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mercoledì 18 gennaio 2012

Guardia Costiera: Il Capitano De Falco, Eroe Subito!


Guardia Costiera: La telefonata del Capitano De Falco al Comandante della Concordia Schettino fa il Giro del Mondo

di Sabatino Laurenza

Non solo in Italia ma anche nel resto del mondo la telefonata tra il comandante della Capitaneria di Porto di Livorno, Gregorio Maria De Falco, e il comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, è diventata la notizia principale dopo il naufragio della nave. L'ordine perentorio "vada a bordo, caz..." è stato tradotto nelle diverse lingue e campeggia sulle prime pagine insieme al resto degli aggiornamenti sulla tragedia avvenuta alle coste dell'isola del Giglio. I toni tra i due sono molto accesi: “Forse lei si è salvato dal mare, ma io le faccio passare l'anima dei guai”. La telefonata è avvenuta nei momenti successivi al naufragio: la Capitaneria di Porto intima bruscamente al comandante di tornare subito a bordo. E' iniziata, a Grosseto, l'udienza n cui Francesco Schettino, al timone della nave da crociera Costa Concordia, dovrà difendersi delle accuse di omicidio plurimo colposo, naufragio e abbandono di nave. Un gesto, quest'ultimo che non può essere perdonato a un comandante, che ora rischia 15 anni di carcere. Venerdì 13 gennaio, quando l'imponente imbarcazione si arenava, Schettino sarebbe stato tra i primi ad abbandonare la nave. In una situazione di massima emergenza è venuto meno ad un suo dovere imprescindibile, perchè non bisogna essere un esperto del mondo "marino" per sapere che il comandante dovrebbe essere l'ultimo ad abbandonare la sua imbarcazione. Non è stato in grado di coordinare le operazioni per portare in salvo coloro che erano rimasti a bordo della Costa Concordia. Finora il bilancio della sciagura è di ben 11 morti, mentre è ancora incerta la sorte di una ventina di dispersi. Sul comandante gravano pesanti accuse tra cui scelte del tutto opinabili che avrebbero portato al naufragio. Schettino si sarebbe avvicinato troppo all'Isola del Giglio per un saluto. Tra gli ufficiali a bordo dell'imbarcazione,Alessandro Di Lena, ha raccontato a verbale la sua versione dei fatti. L'uomo ha riferito che Schettino “era fermo, impalato, stava lì all'apparecchio e a un certo punto ha chiamato l'unità di crisi della Costa. Ma noi non diceva niente, era paralizzato. Non sapevamo cosa fare. Il tempo passava inesorabile e la situzione peggiorava. Se avesse ordinato subito l'evacuazione molti sarebbero vivi”. Allo stesso modo, tre ufficiali hanno riferito che non vi è stata alcuna manovra utile da parte del comandante. Se quest'ultimo aveva più volte riferito di essersi avvicinato al Giglio per evitare il naufragio in mare, i tre ufficiali hanno presentato una versione dei fatti diversa: la nave era in balìa delle onde, e l'avvicinamento alla costa sarebbe stato del tutto casuale. E, se in un primo momento pericolo di fuga e possibile inquinamento delle prove erano stati i due motivi per cui la Procura di Grosseto aveva deciso il fermo di polizia giudiziaria a carico di Francesco Schettino, ora il comandante può tornare a casa. Lo ha deciso il gip di Grosseto, Valeria Montesarchio, che non ha convalidato il fermo e ha disposto i domiciliari. Intanto, sia le ricerche dei dispersi sia le indagini per accertare le responsabilità, vanno avanti senza sosta......




















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