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martedì 30 agosto 2016

SILURO PER GLI ITALIANI Sisma, in arrivo nuove tasse per sostenere la ricostruzione

Terremoto, arriva la mazzata per tutti. Ecco le nuove tasse per la ricostruzione



Gli effetti a lungo termine del terremoto in centro Italia potrebbero presto ripercuotersi sull'intero Paese, in particolare sulle tasche di tutti gli italiani. Per i territori colpiti dal sisma sono necessari nei più brevi tempi possibili soldi per la ricostruzione e la messa in sicurezza delle strutture pericolanti e della strade. Denaro che potrebbe arrivare dal Fondo di solidarietà dell'Unione europea che metterebbe a disposizione circa 350 milioni di euro da spendere però, ricorda il Giornale, entro e non oltre 18 mesi. Accedere a quei fondi e non rimetterci non è cosa scontata, perché Bruxelles è disposta a finanziare solo progetti dettagliati, che chiariscano da subito cosa vogliono realizzare, con quali costi e in quanto tempo. Un lavoro che richiede una capacità di programmazione non proprio caratteristica del modus operandi italiano soprattutto quando il governo si ritrova davanti a una situazione di emergenza.

La situazione economica del nostro Paese non facilita le cose, considerando l'alto deficit col quale l'Italia deve sempre fare i conti e il debito elevatissimo che si porta appresso. Per questo storicamente tutti i governi hanno sempre preferito la vita più facile, anche se più dolorosa per i cittadini e soprattutto duratura. Il premier Matteo Renzi ha provato a fare la voce grossa con Bruxelles, quando ai microfoni del Tg1 ha tuonato che: "All'Europa diciamo che quello che serve per questa cosa lo prendiamo, punto". Già trovare i 50 milioni da stanziare subito per i primi aiuti nelle Marche e nel Lazio, il governo ha raschiato il fondo del barile. Se agli eurocrati non piacerà il progetto Casa Italia, il governo non avrà altra strada se non imporre l'ennesima accisa per ripagare i costi della ricostruzione. Come la storia insegna, in fondo, visto che ancora oggi gli automobilisti si ritrovano ad ogni rifornimento a versare una quota per la guerra d'Etiopia degl 1935-1936, la crisi petrolifera di Suez del 1956, i terremoti del Belice nel 1968, dell'Irpinia nel 1980, dell'Aquila nel 2009 e dell'Emilia nel 2012. Senza dimenticare le alluvioni di Firenze nel 1966 o in Liguria nel 2011.

Se l'emergenza è per natura transitoria, o almeno si spera, le accise sono perpetue e pesano sul costo dei carburanti per il 52% del totale. Solo dal settore energetico, lo Stato incassa ogni anno 25,5 miliardi che poi spende per le questioni più disparate, sempre meno per evitare che nuove emergenze insorgano. Ne hanno beneficiato i nuovi contratti degli autoferrotranvieri e il Fondo unico dello spettacolo, per citare solo due esempi. I primi sei mesi di quest'anno hanno fatto registrare una timida ripresa dello 0,7% che ha portato nelle casse pubbliche circa 11,3 miliardi di euro. Un gettito che rischia di ridursi, se non di deprimersi, se i consumi dovessero rallentare. E aumentare il costo dell'energia con nuove tasse di sicuro non li aiuterà a crescere.

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