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domenica 27 dicembre 2015

Grandi manovre a viale Mazzini Una renzina a RaiUno / Tutti i nomi

Rai, a gennaio i nuovi vertici: tutti i nomi in ballo



Anno nuovo, nuova Rai. A partire dalla fine di gennaio, scrive "Il Fatto Quotidiano", le deleghe del direttore generale Antonio Campo Dall'Orto diventeranno pienamente operative. E il dg potrà procedere a quel rinnovo dei vertici di cui si va parlando ormai da mesi.

Secondo i rumors di viale Mazzini riportati dal quotidiano di Travaglio, in pole position per la direzione di Rai1 ci sarebbe una renziana doc, quella Simona Ercolani che ha appena gestito la Leopolda. Giancarlo Leone potrebbe essere dirottato da Rai1 a Rai Cinema. Mentre a Rai2, il posto dell'attuale direttore Angelo Teodoli, che in tre anni ha risollevato una rete che sembrava morta, potrebbe essere preso dall'attuale numero uno di Rai teche, Maria Pia Ammirati. A Rai3 è debole la posizione di Andrea Vianello, per il cui posto ci sono, in ordine, la direttrice di Rai Scuola Silvia Calandrelli e il vicedirettore di Fandango Andrea Salerno.

Per quanto riguarda i telegiornali, difficile un cambio al vertice del Tg1, secondo "Il Fatto". Ma se si dovesse decidere per un avvicendamento, il colpo a sorpresa potrebbe essere quello di sarah Varetto, attuale direttrice di Sky Tg24. Per il Tg2 i nomi che si fanno sono quelli di Gaia Tortora e di Stefano Marrone. Per il Tg3, se si dovesse sostituire la Berlinguer, il posto potrebbe andare a Maurizio Mannoni o a Maria Teresa Meli del Corriere.

Il gossip-terremoto. Il nuovo uomo di Belen? Un super-bomber (né Vieri, né Borriello). Ecco il nome / Guarda

Il gossip-terremoto. Il nuovo uomo di Belen? Un super-bomber (né Vieri, né Borriello). Ecco il nome / Guarda



La rottura tra Belen e Stefano continua a tenere banco. Ci si proietta verso il futuro, spendendosi in profezie e seguendo tutte le piste possibili: chi sarà il prossimo ragazzo della showgirl argentina? Il punto è che si dice che una relazione potrebbe addirittura già esserci (si era vociferato di Bobo Vieri). Ma, ora, spunta un secondo nome, clamoroso. Si tratta sempre di un bomber: Gonzalo Higuain. La suggestiva ipotesi viene rilanciata dal sito di Sport Mediaset, che ricorda alcune parole di Belen su PremiumSport: "Come si fa per diventare cittadina napoletana?". Per farlo ci sarebbero diverse strade, ma sui social, ora, si vocifera sul possibile flirt con Higuain. Sempre la Rodriguez, tempo fa, disse: "Mi piacciono sia Inter che Napoli perché ci sono gli argentini". E insomma, ora che Belen è di nuovo single, il gossip impazza: le voci si concentrano su loro due, che tempo fa ebbero qualche "contatto sospetto" sui social network. Higuain ha tutte le carte in regola: argentino, bello, calciatore e inoltre potrebbe rendere in un batter d'occhio Belen una "napoletana in tutto e per tutto". Ma alle suggestioni, si aggiunge anche un recente incontro in tv tra i due, piuttosto chiacchierato. La coppia sarebbe da record: il miglior bomber della Serie A con la donna più desiderata d'Italia.

sabato 26 dicembre 2015

Facci, la terribile profezia sul futuro: "Perché vieteranno pizza e caffè"

Facci, la terribile profezia sul futuro: "Perché vieteranno pizza e caffè"


di Filippo Facci
@FilippoFacci1



Nella Terra dei fuochi hanno spento il forno a legna, almeno quello: a San Vitaliano (6mila abitanti, provincia di Napoli) il sindaco pensa che lo sforamento dei limiti sulle polveri sottili sia colpa delle pizze, cioè dei forni a legna, dunque ha imposto costosi impianti di abbattimento oppure niente pizze. L' ordinanza vale sino ad aprile ma potrà essere prorogata. Ora: siamo nel napoletano e in pratica vietano le pizze (immaginatevi le scene pazzotiche) ma non interessa, ora, difendere la degnissima categoria dei pizzaioli che peraltro hanno anche e probabilmene ragione: non si capisce, infatti, perché incolpino i forni a legna quando la vicina Napoli (meno inquinata) ne ha molti di più. Che cosa pensiamo di tutti i discorsi sulla "vera pizza" già lo scrivemmo quando le associazioni dei pizzaioli volevano escludere le catene McDonald' s dagli sponsor dell' Expo: è una categoria che fa spallucce mentre due pizze su tre, in Italia, sono fatte con farina e pomodoro e mozzarella e olio non italiani, inoltre la presunta mozzarella è fatta con cagliate dell' est Europa, il pomodoro è cinese o americano, l' olio tunisino o spagnolo mentre la farina è francese o tedesca o ucraina. Si straparla della superiorità della pizza italiana anche se è infornata quasi sempre da extracomunitari e anche se la maggioranza degli americani e dei cinesi ignora che la pizza sia italiana, e il maggior fornitore di "mozzarelle" mondiale è neozelandese. Ma è un altro discorso, appunto.

Il discorso, rassegnato e un po' da vecchi, è su un certo mondo che ci attende. I pizzaioli di San Vitaliano hanno poco da illudesi: i forni a legna vecchia maniera, prima o poi, li vieteranno tutti e dappertutto. Ufficialmente per lo smog, certo, per gli odori e le esalazioni: qui al Nord, del resto, molte città hanno già vietato i caminetti e le stufe a legna. Il trend è quello, ma non è solo una questione di inquinamento, il punto è che il mondo moderno parla con nostalgia dei vecchi profumi ma tende a scacciarli dalla vita quotidiana, è una specie di sindrome mirata al desiderio di un solo odore: nessuno. Un paio d' anni fa il sindaco di Mosca si era messo in testa addirittura di piazzare dei giganteschi diffusori nelle zone strategiche della città, voleva scacciare le puzze residue del socialismo reale: nafta e benzina col piombo, miasmi industriali di chi se n' è sempre fottuto dell' inquinamento, olezzi di cavolfiore alimentati dai milioni di fornellini per il pranzo che si accendevano nei retrobottega della Russia socialista. E via, scio', allontanare i tabaccai e le fabbriche di sigarette, le torrefazioni e gli odori di caffè.

Intransigenze alla Putin? Per niente. In alcune zone del Canada e degli Usa, da anni, hanno messo al bando i profumi: dicono che disturbino l' olfatto. Avete mai fatto caso che certi prodotti già riportano la scritta "non profumato"? In alcuni uffici sono vietati persino deodoranti e dopobarba e colluttori. A Ottawa i mezzi pubblici sono interdetti a chi usa l' acqua di colonia: i profumi hanno cominciato a nutrire le stesse ossessioni maturate contro il fumo e sono stupidamente associati a batteri e a sostanze inquinanti. Sono stati chiusi centinaia di panifici e tostature di caffè, e questo anche negli Usa, e vedrete che - more solito - le peggiori fobie d' oltreoceano presto o tardi sbarcheranno anche qui. Alcune chiese cattoliche hanno già abolito l' incenso (l' incenso passivo) e persino le candele. Hanno già inventato una malattia senza senso (la "sensibilità chimica multipla") che associa ogni odore a un campanello d' allarme. Figurarsi se prima o poi non spunteranno associazioni di allergici ai forni a legna: andranno dai vari Santoro e grideranno tutta la loro indignazione per le malattie dei loro figli. Anche lasciando da parte l' inquinamento, laddove il benessere crea allergie praticamente a tutto (quella al glutine è solo l' ultima) è chiaro che i forni a legna hanno le pizze contate.

La gaffe tremenda dello chef italiano con Amal Clooney: quell'offerta umiliante. Lei sbrocca e lo fulmina

La gaffe tremenda dello chef italiano con Amal Clooney: quell'offerta umiliante. Lei sbrocca e lo fulmina



Ci sono regali che proprio non dovrebbero essere fatti a donne come Amal Clooney, moglie dell’attore George ma soprattutto avvocato di fama mondiale specializzata in diritto internazionale e cause sui diritti umani. Avrebbe dovuto pensarci due volte Sal Scognamillo, chef del Patsy’s Italian Restaurant di New York, che si è permesso di  offrire ad Amal una copia del suo ultimo libro di cucina. La signora Clooney era arrivata già provata nel ristorante della 56ma strada, dopo una giornata in compagnia della suocera. Con lei è entrata nel locale e davanti all’offerta del dono ha risposto: “Pensi che io cucini? No, non cucino. Ti aspetti che impari?”.

