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lunedì 29 dicembre 2014

Indagine sulle spese pazze del Pd Nei guai 5 renziani: tutti i nomi

Indagine sulle spese pazze del Pd Nei guai 5 renziani: tutti i nomi

di Giacomo Amadori 


L’indagine della procura di Rieti sui presunti abusi nella gestione dei fondi assegnati al gruppo regionale del Pd del Lazio nel triennio 2010-2012 fa tremare il partito di Matteo Renzi. Infatti tra i 41 indagati ci sono 15 ex consiglieri, sei dei quali sono successivamente diventati parlamentari. Un mese e mezzo fa il procuratore di Rieti Giuseppe Saieva aveva anticipato a Libero che le investigazioni erano al fotofinish e che le spese contestate ammontavano a 2,6 milioni di euro. Un elenco che va dalle sagre del tartufo ai murales nei quartieri popolari di Roma. Da allora i militari della Guardia di finanza hanno depositato l’informativa finale con i nomi dei 6 parlamentari dell’attuale legislatura. Si tratta di un deputato (il plurindagato Marco Di Stefano) e di cinque senatori di provata fede renziana (qualcuno di culto franceschiniano): Bruno Astorre, Carlo Lucherini, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia e Daniela Valentini. Visti i numeri non certo rassicuranti del centro-sinistra a Palazzo Madama, questa inchiesta potrebbe creare non pochi grattacapi a Renzi. 

Anche perché Astorre è considerato un campione delle preferenze in provincia di Roma. «Se qualcuno dice che la procura di Rieti sta assediando la coalizione renziana al Senato non sbaglia» chiosa un senatore piddino, «anche perché qui la maggioranza è davvero risicata, non più di sei o sette senatori». Agli indagati vengono contestate spese pagate con i fondi di funzionamento del gruppo per importi che variano dai 50 ai 260 mila euro (di questo scaglione fanno parte Astorre, Di Stefano, Moscardelli). Nello specifico, sono accusati di peculato, truffa ai danni dello Stato, falsità materiale e finanziamento illecito (Moscardelli “solo” di peculato e finanziamento illecito, reato che, invece, non è contestato a Valentini). Di questi parlamentari il più noto alle cronache è certamente Di Stefano, indagato anche a Roma per corruzione per una presunta tangente da 1,8 milioni nell’ambito di un’inchiesta sulla locazione di due palazzi da parte della Regione Lazio quando era assessore al Patrimonio. A Di Stefano (la cui iscrizione a Rieti venne anticipata da Libero a novembre) vengono imputate diverse spese allegre, a partire dalla cena per due, conto da 250 euro, al ristorante romano “Le ostriche” a due passi dal Pantheon, specializzato in crudi di pesce; gli investigatori gli contestano pure fattura per una battuta di caccia in una tenuta del comune di Fiumicino: fagiani e altra selvaggina vennero liberati nel bosco e una volta catturati furono cucinati al prezzo di mille euro per un parterre di 50 golosi iscritti all’Arcicaccia; Di Stefano è pure accusato anche di aver fatto stampare in 25 mila copie un libello di cento pagine con il resoconto del suo impegno politico. Ai senatori gli inquirenti rimproverano soprattutto l’uso dei fondi per finanziare eventi e realtà dei propri collegi elettorali: dai circoli del Pd, alle tv locali, dalle presentazioni di libri alle kermesse enogastronomiche. 

Ma i magistrati non indagano solo sulle spese dei sei parlamentari. Per esempio all’ex tesoriere del gruppo Mario Perilli viene contestato di aver «usato» gli anziani per finanziare iniziative del Pd o il giornale dove sarebbe stata assunta la figlia. Infatti il Pd regionale con i fondi di funzionamento nel 2011 ha versato al mensile Nuovo Paese Sera 26 mila euro con sei fatture «non suficientemente documentate». Una di queste «reca come oggetto della prestazione 100 abbonamenti per l’anno 2011-2012 al mensile Paese sera». «Per la precisione si tratta» puntualizzano gli inquirenti «di presunti accessi online per 97 centri anziani del comune di Roma». Difficile immaginare i vecchietti smanettare su Internet per leggere le notizie del periodico. Esterino Montino (anche lui indagato), all’epoca dei fatti capogruppo del Pd in Regione, in un’intervista ammise: «Si tratta di una sorta di finanziamento indiretto a realtà giornalistiche falcidiate dai tagli all’editoria. Sosteniamo tv e giornali in modo che si possa differenziare il panorama informativo a livello locale». Sarà per consolidare questo pluralismo che nel 2012 Serena Perilli venne assunta al Nuovo Paese Sera. 

I vecchietti compaiono anche in un’altra delle voci di spesa contestate dalla procura: un pranzo prenatalizio organizzato in un agriturismo di Fara Sabina (Rieti) a cui parteciparano 180-190 persone. Il titolare del ristorante ai finanzieri ha dichiarato: «Fu concordato un prezzo di circa 25 euro a persona e fu emessa fattura anticipata (…) posso precisare che tra i presenti c’era una grossa componente di anziani del posto (…) non si è trattato di nessun evento o dibattito particolare (…) mi fu riferito che il pranzo sarebbe stato pagato dal Pd». In realtà Perilli ha precisato che tutti i partecipanti versarono la propria quota, ma che i soldi furono girati al locale centro anziani. Un escamotage per poter finanziare coi soldi pubblici un’attività meritoria. Sarà vero, ma anche questo è vietato dalla legge. Gli inquirenti con Libero sottolineano anche l’opacità di numerose fatture emesse per far quadrare i conti: parte di esse sarebbero riconducibili a 27 soggetti definiti «evasori totali». Un capitolo che meriterà certamente ulteriori approfondimenti. 

sabato 27 dicembre 2014

Anno nuovo, benzina più cara Quanto spenderemo per un pieno

Carburante: dal 1° gennaio nuovi aumenti. Ecco quanto pagheremo in più




Dal 1 gennaio 2015 scatterà un nuovo aumento delle accise sui carburanti, che seguirà i 9 ritocchi degli ultimi 4 anni. A sostenerlo la Cgia di Mestre, secondo cui l'esatta quantificazione sarà stabilita da un provvedimento del direttore dell'agenzia delle Dogane e dei Monopoli e sarà tale da reperire 671 milioni nel 2015 e 17,8 milioni di euro nel 2016. Per reperire il gettito mancante è scattata una clausola di salvaguardia (comma 4 art. 15 Dl 102/2013): pertanto, secondo una stima della CGIA, a partire dall' 1 gennaio 2015 aumenteranno le accise sui carburanti per un importo pari a 1,8 centesimi di euro al litro. L'effetto finale, se si considera che questo aumento ritocca all'insu' la base imponibile Iva, si traduce in un incremento complessivo di 2,2 centesimi di euro al litro. 

L'aumento - "Nonostante il greggio sia sceso sotto i 64 dollari, in Italia il prezzo dei carburanti alla pompa rimane ancora molto elevato. Ovviamente, a incidere e' il carico fiscale che, sia sulla benzina sia sul gasolio per autotrazione, non ha eguali in Europa. Inoltre, tenuto conto che oltre l'80 per cento delle nostre merci viaggia su gomma - dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - non e' da escludere che gli aumenti di inizio anno spingeranno all'insu' soprattutto i prezzi dei principali beni di consumo, penalizzando le famiglie piu' in difficolta'. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che oltre agli autotrasportatori ci sono intere categorie come gli autonoleggiatori, i taxisti, i padroncini, gli agenti di commercio che, utilizzando professionalmente ogni giorno l'autovettura o il furgone, rischiano di appesantire ulteriormente una situazione economica gia' molto deteriorata negli ultimi anni". 

La simulazione - Secondo le stime dell'associazione, una famiglia con un auto di media cilindrata (1.400 cc) alimentata a benzina che percorre mediamente 15.000 chilometri all'anno, nel 2015 paghera' al proprio benzinaio 20 euro in piu' di tasse rispetto al 2014. Se, invece, la comparazione viene eseguita rispetto al 2010, anno che ha preceduto tutta la raffica di aumenti, l'incremento sara' di 249 euro. Una famiglia con un auto (2.000 cc) alimentata a gasolio che percorre mediamente 25.000 chilometri all'anno, invece, paghera' l'anno prossimo paghera' 28 euro in piu' di tasse. Se, invece, il confronto viene eseguito sul 2010, anno che ha preceduto la serie di aumenti, l'incremento sara' di 387 euro.

