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mercoledì 27 maggio 2015

Zitti tutti, parla Mariarosaria Rossi Voto, soldi (e Silvio): tutta la verità

Forza Italia, Mariarosaria Rossi: "Una vittoria se togliamo una regione al Pd"





Alla vigilia del voto alle regionali, Mariarosaria Rossi concede una delle sue (rare) interviste. Vicinissima a Silvio Berlusconi, ritenuta una degli esponenti più influenti di Forza Italia, la senatrice si sbottona con il Corriere della Sera, dove fa il punto su tutti i temi della più stretta attualità politica. Come ovvio, si parte dal voto. Le aspettative, tra gli azzurri, sono basse. Molto basse. Talmente basse da spingere la Rossi ad affermare: "Se addirittura riuscissimo a strappare una delle cinque regioni dove governa la sinistra, allora vorrebbe dire che finalmente gli italiani avranno capito che Renzi è solo un grande imbroglione". L'obiettivo, dunque, è quello di strappare una regione e, si suppone, chiudere sul 5-2 (o su un 4-3 che, sì, una vittoria per Forza Italia).

Soldi soldi soldi - Su Renzi, la senatrice azzurra ha le idee chiare. Comunque vada il voto, spiega, "penso che il premier andrà avanti fino alla fine della legislatura. Toccherà a noi con il prossimo governo rimediare ai danni che fino ad allora la sinistra avrà fatto. Nel frattempo - conferma la linea berlusconiana - continueremo a fare opposizione rigorosa su tutto ciò che riteniamo possa essere un danno per gli italiani". La senatrice, nel partito, ha il ruolo di amministratrice: la "spending review" azzurra è passata dalle sue mani (e dalle sue metaforiche forbici). Un compito che le ha attirato parecchie antipatie. La Rossi, però, rivendica con orgoglio i risultati raggiunti: "Ho trovato debiti - spiega -, soprattutto verso le banche. E ancora una volta è toccato al presidente Berlusconi trovare la soluzione. Abbiamo dovuto fare delle scelte dolorose per tagliare i costi e stiamo mettendo in campo progetti ambiziosi che renderanno protagonisti tutti coloro che credono nella nostra battaglia di democrazia e di libertà".

Leader e dissidenti - E ancora, si parla di soldi. Si parla dei contributi che gli eletti con Forza Italia dovrebbero versare al partito. Contributi che latitavano in maniera massiccia e che, ora, latitano un po' meno: "Quando sono arrivata - spiega - la percentuale di chi li versava era attorno al trenta per cento. Oggi stiamo raggiungendo il sessanta. Arriveremo al cento per cento", promette. Dunque si parla del futuro del centrodestra, e la Rossi premette: "Mi risulta difficile poter immaginare per il centrodestra un altro leader che possa sostituire Berlusconi". No, neppure Matteo Salvini. E, per ultima, una frecciata ai dissidenti, a chi come Raffaele Fitto ha rotto e se n'è andato: "Chi non riconosce più in Silvio Berlusconi la guida di tutti noi, che siamo stati eletti grazie ai suoi voti, è logico che vada via. Si sta insieme quando si condivide un progetto comune, quando si condividono gli stessi ideali e gli stessi obiettivi. Comunque penso che, per alcuni che andranno, molti altri torneranno", conclude profetica.

Sicilia, compravendita voti alle reginali 2012: 5 arresti

Sicilia, compravendita voti alle reginali 2012: 5 arresti




I finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria di Palermo hanno eseguito 5 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari emesse dal gip presso il tribunale di Palermo nei confronti di soggetti accusati, a vario titolo, di aver promesso o ricevuto denaro o altre utilità in cambio di voti, per sè o per altri, nell’ambito delle elezioni del 2012 per il rinnovo del Consiglio comunale di Palermo e dell’Assemblea regionale siciliana. Tra i cinque destinatari delle misure cautelari ci sono anche due deputati dell’Assemblea regionale siciliana: Nino Dina, presidente della commissione Bilancio, e Roberto Clemente, componente della stessa commissione. Il terzo arrestato è un ex deputato, il quarto un finanziere, cinque sono tutti agli arresti domiciliari.