La benedizione del Papa: "Basta guerre" L'appello su lavoro, immigrazione e Libia

La benedizione del Papa: "Speranza per i disoccupati. Basta con le stragi del terrore"




È stato un appello alla pace quello lanciato da Papa Francesco nella tradizionale benedizione Urbi et Orbi nel giorno di Natale da piazza San Pietro. Nell'anno del Giubileo della Misericordia, il pontefice ha richiamato l’attenzione sui conflitti nel mondo, con particolare attenzione a quello tra israeliani e palestinesi, ma anche agli indifesi come donne vittime di violenze e i bambini costretti a combattere come soldati. Dove nasce Dio, nasce la speranza - ha detto il papa - Lui porta la speranza. Dove nasce Dio, nasce la pace. E dove nasce la pace, non c'è più posto per l'odio e per la guerra. Eppure proprio là dove è venuto al mondo il Figlio di Dio fatto carne, continuano tensioni e violenze e la pace rimane un dono da invocare e da costruire. Possano Israeliani e Palestinesi riprendere un dialogo diretto e giungere a un'intesa che permetta ai due Popoli di convivere in armonia, superando un conflitto che li ha lungamente contrapposti, con gravi ripercussioni sull'intera Regione"

Guerre - “L'attenzione della Comunità internazionale sia unanimemente rivolta a far cessare le atrocità che, sia in quei Paesi come pure in Iraq, Yemen e nell’Africa subsahariana, tuttora mietono numerose vittime, causano immani sofferenze e non risparmiano neppure il patrimonio storico e culturale di interi popoli. Il mio pensiero va pure a quanti sono stati colpiti da efferate azioni terroristiche, particolarmente dalle recenti stragi avvenute sui cieli d'Egitto, a Beirut, Parigi, Bamako e Tunisi”.

Lavoro - "In questo giorno di festa, il Signore ridoni speranza a quanti non hanno lavoro, e sono tanti, e sostenga l'impegno di quanti hanno responsabilità pubbliche in campo politico ed economico affinché si adoperino per perseguire il bene comune e a tutelare la dignità di ogni vita umana".

Carcerati - "Il Signore doni particolarmente ai carcerati di sperimentare il suo amore misericordioso che sana le ferite e vince il male. Dove nasce Dio, fiorisce la misericordia. Essa è il dono più prezioso che Dio ci fa, particolarmente in questo anno giubilare, in cui siamo chiamati a scoprire la tenerezza che il nostro Padre celeste ha nei confronti di ciascuno di noi”.

Immigrazione - "Non manchi il nostro conforto a quanti fuggono dalla miseria o dalla guerra, viaggiando in condizioni troppo spesso disumane e non di rado rischiando la vita. Siano ricompensati con abbondanti benedizioni quanti, singoli e Stati, si adoperano con generosità per soccorrere e accogliere i numerosi migranti e rifugiati”.

La svolta nella strage dell'Airbus russo Annuncio da Mosca: "Ecco i colpevoli"

Airbus russo, la svolta. L'annuncio da Mosca: "Conosciamo i colpevoli"



Il capo del Servizio di sicurezza federale russo, Alexander Bortnikov, ha annunciato che il governo di Mosca ha individuato i colpevoli dell’abbattimento dell’aereo russo abbattuto sulla penisola del Sinai, in Egitto lo scorso ottobre. Nell’attentato morirono 224 persone e solo pochi giorni fa sono state aperte le scatole nere. I media  russi hanno riferito che il governo di Vladimir Putin non ha ancora reso noti i nomi dei presunti gruppi terroristici. L’annuncio però arriva poco dopo l’annuncio che Russia e Stati Uniti hanno trovato un accordo sui maggiori gruppi che devono essere considerati terroristi in Medi Oriente. Il dettaglio è stato confermato dall’agenzia Novosti, citando il vice ministro degli Esteri russo Gennady Gatilov

Terrore in sacrestia: picchiato un prete Rissa con i ladri, il furto la notte di Natale

Terrore in sacrestia: picchiato un prete. Rissa con i ladri, il furto la notte di Natale


Don Massimo Malinconi

Il parroco di San Pietro a Mezzana, a Prato, Massimo Malinconi, è stato aggredito e picchiato la scorsa notte, poco dopo la messa di Natale, da quattro persone vestite di nero e con il passamontagna in testa. Il prete li ha sorpresi sulla porta della canonica e avrebbe reagito ingaggiando una colluttazione. Uno dei quattro lo avrebbe minacciato con un cacciavite. I quattro, prima di essere sorpresi, hanno portato via le donazioni raccolte per i bimbi orfani dell'Africa. È stato lo stesso prete a raccontare della brutta avventura con un post sulla sua pagina Facebook: «Tornato ospedale con qualche punto in testa...è un po scioccato.....una brutta esperienza....erano vestiti con passamontagna e calzamaglia....qualche cazzotto l'hanno preso......il rammarico hanno rubato i sodi destinati ai bambini di kondoa....non tanti ma insomma». Il parroco è stato medicato all'ospedale per una ferita alla testa e contusioni e subito dimesso. Sul posto è intervenuta una volante della polizia.

Bechis smaschera papà Boschi: "Cosa ha fatto prima del crac Etruria"

Bechis smaschera papà Boschi: "Cosa ha fatto prima del crac Etruria"


di Franco Bechis
@FrancoBechis



Le cifre le ha fornite a memoria, senza nemmeno leggere gli appunti che si era preparata la notte prima, la stessa Maria Elena Boschi il giorno in cui si è difesa alla Camera dalla mozione di sfiducia presentata su Bancopoli dal Movimento 5 stelle. «Come è noto», ha spiegato il ministro dei Rapporti con il Parlamento, «io posseggo, o sarebbe meglio dire possedevo, 1.557 azioni di Banca Etruria che ho acquistato a un valore di poco inferiore a un euro ciascuna, quindi avevano un valore iniziale di circa 1.500 euro.

Anche i membri della mia famiglia hanno dei piccoli pacchetti azionari in Banca Etruria. Come consente la legge non hanno fornito informazioni sui loro titoli, ma sicuramente non si offenderanno se lo farò io oggi in questa aula. Mio padre possiede, o meglio possedeva, 7.550 azioni di Banca Etruria, mia madre 2.013, mio fratello Emanuele 1.847 e mio fratello Pierfrancesco 347».

In quel discorso c' era di sicuro un passaggio non corrispondente alla verità: la legge non consentiva a nessun membro della famiglia Boschi di nascondere le informazioni su quelle azioni. Non perché familiari di un membro del governo (lì possono invocare la legge sulla privacy), ma perché componenti il nucleo familiare di un «soggetto che svolge funzioni di amministrazione, di controllo o di direzione in un emittente quotato». Quindi quelle azioni non avrebbe dovuto rivelarle la Boschi in aula solo una volta messa spalle al muro sullo scandalo. Ma era obbligatorio rendere pubblico ogni acquisto e ogni vendita compiuto fra il 2011 quando papà Boschi è entrato nel consiglio di amministrazione della Banca popolare dell' Etruria, diventandone poi membro attivo del comitato esecutivo e vicepresidente nella primavera 2014, fino alla fine di gennaio 2015 quando è decaduto per il commissariamento deciso da Banca di Italia (e solo obbligatoriamente controfirmato dal ministero dell' Economia).

Bene, nella sezione internal dealing di Banca Etruria dove quegli acquisti/vendite di azioni dovevano essere registrati e resi pubblici, i conti non tornano. Nessuno dei pacchetti dei tre figli è stato registrato e reso pubblico, quindi c' è da supporre che gli acquisti siano avvenuti prima del 2011.

Mancano nelle dichiarazioni della figlia altri acquisti e sottoscrizioni da parte dei genitori comunicate invece al mercato, e c' è una grande differenza fra il possesso azionario di papà Boschi comunicato nelle varie relazioni sulla remunerazione degli amministratori fino a metà 2014 e quel dato finale fornito dalla figlia. Al mercato risultavano in possesso di papà Boschi, fra acquisti regolarmente comunicati, operazioni di raggruppamento di azioni intervenute e assegnazione gratuita di azioni in seguito ad aumenti di capitale, circa 20,5 mila azioni di Banca Etruria. Alla fine la figlia dice che ne deteneva 7.550.

Quindi devono essere state vendute sul mercato fra il mese di maggio 2014 e quello di febbraio 2015 le 13mila azioni che mancano. Dopo non sarebbe stato più possibile, perché insieme al commissariamento il titolo è stato sospeso dalle contrattazioni di Borsa e mai più trattato. Il momento della vendita di quelle azioni non è indifferente, al di là del fatto che nessuno può essere diventato ricco con quello. Ma in quel periodo ci sono stati due rialzi extra dei titoli. Il primo in seguito alla presentazione di un' offerta pubblica di acquisto dell' Etruria ufficializzato dalla Banca popolare di Vicenza a un euro per azione.

Fu proprio il cda di cui Boschi era vicepresidente a respingere quella proposta senza mai motivarne le ragioni, e senza convocare una assemblea degli azionisti per fare approvare la decisione. Il titolo crollò. Si è poi ripreso solo nella seconda metà di gennaio 2015 proprio grazie alle prime voci sul decreto Renzi che trasformava in società per azioni le banche popolari. In 15 giorni il titolo dell' Etruria mise a segno un rialzo record del 68%, doppio a quello registrato dalla migliore delle altre banche popolari coinvolte. Se papà Boschi avesse venduto la maggioranza del suo pacchetto in uno di quei due periodi avrebbe realizzato il meglio possibile di questi anni.