Parolaio, oppurtunista, fanfarone... Il sondaggio che fa tremare Renzi

Euromedia Reserach: gli italiani bocciano Matteo Renzi




Sono bastati pochi mesi agli italiani per capire chi è davvero Matteo Renzi. La legge di stabilità appena varata ha deluso nei contenuti. Una cosa è certa: le tasse non diminuiranno e quasi certamente le misure adottate dal governo non serviranno a far partire la crescita. Così secondo quando emerge da un sondaggio Euromedia realizzato da Nando Pagnoncelli, gli italiani bocciano su tutta la linea l'operato del governo. E soprattutto il premier che viene demolito dai giudizi di chi subisce le sue scelte.  Alla domanda "cosa peensano gli italiani di Matteo Renzi?" il 31,0% sostiene che sia un affabulatore, bravo nelle parole e vago nei fatti. Il 15,8% lo ritiene uno scaltro opportunista, il 13,3% determinato e concreto, il 13,2% inconcludente, l'11,1% sveglio e capace, il 6,9% un rottamatore.

Bocciata la manovra - E non arrivano buone notizie nemmeno dai dati Ipsos. Solo l'1% degli italiani pensa che Renzi abbia mantenuto tutte le promesse. Il 19% crede che siano state mantenute in buona parte, poche lo sostengono il 53% degli intervistati, addirittura nessuna, lo dichiara il 22%. Sulla Legge di Stabilità, il 24% pensa che si tratti di una svolta positiva per l'economia dell'Italia, il 44% sostiene che la sua approvazione non cambierà molto la situazione, infine per il 22% provocherà un peggioramento della condizione dei cittadini. Infine negative o quasi, anche le risposte degli italiani su come sarà il Natale 2014 rispetto a quello dell'anno precedente. Il 52% crede che la condizione della propria famiglia è rimasta invariata, il 33% pensa che è peggiorata, solo il 13% sostiene che è migliorata.

giovedì 25 dicembre 2014

Papa Francesco, la messa di Natale: "Il mondo ha bisogno di tenerezza"

Papa Francesco, la messa di Natale: "Quanto bisogno di tenerezza ha il mondo"




Papa Francesco è entrato in processione nella basilica di San Pietro dove ha presieduto la sua seconda messa della notte di Natale. Insieme a Francesco a concelebrare la funzionei cardinali, vescovi e sacerdoti. Prima della messa dieci bambini in abiti tradizionali hanno portato mazzi di fiori da deporre presso l'immagine di Gesù Bambino, davanti all'altare della Confessione. I bambini provenivano da Paesi toccati dai viaggi recenti e prossimi del Pontefice, da Italia, Europa, Corea, Filippine. ​

Lo scatto d'ira - "Lungo il cammino della storia, la luce che squarcia il buio ci rivela che Dio è Padre e che la sua paziente fedeltà è più forte delle tenebre e della corruzione. In questo consiste l'annuncio della notte di Natale", ha detto il Pontefice. E ancora: "Dio non conosce lo scatto d'ira e l'impazienza; è sempre lì, come il padre della parabola del figlio prodigo, in attesa di intravedere da lontano il ritorno del figlio perduto".

Bisogno di tenerezza - Nella messa, Francesco ha aggiunto: "Abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzioni impersonali, magari efficienti ma prive del calore del Vangelo? Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo!. La vita va affrontata con bontà, con mansuetudine, ha aggiunto. La "grande luce" della nascita di Gesù, ha proseguito papa Francesco "la vide la gente semplice, la gente disposta ad accogliere il dono di Dio. Al contrario - ha aggiunto - non la videro gli arroganti, i superbi, coloro che stabiliscono le leggi secondo i propri criteri personali, quelli che assumono atteggiamenti di chiusura.

L'orchestra - Nel corso della messa in San Pietro, papa Francesco ha ascoltato in ginocchio l'esecuzione, da parte dell'Orchestra Sinfonica di Pittsburgh diretta dall'austriaco Manfred Honeck e della solista Chen Reiss, soprano di origini israeliane, dell'Et incarnatus est della Messa in Do minore K427 di Wolfgang Amadeus Mozart. L'esecuzione è stata una delle novità delle messa di Natale di quest'anno, ed è avvenuta all'interno del "Credo", inserendosi tra i canti liturgici gregoriani. Papa Bergoglio, parlando dell'Et incarnatus est, ha detto che "è insuperabile, ti porta a Dio".

Jobs act, Matteo Renzi si arrende: resta il reintegro. Schiaffo ad Alfano

Jobs Act, dal Cdm "sì" ai decreti attuativi: ecco cosa cambia




Dopo una vigilia di fuoco e tre ore di lavoro, alle 15.45 del 24 dicembre si è concluso il Consiglio dei ministri che ha approvato il primo decreto attuativo del Jobs Act, la riforma del lavoro "made in Renzi". Il premier parla di "rivoluzione copernicana", ma il dato più importante che emerge è il fatto che resta il reintegro previsto dall'articolo 18 in caso di licenziamenti economici illegittimi. La linea di Angelino Alfano e di Ncd, che alla vigilia aveva minacciato lo strappo, ne esce dunque sconfitta. Nel decreto infatti non compare il cosiddetto opting-out, ossia la possibilità per il datore di lavoro di aggirare il reintegro del lavoratore in caso di licenziamento ingiustificato versandogli un super-indennizzo.

Le parole del premier - Sul nuovo contratto a tutele crescenti, modifica dell'articolo 18 e nuovi indennizzi in caso di licenziamento illegittimo, Renzi ha spiegato che il pacchetto "varrà anche per partiti e sindacati". E ancora: "Il licenziamento collettivo avrà lo stesso regime del licenziamento individuale". Il premier ha poi smentito una della voci circolate negli ultimi giorni, spiegando che non è previsto il licenziamento per scarso rendimento: "Mettiamoci in testa che sarebbe stata una polemica solo di applicazione giurisprudenziale. Il datore di lavoro - ha aggiunto - può comunque intervenire per licenziamento economico".

La rabbia degli alfaniani - A questo punto si attendono le mosse del Nuovo centrodestra, la cui linea sull'opting-out, come detto, è uscita sconfitta. Soltanto poche ore fa il ministro Maurizio Sacconi aveva insistito su un netto superamento dell'articolo 18, minacciando in caso contrario anche l'uscita dal governo. Su Twitter, infatti, aveva scritto: "Domani d-day della politica italiana. O via articolo 18 o via governo per crollo credibilità". E nel "d-day" annunciato da Sacconi l'articolo 18, nei fatti, non è stato cancellato. Una decisione maturata nel corso di un lungo e tesissimo Consiglio dei ministri. Una scelta, quella di Renzi - che se ne è preso l'intera responsabilità in conferenza stampa - che potrebbe minare la tenuta del suo esecutivo.

mercoledì 24 dicembre 2014

Salvini-Landini, "amore" a sorpresa: "Potremmo scambiarci le felpe..."

Matteo Salvini, una "passione" a sorpresa: Maurizio Landini. "Potremmo scambiarci le felpe"




"Io e Maurizio Landini siamo pronti a scambiarci le felpe": lo ha detto Matteo Salvini, segretario nazionale della Lega Nord, annunciando l'apertura di un vero dialogo tra i lavoratori metalmeccanici, guidati da Maurizio Landini, e il partito leghista. "Non mi sembra incredibile il dialogo con la Fiom: sui temi come l'occupazione e la politica industriale, ben venga chiunque sia di sinistra o di destra - ha aggiunto il leader del Carroccio -. Le barriere ideologiche cadono laddove è messo a repentaglio il lavoro: lo scandalo non è questo come a sinistra qualcuno vorrebbe far credere. La vergogna è che il lavoro sia dimenticato come priorità: a sinistra come a destra".

