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martedì 28 aprile 2015

Comprare il biglietto giusto per Expo Guida facile e veloce per risparmiare

Expo, la guida per comprare il biglietto giusto


di Antonio Spampinato 



Ci sono principalmente due modi per comprare a prezzi scontati i biglietti che permettono l'ingresso a Expo 2015. Il primo prevede l' iscrizione al Partito democratico milanese, ma solo se si ha meno di 30 anni, il secondo richiede rapidità e una certa dimestichezza con il web. Essendo i lettori di Libero distribuiti su tutto il territorio nazionale, ci concentriamo sull' acquisto via internet. La rapidità di cui abbiamo accennato è necessaria perché gli sconti sono applicabili a chi compra il ticket entro il 30 aprile. Dal 1 maggio, data dell' apertura dell' esposizione universale dal titolo "Nutrire il pianeta", si pagherà prezzo pieno. È attiva una rete di rivenditori autorizzati (negli aeroporti di Bergamo, Bologna, Milano, Venezia, Roma e Napoli, negli Infopoint Expo presenti in diverse stazioni ferroviarie italiane oltre all' Expogate di Milano e in altri punti d' interesse turistico) e una di subrivenditori, come il Pd milanese, unico partito politico presente nella lista. Ma internet (www.expo2015.org) resta l' opzione più comoda per quanti vogliono studiarsi con attenzione il papello che il marketing di Expo si è inventato per venire incontro alle più disparate esigenze: una quarantina di voci con due opzioni per quasi tutte, che raddoppiano se si aggiunge anche il blocco scontato. Ci vuole tempo e pazienza per scorrerle tutte, fretta per usufruire degli sconti: una contraddizione tutta italica. È vero che i biglietti sono acquistabili dallo scorso settembre ma è altrettanto vero che dell' esposizione universale, in quanto tale e non solo legata alle notizie provenienti da Palazzo di giustizia, si parla, praticamente. 

Gli sconti. Ancora per cinque giorni si possono prenotare i biglietti con una riduzione sul prezzo che arriva al 20% (circa). Esempio di un adulto (più di 14 anni) che abbia le idee chiarissime e voglia acquistare l' accesso al sito espositivo per un giorno ben preciso: il prezzo pieno (cioè dopo il primo maggio) è di 34 euro, quello scontato (cioè prima del primo maggio) di 27. Nessuno sconto è invece previsto per il bambino che si aggiunge al "Family pack", cioè quel pacchetto che prevede 1 adulto e 1 bambino (famiglia A), 2 adulti e 1 bambino (B), 1 adulto e 2 banbini (C) o (D) 2 adulti e 2 bambini (ci scuserete la complicazione ma siamo cronisti e riportiamo): si paga comunque 10 euro, oltre al Family pack che varia a seconda della composizione familiare sopra descritta; il pacchetto famiglia sì che invece può usufruire della riduzione del prezzo.

Niente sconti per il biglietto serale: 5 euro. In sintesi i prezzi dei biglietti dipendono della categoria del visitatore, dal fatto che si scelga una data fissa o aperta e il costo di riferimento è di 39 euro. Ci sono riduzioni per famiglie, gruppi, over 65, se si aquistano biglietti per due giorni consecutivi o abbonamenti per due o tre giorni random mentre i bambini sotto i 4 anni e accompagnatori di persone disabili entrano gratis. Un adulto che voglia entrare per tre giorni senza voler fissare date può acquistare un abbonamento da 105 euro (35 euro a giornata contro i 39 a prezzo pieno con data aperta). A questo punto si può pensare al "Season pass", che prevede anche l' accesso attraverso varchi dedicati: con 115 euro (senza sconto per chi acquista prima del primo maggio) si può entrare quando si vuole fino a chiusura, a fine ottobre, dell' Expo. In arrivo l' Esposizione universale di Milano Esistono decine di combinazioni e tariffe in base alle più diverse situazioni personali e familiari. E se si acquista il ticket prima del 1° maggio si paga il 20% in menoTutti in fila per visitare Expo Ecco la guida al biglietto giusto.