Quel che è certo è che nei bilanci di Banca Etruria sono segnalati i suoi acquisti di azioni: al momento della sua prima nomina ne possedeva appena 1.200. Nel 2012 ne ha acquistate sul mercato altre 9.460, senza vendere nulla. Nel 2013 altro acquisto di 8mila azioni, poi la comunicazione che 3.732 azioni erano state oggetto di operazione di «raggruppamento» e infine la comunicazione dell' arrivo di nuove 5.831 azioni provenienti da un aumento di capitale gratuito. Fra quegli acquisti e il risultato finale comunicato dalla figlia c' è appunto una differenza di 13mila azioni. I conti per altro divergono anche per mamma Boschi, Stefania Agresti, che risulta in Consob avere comunicato il 21 giugno 2013 l' acquisto di 8mila azioni Etruria ciascuna al prezzo di 0,5935. Non risultano vendite fino a maggio 2014. Da lì in poi il buio, perché la documentazione non è aggiornata. Ma se alla fine la figlia Maria Elena dice che mamma ha solo 2.013 azioni, insieme alle 13mila di papà debbono essere state vendute in quei 6-7 mesi a cavallo fra 2014 e 2015 anche 5.987 intestate alla signora Agresti in Boschi.

Terzo tema, anche qui non proprio indifferente rispetto all' andamento della vicenda. Sia papà che mamma Boschi risultano avere comunicato alla Consob la sottoscrizione di obbligazioni senior convertibili nel 2011. Titoli con il tasso fisso del 7%, assai superiore a quello delle famigerate obbligazioni subordinate.

Non grandi importi (fra 5 e 6mila euro), però con un rendimento interessante, e una caratteristica che oggi le differenzia da tutte le altre: la solvibilità. Perchè questi titoli, a differenza delle subordinate, non sono stati azzerati dal decreto del governo Renzi.

Belpietro, schiaffo europeo a Renzi: "C'è la prova: poteva salvare i conti"

Belpietro, lo schiaffo dell'Europa a Renzi: "C'è la prova: poteva salvare i conti"


di Maurizio Belpietro



Adesso c' è la prova. Il decreto salva banche, che poi come si è visto sembra più un salva-papà, non era l' unica strada per mettere in sicurezza i conti correnti dei clienti dei quattro istituti di credito sull' orlo del fallimento. C' era anche un' altra via, quella dell' intervento del fondo di tutela interbancario alimentato da contributi volontari e non obbligatori, ossia di quella rete di salvataggio che il sistema aveva steso trent' anni fa, dopo il fallimento del Banco Ambrosiano, a tutela dei risparmiatori. Purtroppo questa diversa via d' uscita non poteva garantire alle banche circa un miliardo di sgravi fiscali e dunque il governo per non scontentare gli istituti di credito ha preferito scontentare azionisti e obbligazioni delle banche in dissesto, trasformando i loro investimenti in carta straccia.

La prova dell' esistenza di un piano B l' ha fornita incautamente il governo che, dopo le polemiche dei giorni scorsi con cui si tendeva ad attribuire la colpa di quanto successo alla Ue, ha fatto filtrare il contenuto della lettera riservata che gli uffici dell' Unione hanno spedito a Palazzo Chigi tre giorni prima che si varasse il famigerato decreto. E si scopre che quando Matteo Renzi dice di essere stato costretto a intervenire, liquidando le vecchie banche e creandone di nuove da affidare alle cure di un pool di salvatori della patria, non la racconta giusta, perché la soluzione era a portata di mano, a patto però che fosse privata e non con i soldi dello Stato.

Nella missiva indirizzata a Roma, i commissari incaricati di seguire l' affaire in pratica scrivono che se lo Stato decide di garantire i depositi per ricapitalizzare una banca, l' intervento è soggetto alle regole Ue sugli aiuti di Stato e quindi scatterà la risoluzione europea, ma se l' intervento è privato, cioè se lo Stato non mette un euro, la Commissione non ci ficcherà il naso né pretenderà di sanzionare l' operazione. Tradotto: tocca all' autorità italiana decidere il da fare, l' importante è che Palazzo Chigi non apra il portafoglio e non usi quattrini pubblici.

La storia è dunque ben diversa da quella che ci è stata fin qui raccontata. Non era una strada obbligata quella imboccata dal governo. Volendo, se ne potevano percorrere altre, ovviamente a carico del sistema. Ma evidentemente al grosso delle banche di dover mettere mano al portafogli per salvare quattro istituti travolti dal crac non era una prospettiva che piaceva, dunque si è preferito liquidare Etruria, Banca Marche CariFerrara e CariChieti cedendo in blocco le attività a nuove entità, le quali, liberate dai crediti incagliati potevano essere finanziate da altre banche senza che queste dovessero passare sotto la tagliola di Bruxelles. Non solo: l' intervento di salvataggio potrà premiare i partecipanti con un recupero Ires che secondo stime oscillerà tra i 900 e 1200 milioni. Insomma, le banche con una mano mettono e con l' altra prendono.

Chi invece perde tutto sono gli azionisti e gli obbligazionisti, che sono i veri gabbati di tutta questa faccenda. Il sistema che ha inventato i derivati, i subordinati e i certificati si salva e può ricominciare da capo senza problemi. I risparmiatori che si sono fidati cascando nella truffa, al contrario si leccano le ferite. Per lo meno se le leccano coloro i quali non si sono lasciati prendere dalla disperazione, come il pensionato di Civitavecchia che dopo aver appreso di aver perso ogni risparmio si è impiccato.

E usando il sostantivo truffa non sbagliamo. Nel caso di Luigi D' Angelo, l' ex dipendente dell' Enel che aveva investito i propri risparmi in obbligazioni subordinate e alla fine di novembre si è ritrovato con un pugno di mosche, la Procura ha aperto un fascicolo con l' ipotesi di truffa ai danni del pensionato. Ipotizzando che chi gli abbia venduto i titoli non sia stato corretto nell' informarlo dei rischi che si stava assumendo con l' investimento.

Nel mirino ovviamente ci sono i famosi modelli di valutazione dell' investitore, questionari che vengono fatti sottoscrivere alla clientela senza che questa sia in grado di valutare ciò che sta firmando. In genere si tratta di documenti che mettono al riparo la banca da un' azione di responsabilità qualora ci siano perdite: di certo non mettono al riparo il risparmiatore. Nel caso di Luigi D' Angelo è molto difficile che un anziano impiegato fosse in grado di valutare che cosa il consulente gli stesse proponendo e quali fossero i pericoli di un investimento costituito al cento per cento di obbligazioni subordinate. Tuttavia questo, oltre che argomento da Procura, sarà argomento da approfondire con la commissione parlamentare d' inchiesta. Che, se mai vedrà la luce, avrà il compito di fare piena chiarezza su tanti misteri dei crac bancari italiani. Speriamo che il 2016 sia l' anno giusto per illuminare i fattacci.

venerdì 25 dicembre 2015

Un documento terrorizza il mondo: "Nel 2016 una epocale tragedia"

Un documento terrorizza il mondo: "Nel 2016 una epocale tragedia"



Che cosa ci aspetta, o che cosa ci potrebbe aspettare, nel 2016 che è alle porte? Una risposta, spaventosa, ha provato a darla l'autorevole agenzia di stampa Bloomberg, che ha recentemente pubblicato la Guida pessimista al mondo nel 2016. Un "gioco", se proprio così lo vogliamo chiamare, in cui si prova ad immaginare che cosa potrebbe andare male il prossimo anno. Previsioni, va da sé, basate sulla più stringente attualità.

Dunque, passiamo in rassegna i possibili orrori dei prossimi dodici mesi. Si parte dal Medio Oriente, dove le tensioni potrebbero esplodere, riportando il prezzo del petrolio oltre i 100 dollari al barile, con nefaste conseguenze per le nostre economie. Si passa poi nel Regno Unito, dove David Cameron potrebbe anticipare il referendum per uscire dall'Ue, e perderlo.

C'è poi la minaccia informatica: Bloomberg ipotizza che hacker russi e iraniani possano attaccare le banche occidentali, generando il caos. La Ue si potrebbe spaccare sui rifugiati, e il trattato di Schengen potrebbe tramontare: tornano le frontiere. E ancora, Israele, che potrebbe attaccare le postazioni nucleari in Iran: l'accordo tra Teheran e Stati Uniti potrebbe saltare.

Si continua con Vladimir Putin, che potrebbe mettere all'angolo Washington nella soluzione della crisi siriana e promuovere un regime favorevole a Mosca. Quindi Parigi, nel mirino non dei terroristi, ma del clima: potrebbero verificarsi fenomeni estremi legati ai fenomeni climatici. Si passa alle Americhe: in America Latina entrano in grave crisi Brasile, Venezuela e Argentina, il continente si avvia verso il declino. Infine, negli Usa, Donald Trump potrebbe diventare presidente.

Ipotesi, scenari, previsioni, altre plausibili ed altre meno. Circostanze quantomeno verosimili e alcune assai spaventose. Si pensi, infatti, a ciò che è accaduto nel 2015 e a cui nessuno, forse, avrebbe pensato: Charlie Hebdo, la crisi greca, la guerra in Ucraina, la dissoluzione della Siria, la crescita dell'Isis, i rifugiati, gli attacchi terroristici. Dunque, attenzione.

Renga cancellato. La rivincita di Ambra: nuovo amore (super-vip). Chi è / Guarda

Renga? Subito cancellato. La rivincita di Ambra Angiolini: la soffiata sul nuovo amore (super-vip). Chi è lui

Piergiorgio Bellocchio

La separazione da Francesco Renga, recentissima, la ha fatta piangere e disperare. Ambra Angiolini ferita per la rottura, insomma. Ma su Oggi si leggono indiscrezioni su una possibile e immediata "rivincita". Il rotocalco, infatti, lascia intendere che all'orizzonte ci sia un ritorno di fiamma. Si legge, infatti: "È vero che Ambra Angiolini, fresca di separazione da Renga, negli ultimi tempi ha rivisto l'attore Piergiogio Bellocchio con cui si dice abbia avuto un flirt in passato? Ah, saperlo...".