Il caso Franco Tosi - L'occasione per un avvicinamento tra i due è stata la protesta di 300 dipendenti della Franco Tosi, storica azienda metalmeccanica, che si è tenuta a Legnano. Il segretario nazionale della Lega Nord è pronto a dare battaglia, assieme ai lavoratori metalmeccanici, per evitare il fallimento dell'azienda, di cui da anni si parla: il commissario straordinario Andrea Lolli ha aperto proprio ieri le buste delle offerte giunte per il nuovo bando sull'acquisizione della Franco Tosi. Sarebbero arrivate quattro proposte, ma in azienda c'è il sospetto che il Pd "abbia intenzione di spacchettare l'azienda e rivenderla come uno spezzatino". "Il governo Renzi, come i predecessori, manca deliberatamente di una seria politica industriale: mi sembrano legittimi i sospetti dei lavoratori per questi continui rinvii. Il lavoro non può aspettare, così come la serenità per le famiglie coinvolte: l'impianto industriale nazionale, mi sembra sempre più evidente che voglia essere svenduto".

Flash alla Scala, Barenboim sbrocca: "Maleducata". E interrompe il concerto

Scala, Daniel Barenboim interrompe il concerto. "Lei è una maleducata", furia contro il pubblico




Il maestro Daniel Barenboim aveva appena iniziato la sonata D845 di Schubert alla Scala di Milano, quando la sua concentrazione è stata interrotta da un flash fastidioso che proveniva dalla destra del palco, dove una ragazza approfittava del momento per scattare un primo piano al genio della musica. Il maestro, però, non è riuscito a trattenersi e, pur senza perdere le staffe, ha smesso di suonare ed è andato verso la disturbatrice dicendole "signorina io cerco di darvi il meglio, ma voi non avete rispetto. Ve l’ho detto a ogni concerto, la prima volta in tono scherzoso adesso lo dico sul serio. Quelli che fanno le fotografie durante i concerti sono dei maleducati". Grandi applausi da tutto il teatro. E poi, come se nulla fosse, la musica è ricominciata. The show must go on.

"O così o il governo va a casa..." Il buon Natale di Alfano a Renzi

Jobs Act, Ncd e la minaccia di Natale: "Via l'articolo 18 o via il governo"



Ore di fuoco, quelle dell'Antivigilia di Natale, per il governo Renzi. Tutto ruota attorno al Jobs act, la tensione viaggia tra Palazzo Chigi e il ministero del Lavoro. Queste ore sono tutte dedicate alle ultime "limate" al decreto che vedrà la luce nel Consiglio dei ministri che si terrà nella mattinata del 24 dicembre, convocato alle 10. Si tratta ancora, si scrivono articoli e altri articoli vengono cancellati. Ma da quello che si è compreso, il Jobs Act, alla fine, sarà più simile a quello voluto da Angelino Alfano rispetto a quello per il quale ha lottato la minoranza del Pd.

La minaccia - Certo, il confronto non è stato semplice. Per esempio Cesare Damiano, dall'ufficio in commissione Lavoro alla Camera, parla di una "battaglia furibonda". Ma non è tutto. A pesare come macigni ci sono le parole del capogruppo Ncd in Senato, Maurizio Sacconi, che twitta: "Domani d-day della politica italiana. O via l'articolo 18 o il governo per crollo credibilità". Ncd, dunque, senza l'abolizione del pluricitato articolo 18, sarebbe pronto anche alla crisi di governo.

Destrorso - Nel frattempo il dossier che contiene il decreto è a Palazzo Chigi, dove lavorano i consulenti economici di Matteo Renzi, Tomaso Nannicini e Filippo Taddei. Come detto, stando alle indiscrezioni, il decreto sembra andare in una direzione "destrorsa", nel dettaglio con la cancellazione di ciò che dell'articolo 18 era rimasto dopo la mediazione del Pd (i sindacati, non a caso, già promettono battaglia). Tra le fattispecie di licenziamento di tipo economico, inoltre, pare probabile l'inserimento nel decreto dello "scarso rendimento", che dunque non contemplerebbe il reintegro ma soltanto un indennizzo economico. Inoltre, in una delle bozze di Palazzo Chigi ci sarebbe anche l'ipotesi di estendere le nuove norme ai dipendenti già assunti nelle imprese con meno di 15 dipendenti che dovessero superare la quota dopo l'entrata in vigore del decreto.

martedì 23 dicembre 2014

L'Amministratore del blog, il Notiziario, Gaetano Daniele e, i collaboratori tutti, augurano Buon Natale e felice anno nuovo a tutti i lettori: BUON NATALE

L'Amministratore del blog, il Notiziario, Gaetano Daniele e, i collaboratori tutti, augurano Buon Natale e felice anno nuovo a tutti i lettori: BUON NATALE 




Supercoppa italiana, trionfa il Napoli: Buffon non basta, Juve KO 8-7 ai rigori

Supercoppa italiana, trionfa il Napoli: Juventus schiacciata 8-7 




Il Napoli si aggiudica la Supercoppa italiana dopo un'infinita serie di calci di rigore: decisivo l'errore di Padoin che regala il trofeo, giocato per l'occasione a Doha, Qatar, ai partenopei. Juventus sconfitta si diceva, ma con onore: a 2 minuti dal 120esimo pareggiava Higuain una partita che per i napoletani si era messa da subito nel peggiore dei modi, sempre a rincorrere, anche dopo i supplementari. Ma ai tiri dal dischetto, dopo 2 match point sprecati da Chiellini e Pereyra Padoin sbaglia il penalty decisvo.

Il match - La partita inizia bene per i bianconeri che passano in vantaggio con Carlos Tevez: Albiol e Koulibaly si scontrano cercando di colpire di testa, il pallone arriva all'argentino, che solo davanti a Rafael non sbaglia. Occasionissima per i partenopei undici minuti più tardi, il pallone arriva ad Hamsik che conclude di sinistro. Palla deviata da Chiellini che finisce dritta sul palo. La ripresa inizia a ritmi piuttosto bassi, c'è una bella punizione di Andrea Pirlo, ma la palla viene deviata dalla barriera e finisce in corner. Un altro palo del Napoli al 60esimo: Higuaín supera Buffon in pallonetto con un tocco leggero ma la palla colpisce il montante. Al 68esimo c'e il pareggio degli azzurri: cross dalla sinistra di de Guzmán che Gonzalo Higuaín, da solo in mezzo all'area, di testa supera Buffon. 

I supplementari - Primo tempo supplementare di studio e con una Juventus in pressione, nei secondi quindici minuti i torniesi si sbloccano: prodezza di Carlos Tevez che gira al limite dell'area e calcia rasoterra nell'angolino basso, Rafael non può nulla. Quando ormai sembra fatta al 118esimo una mischia in area di rigore bianconera è favorevole agli azzurri: zampata vincente in caduta di Higuaín ed è 2 a 2. Ai calci di rigore, dopo un eterna serie ad oltranza i bianconeri sprecano troppo e Rafael, che fino a quel momento non aveva indovinato un angolo para con bravura il penalty dello juventino Padoin. Napoli fa festa, è suo l'ultimo trofeo del 2014.

lunedì 22 dicembre 2014

Licenziamento, quanto prendi se ti lasciano senza lavoro

Indennizzo di licenziamento, quanto prendi se ti lasciano a casa




L'addio al reintegro nei licenziamenti per motivi economico-organizzativi sarà compensato da indennizzi certi e crescenti, in relazione all'anzianità di servizio del lavoratore. Riporta il Sole 24 ore che in caso di contenzioso la tutela consisterà in 1,5 mensilità per ogni anno di servizio, con un massimo di 24 mensilità. Verrà anche introdotto un indennizzo minimo - che dovrebbe essere di 4 mensilità e che scatterebbe dopo il periodo di prova (ora di 6 mesi ma potrebbe aumentare a 9 o 12) - per evitare licenziamenti nel primo periodo del rapporto.

Conciliazione standard - La tutela crescente consiste in una mensilità per ogni anno di servizio, con un tetto di 16 (qualcuno chiede 18). Anche qui verrebbe introdotto un indennizzo minimo pari a due mensilità, esentasse. Per quanto riguarda invece i licenziamenti disciplinari la tutela reale dovrebbe rimanere nei soli casi di "insussistenza del fatto materiale".  

