Stipendi, al Sud sono più alti
E’ un’Italia assolutamente diversa da quella solita: infatti è un Paese alla rovescia quello che viene fuori da una ricerca degli economisti Tito Boeri della Bocconi, Andrea Ichino dell’Istituto universitario europeo ed Enrico Moretti dell’Università californiana di Berkeley di cui dà conto il Corriere della Sera che sarà presentata domani 27 giugno a Roma dalla Fondazione Rodolfo Debenedetti.
Dalla ricerca emerge che le province più ricche sono quelle del Sud: al primo posto Caltanissetta, poi Crotone, Enna, Siracusa, e solo al sesto posto appare una del Nord come Pordenone. Le più povere sono tutte al Settentrione e al Centro: Savona, Roma, Imperia, Rimini, Genova. La domanda è : come mai? Il punto è che anche se il reddito disponibile delle famiglie è circa la metà di Milano e la disoccupazione è tre volte più alta, il costo della vita in Sicilia è di gran lunga più basso. Un esempio: un cassiere di banca ragusano con cinque anni di anzianità ha uno stipendio del 7,5% inferiore al suo collega milanese.
Ma se si tiene conto del differente costo della vita, allora si scopre che la sua busta paga è più alta del 27,3%. Non solo: per avere lo stesso potere d’acquisto del cassiere di Ragusa, il bancario di Milano dovrebbe guadagnare addirittura il 70% in più. Nel settore pubblico le differenze a favore dei dipendenti meridionali sono ancora più evidenti. Il salario di un insegnante di scuola elementare con cinque anni di anzianità è uguale in tutte le Regioni italiane: 1305 euro al mese.
Un retribuzione che però in base al diverso prezzo di indice al consumo vale 1051 euro reali a Milano e 1549 a Ragusa. Con un vantaggio del 47% a favore della città siciliana. Su banco degli imputati della ricerca salgono “l’apparente equità della contrattazione nazionale” che determina “distorsioni, inequità ed inefficienze”. Secondo gli autori bisognerebbe legare in modo più stretto le retribuzioni alla produttività con gli accordi locali che dovrebbero prevalere su quelli nazionali.
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