La spifferata di Gigi D'Alessio sul Festival di Sanremo: quella frase-verità sulla Tatangelo. E spunta un'altra sexy Vip

La spifferata di Gigi D'Alessio sul Festival di Sanremo: la frase sulla Tatangelo... e spunta un'altra sexy Vip


Una frase sibillina scritta su Facebook da Gigi D'Alessio ha scatenato il gossip sulle donne che affiancheranno Carlo Conti sul palco del Festival di Sanremo 2016. Scrive il settimanale Diva e Donna che sul social il cantante napoletano ha scritto: "Io e Anna non abbiamo candidato nessun brano per il Festival, né singolarmente, né in coppia!". Quella che sembrava una cocente esclusione, si sta invece rivelando un'indiscrezione che vorrebbe proprio la Tatangelo prossima valletta, o co-conduttrice, all'Ariston. Con lei un altro nome molto chiacchierato, quello di Vanessa Incontrada.

Allegri promuove una star, ne umilia due Ora alla Juve rischia di scoppiare il caos

Una star promossa, due umiliati. Allegri parla, è caos alla Juve



Ad inizio stagione in pochi, forse pochissimi, avrebbero scommesso sulla Juventus a soli tre punti dall'Inter capolista. La partenza per la squadra di Massimiliano Allegri è stata un incubo a occhi a aperti per i tifosi bianconeri, ormai rassegnati all'idea che il ciclo di vittorie si fosse ormai chiuso. C'è chi ha parlato dell'appetito ormai passato a chi andava in campo ormai sazio, chi come Allegri lo dice allora e lo ripete oggi al Corriere della Sera: "Ci siamo ritrovati con 10 giocatori nuovi e con l'incertezza di aver perso le certezze".

Certo la la Juve era diventata orfana da un giorno all'altro di Pirlo, Tevez e Vidal, per citare i più in vista, ma nella campagna acquisti non aveva lesinato colpacci a suon di milioni. Anzi una delle frustrazioni più forti per i tifosi juventini era quel giovanissimo Paulo Dybala, classe 1993 e fresco di 21 gol firmati al Palermo l'anno prima. Per cederlo Zamparini aveva preteso (e ottenuto) ben 40 milioni e intanto Allegri lo usava con il contagocce, scatenando l'irritazione dello stesso Zamparini: "Paulo non può essere ingabbiato - aveva detto a Tuttosport lo scorso ottobre - per risultare decisivo deve avere libertà di inventare. Messi nel Barcellona - aveva azzardato - deve andarsi a prendere la palla a centrocampo? No, giocano per lui, per liberare il suo estro. Dybala - insisteva - deve giocare e fare quello che vuole, basta".

La risposta di Allegri pochi giorni dopo è stata cauta e misurata: "Giocare nel Parlermo è diverso - aveva detto alla Gazzetta dello Sport - Dybala lì era un leader, qui non possiamo pretendere che lo sia. Ha 21 anni, ha grandi qualità, a Palermo giocava prima punta, qui ha meno spazio per giocare il calcio. Nessuno mette in dubbio le sue qualità, diventerà un campione". Dopo un paio di mesi, la pazienza del tecnico bianconero sembra esser stata premiata con Dybala a segno otto volte solo in campionato e con prestazioni più convincenti. Alla domanda se è sorpreso della crescita dell'attaccante, Allegri ha risposto: "Molto. Ma basta guardarlo negli occhi per capire che ha la voglia e la determinazione di raggiungere l'obiettivo". Un corteggiamento lungo e complicato che alla fine sembra essere sfociato in un amore appassionato, con buona pace dei pupilli di inizio campionato: "Ha più istinto killer di Morata e Pogba, perché ha fatto la gavetta".

Rossi umilia Balotelli e Pirlo: così il Dottore li straccia senza pietà. Anche se Supermario...

Rossi umilia Balotelli e Pirlo: così il Dottore li straccia senza pietà. Anche se Supermario...


Rossi umilia Balotelli e Pirlo: così il Dottore li straccia senza pietà. Anche se Supermario...

Valentino Rossi avrà anche perso in pista il duello contro Jorge Lorenzo nel Mondiale di Motogp, con quel vergognoso biscottone nella gara di Valencia complice l'altro spagnolo, Marc Marquez, ma quando il Dottore si misura con tutti gli sportivi in popolarità, non ci sono rivali. I dati dei social network del 2015 hanno incoronato il campione di Tavullia come il più popolare in Italia. Su Facebook, la pagina ufficiale di Rossi può vantare ben 12 milioni di fan, solo 10 per il milanista Mario Balotelli e ben più staccato Andrea Pirlo con 7,8 milioni. Non c'è gara anche su Twitter, dove l'account di Vale è seguito da 4 milioni di follower, mentre quello di Balotelli ne registra 3,7. Segue anche qui in terza posizione Pirlo con 2,1. L'ultima sfida da vincere resta quella su Instagram, dove Supermario può vantare più seguaci di tutti con 3,3 milioni, mentre il Dottore ne ha 2,4. A sospresa in terza posizione c'è Stephan El Shaarawy con 1,5 milioni di follower.

Crac Banche, ci sono miliardi di Etruria che fanno gola al finanziere renziano

"È l'affare della vita". Crac Banche, ci sono miliardi che fanno gola al finanziere renziano


"È l'affare della vita". Crac Banche, ci sono miliardi che fanno gola al finanziere renziano

La faccia più nota dell'ultimo scandalo bancario è quella delle migliaia di investitori rimasti con carta straccia in mano per l'azzeramento delle obbligazioni subordinate dopo il decreto salva-banche. Ma ce n'è una meno conosciuta, ma non per questo meno interessante della questione e riguarda i crediti deteriorati, cioè quei crediti "marci", scrive il Giornale, che saranno convogliati nella bad bank sotto la gestione della Banca d'Italia. Tecnicamente si chiamano "non performing loans" e il prezzo fissato per loro è stato di 1,5 miliardi, a fronte di 8,5 miliardi di valore iniziale. Uno sconto da offerta speciale che secondo le prime stime potrebbe procurare a chi se li accaparrerà una cifra intorno ai 2 miliardi di euro. In uno sfogo sul Corriere della sera, l'ex presidente di Banca Etruria, Giuseppe Fornasari, ha definito: "L'affare della vita" visto che "il valore dei crediti deteriorati è stato abbattuto dell'85%".

In attesa - A puntare quell'"affare della vita" ci sono diverse società specializzate nel recupero crediti problematici, tra le quali Cerved Group, Fortress, Active Capital e Az Holding. A questo elenco va aggiunto un nome più noto di altri, quello di Davide Serra, il finanziere renziano doc che si sarebbe dimostrato interessato a quel tesoretto già in passato. Lo scorso febbraio Milano Finanza aveva riportato che Serra si era fatto avanti con Bankitalia per "acquisire crediti deteriorati del valore nominale di 750 milioni di euro", ben prima del commissariamento della banca. La Algebris Npl Fund 1 di Serra si è poi riproposta una seconda volta, dopo il commissariamento, il che lascia intendere che quell'affare interessa eccome. Recuperare quei crediti non è lavoro da tutti, ma un piccolo aiuto è arrivato anche dal governo amico per Serra e colleghi. Nello scorso agosto, ricorda il sito Linkiesta.it, il governo Renzi aveva firmato una legge che accelerava i tempi di pignoramento degli immobili dei debitori, un bel sostegno nella riduzione dei tempi e quindi nel guadagno per gli esperti di credit management.

"Mentana, ci vediamo in tribunale" chi è il big della tv che lo attacca

"Mentana ci vediamo in Tribunale" . Il big della tv lo porta alla sbarra

"Mentana ci vediamo in Tribunale" . Il big della tv lo porta alla sbarra

Replica duramente a Enrico Mentana il consigliere della Rai Carlo Freccero: "Ma come si permette di darmi del lottizzato? Sto pensando di citarlo in giudizio". In una intervista a Il Fatto Quotidiano Freccero risponde al direttore del TgLa7 che aveva attaccato i partiti dicendo: "Quando è stato formato il Cda hanno accettato tutti una logica lottizzatoria, 5Stelle compresi"."Mentana è troppo presuntuoso", sbotta Freccero. "Io mi ricordo quando venne scelto da Silvio Berlusconi durante un congresso del Psi, su spinta proprio dei socialisti: c'ero anche io lì. Quello che ha detto è scandaloso, lo citerò in tribunale".