L'11esimo comandamento: fare soldi Ecco quanto vale il patrimonio di Benigni

Benigni, un patrimonio tra società, case, terreni e latte in polvere




Fa ascolti, incassi e soldi Roberto Benigni. Soldi che sa anche investire molto bene. Perché il comico/attore/regista ha un ottimo senso degli affari. Con la moglie Nicoletta Braschi, infatti, Roberto Benigni ha un piccolo impero: riporta il Giornale che il bilancio 2013 della Melampo Cinematografica, società più importante della famiglia, al 50% di Roberto e al 50 di Nicoletta, attraverso la quale passano anche i contratti con la Rai ha chiuso con un utile di 2.741.828 euro (più del doppio del bilancio precedente). E alla voce "ricavi delle vendite e delle prestazioni" si trova l'importo di oltre sei milioni di euro che è molto probabilmente riconducibile al cachet pagato dalla tv di Stato al premio Oscar.

La Hollywood umbra - Tant'è. Un altro affare che hanno fatto i Benigni riguarda la vendita della Spitfire alla Cinecittà Studios. La Spitfire si chiamava Cinecittà Papigno dal nome del borgo umbro dove Benigni creò il lager de La vita è bella. Il progetto era di farne poi una piccola Hollywood ma, nonostante i finanziamenti degli enti locali, non è mai decollato e oggi gli studi sono abbandonati. Ma i coniugi sono riusciti a venderli lo stesso per 1 milione e 400mila euro. 

Case e latte - Ma non solo. Oltre alla Melampo e ad altre società, fra cui la Tentacoli Edizioni musicali che detiene i diritti delle colonne sonore dei film, i Benigni hanno anche una società immobiliare, ventuno case, venti terreni, una villa esclusiva nell'arcipelago della Maddalena, e persino una società, la Sicura srl di Cesena che vende latte in polvere per neonati e che ha fatturato un milione e mezzo di euro. 

M5s, i grillini occupano l'aula: sette espulsi, lasciano due senatori e un deputato

M5s, i grillini occupano l'aula: sette espulsi, lasciano due senatori e un deputato




Sette deputati del Movimento cinque stelle sono stati espulsi dal vice presidente della Camera Roberto Giachetti per aver occupato i banchi del governo. Davide Tripiedi, Ferdinando Alberti, Massimo Baroni, Luca Frusone, Gianluca Rizzo, il capogruppo Alessio Villarosa e Tatiana Basilio sono stati allontanati per il loro "grave comportamento". I deputati pentastellati hanno occupato i banchi mentre era in discussione la legge di stabilità.

"I presidenti delle Camere dovrebbero rendere onorevole il loro ruolo: vengono dati milioni alla difesa e vengono tolti i soldi per gli sgravi. A questo punto siamo pronti a tutto", spiega Villarosa. E protesta anche un altro espulso, Davide Tripiedi, che denuncia il fatto che la maggioranza "ha tagliato persino il fondo per i lavori usuranti". Rincara la dose Frusone: "E' il metodo utilizzato che fa capire che il Parlamento non esiste più: in America la chiamerebbero una dittatura morbida, con istituzioni solo apparentemente elette e che sono una parvenza di democrazia".

Intanto nel M5S continua il terremoto interno. Dopo il tesoriere pentastellato Giuseppe Vacciano, anche la senatrice Ivana Simeoni ha rassegnato le dimissioni a Palazzo Madama. E anche nel suo caso la lettera è già stata inviata al presidente del Senato, Pietro Grasso. Verso l’addio anche Cristian Iannuzzi, figlio della Simeoni, eletto alla Camera.

"Diventiamo uno Stato degli Usa" Ecco il piano per salvarci dall'Euro

Il commento di Pelanda: "Per salvare l’Italia dall’euro diventiamo uno Stato Usa"

di Carlo Pelanda 


Il sistema mondiale, dopo la fine della Pax Americana (1944 - 2008) si sta frammentando in blocchi regionali, ciascuno con la strategia di creare una sfera di influenza organizzata come area economica centrata sulla nazione aggregante. Il fare impero travestendolo da mercato regionale dipende dall’analisi del perché gli imperi del passato sono implosi: troppi costi economici e di dissenso. 

La nuova formula permette alla nazione aggregante sia di evitare tali costi sia di ottenere un megaprofitto da signoraggio geoeconomico, per esempio la Germania dopo l’aggregazione dell’Eurozona. L’America sta tentando di integrare le democrazie sia asiatiche (negoziato TTP) sia atlantiche (negoziato TTIP) in un unico mercato con al centro l’America stessa ed il dollaro. L’opzione di riserva o ancillare è quella di controllare l’America meridionale, vero motivo della recente apertura verso Cuba per rafforzare il nucleo della sua sfera di influenza che include le democrazie anglofone del Commonwealth. La Cina sta costruendo un’ampia area di influenza (Greater China) perseguendo due strategie: (a) formazione di un mercato integrato sinocentrico comprendente le nazioni asiatiche geograficamente prossime; (b) penetrazione economica in tutto il resto del mondo per scopi di condizionamento geopolitico. La prima azione è molto contrastata da Giappone, Vietnam, Filippine, ecc., nonché da un’azione strategica statunitense di contenimento sistemico, pur "leggero", dell'espansione cinese. 

La seconda non ha finora trovato contrasti importanti in Africa e, soprattutto, nell'Europa in crisi alla caccia di capitali. Ma li sta per trovare in America latina dove la penetrazione cinese è in frizione diretta con l'espansione statunitense. La Russia sta tentando di riorganizzare le nazioni ex-sovietiche rimaste nella Csi in un’area di mercato integrato, ma è il blocco regionale più a rischio di implosione per sua debolezza. Tale nuovo gioco multiplo, alla fine, verrà semplificato come competizione tra due potenze principali, America e Cina, che conquisteranno le altre: Russia, Europa, Indonesia, Giappone. Per gli attori principali ora è utile tenere aperto il mercato globale. Ma l’architettura geopolitica in formazione predispone il sistema a chiudersi in mercati regionali alla prima crisi. Inoltre, l’export sta diventando sempre più politico. Il punto: per l’Italia, potenza esportatrice, conviene essere parte di un mercato globale delle democrazie oppure di un’Europa neutrale che spera così di commerciare con tutti o di un’Eurasia con Russia e Cina guidata da Pechino? La Germania mostra al momento una posizione confusa, ma tende al neutralismo. La Francia punta ad un’Eurasia dove poter mantenere una posizione di privilegio e tenta un convergenza con la Russia sia per sostituire Berlino sia per mostrare a Pechino che in una possibile alleanza euroasiatica Parigi conterà. Londra è assente, Roma ferma. 

In questa situazione è probabile che l’Europa divisa e, per questo passiva, sarà terreno di scontro tra gli imperi americano e cinese in formazione, la Russia già quasi conquistata da Pechino per errori sia dell’America sia di Putin. Vi aggiornerò sullo scenario in sviluppo, ma devo subito avvertire che per l’interesse nazionale italiano il massimo vantaggio è già ben chiaro nelle simulazioni che combinano sicurezza, business e stabilità finanziaria: (a) formazione di un mercato euroamericano a sua volta parte di un mercato globale delle democrazie; (b) mediazione tra America e Russia per non lasciare la seconda, cliente primario per l'Italia, nelle mani di Pechino (qui il Vaticano dovrà aiutare con la Chiesa ortodossa come sembra aver già iniziato). Realismo? Senza l’Europa l'America, anche se le riuscisse il dominio dell'America latina, sarà sconfitta dalla Cina e ciò rende rilevante l'Europa stessa agli occhi dei due competitori. E se non fosse possibile portare la Ue verso tale scenario nonché renderla sufficientemente compatta per negoziare alla pari con la tipicamente etncentrica diplomazia statunitense? Penso che Roma dovrà agganciarsi, probabilmente con Londra e Madrid, all'America, cercando autonomia e rilevanza offrendo in cambio una missione di presidio proconsolare del Mediterraneo, opzione utile anche per predisporre il passaggio al dollaro nel caso non escludibile che l’euro imploda. Ma utile anche per segnalare a Francia e Germania, per dissuaderle, che l’Italia non le seguirà nel caso scegliessero l’Oriente o il neutralismo. 

Il papà di Renzi davanti ai pm in segreto Ecco cosa ha detto e sul figlio....