Gli arrestano il figlio, medico si suicida "Magistratura miope a volte uccide"

Il figlio farmacista arrestato, medico si suicida a Genova





Ha scritto su un biglietto "la magistratura miope a volte uccide" e poi si è gettato dal ponte Monumentale, in pieno centro a Genova, uccidendosi. Protagonista della tragedia un medico pediatra di 65 anni noto in città che ha deciso di farla finita dopo che il figlio, farmacista, era stato arrestato dalla procura di Monza per una truffa riguardante la vendita fuorilegge di costosissimi farmaci antitumorali . Anche la moglie del medico aveva deciso di suicidarsi insieme con il marito ma ha esitato all’ultimo momento dopo avere visto l’uomo gettarsi ed è stata salvata in extremis dalla polizia arrivata sul ponte dopo l’allarme lanciato da alcuni passanti. Oggi l’uomo è stato scarcerato in seguito al suicidio del padre, secondo quanto ha riferito il suo legale, Umberto Pruzzo: "Ho fatto istanza di scarcerazione per i gravi eventi familiari ed è stata accolta.

lunedì 27 aprile 2015

Caivano (Na): Sirico in testa?

Caivano (Na): Sirico in testa? 


di Gaetano Daniele 


Arch. Luigi Sirico
Candidato Sindaco (Centro Sinistra) 
Comincia ad essere brruttarella l'aria elettorale per il centro destra e gli altri candidati a sindaco. L'aria che tira nel Paese, soffia a favore del candidato sindaco del Pd, Luigi Sirico. Se si votasse oggi, secondo il nostro punto di vista, in bilico non ci sarebbe solo il dott. Simone Monopoli di Forza Italia, rappresentato da Luigi Cesaro, ma anche il candidato della Lista Civica "NOI CON PAPACCIOLI" rappresentata appunto, dal dott. Giuseppe Papaccioli, e da Giuseppe Ziello (Movimento 5 Stelle), mentre appunto, il centrosinistra potrebbe riscattarsi di quanto male aveva lasciato politicamente negli ultimi mesi. In attesa della definizione delle liste per le varie coalizioni sia di centro destra che di centro sinistra, quella scattata oggi, a meno di 5 settimane dal voto, dal nostro blog, il Notiziario, rappresenta la fotografia di uno scenario elettorale liquido ed in chiara evoluzione da parte del Partito Democratico appoggiato da Sel, Nuovo Centro Destra, Noi Per Caivano, Udc, Italia dei Valori, Popolari Italiani. Al di là di tutto, è un clima di crescente disaffezione, che rischia di pesare in modo significativo anche sull'affluenza alle urne. 

Roma a pezzi, e Francesco Totti... L'indiscrezione-bomba sul "Pupone"

Francesco Totti, l'indiscrezione terremota la Roma: si ritira alla fine di questa stagione





Quella che doveva essere la stagione della riscossa, del successo, insomma dello scudetto, per la Roma si è trasformata in un mezzo incubo. O meglio, ad oggi, in un incubo completo: sorpassata dalla Lazio, ora anche il terzo posto è a rischio, col Napoli a sole due lunghezze. La mancata qualificazione in Champions, oggi più che un'ipotesi, potrebbe innescare un vero terremoto. Il finale di stagione, insomma, sarà decisivo. Per tutti. A partire dal ds Walter Sabatini e da mister Rudi Garcia. Il primo, da par suo, si è preso le responsabilità del flop del mercato di gennaio. Il secondo tace, ma da eroe si è trasformato in bersaglio. Dunque, ci sono tre scenari possibili. Il primo è quello che vede la Roma al secondo posto, un risultato che ricompatterebbe l'ambiente e che, nei fatti, salverebbe tutti quanti. Ma questo primo scenario, come detto, oggi pare utopico, o quasi, considerando i risultati della (ben poco) "Magica". Il secondo scenario è quello che vede i giallorossi al terzo posto, il che offrirebbe una "pax" almeno fino a preliminari di Champions: se la qualificazione non venisse centrata, però, scatterebbe la (pericolosa) rivoluzione di mezza estate. Il terzo ed ultimo scenario è quello che vede la Roma al quarto posto: ed in questo caso, c'è da scommetterci, il presidente Pallotta cambierebbe i vertici della nomenklatura romanista, Sabatini e Garcia in primis.