Tornando poi alla Rai, Freccero boccia a metà la riforma: "Rappresenta un rischio enorme, ma è anche un' opportunità" e ammette: "Il renzismo dilaga anche nei programmi della Rai". Qui "è in atto una rivoluzione tecnologica", "non è più solo la tv generalista, facile da lottizzare, ma è un insieme di televisioni. E allora ci si deve augurare che i nuovi canali, con il loro pubblico più evoluto, non finiscano nelle mani dei partiti". Anche perché in questo momento in Rai "non ci sono programmi di satira, non c'è uno scatto artistico. In questa Rai non è possibile fare i baffi alla Gioconda, per così dire. E ci sono trasmissione insopportabilmente renziane, come Petrolio: l'ultima puntata pareva un manifesto della Leopolda".

giovedì 24 dicembre 2015

Caivano (Na): L'Arch. Sirico al nostro blog: Vicino ai caivanesi, sempre. Auguri di Buon Natale e Felice Anno nuovo

Caivano (Na): L'Arch. Sirico al nostro blog: Vicino ai caivanesi, sempre. Auguri di Buon Natale e Felice Anno nuovo




a cura di Gaetano Daniele


Arch. Luigi Sirico
Consigliere PD
Leader Centro Sinistra

L’architetto Luigi Sirico, candidato a sindaco alle ultime elezioni amministrative e attuale leader dell’opposizione nel Consiglio Comunale di Caivano, augura ai lettori e al direttore del  blog il Notiziario sul web, un sereno Natale e un felice anno nuovo.

Cari lettori, caro direttore
Mancano ormai pochi giorni alla fine di un anno, che spero sia l’ultimo di un periodo difficile per l’Italia, ma soprattutto per il Sud e ovviamente per Caivano.

Per questo faccio a tutti i miei migliori auguri, di un nuovo anno che possa essere foriero di felicità e di maggiore fiducia nel futuro.

I miei vogliono essere auguri non rituali, non di circostanza. Credo davvero, ma con l’ottimismo della ragione, che il 2016 possa rappresentare un anno di svolta per il nostro Paese.

Le misure a favore del Mezzogiorno contenute nella legge di stabilità approvata pochi giorni fa, fanno ben sperare. Il credito di imposta a favore delle imprese che reinvestano gli utili, l’esonero dai contributi per le nuove assunzioni, il fondo di garanzie per le piccole e medie imprese, i 600 milioni per la lotta alla povertà e i 500 per la riqualificazione e la sicurezza delle periferie, sono la dimostrazione di una rinnovata attenzione da parte del Governo nazionale per una questione meridionale ma archiviata.

A ciò si associa l’azione della nuova amministrazione regionale, che credo abbia tutti i numeri per fare bene la sua parte. Pochi giorni fa, durante un incontro con gli imprenditori della zona industriale di Caivano, il presidente De Luca ha ribadito il proprio impegno per questi territori: a partire dal risanamento ambientale con la rimozione delle eco balle (per le quali il governo ha stanziato 450 milioni in tre anni), al rilancio delle aree industriali, su cui la Regione intende investire alcune decine di milioni, a partire da Caivano.

Ovviamente le amministrazioni locali saranno chiamate a fare la loro parte. I Comuni dovranno dimostrare di essere all’altezza delle aspettative dei cittadini e dei compiti che essi hanno loro affidato. Si tratterà di utilizzare in modo efficace le risorse finanziari che si renderanno disponibili con la nuova programmazione europea e di avere quindi una idea strategica, lungimirante, “alta” (nel senso: all’altezza) delle sfide che il futuro ci riserva. Ne va dello sviluppo economico e sociale delle nostre comunità e del futuro di tanti nostri giovani.

A contrario, il rischio è affogare nella palude della gestione della miseria quotidiana. Con le “garette” a cottimo fiduciario, al massimo, se va bene, si stabilizza il consenso, ma si perdono di vista i più ampi orizzonti dello sviluppo economico  e si finisce con il divorare, come Crono, anche il futuro e le speranze dei propri figli.

Per questo spero che a Caivano si cambi rotta. Sono, ancora più oggi, indispensabili: efficienza amministrativa, rigore nelle procedure, efficacia dell’azione amministrativa, e soprattutto un po’ di competenze, per poter affrontare e superare i  ritardi, anche culturali, che questi territori si trascinano dietro come zavorre da decenni.

Ma mi assale poi il dubbio: il mio ottimismo della ragione può trovare ospitalità a Caivano? Vorrei tanto sbagliarmi.

Con affetto
Luigi Sirico 

La irresistibile ascesa di Mara Carfagna Berlusconi ha deciso: come la incorona

La irresistibile ascesa di Mara Carfagna. Il Cav ha deciso: come la incorona



Un Silvio Berlusconi più attivo che mai. Il messaggio di Natale, l'attacco a Renzi, l'intervista a QN in cui spiega di restare in campo e che "ho intenzione di procedere a un rinnovamento radicale dei vertici, sia per quanto riguarda i gruppi parlamentari sia per il partito". Ecco, soffermiamoci su quest'ultimo punto. Già, perché nonostante le smentite di rito, il Cav continua ad essere molto arrabbiato con i due capigruppo, Brunetta e Romani, per la gestione del voto di sfiducia su Maria Elena Boschi (e non solo per quello). Il Corriere della Sera, ora, spiega che chi gli ha parlato assicura che ora Berlusconi fa sul serio. Ovvero, il cambio di capigruppo sarebbe dietro l'angolo: Brunetta è a rischio, e come già si è detto e scritto, per il suo posto in pole position ci sarebbe Mara Carfagna. L'investitura dell'ex ministro è sempre più forte, le sue quotazioni salgono di ora in ora. Più complicato, invece, il cambio di Romani: i suoi possibili sostituti, comunque, sarebbero Mandelli o Bernini.

Umiliati dal prete che li ha sposati: "Belen e Stefano? Sono solo due..."

Umiliati dal parroco che li ha sposati: "Belen e Stefano? Sono solo due..."


Belen Rodriguez e Stefano De Martino

Dopo indiscrezioni, voci, insinuazioni e accuse più o meno velate, nell'affaire Belen Rodriguez-Stefano De Martino, freschissimi di "separazione dell'anno", si inserisce a gamba tesissima Don Benigno Sulis, il parroco che ha celebrato il loro sfarzosissimo matrimonio nel settembre 2013. Il prete è stato raggiunto da La Zanzara di Radio 24, e dopo aver premesso che della questione non voleva parlare ("Mi sono consultato con il fiorista della cerimonia e abbiamo deciso di non rispondere a nessuno"), pungolato da Giuseppe Cruciani, si è sbottonato: "Non sono sorpreso dalla dichiarazione", ha premesso. Don Sulis aggiunge che "non sono per niente arrabbiato, anche se dopo il matrimonio sono stato trasferito". Cruciani chiede perché, a suo parere, si sono sposati in chiesa, e il parroco: "Lei cerca in tutti i modi di farmi rispondere. Ci sono cose più importanti, altro che Belen". Ma infine arriva la stoccata: ma sono due poveracci? Don Benigno Sulis rompe gli indugi: "Sì, sono due poveracci. Ma non da un punto di vista economico". Un giudizio tranchant.

il Notiziario sul web, gli Auguri dell'Amministratore Gaetano Daniele

il Notiziario sul web, gli Auguri dell'Amministratore del blog Gaetano Daniele 


Gaetano Daniele
Amministratore il Notiziario sul web

E' il mio quinto Natale da amministratore del blog il Notiziario sul web. Sono felicissimo di condividere con tutti voi, lettori, questo percorso, che si è snodato attraverso un percorso fatto di successi, in termini di visualizzazioni, (un milione e quattrocentomila visualizzazioni con Google, e circa ottocento trentamila visualizzazioni con blogger), insomma, di grandi traguardi raggiunti a piccoli passi. Pertanto, Auguro a tutte le lettrici e a tutti i lettori del blog il Notiziario, a chi soffre, a chi ci segue da un letto di un ospedale, a tutti i bambini meno fortunati, la mia vicinanza, un Buon Natale di cuore, e un proficuo Anno nuovo. Gaetano Daniele 

Così Renzi uccide Mediaset Mentana inchioda Matteo

Così Renzi ammazza Mediaset. Tutta la verità di Mentana



"Con questa riforma torniamo a prima del 1975, a una Rai che dipende dall'esecutivo. La fonte di legittimazione del Cda è la commissione di Vigilanza, ma soprattutto l'amministratore delegato con pieni poteri è Palazzo Chigi". Enrico Mentana, in una intervista a Il Fatto quotidiano, massacra la riforma: "Non si può dire fuori i partiti da viale Mazzini e poi approvare una legge del genere".

Il problema, spiega il direttore del TgLa7, non è tanto Matteo Renzi - "lui è un premier pro tempore" - quanto il fatto che la riforma "schiaccia ancora di più l'emittente pubblica sotto il peso del potere politico, legandola al governo. E la dipendenza è rafforzata anche dal canone che verrà rastrellato inserendolo in bolletta. Una misura che crea una chiara distorsione nel mercato".

Se è vero infatti che il canone in bolletta è un ottimo rimedio contro l'evasione dall'altra parte frutterà a Viale Mazzini 420 milioni in più. E questo, si chiede Mentana, "che effetti avrà sulla concorrenza con le aziende private? Per di più, in una fase in cui c'è un incredibile calo degli introiti pubblicitari, per tutti". Insomma, la Rai "avrà una forza enorme", rischia di affondare Mediaset e La7 e l'unico modo per arginarla è "fissare un tetto".

Un'altra questione è la lottizzazione: "Il crinale è stato superato la scorsa estate, con la nomina del Cda" conclude Mentana: "In quell'occasione tutti i partiti hanno accettato una logica lottizzatoria. Anche i Cinque Stelle. E fu l'antipasto di quello che è accaduto oggi. Se tutti assieme hanno varato il Parlamento della Rai, è logico che l'esecutivo decida per una Rai legata all'esecutivo".