Tiziano Renzi interrogato a Genova




Il papà del premier, Tiziano Renzi, è stato interrogato nelle scorse settimane, in gran segreto, a Palazzo di Giustizia di Genova. Secondo quanto scrive il Secolo XIX. Tiziano è riuscito a dribblare i cronisti nascondendosi sotto un grande cappello. E' stato sentito nell'ambito dell’inchiesta sul fallimento della sua ex società “Chil Post”, fascicolo in cui è accusato di bancarotta fraudolenta. Il verbale dell'interrogatorio è stato secretato ma una cosa è emersa: Tiziano ha detto che suo figlio "non c'entra niente". 

"Non ti legge nessuno, ti porto in tribunale, guarda che io...". Caprarica scatenato: ecco con chi ce l'ha...

Antonio Caprarica ad Aldo Grasso: "Io snobbone? Ti leggono in dodici"




Dopo l'addio ad Agon Channel di Antonio Caprarica e le accuse di Aldo Grasso sul Corriere che lo ha definito uno "snobbone" arriva la risposta velenosa dell'ex corrispondente Rai. "Aldo Grasso un critico? Ma lo leggono in dodici, per fare una citazione manzoniana. Se continua a dirmi che a Londra ho fatto lo snobbone e mi sono concesso chissà quali lussi, questa è la volta che lo querelo. Ce l’avessi io la rendita di posizione di cui gode Grasso", ha affermato Caprarica a La Zanzara su Radio 24. Poi la stoccata finale: "Ha una colonna quotidiana per sparare a zero contro tutti i suoi nemici e salvare regolarmente tutti i suoi amici. Questa in alcune zone d’Italia viene definita mentalità di un certo genere". Insomma tra Caprarica e Grasso è guerra aperta. 

Revisioni auto videosorvegliate: Così il Grande Fratello stana i furbetti

Revisione auto: sarà videosorvegliata dal 2015




Il "Grande Fratello" arriva anche nei centri autorizzati per le revisioni di auto e moto. Dal primo gennaio saranno dotati di sistemi di videosorveglianza per monitorare in tempo reale il corretto svolgimento delle attività di controllo. La revisione, che deve essere eseguita obbligatoriamente per la prima volta dopo quattro anni dalla data d'immatricolazione e successivamente ogni due, dal 2015 sarà quindi filmata con una telecamera. La tariffa per l'operazione resterà invariata a 65,68 euro. L'installazione di videocamere, decisa dal governo, serve per evitare che vengano eseguite particolari “promozioni” di vetture o moto non perfettamente a norma di legge. Le videocamere quindi riprenderanno le operazioni di manutenzione e le comunicheranno in real time alla Motorizzazione Civile, come sancito dal nuovo protocollo per le revisioni denominato “Mctcnet2”.

I costi - Ma questo cambiamento non è una buona notizia per i meccanici e i centri di revisione. Il nuovo sistema di controllo previsto dal nuovo protocollo però non sembra ben visto dai centri di revisioni in quanto hanno dovuto affrontare immancabili aumenti di costi e nuovi adempimenti burocratici da esplorare. I centri autorizzati hanno infatti già sostenuto una spesa di almeno 10.000 euro per l'adeguamento dei macchinari e dei software, a fronte di una tariffa ministeriale che, ricorda la Cgia, è ferma da oltre 7 anni. "La nuova normativa, innanzitutto, comporterà - spiega Roberto Bottan, Presidente sia degli Autoriparatori sia della Cgia - una maggiore sicurezza dei dati, un'imparzialità dei risultati e uno stop alle frodi sulle revisioni". 

Bancomat e carte a rischio truffatori: Le tecniche per la clonazione

Natale, truffe a bancomat e alle carte di credito: ecco come difendersi




Natale, tempo di acquisti ma anche di truffe. Gli italiani in questi giorni si riversano nei negozi per gli acquisti per le feste e usano molto spesso il bancomat o le carte per pagare. Il periodo ideale per i truffatori per agire e clonare le carte per svuotare i conti correnti. La Polizia di Stato ha diffuso un video con qualche consiglio per evitare amare sorprese sotto l'albero. La clonazione delle carte di credito e dei bancomat è un fatto molto preoccupante, che sempre di più innervosisce i possessori e gli utilizzatori delle carte magnetiche per i pagamenti. Sempre più frequenti sono i casi di clonazione di carte di credito o di bancomat. 

Le tecniche - I malviventi, infatti, hanno come obiettivo quello di acquisire le informazioni contenute nella banda magnetica della carta ed il codice pin che serve per autorizzare qualsiasi operazione bancaria. Per questo negli sportelli bancomat modificati viene inserito innanzitutto uno “Skimmer”, ovvero un lettore di codici che registra i dati della carta e che si può vedere controllando per bene l’alloggio nel quale si inserisce la carta.

Come difendersi - Altro elemento da considerare per quanto riguarda il pin è la presenza di un foro proprio in direzione della tastiera, che potrebbe nascondere una telecamera, e la manomissione della tastiera. Muovendo un po’ i tasti, infatti, se c’è stata una manomissione si può notare lo spostamento dell’intera tastiera, che ha ricoperto quella originale. Per proteggere il proprio pin dalla telecamere occorre sempre coprire la tastiera con la mano. Piccoli accorgimenti che però possono sventare tentativi di clonazione di carte di credito o bancomat. In ogni caso il video rimanda al 113 per qualsiasi dubbio possa sorgere sull’eventuale manomissione dello sportello. 

Badanti,baby sitter, barista e camerieri I "mini-lavori" che ti danno uno stipendio

Badanti. baby sitter, camerieri: i minilavori che danno stipendio




Si stanno diffondendo sempre più i "lavori a chiamata": badanti, baby sitter e camerieri. Secondo la Cgia di Mestre cresce sempre di più, nel 2014, il ricorso al “lavoro a chiamata”, diffuso nei settori del commercio, della ristorazione/turismo e dei servizi e solitamente retribuito con “voucher”. Da quando questo sistema di pagamento è entrato in vigore, nel 2012, il loro utilizzo è più che triplicato, passando dalle 23 milioni 800 mila ore vendute a 71 milioni 600 mila ore stimate per il 2014. Con questo metodo di pagamento si è notevolmente ridotto il ricorso al "nero". Questo tipo di lavoro,  in assenza di un accordo scritto tra committente e prestatore d’opera, garantisce a quest’ultimo una copertura assicurativa e il pagamento dei contributi previdenziali per la durata del lavoro a chiamata.

La dichiarazione - Il presidente della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, ha infatto detto: “Grazie all’introduzione di questa formula è stato possibile far emergere una quota di sommerso che altrimenti sarebbe stata difficile da contrastare.In più, chi viene assunto per poche ore con questi buoni può menzionare nel suo curriculum questa esperienza. Inoltre, per limitare l’utilizzo improprio di questi buoni, il legislatore ha stabilito che ognuno di questi deve essere orario, datato e numerato progressivamente. Tuttavia, la possibilità di aggirare la norma non manca: purtroppo, questa possibilità è presente in qualsiasi caso, figuriamoci quando si tratta di un accordo che, come in questa fattispecie, è di natura verbale”.

Manovra, ultimo esame della Camera Può saltare un bonus: ecco chi rischia

Legge di stabilità all’ultimo esame della Camera




La commissione Bilancio della Camera non ha ancora terminato le votazioni degli emendamenti presentati al testo. In commissione sono state presentate circa 130 proposte di modifica, 50 sono state dichiarate inammissibili. Il governo non dovrebbe porre la questione di fiducia sulla legge di stabilità nell'ultimo passaggio per l'approvazione definitiva a Montecitorio. Se il governo non porrà la fiducia i tempi del passaggio in aula potrebbero essere più brevi e dunque il via libera definitivo arriverebbe già domani. I gruppi parlamentari hanno comunque avvertito i deputati di tenersi pronti anche ad arrivare a martedì.

I nodi da sciogliere - I tecnici della Camera hanno espresso cautela sulla scelta di concedere il credito d'imposta ai piccoli imprenditori senza dipendenti, previsto nella legge di stabilità. Nella loro relazione scrivono: "Andrebbe acquisita la valutazione del Governo circa la compatibilità con la normativa europea, al fine di evitare eventuali procedure di infrazione, tenuto conto che il beneficio è limitato a specifiche categorie di contribuenti". Per i tecnici della Camera andrebbe anche valutato "se possano determinarsi effetti connessi a possibili comportamenti elusivi (lavoro sommerso) adottati al fine di fruire del predetto credito d'imposta".