"Deciderà lui". Ma... - Sullo sfondo, però, c'è la figura di Francesco Totti, l'eterno capitano. Una sua parola, è arcinoto, a Roma può pesare anche più di quella del presidente. Insomma, le volontà del Pupone potrebbero cambiare ogni tipo di schema e segnare il destino di mister, ds e di alcuni compagni di squadra. Il punto, però, è che le decisioni che Totti potrebbe prendere, almeno secondo quanto lascia intendere il Corriere della Sera, potrebbero riguardare lui stesso: si parla di un - clamoroso - addio, una voce che si è più volte rincorsa nei suoi anni di militanza alla Roma e che, ciclicamente, nei momenti di difficoltà torna in auge. Ad oggi, i rapporti con Garcia non sono ai massimi livelli: il capitano ha gradito il giusto la sostituzione contro l'Inter dopo 51 minuti di gioco. Altro particolare da non sottovalutare è il suo contratto, in scadenza a giugno 2016. Nell'ambiente giallorosso, come un mantra, si ripete che del suo destino "deciderà lui". E se del suo destino deciderà lui, ora come ora, non è affatto impensabile immaginare che Totti appenda gli scarpini al chiodo al termine di quest'anno, evitandosi così la stagione 2016, che potrebbe essere un anno di transizione. Il Pupone, però, tiene molto al record di gol in Serie A, un traguardo difficile da raggiungere, anche se non ha mai smesso di covare il sogno: mancano 33 reti per acciuffare Piola. Una motivazione che potrebbe spingerlo a continuare (a patto, però, che Garcia gli dia lo spazio necessario, o magari a patto che Garcia non ci sia più). Le possibilità che Totti invece chiuda la carriera con un'altra maglia appaiono più che residuali.

Dopo Francesco arriva un Papa nero La scelta anti-Islam del Vaticano

Vaticano, perché il prossimo Papa può essere nero





I dati dello i Pew Research parlano chiaro: il numero dei musulmani sta per superare quello dei cattolici e questo soprattutto perché chi prega Gesù fa sempre meno figli, mentre i seguaci di Maometto non  hanno mai visto decrescere la natalità. A dare conto dei dati il quotidiano Repubblica che anticipa anche il piano del Vaticano per far fronte a questa crescita esponenziale. Dopo Papa Francesco potrebbe esserci un Papa nero. Perché se è vero che c'è una questione demografica con cristiani che fanno meno figli di quelli africani, asiatici e latinoamericani. Il continente a cui la Chiesa cattolica dovrebbe guardare con interesse è l'Africa.  Nel 1910 i cristiani del continente nero erano solo l' 1,4% del totale, oggi sono già il 23,9% e nel 2050 saranno il 38,1%.La Nigeria, il Congo, la Tanzania, l'Etiopia e l'Uganda saranno tra le dieci più grandi popolazioni cristiane del mondo. F

Il futuro dell'Africa - Francesco, il Papa che arriva "da molto lontano" ha capito questo epocale cambiamento e infatti ha cominciato a fare scelte in questa direzione: scegliendo i nuovi membri del collegio cardinalizio non in base a vecchi schemi ma guardando proprio lontano, in Africa.  Repubblica si nota come  se oggi è ancora l' Europa ad avere il maggior numero di cardinali elettori (56), seguita dall' America del Nord (17), l' Africa è al terzo posto (14), insieme all' Asia (14). America del Sud (12), Centrale (6) e Oceania (3) chiudono il collegio. La strada vero il Papa nero era già stata aperta da Benedetto XVi che nel 2012 disse che "in modo riduttivo e spesso umiliante, si descrive l' Africa come il continente dei conflitti e dei problemi infiniti e insolubili". Mentre "l' Africa è per la Chiesa il continente della speranza, è il continente del futuro". Il 7 febbraio scorso, invece, è stato Francesco a parlare dell' Africa e della "stupenda testimonianza di carità" resa dalla Chiesa del continente verso i più bisognosi, soprattutto nelle regioni più remote e isolate.