Milano Troppo inquinamento, per tre giorni scatta il blocco totale del traffico

Smog, a Milano blocco totale del traffico per tre giorni




L'ipocrisia di una giunta, di un modello politico e culturale, si vede in queste occasioni. E' un mese e mezzo che a Milano si registra un'emergenza smog gravissima, con il Pm10 che ormai da settimane è fisso al doppio della soglia d'allarme di 50 metri quadrati per metri cubo. Ebbene, il sindaco Pisapia e la sua giunta hanno lasciato che i milanesi si avvelenassero per bene, soprattutto nei giorni sotto natale, ben consci che l'imporre divieti di circolazione in quei giorni gli sarebbe sicuramente costato qualche voto alle elezioni comunali della prossima primavera. Ma, passate le feste, comprati i regali, mangiato il panettone e con i milanesi (soprattutto quelli più benestanti) che sono per gran parte emigrati altrove, ecco scattare il divieto assoluto di circolazione. Per tre giorni, da lunedì 28 dicembre a mercoledì 30 dicembre (dalle 10 alle 16) non un singolo motore a scoppio privato potrà accendersi entro i confini del capoluogo lombardo. Non servirà assolutamente a un tubo, ma la faccia di tolla dell'ambientalismo è salva. E dei polmoni dei milanesi chi se ne frega.

L'ex di Sposini, drammatica verità: "Stop balle vi dico come sta davvero"

La drammatica verità su Sposini. La ex: "Basta balle, vi dico come sta davvero"



Delle vere condizioni di Lamberto Sposini, in una drammatica intervista a Vanity Fair, parla Sabina Donadio, l'ex compagna del conduttore. Si parte dal giorno dell'ictus: "Le condizioni di Lamberto erano disperate. Quando arrivò al primo ospedale dove lo aveva portato la Rai era praticamente morto: i medici mi dissero che il coma era irreversibile, che non c'era più nulla da fare. Se si è salvato - prosegue - solo grazie al professor Maira, uno dei migliori neurochirurghi d'Italia, che da Firenze rientrò di corsa a Roma e lo operò al Gemelli. Diverse ore dopo l'emorragia, purtroppo - punta il dito -: un ritardo imperdonabile che è agli atti nella nostra causa di risarcimento contro la Rai, perché ha procurato gravi danni".

"Non parla" - Dunque, la Donadio parla delle attuali conduzioni di Sposini: "È lucidissimo, ma non parla. Un grumo di sangue del diametro di sette centimetri ha premuto quattro ore sull'area del linguaggio. Conseguenza: lui capisce tutto ed è in grado di legare, nella sua testa, il significato alla parola, però la parola non esce. Né a voce, dalla bocca viene fuori solo un suono, né in scrittura. Tecnicamente si chiama afasia. Fortunatamente ha una mimica facciale notevole: con gli occhi esprime tutto".

Cure insostenibili - Secondo la ex compagna, "con la logopedia può fare miglioramenti. Nel centro svizzero dove è stato per sei mesi l’ho sentito pronunciare frasi intere. Ma per noi sostenere più a lungo quelle cure non era possibile. Parliamo di oltre trentamila euro al mese e lui aveva uno stipendio buono, ma pur sempre da giornalista. E poi aveva appena usato tutti i suoi risparmi per comprare un casale in Umbria, che oggi non si riesce a vendere".

Causa alla Rai - Non si può non parlare della causa intentata alla Rai, e la Donadio spiega che i rappresentanti della Rai di allora "si sono fatti vivi in ospedale i primi giorni, poi sono spariti. Immagino abbiano scelto di combattere in tribunale per non creare un precedente, ma c’è di mezzo la vita di un uomo, di un padre, prima che di un ottimo professionista. Spero che la nuova Rai di oggi si metta una mano sulla coscienza e apra una trattativa. Non chiediamo di essere ricoperti d’oro, solo di garantire il futuro di Lamberto".

Abbandonato da tutti - Oggi, continua nel racconto, Sposini è solo. "Un po' è anche colpa sua. Era orso, poco disponibile, non si è mai dedicato a coltivare i rapporti, a cominciare da quello con la prima fi glia. I pochi amici che aveva, poi, con la malattia sono scomparsi. E in generale del suo mondo – il giornalismo, la tv – non si è fatto vivo quasi nessuno dopo il primo periodo. Chi continua a scrivergli, e a seguirlo su Instagram, sono le persone normali. Il suo pubblico".

Champagne, sigari e... di nascosto da mamma Michelle il festino proibito di Aurora Ramazzotti / Foto

Aurora Ramazzotti, festa per i 19 anni anni con sigari e champagne



Champagne, sigarette e persino un sigaro cubano: al party per i suoi 19 anni, Aurora Ramazzotti non si è fatta mancare proprio nulla e, come mostrano le foto del settimanale "Nuovo", dopo il brindisi in famiglia ha voluto festeggiare in grande quest’anno appena trascorso, pieno di momenti importanti e di tanti successi“

"Belen è di nuovo single?". E il bomber ex Juve e Inter si precipita da Miami per impalmarla

"Belen è di nuovo single?". E il bomber ex Juve e Inter si precipita da Miami per impalmarla



Le notizie fanno in fretta a fare il giro del mondo, anche se uno come Bobo Vieri non ha certo bisogno del comunicato mandato all'Ansa dall'avvocato di Belen Rodriguez per sapere che la showgirl argentina è tornata single. Sta di fatto che l'ex attaccante di Juventus e Inter ha lasciato Miami per atterrare all'improvviso a Milano, dove è stato accolto dal Tapiro d'Oro di Valerio Staffelli di Striscia la notizia. Vieri può già vantare un ricco curriculum di conquiste con la storiche relazioni con Elisabetta Canalis e Melissa Satta, solo per citare quelle note. Dal canto suo, il bomber ha negato ogni legame tra il suo ritorno e la notizia della separazione tra la Rodriguez e De Martino, anche se a tradirlo è stata proprio l'argentina che pochi minuti dopo l'arrivo di Staffelli è entrata nel locale, fermandosi con lui per fare due chiacchiere.

La batosta (cara) contro Telecom Italia Arriva una maximulta: quanto pagherà

La batosta (cara) contro Telecom Italia. Arriva una maximulta: quanto deve pagare



L’autorità garante della concorrenza e del mercato ha irrogato una sanzione complessiva di 28 milioni di euro, per un’intesa restrittiva della concorrenza in violazione dell’articolo 101 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, a carico di sette società: Alpitel, Ceit Impianti, Sielte, Sirti, Site, Valtellina e Telecom Italia. L’accordo ha riguardato il coordinamento, tra il 5 luglio 2012 e l’1 febbraio 2013, delle offerte economiche e di altre condizioni contrattuali nelle procedure per la selezione dei fornitori predisposte dalle società Wind e Fastweb; nonché quello sulle informazioni relative all’erogazione dei servizi di manutenzione correttiva (cosiddetta assurance). Questa attività viene effettuata per ripristinare il servizio in caso di guasti segnalati dai clienti finali o per malfunzionamenti della rete, a cui Telecom consente di accedere agli operatori telefonici alternativi. A giudizio dell’Antitrust, le condotte lesive della concorrenza consistono nella determinazione coordinata delle condizioni economiche contrattuali e delle informazioni trasmesse al regolatore, con l’obiettivo di limitare il confronto competitivo e prevenire l’evoluzione delle forme di erogazione disaggregata dei servizi tecnici accessori. Questo avveniva in un periodo di evoluzione delle modalità di erogazione dei servizi di manutenzione correttiva che avrebbero potuto determinare una maggiore disintermediazione del servizio. In particolare, prosegue la nota Antistrust, l’istruttoria ha permesso di accertare l’esistenza di incontri e contatti tra le imprese sanzionate, volti a concordare le offerte economiche da presentare a Wind Telecomunicazioni e Fastweb per il servizio disaggregato di manutenzione correttiva end-to-end e, in generale, a condividere un piano di comunicazione univoca relativo alle condizioni di erogazione del servizio. Secondo l’Agcm, inoltre, le condotte esaminate erano idonee ad alterare gli incentivi degli OLO e degli stakeholder, pregiudicando la concorrenzialità del mercato

La bordata del Cav in tv contro Renzi: "Siamo in un regime" e fa una promessa

La bordata del Cav in tv contro Renzi: "Siamo in un regime". E fa una promessa


La bordata del Cav in tv contro Renzi: "Siamo in un regime". E fa una promessa

Silvio Berlusconi torna ad attaccare Matteo Renzi è il suo governo "contro la volontà del popolo" e, in un videomessaggio per gli auguri di fine anno, il leader di Forza Italia rincara la dose: "Non siamo più una democrazia. L’attuale presidente del Consiglio, mai eletto in Parlamento, in forza del voto solo di un italiano su sette, non solamente governa impossessandosi di tutto, da ultimo anche della Corte costituzionale e della Rai, ma cambia anche la legge elettorale e la Costituzione". Il tutto, dice ancora Berlusconi: "per costruirsi una finta democrazia fatta su misura per lui" dove c’è "un solo padrone, un solo dominus". Insomma, "un vero e proprio regime", torna a dire l’ex premier.