"Figa vero? Ora mi metto a urlare!". Quagliariello manda via la sorella di Carminati e rovina un matrimonio: ecco perché...

Quagliariello manda via la sorella di Carminati e rovina un matrimonio

di Franco Bechis 


Il 18 maggio scorso Massimo Carminati, il Nero di Mafia Capitale, telefona al titolare di Unibar, Giuseppe Ietto. E – intercettato come sempre- gli passa la sorella Micaela, che sta cercando lavoro. Lei spiega: “Mah… Io adesso sto lavorando, ma credo che a fine maggio finisco. Finisco, ma sono tanti anni che sto lì, a una fondazione- Magna Carta, quella di Quagliariello. Capito? E solo che ormai il lavoro c’è poco e che di conseguenza, insomma…”E in effetti il segretario Ncd Gaetano Quagliariello pochi giorni dopo chiude il rapporto con Micaela Carminati, che per anni aveva lavorato in segreteria alla sua fondazione con uno stipendio di circa 950 euro al mese. Lei trova subito lavoro all’Unibar di Ietto, dove si occupa di relazioni esterne. Quel che il politico attento ai valori non negoziabili non può sapere è che mandando via la sorella del Nero diventa responsabile indirettamente di una crisi coniugale. A scoprirla sono gli investigatori qualche giorno dopo, grazie a una cimice piazzata sulla Mercedes di Ietto. Quell’assunzione di Micaela non va proprio giù alla moglie di Ietto, Livia, che in auto fa una scenataccia di gelosia. Livia chiede al marito: “Ma chi è questa? E’ una mega figa? Eh? E’ una mega figa??”. Lui prova a schermirsi: “Io non prendo le mega fighe”. Ma Livia insiste e attacca. E Ietto si fa serio: “Non fare la ragazzina!”. La moglie chiede più particolari su quell’assunzione, insospettita dal riserbo assoluto del coniuge: “Adesso me lo dici… No, adesso me lo dici, se no mi incavolo! Guarda, adesso mi metto ad urlare”. E ancora: “Ecco perchè non mi porti più in giro!! Ho capito! Adesso porti lei, giusto?”. Lui cede solo sul nome: “Si chiama Micaela”, e dice di avere fatto un favore a un amico, di fidarsi. Lei non cede: “Ma io non mi fido mica, sai! Non mi fido proprio…”. E va a finire male, con una scenataccia. 

domenica 21 dicembre 2014

LA NUOVA MAPPA DELL'ITALIA Ecco il piano per tagliare le regioni

Regioni, ipotesi accorpamento in un disegno di legge Pd: come cambia la mappa

di Luca Forcini 

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Via 8 regioni, ne resteranno solo 12. Se l'idea così com'è stata concepita dai parlamentari Pd Roberto Morassut e Raffaele Ranucci andasse in porto, dovremmo prepararci a dire addio alla cartina dell'Italia per disegnarne una nuova. Niente più Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria. Un accorpamento per far nascere la regione Alpina. Via anche Marche, Abruzzo e Molise, nella nuova mappa ci sarà un'unica grande macchia con il nome di Adriatica.

La proposta di legge - La proposta di legge presentata alla Camera è realtà, e secondo quanto riporta oggi il Messaggero - si inserisce in un dibattito aperto direttamente dal presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino che - scrive il quotidiano - sarebbe favorevole a un accorpamento e avrebbe anzi chiesto al presidente Renzi un incontro urgente per discutere "di prospettive e ruolo delle Regioni". E siccome per i soli consigli regionali si spendono circa 1160 milioni di euro, dall'aggregazione potrebbero arrivare soltanto da questo capitolo risparmi per almeno 400 milioni di euro.

La mappa - Ecco dunque la nuova mappa. A Nord, l'unica amministrazione a rimanere inalterata sarebbe la Lombardia. Al suo fianco, oltre all'Alpina, nascerebbe il Triveneto, unione di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige. Al centro Italia, l'Emilia guadagnerebbe dalle Marche la provincia di Pesaro e accanto alla già citata Adriatica, nascerebbe l'Appenninica, unione di Toscana, Umbria e provincia di Viterbo. Il Lazio scomparirebbe, diventando un unico grande Distretto di Roma Capitale, lasciando le province meridionali alla neonata regione Tirrenica, insieme alla Campania. Sempre al Sud, la Puglia guadagnerebbe dalla Basilicata - soppressa - la provincia di Matera, trasformandosi in Levante. Mentre la Calabria. Immutate, infine, Sicilia e Sardegna.

Presepe gay al centro commerciale La Lega: "Inaccettabile". E' bufera...

Piacenza, presepe gay al centro commerciale: furia dei clienti




Due San Giuseppe che vegliano Gesù Bambino. E' questo il presepe messo in vendita in un centro commerciale della periferia di Piacenza. L'insolita rappresentazione della Natività non ha lasciato indifferenti i clienti che avrebbero protestato. Polemiche in Rete: "E' inaccettabile", affermano alcuni utenti. A lanciare la polemica è stato il neo consigliere regionale piacentino della Lega Nord, Matteo Rancan, che ha pubblicato la foto sulla sua pagina di Facebook la foto del presepe contestato: "Sicuramente è stato un disguido, vero? Mi dicono anche che è stato prontamente rimosso dopo aver ricevuto alcune segnalazioni da parte di seri cittadini. Bene così! La tradizione deve rimanere viva! Manteniamola tale".

NDRANGHETA, COMI (F.I): "Bene Campagna Klaus Davi. A disposizione per diffondere cultura e legalità"

NDRANGHETA, COMI (F.I): "Bene Campagna Klaus Davi. A disposizione per diffondere cultura e legalità"



di Gaetano Daniele 


"La mafia tenta di infiltrarsi nel tessuto economico lombardo intravvedendo la possibilità di lauti guadagni. Un vero e proprio cancro che va combattuto in tutti i modi, con la magistratura e le forze dell'ordine, ma anche diffondendo una cultura della legalità. E' quanto sta facendo il giornalista Klaus Davi che lunedì prossimo sarà a Fino Mornasco, in provincia di Como, per girare un video contro il pizzo e la ‘ndrangheta. L'iniziativa di Klaus Davi - continua l'On. Lara Comi - coinvolge anche altri centri lombardi. Obiettivo: squarciare il velo dell'omertà, far venire allo scoperto il fenomeno in tutta la sua gravità. E' un impegno coraggioso, che ammiro. I media possono essere un alleato molto efficace nella lotta alla criminalità. Per questo, da cittadina lombarda e da europarlamentare - conclude L'europarlamentare Comi - sono a disposizione e offro la mia collaborazione perché le mafie siano combattute anche con le armi dell'informazione, della denuncia, del coinvolgimento della società civile e auspico che la sua campagna sia sostenuta anche dalle istituzioni e dalle associazioni."

Parla la giornalista smascherata da Striscia: "Ma che sceneggiata, vi racconto come è andata"

Parla la giornalista smascherata da Striscia: "Ma che sceneggiata, vi racconto come è andata"




E' stata travolta da uno tsunami di critiche e attacchi Alessandra Borgia, la giornalista di Videonews finita sotto le grinfie di Striscia la Notizia che ha trasmesso dei suoi fuorionda della sua intervista a Orazio Fidone, il cacciatore che ha trovato il corpicinio del povero Loris. Un servizio che denunciava come la giornalista avesse "organizzato la sceneggiata" dell'incontro casuale con Fidone. La Borgia, spiega la sua versione, al sito Blogo. "Non c'è stata la costruzione di una sceneggiata, di una fiction, di nulla! A me dispiace che dalle immagini di Striscia sia venuta fuori un'altra cosa, un modo di lavorare che non mi appartiene. Dal punto di vista cronologico sono stati montati dei pezzi in maniera non contestualizzata... Quando dico 'fermatelo' non è quando dovevo intervistarlo ma all'inizio, prima di conoscerlo". La Borgia fa notare come il senso di un servizio cambia anche a seconda del montaggio. 

