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lunedì 26 settembre 2016

L'economista guru amico del Pd: "Renzi ha due possibilità"

Luigi Zingales: "L'Italia così non regge, o vera unione fiscale o addio Euro"



"O introduciamo una politica fiscale comune che aiuti i paesi in difficoltà o dobbiamo recuperare la nostra flessibilità di cambio". Tradotto: o unione monetaria e fiscale vera dentro l'Unione europea, o addio euro. A dirlo è Luigi Zingales, autorevole economista della University of Chicago, storico commentatore per il gruppo Espresso e soprattutto vicino alle posizioni riformiste della sinistra italiana. La tesi di Zingales è chiara: Matteo Renzi sta sbagliando obiettivo, perché "il problema non è qualche punto decimale di flessibilità, ma la vera struttura dell'unione monetaria".

"Unione vera o addio euro" - "Senza una politica fiscale comune l'euro non è sostenibile - spiega intervistato da Repubblica - o si accetta questo principio o tanto vale sedersi intorno a un tavolo e dire: bene, cominciamo le pratiche di divorzio. Consensuale, per carità, perché unilaterale costerebbe troppo, soprattutto a noi". Dopo la Brexit, dunque, anche l'uscita dell'Italia dalla moneta unica non dev'essere più un tabù. 

"Il problema non è la flessibilità" - Probabilmente, avverte Zingales, qualcosa Palazzo Chigi riuscirà a strappare all'austero duo Merkel-Schaeuble, perché con le elezioni in Germania vicine i due falchi tedeschi del rigore hanno tutto l'interesse a non far saltare il banco, a innescare la "bomba italiana" che potrebbe travolgere anche loro insieme a Bruxelles. "Ma il vero problema - ribadisce l'economista - non è la flessibilità, bensì la struttura incompleta dell'unione monetaria". Renzi dovrebbe "smetterla di elemosinare decimali da spendere a scopi elettorali rendendosi poco credibile. Dovrebbe invece iniziare una battaglia politica a livello europeo. Dire chiaramente che alle condizioni attuali l'euro è insostenibile. Il nostro Paese non cresce da vent'anni. Quanto ancora possiamo andare avanti?". 

"Di cos'ha paura Berlino" - La battaglia in Europa sarà dura, "tremendamente difficile", perché mentre tutto il mondo si avvia versa una politica espansiva (dagli Usa, sia con Trump sia con la Clinton, fino a Gran Bretagna e Giappone) la Germania che detta le regole europee teme di dover pagare il conto delle spese altrui e, in fondo, "le conviene che questa situazione continui all'infinito". 

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