La promessa - Promette di avere la ferma intenzione di "adempiere fino in fondo al dovere che mi è stato addossato, in 20 anni, da milioni e milioni di elettori". Insomma, Berlusconi, come avrebbe detto una volta, resta politicamente "in campo" anche se, precisa nel videomessaggio ai suoi sostenitori, lo farà "nel modo più disinteressato perchè, prendendo a pretesto una sentanza politica paradossale sono stato reso incandidabile e ineleggibile, con il voto della sinistra in Senato". L’ex presidente del Consiglio rivendica a Forza Italia il ruolo di "movimento responsabile, non di sola protesta" e annuncia che "proporremo a tutti gli italiani, capillarmente, a quei 26 mln che non hanno votato alle scorse elezioni e che ancora non ne hanno l’intenzione» un programma di centrodestra attualizzato secondo le indicazioni emerse dai focus group proprio con gli elettori moderati persi per strada. Diffuso anche dai tg, il video mostra un Berlusconi a tratti sorridente. Un gigantesco albero di Natale bianco, scintillante di luci e addobbi, a fare da sfondo

mercoledì 23 dicembre 2015

C'è un altro ministro nello scandalo delle banche

C'è un altro ministro nello scandalo delle banche


di Franco Bechis




Non c' era solo Maria Elena Boschi all' interno del consiglio dei ministri di Matteo Renzi ad essere legata a doppio filo a una delle banche coinvolte nel bail in. Lei era azionista della Banca popolare dell' Etruria e del Lazio di cui suo papà Pier Luigi era stato fino al gennaio scorso consigliere di amministrazione e per un anno anche vicepresidente. Una storia quasi parallela a quella di un altro ministro: Dario Franceschini, che guida i Beni culturali ed è stato fra i primi ad annunciare il salvataggio delle banche grazie al decreto legislativo sul bail in. Nel suo caso la banca è un' altra delle quattro di cui hanno salvato il valore per la vendita nascondendo tutte le magagne del passato in una bad bank comune e impoverendo all' improvviso gli obbligazionisti subordinati: la Cassa di Risparmio di Ferrara.

Anche qui fra gli azionisti storici c' era proprio Franceschini. Piccole quote, che valevano poco più di quelle della Boschi (circa 2 mila euro) anche perchè erano state incrementate attraverso acquisti negli anni. Anche qui c' era una storia di famiglia legata a doppio filo con la banca della città natale. Il papà di Dario, l' avvocato Giorgio Franceschini, ex partigiano scomparso nel gennaio 2012, era stato a lungo consigliere di amministrazione della cassa e della fondazione bancaria che la possedeva. Di più. Dal 1957 fino al giorno della morte era stato anche socio della Fondazione, strettamente legato a uno degli uomini simbolo della storia anche recente sia della fondazione che della cassa di risparmio, entrambe guidate a lungo: Alfredo Santini, nei cui confronti i commissari della Banca di Italia hanno avviato una azione di risarcimento attribuendogli responsabilità per danni complessivamente valutati di 177 milioni e 232 mila euro. Certo, papà Franceschini non era al vertice della cassa ferrarese al momento dello scioglimento, e non aveva responsabilità amministrative a differenza di papà Boschi nel dissesto dell' istituto di credito.

Ma le due storie sono davvero parallele, e il miscuglio di interessi nel governo Renzi si amplia anche grazie alla vicenda Franceschini. Se ad Arezzo l' Etruria era considerata la banca dei Boschi, a Ferrara quella cassa era stata la banca dei Franceschini. Un legame addirittura secolare, perchè anche il nonno di Dario aveva avuto un ruolo di primo piano in quelle vicende. Si chiamava Luigi, e fu il commissario giudiziale nominato nel 1928 in seguito al dissesto di quella che veniva chiamata «la banca dei preti», il Piccolo Credito di Ferrara. La liquidò, e continuò ad essere uno dei massimi esperti ferraresi di procedure del credito. E alla fine della seconda guerra mondiale divenne per molti anni consigliere di amministrazione di Carife. Trasmettendo quella passione per la cassa prima al figlio Giorgio, e poi al nipote Dario.

Anche l' attuale ministro del governo Renzi fu infatti socio -designato dal comune di Ferrara- della Fondazione bancaria che possedeva la Carife fra il 1992 e il 2001, lasciando da quel momento da solo il padre nell' assemblea dei soci.

Questo legame a doppio-triplo filo con la cassa ferrarese di Franceschini è emerso anche negli ultimi mesi, quando il ministro è stato il referente dei comitati piccoli azionisti della cassa. Non a caso il suo nome è risuonato più volte fra le pareti della sala in via della Fiera di Ferrara in cui si è svolta il 30 luglio scorso l' assemblea degli azionisti della cassa per approvare l' aumento di capitale da 300 milioni di euro con emissione di warrant per gli ex azionisti riservato al Fondo interbancario di Tutela dei depositi che avrebbe dovuto salvare la cassa di Ferrara. C' era chi se la prendeva con il ministro Franceschini, come il piccolo azionista Franco Mingozzi, che lo accusava di essere stato troppo silente quando nel governo di Enrico Letta sedeva a fianco dell' ex direttore generale della Banca di Italia, Fabrizio Saccomanni, che aveva da poco commissariato quella cassa: «Come cittadino di Ferrara e come azionista Franceschini poteva spendere qualche parola per calmare lo spavento e lo sconcerto che abbiamo vissuto tutti». Ma le associazioni dei piccoli azionisti assicuravano di avere sentito il ministro, che aveva assicurato l' ok del governo al piano di salvataggio in corso.

Quell' assemblea del 30 luglio in effetti è uno dei principali gialli di questa bancopoli. Con soli sei voti contrari l' aumento di capitale fu in effetti approvato e quindi destinato al fondo interbancario. Fra gli atti depositati c' è anche una lettera datata 7 luglio e firmata dal Governatore della Banca di Italia, Ignazio Visco, con la quale si autorizzava «la convocazione dell' assemblea straordinaria degli azionisti e la proroga tecnica della procedura» di commissariamento. Nella lettera si citava esplicitamente l' aumento di capitale riservato al fondo e perfino il nuovo prezzo di emissione delle nuove azioni: 0,2728 euro. Solo alla fine Visco precisava che «l' esecuzione delle delibere assembleari che saranno adottate sulla base del presente provvedimento è condizionata all' esito dell' istruttoria presso la Bce».

Il presidente della Fondazione Carife, Riccardo Maiarelli, decise di votare sì a quell'aumento di capitale sia in base alla lettera di Visco sia in base a un via libera scritto ottenuto dal ministro dell' Economia, Pier Luigi Padoan, che aveva visto a Roma in un incontro favorito proprio da Franceschini. C' era l' ok di Bankitalia, l' ok del governo, ma il piano di salvataggio non è andato in porto. Non si sa per colpa di chi: la Bce? L' Ue? L' unica certezza è che questo non risulta da nessun atto ufficiale scritto. Un finale che oggi rende furiosi i piccoli azionisti con Franceschini. Che però non si è sottratto alla rabbia. L' associazione Amici della Carife sostiene di avergli scritto il 22 novembre, giorno del decreto salva banche e che lui ha risposto. Con Franceschini «è poi seguito uno scambio di messaggi».

L'On. Fucsia Fitzgerald Nissoli al nostro blog: Auguri di Buon Natale e Buon Anno a tutti gli italiani e a tutti i lettori del blogil Notiziario sul web

L'On. Fucsia Fitzgerald Nissoli al nostro blog: Auguri di Buon Natale e Buon Anno a tutti gli italiani e a tutti i lettori del blog il Notiziario sul web


di Gaetano Daniele




On. Fucsia Fitzgerald Nissoli
Per l'Italia


Care Amiche e cari Amici,
ci stiamo avvicinando al Natale e vorrei riscoprire con Voi le parole di Giovanni Paolo II: "Tu che nella Grotta di Betlemme hai proposto agli uomini di ogni tempo un itinerario di amore e riconciliazione illumina l'umanità di oggi a ritrovare la strada che porta ad incontrare l'altro nel dialogo, nell'amore e nel rispetto profondo". Abbiamo tanto bisogno di dialogo, amore e rispetto sia tra noi che nel mondo, per far tacere il suono dei cannoni e creare l'armonia tra le genti.

Il Natale ci porta a riflettere su noi stessi e sul nostro impegno per il bene sia in famiglia che nella comunità dove viviamo e a cercare le nostre radici che per noi che siamo all'estero significa ritrovare nel presepe quelle tradizioni culturali italiane che vedono nella centralità della dignità umana l'orizzonte della nostra azione.

A Natale sentiamo forte l'incontro con Gesù Bambino: è un messaggio di speranza per il mondo e per ciascuno di noi!

Buon Natale e Buon Anno Nuovo a tutti gli Italiani e a tutti i lettori del blog, il Notiziario sul web, diretto da Gaetano Daniele

Pizza, chiusi tutti i forni a legna Il divieto: è caos nel Napoletano

Pizza, chiusi tutti i forni a legna. Il divieto: caos nel Napoletano



Pizza, chiusi tutti i forni a legna. Il divieto: caos nel Napoletano

Siamo nella Terra dei Fuochi, nel Napoletano, terra di pizza e forni a legna. Ma c'è un comune, quello di San Vitaliano, che il forno a legna lo vieta. Una storia incredibile, ma vera, che è finita anche sulla Bbc. Il paese - seimila anime in provincia di Napoli - nell'ultimo anno, secondo il rapporto di Legambiente, ha sforato i limiti di legge delle polveri sottili per 114 giorni (contro, per esempio, gli 86 di Milano e i 59 di Napoli).