La versione della Borgia -  "Dieci minuti prima della messa in onda ero lì a fare le prove. Dietro le telecamere i miei operatori mi dicono 'Alessandra, sta passando il cacciatore'. C'è stato anche un momento in cui non ricordavo neanche il suo nome. Allora dico 'fermatelo, fermatelo', lui stava passeggiando con un amico. Io l'ho raggiunto, anzi è venuto lui alla mia postazione. Ci siamo messi dietro la telecamera e gli ho detto: 'Stiamo per andare in onda, se ha voglia potrebbe dire delle cose'. Oltre ai miei tecnici c'erano altri giornalisti. Lui mi disse: 'Abbiamo deciso con il mio avvocato che non avrei mai fatto l'ospite nelle trasmissioni, però, siccome io non ho niente da nascondere, se dovesse vedermi in giro e magari vuole una dichiarazione, vuole farmi una battuta... se ho voglia di rispondere, in base alle domande che mi fa, io non ho nessun problema'. Quindi lui è andato via e io mi sono rimessa. All'inizio non volevo dire nulla. Ho dovuto metabolizzare il tutto. Questa roba non mi appartiene. Onestamente non ho fatto nulla e non pensavo di dovermi difendere su una questione non chiara dalle immagini ma che pensavo si risolvesse dopo. A me queste cose non mi piacciono. Ne sono rimasta fuori, non ho scritto nulla. Avrei potuto cavalcarle, ma a me non me ne frega. Il mio lavoro deve parlare. Non voglio visibilità, non voglio avere un caxxo. Ho 40 anni, non sono mai stata assunta. Chiedetevelo perché!". 

Presente e futuro - "Sono sempre stata corretta, le persone che ho incontrato possono testimoniarlo" dice Alessandra Borgia che  aggiunge: "Ho seguito tantissimi casi, ho sempre lavorato con correttezza. Oggi mi ritrovo a dover rispondere di un qualcosa che non è avvenuto così. E che non mi appartiene. Sarei stata la prima a dire 'ho sbagliato'. Nei fuori onda uno può dire di tutto. La mia leggerezza è stata questa forse.... siccome non avevo nulla da nascondere, è partito di tutto. Quando uno è sotto stress può scappare un sorriso inopportuno, una battuta, ci può stare tutto. Ma non perché non sei sensibile. Ma stiamo scherzando? Chiedetelo all'azienda: io non vado mai con le telecamere ai funerali! Oggi invece sono attaccata come se organizzassi situazioni... Ma a che pro? Che scoop sarebbe stato questo? Non serviva a un cavolo fare una cosa del genere. Né alla trasmissione né a me. È una roba ridicola. Dopo 15 anni di lavoro a Mediaset, mi metto a fare queste cose? La frase di Striscia "attrice che recita la parte della giornalista" mi è molta dispiaciuta. Ma stiamo scherzando? Dopo tanti anni che faccio questo mestiere!  E sul suo futuro, quando il giornalista le risponde se continuerà a lavorare con Videonews, risponde: "Mi auguro di sì (ride, Ndr). Non ho fatto niente di male, perché non dovrei più lavorare? Sono dal '99 in questa azienda, ma non sono mai stata assunta, mi rinnovano i contratti ogni 6 mesi. Se mi devo tutelare, lo devo fare da sola.

Manovra stravolta dal governo Tutte le novità nella legge di stabilità

Legge di stabilità, ecco tutte le "marchette" e le "porcate" sventate all'ultimo




"Abbiamo stoppato l'assalto alla diligenza". Esulta, Matteo Renzi, per l'approvazione al Senato della legge di stabilità. Pazienza se il voto (di fiducia, la quarantesima da quando c'è lui è a Palazzo Chigi) sia arrivato soltanto alle 5 di sabato mattina, dopo una giornata di imbarazzi e difficoltà per il suo governo. E soprattutto, pazienza se "l'assalto alla diligenza" sembrano averlo condotto proprio uomini dell'esecutivo, visto che sono stati loro a presentare 80 emendamenti e ingorgare in questo modo discussione e votazione, allungando i tempi in modo più tragico che comico. 

Tutte le "marchette" sventate - E dire che nel pomeriggio di venerdì Renzi, fiutata l'aria che tirava a Palazzo Madama, aveva indicato la priorità: "Intervenire perché la legge di stabilità non sia quel monstrum con magari le varie leggi marchetta". Spulciando nel maxi-emendamento, in effetti, è interessante scoprire le "porcate" (per dirla alla Movimento 5 Stelle) sventate all'ultimo momento, un po' dal governo e un po' dai senatori. Un comma della manovra prevedeva l'assunzione di un dirigente di seconda fascia del Mef, addetto ai fondi strutturali con stipendio di 130mila euro lordi. La manina che aveva scritto il "suggerimento", evidentemente, proveniva proprio dal Tesoro. E poi ci sono le pressioni "localistiche" e "lobbistiche": c'è chi chiedeva di sbloccare l'appalto della strada di Telese, tra Caianello e Benevento, o di riprendere in mano l'idea della ferrovia tra Roma e Pescara (il relatore, Giorgio Santini, è del Pd). 

Dal Gran Paradiso a... Chiamparino - Ancora: un comma chiedeva la riforma di enti e uffici studi del Ministero dell'Agricoltura, che il governo vorrebbe viceversa eliminare del tutto. Un altro prevedeva nuove assunzioni per il Parco del Gran Paradiso, saltate, mentre il governo ha posto il veto alla creazione dell'albo per i promotori finanziari e al progetto di affidare alle Regioni l'incasso delle imposte sull'estrazione degli idrocarburi. Giusto per restare alle regioni, con il "Salva-Piemonte" Sergio Chiamparino è di fatto nominato commissario di se stesso. Ah no, questa non è stata sventata all'ultimo.

Schiaffo di Marchionne a Montezemolo Salta la nomina: ecco cosa è successo

Luca di Montezemolo ancora umiliato da Sergio Marchionne: ecco cos'è accaduto tra i due




La guerra tra Luca Cordero di Montezemolo e Sergio Marchionne continua. Dopo essere stato silurato dalla guida della Ferrari, all'indomani del disastroso weekend monzese, Montezemolo ha subito una nuova umiliazione da parte del nuovo presidente della scuderia di Maranello.

Il caso - Due giorni fa, infatti, dopo settimane di movimenti e trattative sotto banco, Montezemolo era pronto ad annunciare, con un comunicato stampa, di essere diventato il nuovo presidente della F1 Group, la società che detiene i diritti del Circus e di cui Bernie Ecclestone è stato nominato amministratore delegato. Tutto era pronto, intorno a mezzogiorno: poi è arrivato il clamoroso stop, che secondo Repubblica (che riprende fonti inglesi e tedesche), è da imputare proprio a Marchionne. L'amministratore delegato di Fca si è opposto alla nomina di Montezemolo: la Ferrari non vuole più dare ruolo e potere ad un manager con oltre vent'anni di esperienza, ma soprattutto ritenuto non più amico. Da Maranello la notizia non viene commentata, mentre Ecclestone ha scelto di ridimensionare il ruolo di Montezemolo, che si è accontentato di un ruolo non esecutivo nel consiglio d'amministrazione.

Province, tagliati metà dei dipendenti E intanto loro "okkupano" gli uffici

Legge di stabilità, tagli a Regioni e Sanità. Province, il 50% dei dipendenti in esubero, stipendio pieno fino al 2017




Sono quattro i miliardi di euro in meno che il governo verserà alle Regioni, con conseguenze prevedibili sulla sanità pubblica. In più, ci sono gli esuberi dalle Province in via di dismissione. La legge di stabilità approvata al Senato all'alba di sabato dichiara in esubero il 50% dei dipendenti delle province e il 30% di quelli delle città metropolitane. Le liste di chi "resta" deve essere consegnata dagli enti entro l'1 aprile 2015. Lo stipendio attuale per tutti i dipendenti è garantito fino al 2017, poi scatterà la "disponibilità" di due anni con taglio del 20% in busta paga. Le cessazioni partiranno dal 30 aprile 2019.

