Guardia Costiera: La telefonata del Capitano De Falco al Comandante della Concordia Schettino fa il Giro del Mondo
di Sabatino Laurenza
Non
solo in Italia ma anche nel resto del mondo la telefonata tra il
comandante della Capitaneria di Porto di Livorno, Gregorio Maria De
Falco, e il comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, è
diventata la notizia principale dopo il naufragio della nave.
L'ordine perentorio "vada a bordo, caz..." è stato
tradotto nelle diverse lingue e campeggia sulle prime pagine insieme
al resto degli aggiornamenti sulla tragedia avvenuta alle coste
dell'isola del Giglio. I toni tra i due sono molto accesi: “Forse
lei si è salvato dal mare, ma io le faccio passare l'anima dei
guai”. La telefonata è avvenuta nei momenti successivi al
naufragio: la Capitaneria di Porto intima bruscamente al comandante
di tornare subito a bordo. E' iniziata, a Grosseto, l'udienza n cui
Francesco Schettino, al timone della nave da crociera Costa
Concordia, dovrà difendersi delle accuse di omicidio plurimo
colposo, naufragio e abbandono di nave. Un gesto, quest'ultimo che
non può essere perdonato a un comandante, che ora rischia 15 anni di
carcere. Venerdì 13 gennaio, quando l'imponente imbarcazione si
arenava, Schettino sarebbe stato tra i primi ad abbandonare la nave.
In una situazione di massima emergenza è venuto meno ad un suo
dovere imprescindibile, perchè non bisogna essere un esperto del
mondo "marino" per sapere che il comandante dovrebbe essere
l'ultimo ad abbandonare la sua imbarcazione. Non è stato in grado di
coordinare le operazioni per portare in salvo coloro che erano
rimasti a bordo della Costa Concordia. Finora il bilancio della
sciagura è di ben 11 morti, mentre è ancora incerta la sorte di una
ventina di dispersi. Sul comandante gravano pesanti accuse tra cui
scelte del tutto opinabili che avrebbero portato al naufragio.
Schettino si sarebbe avvicinato troppo all'Isola del Giglio per un
saluto. Tra gli ufficiali a bordo dell'imbarcazione,Alessandro Di
Lena, ha raccontato a verbale la sua versione dei fatti. L'uomo ha
riferito che Schettino “era fermo, impalato, stava lì
all'apparecchio e a un certo punto ha chiamato l'unità di crisi
della Costa. Ma noi non diceva niente, era paralizzato. Non sapevamo
cosa fare. Il tempo passava inesorabile e la situzione peggiorava. Se
avesse ordinato subito l'evacuazione molti sarebbero vivi”. Allo
stesso modo, tre ufficiali hanno riferito che non vi è stata alcuna
manovra utile da parte del comandante. Se quest'ultimo aveva più
volte riferito di essersi avvicinato al Giglio per evitare il
naufragio in mare, i tre ufficiali hanno presentato una versione dei
fatti diversa: la nave era in balìa delle onde, e l'avvicinamento
alla costa sarebbe stato del tutto casuale. E, se in un primo momento
pericolo di fuga e possibile inquinamento delle prove erano stati i
due motivi per cui la Procura di Grosseto aveva deciso il fermo di
polizia giudiziaria a carico di Francesco Schettino, ora il
comandante può tornare a casa. Lo ha deciso il gip di Grosseto,
Valeria Montesarchio, che non ha convalidato il fermo e ha disposto i
domiciliari. Intanto, sia le ricerche dei dispersi sia le indagini
per accertare le responsabilità, vanno avanti senza sosta......
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