Eppure, a San Vitaliano, non ci sono né traffico né fabbriche di una metropoli. E allora, da dove arriva il Pm10 che inquina l'aria? La risposta non è certa, ma il sindaco, Antonio Falcone, un'idea ce l'ha: colpa dei forni a legna. E dunque ha deciso di imporre ai pizzaioli e ai panettieri che li utilizzano di adottare impianti di abbattimento in grado di eliminare almeno l'80% delle polveri sottili, pena lo spegnimento dei forni. Chi non seguirà subito la norma, insomma, dovrà chiudere.

L'ordinanza sarà attiva fino al 31 marzo 2016, per poi riprendere in autunno. Scontata la protesta dei pizzaioli, alla quale si aggiunge anche quella dei cittadini. Semplice la loro teoria: "Non possiamo essere noi la causa dello smog, Napoli ha molte più pizzerie di San Vitaliano e non raggiunge tali livelli di inquinamento". Ma tant'è: nel Napoletano, ora, il forno a legna è vietato (o quasi).

FERMI TUTTI, C'È IL NOME Belen, chi è il nuovo uomo (smascherato dai messaggini)

Belen, chi è il nuovo uomo. Smascherato dai messaggini



Belen, chi è il nuovo uomo. Smascherato dai messaggini

Perché Belen e Stefano De Martino hanno deciso di separarsi ora e perché lo hanno fatto a poche ore dal Natale, attraverso un comunicato stampa all'agenzia Ansa? Difficile dare una risposta certa. Ma secondo gli ultimi rumors sembra che la showgirl argentina e il marito ballerino - fra i quali "naturalmente resteranno immutati la stima e l'affetto reciproci e la comune volontà di mantenere un rapporto sereno, anche nell'interesse del figlio" - si siano detti addio in fretta e furia per colpa di lui. Cioè, è stato lui a volere la separazione. Non solo. Secondo Oggi.it Belen avrebbe già un altro uomo.

Al momento il nome è top secret. Ma c'è chi azzarda: c'è solo una persona che dalla vita di Belen non è mai uscito ed è il suo ex fidanzato Marco Borriello. Il calciatore del Carpi avrebbe scatenato la crisi fra la Rodriguez e De Martino dopo che quest'ultimo ha scoperto uno scambio di messaggi fra lui e la moglie la primavera scorsa...

"Michael Schumacher adesso cammina" La voce (e la furia della manager)

"Schumi ora cammina". La voce dalla Germania fa infuriare la manager




Il muro di protezione della famiglia e dello staff di Michael Schumacher sulle sue condizioni di salute è sempre più forte, mentre le speranze dei fan di conoscere buone notizie sul campione tedesco non si spengono mai. L'ultima indiscrezione è stata diffusa in Germania dal settimanale Bunte, secondo il quale Schumi starebbe facendo: "piccoli passi grazie all'aiuto del fisioterapista, e può anche muovere un braccio", anche se lui sia ancora molto provato e dimagrito.

La reazione - Non si è fatta attendere la risposta della manager storica del sette volte campione del mondo di Formula Uno, Sabine Khem, che ha definito "irresponsabili" le indiscrezioni diffuse dal settimanale. In una nota ha chiarito: "Purtroppo siamo obbligati a intervenire per chiarire che la notizia riguardo al fatto che Michael sarebbe in ripresa non corrisponde al vero. Queste speculazioni - ha aggiunto la Khem - sono irresponsabili perché, data la gravità dell'incidente, la protezione della privacy di Michael è estremamente importante. Inoltre queste affermazioni alimentano false speranze".

L'incidente - Il 29 dicembre 2013 Schumacher è stato protagonista di un incidente sugli sci mentre si trovava nella località di Meribel, sulle Alpi francesi, il campione tedesco ha violentemente battuto la testa contro una roccia riportando danni cerebrali che lo hanno portato a uscire dal coma dopo cinque lunghi mesi, da allora l'ex pilota della Ferrari sta lottando per tornare alla normalità; sulle sue condizioni di salute la famiglia ha imposto il massimo riserbo.

Marò, mossa disperata per portarlo a casa Renzi non ce la fa, ecco a chi chiede aiuto

Marò, l'ultima mossa per portarli a casa: Renzi non ce la fa, a chi chiede aiuto




"Ambienti politici romani indicano che Matteo Renzi avrebbe preso un’iniziativa per cercare di dare una svolta alla vicenda dei marò, se non definitiva almeno parziale in attesa del giudizio del collegio arbitrale da poco costituito che dovrà stabilire dove tenere il processo a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre». Lo scrive il Corriere della Sera secondo cui il presidente del Consiglio avrebbe coinvolto nella vicenda il presidente americano Obama, preoccupato "di come il caso stia avendo riflessi negativi sull’ingresso a pieno titolo dell’India nel novero delle potenze mondiali affidabili". Il governo di Narendra Modi darebbe indicazione all’avvocato dello Stato e ai ministeri degli Interni, della Giustizia e degli Esteri di chiedere alla Corte suprema indiana di congelare il caso in attesa dei risultati dell’arbitrato e di liberare Girone, oggi in libertà provvisoria a Delhi, e Latorre, in convalescenza in Italia.

Pensioni, la mazzata nel 2016: ecco chi perderà i suoi soldi

Arriva la mazzata sulle pensioni. Le novità per il 2016: chi perde



L'arrivo del nuovo anno porterà per i lavoratori che andranno in pensione novità importanti che incideranno sull'assegno e i tempi di uscita dal lavoro previsti dall'applicazione della riforma Fornero. Aumenterà l'età anagrafica per la pensione di vecchiaia e gli anni di contribuzione necessari per quella anticipata di quattro mesi. Peggio andrà per le donne che lavorano nel privato, che vedranno slittare la scadenza di un anno e mezzo. Cambieranno i coefficenti di trasformazione con relative penalizzazioni sugli assegni. L'ultima manovra finanziaria ha poi introdotto altre modifiche, ricorda Il Giorno, come la possibilità di lavorare part-time dai 63 anni prima di andare in pensione, fino all'applicazione della no tax area per chi intasca fino a 8mila euro all'anno. E poi sarà applicata la settima salvaguardia per 26.300 esodati.

I tempi - Entro il 2018, la riforma Fornero prevede di adeguare l'età per la pensione per tutti a 66 anni. Oggi questa soglia minima vale già per gli uomini e per le donne che lavorano nella pubblica amministrazione. Nel 2016 le lavoratrici del privato e quelle autonome continueranno a recuperare il gap, anche perché da circa cinque anni l'età pensionabile è stata agganciata al dato dell'aspettativa di vita. Dopo il primo adeguamento del 1 gennaio 2013 di tre mesi, dall'inizio del prossimo anno sarà di quattro mesi. Sulla base di queste condizioni, le lavoratrici dipendenti del settore privato che vorranno andare in pensione dovranno avere almeno 65 anni e sette mesi, quelle autonome 66 anni e un mese. Non va meglio a tutti gli altri, uomini e lavoratrici nel pubblico, che potranno andare in pensione solo a 66 anni e sette mesi. Di pari passo cresceranno anche i requisiti minimi per i contributi richiesti: volendo andare in pensione anticipata, serviranno 42 anni e dieci mesi per gli uomini e 41 anni e dicei mesi per le donne.

Gli assegni - Il sistema dei coefficenti di trasformazione porta vantaggi e meno penalizzazioni man mano che si va avanti nell'età. Dal 2012 sono modificati ogni tre anni, dal 2019 lo saranno ogni due condizionati da una serie di variabili demografiche come aspettativa di vita e indici di mortalità, oltre che economiche, come l'andamento del Pil nel lungo periodo. Dal 1 gennaio 2016, per effetto dei coefficenti di trasformazione, saranno ridotti gli importi delle quote contributive calcolate da gennaio a parità di contributi accumulati ed età anagrafica al pensionamento. 

Parlamento, le "vacanzine" di Natale Lo scandalo: ferie da record, i giorni

Parlamento, le vacanze di Natale. Lo scandalo: i giorni delle loro ferie da record



Lavorare stanca. Soprattutto i parlamentari. Fortuna che con la complicità del Natale, ora, arrivano le vacanze. E che vacanze: roba da quasi-record, roba che i "comuni mortali" si possono scordare: oggi, martedì 22 novembre, è arrivato il via libera dell'Aula al collegato ambientale alla Camera dei deputati, poi il "sciogliete le righe". In ferie fino a lunedì 11 gennaio. Per i deputati fanno 19 giorni consecutivi di vacanza, 10 di ferie se si escludono i festivi, i sabati e le domeniche. Ancor meglio al Senato, che stacca la spina dopo il definitivo ok alla legge di Stabilità e alla riforma Rai. Per i senatori la vacanza è ancora più "grassa": si torna al lavoro il 12 gennaio, per un filotto di 20 giorni a casa. Per inciso, alla Camera si tornerà al lavoro l'11 gennaio alle 11, all'ordine del giorno la discussione generale sul decreto Ilva. A Palazzo Madama si riprenderà il 12 gennaio con tutta calma, nel pomeriggio, con le nuove norme sugli appalti. Lunghe, anzi lunghissime vacanze, alla faccia dei risparmiatori che oggi, riuniti, hanno protestato contro quel governo che li ha lasciati senza il becco di un quattrino.