Sindaco indignato - "Quanto accade in Sicilia è una vergogna. Anche questo spiega le dimensione dello stato di emergenza istituzionale che sta vivendo la Sicilia". Lo ha detto il sindaco di Palermo e presidente dell’Anci Sicilia Leoluca Orlando, a Sky Tg24, dopo l’arresto di cinque persone, tra cui due deputati dell’Ars, per voto di scambio in relazione alle elezioni del 2012. Dai rifiuti, alla crisi finanziaria dei Comuni sino alla flop della riforma delle province "servita solo a commissariarle: elementi che sono la dimostrazione della grande difficoltà che viviamo. C’è da chiedersi se abbia ancora un senso l’autonomia speciale, considerato che è stata finora utilizzata per non fare le riforme, mentre non è stato impedito che gruppi criminali agissero". 

"Non bisogna assolutamente  criminalizzare tutta la classe politica. Sarebbe un errore". Lo ha detto all’Adnkronos il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta parlando dell’arresto dei deputati siciliani. Ovviamente, come tutti quanti, non conosco i dettagli di una operazione che apprendo solo ora dalle agenzie di stampa. Credo comunque che se la magistratura ha adottato provvedimenti così severi lo abbia fatto in possesso di prove. Noi abbiamo allontanato diverse persone dalla macchina burocratica e pure dall’ex bacino dei Pip. Non è compito della politica giudicare e individuare responsabilità penali ma della magistratura. Non fare l’errore di criminalizzare intere forze politiche o qualunquisticamente tutta la politica. Le responsabilità sono individuali e per esse si risponde davanti ai giudici. Il metodo blindato che ho adottato fin dall’inizio mette al riparo da devianze individuali, in Sicilia anche la politica sta cominciando a cambiare"- 

Sospetti tremendi sui Mondiali di calcio Arresti, tremano i vertici della Fifa

Fifa, arresti dell'Fbi per funzionari: corruzione, riciclaggio e frode telematica sull'assegnazione di due Mondiali. Sepp Blatter indagato





Diversi funzionari della Federcalcio mondiale sono stati arrestati in Svizzera, dove c'è la sede principale, su richiesta degli Usa. Per tutti l’accusa è corruzione, riciclaggio di denaro sporco, frode telematica. L’inchiesta riguarda due decenni di pratiche ai vertici dell’organo di governo del calcio mondiale, comprese le gare per l’assegnazione di due Coppe del Mondo. Si sta abbattendo uno tsunami contro la Fifa e il suo presidente Sepp Blatter, proprio nel giorno in cui i vertici mondiali del calcio si sono riuniti a Zurigo per il primo giorno del congresso annuale. Non una giornata qualsiasi per la politica del calcio, visto che oggi si affrontano il presidente uscente Blatter e il principe giordano Ali bin Al Hussein per la rielezione.

Il blitz - Gli agenti svizzeri in abiti civili, si sono fatti dare le chiavi delle stanze dalla consierge e sono saliti direttamente ai piani per procedere agli arresti. Nessuno ha opposto resistenza e un paio di funzionari sono usciti dall’albergo senza manette. Blatter non risulta incriminato, ma l’inchiesta è sicuramente un brutto colpo alle sue speranze di rielezione. Il voto si terrà venerdì e Blatter si gioca il quinto mandato. La notizia dell’operazione è stata data dal New York Times secondo cui La magistratura americana indaga su pratiche di: "corruzione diffuse negli ultimi venti anni". Nel mirino, oltre all’aggiudicazione della sede di due Mondiali, anche gli accordi di marketing e di sfruttamento dei diritti televisivi delle kermesse. L’operazione ha preso di mira una decina di persone, anche componenti del potente comitato esecutivo della Fifa, uomini che hanno un potere enorme e svolgono la loro attività in gran parte in segreto. Tra di loro, sempre secondo il New York Times, Jeffrey Webb, delle Isole Cayman, uno dei vicepresidenti del comitato esecutivo. Eugenio Figueredo, Uruguay, anche lui vicepresidente e fino al 2014 presidente della Conmebol, l’associazione di calcio sudamericana; e Jack Warner, di Trinidad e Tobago, ex membro del comitato e presidente della Concacaf tra il 1990 e il 2011.

Guai col fisco per i re dei gioielli: i fratelli Bulgari a processo per evasione

Frode al fisco italiano, Paolo e Nicola Bulgari rinviati a giudizio per una maxi evasione fiscale





Sono stati rinviati a giudizio per una maxi evasione fiscale Paolo e Nicola Bulgari, insieme ad altre 11 persone del loro gruppo. Secondo l’accusa gli imputati avrebbero creato dal 2006 numerosissime società all’estero con il preciso obiettivo di frodare il fisco italiano. L’indagine avviata nel 2013 portò al sequestro di beni per 46 milioni di euro e l’apposizione di sigilli all’ufficio del gruppo in via Condotti, a Roma. Dall’inchiesta poi emerse che era stata creata una precisa strategia per ricollocare i guadagni in diversi stati esteri come Svizzera, Olanda e Irlanda attraverso società costituite appositamente fuori dall’Italia.

