L’allarme cupo degli scienziati. Sisma, cosa sta per succedere
di Brunella Bolloli
Qualche sismologo l'aveva detto, in silenzio, dopo la grande scossa del 30 ottobre: «Non è finita qui». Allora quella botta di magnitudo 6.5 della scala Richter ha abbassato il suolo di circa un metro in tutta la zona dell' epicentro tra Marche, Lazio e Umbria, ha raso al suolo borghi di rara bellezza e ha crepato come una lama l'Appennino. «L'Italia si sta aprendo in due», ripete da mesi il geologo Mario Tozzi e secondo gli esperti della commissione Grandi Rischi, che si sono appena riuniti d' intesa con il Dipartimento della Protezione Civile, dobbiamo aspettarci altre scosse perfino più violente e devastanti «anche di magnitudo 7», spiegano, «perché ad oggi non ci sono evidenze che la sequenza sismica iniziata con il terremoto del 24 agosto, e proseguita fino al 18 gennaio, sia in esaurimento».
La Commissione (rinnovata dopo le vicende del 2009) identifica tre aree contigue alla faglia principale responsabile della sismicità in corso, che non hanno registrato terremoti recenti e hanno il potenziale di produrli in futuro. Questi segmenti, localizzati rispettivamente sul proseguimento verso nord e verso sud della faglia del monte Vettore-Gorzano e sul sistema di faglie che collega le aree già colpite dagli eventi de L'Aquila del 2009 e di Colfiorito del '97, rappresentano «aree sorgenti di possibili nuovi terremoti».
Ma c'è dell' altro. Nessuna infrastruttura nella zona può considerarsi veramente sicura e ora a preoccupare sono le grandi dighe, come quella di Campotosto, 20 chilometri da Amatrice e quasi 50 dall' Aquila, e il suo bacino di piccole dighe (Sella Pedicate, Rio Fucino e Poggio Cancelli), sebbene i tecnici dell' Enel abbiano rassicurato gli abitanti: «Abbiamo attivato i controlli e monitoriamo di continuo».
Sciame sismico e maltempo: ancora ieri sera risultavano inattive 800 utenze nelle Marche e ben 27mila in Abruzzo, dove permane l'allerta neve, si gela, e manca la luce. Il sindaco di Farindola (Pescara), Ilario Lacchetta, ha lanciato un grido di allarme: «L' 85 per cento del territorio è senza elettricità da giorni. Temo per l'incolumità delle persone, soprattutto quelle anziane e più deboli».
Poi il pericolo valanghe. Protezione Civile regionale e Comando Unità Tutela Forestale Ambientale e Agroalimentare comunicano che l'Appennino abruzzese è a rischio 4 su 5 (forte) per caduta valanghe. A Campotosto saranno utilizzati droni per esaminare la frana sul Monte Corno che ha fatto scattare l'allarme nella frazione di Ortolano, evacuata dopo la slavina che mercoledì ha travolto e ucciso un pensionato. Ricognizioni continue anti slavine anche sui Monti Sibillini. A Capitignano, piccolo comune dell' Aquilano, il sindaco ha disposto l'evacuazione del centro storico per cui 160 abitanti hanno dovuto lasciare le proprie case per trasferirsi in autobus nei moduli abitativi provvisori (Map) ed alloggi antisismici nel capoluogo abruzzese.
Uomini delle forze armate hanno salvato la popolazione della Valle Castellana, in provincia di Teramo, completamente isolata da quattro giorni a causa delle avverse condizioni meteo.
Nel Chietino, 209 persone tra cui 162 bambini in gita scolastica sono rimasti bloccati in albergo a causa della grande nevicata che ha bloccato tutte le strade della zona. Soltanto l'intervento del gruppo Carabinieri Forestali, via terra, è riuscito, alla fine, a riportare tutti gli ospiti dell' hotel in un luogo sicuro.
Corsa contro il tempo dei Forestali anche per mettere in salvo tanti animali, tra cui molte specie protette, tra cui cervi, daini, caprioli, mufloni, gufi e ungulati selvatici, rimaste senza cibo per giorni.
Nessun commento:
Posta un commento