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martedì 16 giugno 2015

Salario minimo di 3.400 € Dove si trova il "paradiso" (a due passi dall'Italia...)

Canton Ticino, approvato il salario minimo da 3400 euro (per combattere i frontalieri italiani)




Del salario minimo se ne parla da anni. Bandiera del Movimento 5 Stelle e inserito come proposta nel Jobs Act, in Italia però ancora non si è mai visto. Esiste però un luogo, a pochi metri da noi, che ha deciso di metterlo in pratica: 3.400 euro al mese per lavoratore, addirittura il salario minimo più alto del mondo. Questo paradiso si chiama Canton Ticino, ed è la zona più meridionale della Svizzera. Secondo la Costituzione cantonale "il Canton Ticino è una repubblica democratica di cultura e lingua italiane, fedele al compito storico di interpretare la cultura italiana nella Confederazione elvetica". Nonostante questo il provvedimento è stato adottato per scongiurare il fenomeno dei “frontalieri”, ovvero di quei lavoratori italiani che, facendosi pagare meno rispetto agli elvetici, si fanno assumere in Svizzera rimanendo residenti in Italia. Questa “migrazione” quotidiana è sempre stata mal digerita dal Ticino, che adottando un salario minimo spera di annullare la convenienza nell’assumere italiani, che andrebbero comunque pagati come gli altri.

Il referendum - Il salario minimo è stato approvato ieri dal 54% dei votanti che hanno partecipato al referendum sulla riforma della Costituzione del Cantone. L’iniziativa, dal titolo “Salviamo il lavoro in Ticino”, è stata proposta dai Verdi e appoggiata da una coalizione bipartisan formata sai dai socialisti che dalla Lega dei Ticinesi, il partito di destra populista. Il meccanismo prevede che la soglia minima di stipendio varierà a seconda della mansione e del settore economico, e non si applicherà a quel 40% di popolazione che è già tutelata da un contratto collettivo. La media del salario minimo sarà di 3500 franchi lordi mensili, circa 3400 euro.

Effetti sugli italiani - La riforma avrà effetti soprattutto sui 17.600 lavoratori che guadagnano meno di 3500 franchi, di cui oltre 10mila sono frontalieri italiani, e sui 9.400 che prendono meno di 3000 franchi al mese, sempre quasi tutti italiani. Inoltre circa la metà dei 62mila frontalieri, di cui 27mila varesini e 25mila comaschi, non sono tutelati da un contratto collettivo e si accontentano anche di 2000 euro mensili o meno. Se applicato, il salario minimo riguarderà quindi soprattutto questi lavoratori: “Gli elettori hanno scelto di intervenire alla testa del sistema – ha spiegato Sergio Aureli del sindacato ticinese Unia – d’ora in avanti in Ticino la manodopera sarà scelta in base alla qualità e non alla possibilità di poterla pagare poco sfruttando così il meccanismo del dumping salariale”.

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