri forti. Berlusconi si trovò immediatamente in conflitto con la Chiesa, non certo con Giovanni Paolo II o con Ruini, ma con la maggioranza dei vescovi italiani che lo avevano in uggia e spinsero prima a favore dei popolari di Martinazzoli e della Bindi, poi più decisamente per l'Ulivo e Prodi. Berlusconi ha saputo riguadagnare consenso, opponendosi in Italia e in Europa ad eutanasia e matrimoni gay, fino al definitivo anatema morale per il bunga bunga. Anche sindacati, Confindustria e la Fiat non gradirono troppo la sua ascesa, vedi l' atteggiamento aggressivo di Corriere e Stampa contro di lui, e il bacio invece riservato a Prodi quando inventò la rottamazione delle auto per il finanziamento della Fiat. Per vincere nel 2011 e nel 2008, Berlusconi trovò appoggio nelle piccole imprese e nelle partite IVA, ma anche negli operai. Idem Trump.

Già in campagna elettorale si è trovato davanti a un'affermazione di un male informato papa Francesco che lo definiva «non cristiano», cosa cui ha fatto seguito una campagna dei media di ispirazione cattolica tuttora ostile. Le multinazionali americane del web lo attaccano ogni giorno. Vogliono un mondo e popoli a taglia unica per schiavizzarli meglio. Trump li contrasta con i Tweet che sono di proprietà dei suoi avversari. Paradosso vincente. E appoggia l'industria meccanica e gli operai. Senza risparmiare colpi.

4) I giudici. Contro Berlusconi non c'è Procura italiana che si sia astenuta dalla lotta. Per non fargli mancare niente si è mosso a suo tempo anche il giudice Garzòn in Spagna. Berlusconi dopo una sessantina di processi alla sua persona, e dopo numerose sentenze della Corte costituzionali a lui avverse, è tuttora sotto attacco a Milano per Ruby tre o quater, ma non è escluso il quinquies. Trump appena ha aperto bocca, anzi - siccome è un uomo pratico - emesso un decreto per trasformare le promesse elettorali in scelte operative, si è trovato contro un giudice federale di Seattle, cui la corte d'appello ha confermato la bocciatura del provvedimento che blocca i visti da sette Paesi islamici.

5) Razzismo. Berlusconi fu accusato di razzismo allorché evocò la superiorità della civiltà cristiana occidentale su quella islamica in materia di libertà. Su Trump l'accusa è ricorrente.

6) Sessismo. Su Silvio e il bunga bunga, usato come arma di distruzione della sua persona, con la collaborazione di tutte le forze possibili e immaginabili, dello Stato e non, sappiamo. Ora lo stesso accade a Trump. Si usa una sua conversazione di dieci anni fa per trasformarla in un discredito di massa, persino tra i ragazzini. Lo raccontava ieri sul Corriere uno scrittore israeliano anti Trump e anti Netanyahu. Il figlioletto Lev vuole partecipare a una sfilata di Carnevale e ha deciso di vestirsi da Trump. Trascrivo: «"È il costume ideale: divertente e per di più spaventoso", è stato l'argomento vincente del ragazzino, lasciandoci con gli aspetti pratici della faccenda. "Ti metteremo una cravatta rossa attorno al collo e qualcosa di giallo in testa", ha suggerito mia moglie Shira. "E io mi arrabbierò in continuazione e agiterò i pugni in aria", ha aggiunto Lev, gongolante. "Possiamo metterti una spilla sul risvolto della giacca, con il suo slogan della campagna elettorale", ho suggerito io, sforzandomi di partecipare. "Sì!" si è entusiasmato Lev: "Grab 'em by the pussy!" (Afferale dalla figa, ndt)». Un mostro, aggiunge lo scrittore, perché lui, Donald, davvero afferra tutti così, dalla figa o dai coglioni, popoli e persone.

7) E siamo all'arma decisiva, che fa già gongolare in Italia Repubblica. Impeachment per la vicenda del generale Michael Flynn, 58 anni, il consigliere per la sicurezza nazionale che ha parlato al telefono con l' ambasciatore russo di sanzioni da togliere e di alleanze possibili prima di essere ancora formalmente in carica, e avrebbe poi negato la circostanza. Trump ha reagito facendolo dimettere, di corsa. Ma anche dicendo la nuda verità. Flynn è stato un cretino, ma chi ha registrato le sue telefonate sono stati i servizi segreti, i quali invece di parlarne a Trump hanno passato la «roba» ai giornali. «L'intelligence mente e continua a fornire informazioni alla stampa, che danneggia l'America». Lo scopo di questa fuga di notizie è chiaro, e qui citiamo il Corriere: «Un caso che, alimentato dalle indagini dei servizi segreti e dell' Fbi e dalle indiscrezioni pubblicate anche ieri dalla stampa Usa, potrebbe sfociare in inchieste parlamentari o di authority indipendenti: un clima che comincia a ricordare quello nel quale, negli anni Settanta, sprofondò il presidente Nixon dopo lo scandalo Watergate». Somiglianze raccapriccianti con il Berlusconi del 2010-2011. Allora a passare le telefonate ai giornali non furono i servizi segreti ma qualche altro organo dello Stato. Premesse di quello che Berlusconi ha definito il «terzo golpe».

La lezione di Silvio è già stata afferrata da Trump con i denti e rovesciata contro i nemici. Sicuro che lo fa: cambierà i capi di CIA, NSA e FBI. Auguri Trump, lo sai già, ma te lo ripetiamo: ribalta il tavolo. Se mandi fiori ai nemici, ti restituiscono crisantemi.

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