Il part-time prima della pensione chi può farlo e a che condizioni

Pensioni statali, il part time prima di andare in pensione





L'obiettivo è quello di abbassare l'età nella pubblica amministrazione, "svecchiare". E lo strumento individuato potrebbe essere quello di favorire tale ricambio "su base volontaria e non revocabile" attraverso la riduzione dell'orario di lavoro e della retribuzione del personale che sta per essere collocato a riposo. Insomma, il part time prima della pensione. A riferire di questo progetto il quotidiano Il Messaggero che spiega che si è arrivati a questa soluzione dopo il progetto di anticipare l'uscita degli statali vicino alla pensione per permettere l'ingresso dei giovani era naufragato. In questo modo le amministrazioni avrebbero potuto assumere ogni tre prepensionati un nuovo dipendente. Ma la Ragioneria dello Stato aveva fatto resistenza soprattutto in vista delle ripercussioni che avrebbe avuto sul sistema previdenziale.  

Il compromesso - Adesso, tuttavia, si sarebbe arrivati ad una sorta di mediazione con i tecnici del Tesoro. Il governo e il relatore alla riforma della Pubblica amministrazione, Giorgio Pagliari anticipa il Messaggero. sarebbero pronti a dare parere favorevole ad un emendamento a prima firma Hans Berger, senatore del gruppo delle autonomie. Per evitare la "bomba previdenziale" Berger ha pensato a questa soluzione: a versare la differenza dei contributi tra il part time e il tempo pieno per poter ottenere una pensione piena una volta lasciato il lavoro, debba essere il lavoratore stesso. In questo modo però lo statale potrebbe non essere incentivato al part time. Il dipendente che per esempio guadagna due mila euro netti al mese, oltre allo stipendio dimezzato per il part time, si troverebbe costretto a dover versare altri 350 euro - 

Il loro patto suicida con le banche: perché ora l'Italia rischia il default

Matteo Renzi e Mario Monti, il patto suicida con le banche che ha affossato i conti dell'Italia


di Franco Bechis 


Fra la fine del 2011 e il 2014 i governi guidati in particolare da Mario Monti e da Matteo Renzi si sono comprati un successo personale come il calo dello spread facendo pagare quella vittoria di immagine assai cara ai contribuenti. In quell’arco di tempo l’operazione è costata realmente 16,95 miliardi di euro ai contribuenti italiani (la cifra che servirebbe a pagare il famoso reddito di cittadinanza), e si porta con sé una perdita al momento solo virtuale di 42 miliardi di euro che rischiano di fare lievitare ulteriormente il debito pubblico italiano. Questo ignoto e costosissimo biglietto è emerso dalla pubblicazione di una nota Eurostat del 21 aprile scorso sui conti riclassificati del debito pubblico dei vari paesi europei, in cui è stato evidenziato il costo rilevantissimo dei contratti derivati sottoscritti dal Tesoro italiano con 19 grandi banche (due italiane, tutte le altre straniere) per convincerle a partecipare alle aste dei titoli di Stato e a fermare l’ascesa dello spread.

Tutti contratti che si sono rivelati disastrosi per le finanze pubbliche italiane, ed è il solo caso in Europa, tanto è che da un calcolo effettuato da Bloomberg le perdite in derivati dell’Italia dal governo Monti a quello Renzi compreso sono superiori di qualche centinaio di milioni di euro a quelle cumulate di tutti gli altri 18 paesi dell’Eurozona. Solo altri 4 paesi hanno perso con i derivati (Olanda, Austria, Germania e Spagna), mentre nell’ordine Francia, Grecia, Belgio, Finlandia e Portogallo sono riusciti a guadagnarci e non poco. Buoni affari invece per le controparti, le banche che hanno sottoscritto quei contratti in derivati con il Tesoro italiano: da Deutsche Bank a Goldman Sachs, da Hsbc Bank a JP Morgan, da Ubs a Morgan Stanley, e poi ancora Ing bank, Unicredit, Banca Imi, Bnp Paribas, Citibank, Credit Suisse, Nomura etc... Tutte le grandi firme della finanza internazionale.

