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giovedì 15 maggio 2014

Parla Toti: "Raggiungeremo il 25% dopo il voto un tavolo coi moderati"

Parla Toti: "Raggiungeremo il 25% dopo il voto un tavolo coi moderati"



Parla delle dichiarazioni di Geithner che ha confermato il complotto contro Silvio Berlusconi, parla delle responsabilità di Giorgio Napolitano, delle imminenti elezioni europee, ma soprattutto Giovanni Toti nell'intervista al Giornale lancia l'ennesima sfida al governo Renzi sulle riforme: "Se la riforma del Senato dev'essere solo una medaglia sulla giacca ma non fare il bene del Paese noi non la votiamo". E ancora: "Il testo base del governo non va bene. Confido che il Parlamento lo cambi", "Renzi ha peggiorato l'Italicum, il Consultellum non garantisce né la governabilità né il bipolarismo".

Obiettivo 25% - Il candidato di Forza Italia alle Europee conferma l'obiettivo che si è dato il suo partito del 20/25%. "Stiamo facendo una campagna elettorale responsabile ma inficiata dalla decisione di condannare Berlusconi con una sentenza ingiusta e senza prove", dice Toti a Francesco Cramer. "Renzi utilizza la presidenza del Consiglio e Grillo cavalca la rabbia comprensibile della gente. Ma ce la faremo". "Credo", aggiunge il consigliere politico del Cavaliere, "che avremo gli stessi consensi delle ultime politiche, al netto del tradimento umano e politico di Alfano. Umano nei confronti di Berlusconi; politico nei confronti degli elettori di centrodestra". Comunque, promette Toti, "quando la polvere della campagna elettorale si sarà posata ci dovremo mettere attorno a un tavolo. Lo impone l'aritmetica: i moderati, maggioranza nel Paese, divisi perdono. Alfano se ne faccia una ragione: Fi resta la spina dorsale del centrodestra; e guardi che fine hanno fatto Fini e Monti".

"Avevamo ragione noi" - E sulle rivelazioni di Geithner ammette che mancano i nomi dei funzionari, "ma verranno fuori", dice Toti. "Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Nel merito della questione, beh... Di indizi ce n'erano parecchi: il libro di Zapatero ma anche le interviste di Friedman. Ora, però, è opportuno che della vicenda se ne occupino formalmente Parlamento e governo". "Berlusconi", puntualizza, "è caduto perché dava fastidio a certi poteri. Quando lo denunciavamo sembravamo mitomani. Ora Geithner dice che avevamo ragione noi".

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