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I giudici danno ragione ai tassisti: Uber pop bloccata in tutt'Italia

Il Tribunale di Milano ha bloccato Uber pop su tutto il territorio





Il Tribunale di Milano ha bloccato Uber Pop su tutto il territorio italiano, l'app che consentiva a chiunque di improvvisarsi tassista sul territorio cittadino e di trasportare privatamente dei passeggeri sotto pagamento. Dunque é stato accolto il ricorso opposto dai tassisti per "concorrenza sleale" e "violazione della disciplina amministrativa che regola il settore taxi". Nelle settimane passate le organizzazioni sindacali di tassisti e radiotaxi con l'ausilio di un team di avvocati formato da Marco Giustiniani, Nico Moravia, Alessandro Fabbi e Giovanni Gigliotti avevano richiesto un occultamento dell'applicazione. Il giudice Claudio Marangoni ha imposto che entro 15 giorni Uber dovrà adeguarsi alla sentenza, ma è ancora in tempo a fare ricorso.

Wikileaks imbarazza l'Unione Europea: "Ecco che faranno veramente in Libia'

WikiLeaks, pubblicato il documento segreto dell'Unione europea. La missione in Libia è "militare", e prevede anche "sbarchi a terra"


di Leonardo Grilli 



L’operazione in Libia non sarà una missione di salvaguardia delle coste e di polizia contro i barconi dei migranti, ma sarà una vera e propria azione militare che potrà prevedere anche sbarchi di truppe a terra. A smentire quanto dichiarato dalla Comunità europea e dal Governo Renzi è WikiLeaks, che questa notte ha pubblicato dei documenti segreti europei. L’organizzazione di Julian Assange ha commentato le pagine riservate di cui è entrato in possesso affermando che “l'Unione Europea schiererà la forza militare contro infrastrutture civili in Libia per fermare il flusso di migranti. Dati i passati attacchi in Libia da parte di varie paesi europei appartenenti alla Nato e date le provate riserve di petrolio della Libia, il piano può portare ad altro impegno militare in Libia”.

Le caratteristiche della missione - Ogni parola del documento fa riferimento ad atti di forza sul territorio libico, necessari o per autodifesa o per smantellare le organizzazioni che gestiscono il traffico clandestino. La durata iniziale prevista sarà di un anno, e la missione si riterrà conclusa quando “il flusso di migranti e l'attività dei trafficanti saranno significativamente ridotti”. Per ottenere questo obbiettivo “l'uso della forza deve essere ammesso, specialmente durante le attività come l'imbarco, e quando si opera sulla terra o in prossimità di coste non sicure o durante l'interazione con imbarcazioni non adatte alla navigazione”. Il documento continua, elencando i pericoli principali ai quali andrà incontro la coalizione europea; in particolare si fa riferimento ai casi in cui la popolazione locale opponga resistenza, oppure se gli scafisti dovessero usare ostaggi per proteggere le loro imbarcazioni e qualora a terra ci sia la “presenza di forze ostili, come estremisti o terroristi come lo Stato Islamico”. Per riuscire a gestire al meglio queste situazioni sono state decise “regole di ingaggio robuste e riconosciute per l'uso della forza”.

Obbiettivi e controllo dei media - Lo scopo principale dell’operazione sembra essere quello di conoscere approfonditamente il fenomeno dell’immigrazione clandestina e del suo sfruttamento, di cui l’Europa ancora sa molto poco. L’Unione è interessata in particolare alle “capacità e identità dei trafficanti, al loro finanziamento, alle rotte percorse e ai posti di imbarco”. Oltre alle preoccupazioni militari però, ciò che angoscia i leader europei è la reputazione e il modo in cui i cittadini possono percepire la missione. Per imporre ai media un’interpretazione pulita dell’operazione “il Consiglio Militare dell'Unione Europea considera essenziale fin dall'inizio una strategia mediatica per enfatizzare gli scopi dell'operazione e per facilitare la gestione delle aspettative. Operazioni di informazione militare dovrebbero essere parte integrante di questa missione europea”.