Che cosa è accaduto? Che per fare partecipare alle aste di titoli italiani in modo da non fare ulteriormente lievitare lo spread quelle banche si sono fatte pagare un prezzo assai caro del biglietto. Lo strumento stesso del derivato ne è l’origine, perchè serve da riassicurazione nei confronti di eventuali perdite delle banche che avevano sottoscritto i titoli di Stato. Senza quella commissione che di fatto il governo italiano ha loro pagato, quelle non avrebbero sottoscritto i titoli. Ma per non perdere sui derivati sarebbe stato necessaria la condizione diametralmente opposta a quella che si auspicava. Se i tassi di interesse fossero saliti, l’Italia avrebbe guadagnato da quei contratti. Con i tassi di interessa in discesa invece ci perde, perchè quei contratti servono a rifondere le banche sottoscrittrici della eventuale differenza negativa dei tassi di interesse. Quel che è accaduto però fa pensare: la perdita sui derivati è stata maggiore del risparmio effettivo ottenuto in quell’arco di tempo nel pagamento di interessi sul debito pubblico grazie alla caduta dello spread. Ecco perchè i conti pubblici italiani non migliorano mai: sono stretti in una sorta di trappola finanziaria.

Forse avremmo dovuto ascoltare economisti come Paolo Savona, che con semplicità ha spiegato davanti alla commissione Finanze della Camera: «Ritengo che l’unico modo per difendersi dei derivati sia non utilizzarli». Savona ha poi aggiunto: «I derivati sono strumento finanziario utile, ma difficile da governare. Ho fatto un parallelismo, che può sembrare forte, ma che credo sia indispensabile, affermando che anche la dinamite è uno strumento utile, ma sono occorsi anni di studio e di esperimenti per evitare che continuasse a produrre danni e morti. Per quanto riguarda i derivati il problema si trascina da lunga data, ma non si è ancora riusciti, come fece Nobel per la dinamite, a creare un loro meccanismo di controllo».

Su quel buco di quasi 17 miliardi di euro nei conti pubblici il dieci per cento- 1,6 miliardi di euro- è frutto di un antico regalo lasciatoci da un altro tipo alla Mario Monti, uno di quei presunti salvatori della finanza pubblica che si sono creati grande immagine personale lasciando una scia di guai a tutti gli altri italiani che per decenni non si riesce ad estinguere. Il donatore si chiama Carlo Azeglio Ciampi, che nel 1994, poco prima di lasciare il timone del governo a Silvio Berlusconi, ha firmato un incredibile contratto-capestro con Morgan Stanley che ha causato una perdita netta per il Tesoro appunto da 1,6 miliardi di euro, con il colosso della finanza che è andato all’incasso proprio nel momento più critico per le finanze italiane: fra il dicembre 2011 e il gennaio 2012.

L’episodio è stato svelato dal direttore del debito pubblico italiano, Maria Cannata, davanti alla commissione Finanze della Camera. «Tra le situazioni critiche che, in tempi recenti, si sono dovute fronteggiare nei momenti peggiori della crisi», ha raccontato la dirigente del Tesoro, «emerge in particolare la ristrutturazione, funzionale alla successiva chiusura di diverse posizioni in derivati in essere con Morgan Stanley, realizzata tra dicembre 2011 e gennaio 2012. La peculiarità di questo complesso di operazioni risiedeva nella presenza di una clausola di estinzione anticipata unica nel suo genere, in quanto attribuita non a una singola operazione, bensì presente nel contratto quadro in essere con la controparte e ricomprendente tutte le operazioni sottoscritte con quella banca. Il contratto quadro era stato sottoscritto nel gennaio 1994 e prevedeva un Additional Termination Event, ossia il diritto di risoluzione anticipata dei contratti in essere, al verificarsi del superamento di un limite prestabilito di esposizione della controparte nei confronti della Repubblica. Nonostante le soglie limite fissate fossero state superate da anni, la banca non aveva mai dato segno di voler far valere la clausola di estinzione anticipata. Alla fine del 2011, tuttavia, la situazione del credito della Repubblica italiana appariva così fragile che Morgan Stanley ritenne di non poter tralasciare di avvalersi della posizione di forza che la clausola le conferiva».

La stessa Cannata ha offerto un quadro abbastanza aggiornato sulla esposizione in derivati del Tesoro italiano: «Alla fine del 2014 gli strumenti derivati per la gestione del debito emesso dalla Repubblica italiana, ammontano a circa 159,6 miliardi di valore nazionale(...) Il valore di mercato, aggiornato al terzo trimestre 2014, è negativo per 36,870 miliardi di euro...». Cifra poi salita a 42 miliardi a fine anno.