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sabato 18 febbraio 2017

La vergogna italiana sugli immigrati: quanti euro paga lo Stato per ognuno

Cinquecento euro a immigrato per tenere buoni i sindaci


di Tommaso Montesano



Non bastavano i 35 euro per gli adulti e i 45 euro per i minori versati agli enti gestori dei centri di accoglienza. Per rendere ancora più appetibile l'ingresso nel «sistema migranti», arriva anche nel 2017 il bonus offerto ai Comuni che decideranno di ospitare gli aspiranti profughi: 500 euro per ogni straniero accolto. Soldi che gli Enti locali potranno spendere «liberamente», visto che la nota esplicativa del ministero dell' Interno non prevede «vincoli di destinazione delle somme», come ricorda l'Anci, l'associazione che raggruppa i Comuni italiani, nella lettera inviata tre giorni fa ai municipi.

La Lega chiama i suoi sindaci alla resistenza. «Così è un ricatto. Il governo prima taglia servizi e risorse ai Comuni, poi gli fa scrivere dall' Anci promettendo un aiuto se accolgono i migranti. I primi cittadini leghisti non aderiranno mai», annuncia Paolo Grimoldi, deputato del Carroccio e segretario della Lega lombarda. «Piuttosto saremo noi a pulire le strade e tagliare gli alberi. L'Anci si è ridotta a fare lo zerbino del governo».

La circolare degli uffici regionali dell' Anci ai Comuni è del 14 febbraio. Nella missiva, l'associazione ricorda ai sindaci che il bonus, una volta finito in cassa, potrà essere impegnato per «progetti di miglioramento dei servizi o delle infrastrutture utili e attesi da tutta la comunità locale». Si tratta di una «misura solidaristica dello Stato nei confronti degli Enti comunali che, nel corso degli anni, hanno accolto richiedenti protezione internazionale».

Una precisazione, leghisti a parte, destinata a non passare insosservata sui tavoli dei primi cittadini, visto che il finanziamento arriverà in primavera, in coincidenza con le elezioni amministrative. «Il presidente di Anci Lombardia è Roberto Scanagatti, sindaco di Monza (Pd, ndr), che punta al rinnovo», ricorda non a caso Grimoldi.

La lettera di tre giorni fa segue quella inviata lo scorso 26 gennaio dall' Anci nazionale e firmata dal suo presidente, Antonio Decaro, sindaco di Bari (Pd anche lui). Una comunicazione inoltrata per sensibilizzare i sindaci in vista della «prima scadenza utilie per presentare i progetti di adesione alla rete Sprar nell'anno 2017». Sprar sta per Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ovvero il circuito assistenziale nel quale sono inseriti i profughi. Un meccanismo gestito direttamente dai Comuni.

Che però, rispetto ai 174.779 migranti attualmente presenti sul territorio nazionale, ne assorbe appena 23.717, come denunciato ieri dalla fondazione Migrantes. Da qui la necessità, visti anche i continui sbarchi sulle nostre coste (9.448 arrivi nel 2017), di riequilibrare il bacino dell' accoglienza coinvolgendo di più i Comuni. Su poco meno di 8mila amministrazioni, infatti, sono circa 1.000 i municipi coinvolti nella rete Sprar. E quale leva è migliore dei soldi per invertire la tendenza?

A gennaio, l'Anci aveva avvertito i municipi: «Il fenomeno migranti è presente e sarà stabile nel tempo». Sottinteso: meglio aderire al bando Sprar, visto che l'appartenenza alla rete dell' assistenza ai migranti, oltre al bonus, consente anche di avvalersi della «clausola di salvaguardia», che «rende esenti i Comuni dall'attivazione di ulteriori forma di accoglienza», magari superiori, nei numeri, a quelle previste dallo Sprar.

Il fondo dal quale attingere per erogare il contributo è stato istituito dal Viminale per «immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti». Per il 2016 sono stati messi a disposizione 100 milioni di euro. Ma la misura, come ha comunicato l'Anci, è destinata ad assumere «carattere strutturale» contribuendo a far lievitare ulteriormente le spese relative ai centri Sprar, che nel 2015 - ultimo dato disponibile - si sono attestate a 242,5 milioni di euro.

Complessivamente nel 2016, l'anno record sul fronte sbarchi (181.436 arrivi), la spesa per l'accoglienza dei migranti, inclusi gli esborsi per le strutture governative, ha toccato quota 1,7 miliardi di euro.

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