La rivolta nelle Province - Le migliaia di dipendenti delle Province a rischio mobilità non hanno atteso il voto di fiducia per scatenare la protesta. Firenze ha guidato la sommossa, con i lavoratori che hanno letteralmente occupato le stanze del palazzo della Provincia. Cartelli, bandierine, sacchi a pelo e brande per passare la notte. "Qua saltano posti e servizi", lamentano allarmati dipendenti e sindacati: "Chi si occuperà della manutenzione delle strade, della sicurezza degli edifici scolastici, dei centri per l'impiego, della tutela ambientale?", domanda un "ribelle" dalle pagine di Repubblica. 

Partecipate e Regioni - A proposito di tagli alla spesa, il governo chiude le micro-società partecipate che hanno più amministratori che dipendenti e le "aziende doppione". Come detto, alle Regioni vengono tagliati 4 miliardi di euro. Un provvedimento che quasi sicuramente avrà ripercussioni sulla Sanità, visto che questa voce ricopre l'80% delle uscite delle Regioni. Piove sul bagnato, visto che i 4 miliardi si sommano ai 2,3 già tolti nei mesi scorsi.

Il Papa nomina il nuovo braccio destro Ecco chi sarà il suo uomo ombra

Papa Francesco nomina il nuovo Camerlengo: è il cardinale Jean-Louis Tauran




Giro di poltrone in Vaticano. Il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, è il nuovo camerlengo di Santa Romana Chiesa. Lo ha nominato Papa Francesco. Settantuno anni, cardinale dal 2003 (Giovanni Paolo II), il francese Tauran prende il posto del cardinale Tarcisio Bertone, che per sette anni è stato il camerlengo. E' stato proprio Turan ad annunciare l'elezione di Papa Francesco il 13 marzo 2013. Affetto dal morbo di Parkinson, con evidenti difficoltà nell'esprimersi, faticò non proprio a pronunciare la frase dell'Habemus Papam. Ma nonostante le difficoltà riuscì a compiee sino in fondo il proprio dovere. Vice camerlengo è stato nominato il presidente della Pontificia accademia ecclesiastica, monsignor Giampiero Gloder, arcivescovo titolare di Telde (sull'isola di Gran Canaria). I compiti principali del Camerlengo sono quello di amministrare i beni temporali quando il Papa è assente. Inoltre deve  presiedere la sede vacante alla morte del Santo Padre o, come accaduto con Benedetto XVI, in caso di sua rinuncia al soglio pontificio. In caso di morte del Santo Padre il primo dovere del camerlengo è verificare che il Papa sia realmente morto, chiamandolo tre volte con il nome di battesimo.

Allarme sui conti correnti online Vi rubano tutto con una e-mail...

Chthonic, il virus che svuota i conti correnti online




Occhio ai conti correnti online. La nuova minaccia malware che colpisce i sistemi di banking online e i loro clienti si chiama Trojan-Banker.Win32.Chthonic, o in breve Chthonic. L'hanno scoperta gli analisti di sicurezza di Kaspersky Lab che l'hanno paragonata al celebre Trojan ZeuS. Finora ha creato problemi a più 150 banche e 20 sistemi di pagamento in 15 Paesi. Sembra che prenda maggiormente di mira le istituzioni finanziarie situate negli Stati Uniti, in Spagna, Russia, Giappone e anche Italia. Chthonic sfrutta le funzioni del computer, tra cui la webcam e la tastiera, per rubare le credenziali dei clienti del banking online. I criminali possono anche connettersi da remoto al computer e controllarlo per effettuare transazioni.

Il virus  - Le principali armi di Chthonic, tuttavia, sono gli injector web che permettono al Trojan di inserire il suo codice e le sue immagini nelle pagine bancarie caricate dal browser del computer, consentendo ai cybercriminali di ottenere il numero di telefono della vittima, le sue password temporanee e i PIN, oltre a tutti i dettagli del login e delle password inserite dall'utente. Le vittime vengono infettate tramite link o documenti, come racconta Repubblica.it, con estensione .DOC allegati nelle email che installano una backdoor per il codice nocivo.

Come difendersi - Fino ad ora Kaspersky Lab ha scoperto moduli che possono raccogliere informazioni di sistema, rubare le password salvate, registrare i tasti digitati, permettere l'accesso da remoto e registrare video e suoni tramite la webcam o il microfonoi. Il Trojan, in questo caso, crea un iframe che copia, mantenendo le stesse dimensioni, la finestra originale del sito. "La scoperta di Chthonic conferma che il Trojan ZeuS si sta ancora evolvendo attivamente. I writer dei malware fanno ampio uso delle tecniche più recenti aiutati dalla diffusione del codice sorgente di ZeuS. Chthonic è l'evoluzione di ZeuS: usa il criptaggio di ZeuS AES, una macchina virtuale simile a quella usata da ZeusVM e KINS e il downloader di Andromeda - per prendere di mira sempre più istituzioni finanziarie e clienti ignari con metodi sempre più sofisticati. Siamo sicuri che in futuro incontreremo nuove varianti di ZeuS e continueremo a registrare e analizzare ogni minaccia per trovarci sempre un passo avanti rispetto ai cybercriminali", ha commentato Yury Namestnikov, Senior Malware Analyst at Kaspersky Lab e ricercatore che ha effettuato un'indagine sulla minaccia. Insomma durante queste feste state molto attenti quando usate il vostro conto online. Il rischio di passare il Natale con le casse a secco è dietro l'angolo. A portata di click. 

Mafia Capitale, l’ultima intercettazione: “Ahmadinejad? Faceva il mio autista”

Mafia Capitale, l’ultima intercettazione: “Ahmadinejad? Faceva il mio autista”

di Franco Bechis 


E’ l’ultima sorpresa che emerge dalle intercettazioni di Mafia Capitale: molti anni prima di diventare presidente dell’Iran, Ahmadinejad faceva l’autista di un personaggio intercettato con Massimo Carmignani, detto il Nero o il Cècato, l’uomo chiave dell’inchiesta che sta facendo tremare la capitale. A rivelarlo è Paolo Pozzessere, ex direttore commerciale di Finmeccanica, che a Carminati racconta la sua esperienza in Iran e l’amicizia nata negli anni conAhmadinejad, che definisce “ragazzo serio”, ottenendo l’approvazione di Carminati: “Eh, ma si vede…, solo che per cose di cattiva stampa…”

Ecco il passaggio di quella intercettazione ambientale del 13 giugno 2013:

Pozzessere- Allora pensa che il mio agente in Iran…

Carminati- … sono belle poi, eh, le persiane… sono belle, eh?

Pozzessere- … poi c’hanno una voglia di occidentale, che se le porta via, poi insomma devi entrare nel giro giusto (…) ma a parte quello, lì che ci stava l’agente nostro era il braccio destro di Khomeini, quando ci fu la guerra Iran-Iraq… c’era l’embargo, questo comprava le armi con…

Carminati- Faceva le trinagolazioni, le cose…

Pozzessere- Uno dei ragazzi che studiava, che lavorava dentro il suo ufficio era Ahmadinejad, che era quello che mi portava la sera in albergo, no, con la macchina…

Carminati- Ah…

Pozzessere- Semo pure amici

Carminati- Guardiano de… guardiano della rivoluzione…

Pozzessere- Ragazzo serio!

Carminati- Eh, ma si vede!

Pozzessere- Ragazzo serissimo…

Carminati- Solo che per cose di cattiva stampa… Vengono rappresentati, vengono rappresentati ovviamente…

Pozzessere- Ragazzo che alle cinque del pomeriggio, lui dove stava si buttava per terra a pregà, cioè uno di quelli seri, hai capito?

Carminati- Ahò, ma lo sai che è… quella è una cosa rispettabile là…

Pozzessere- e ci siano sentiti fino a 7-8 anni fa, poi ovviamente…

Carminati- la congiuntura, vai a sapere (…)

La lista segreta per la corsa al Quirinale Ecco tutti i nomi "nascosti" per dopo-Re Giorgio

Quirinale, i nomi in corsa per il dopo Napolitano




Dopo l'annuncio delle "imminenti dimissioni" di Giorgio Napolitano, si infiamma la corsa per il Quirinale. I nomi in campo sono tanti, ma i partiti stentano a trovare un accordo per un candidato che possa trovare la convergenza di tutti. Così le candidature esplicite e non si susseguono in un turn over di nomi senza sosta. E così tra i pretendenti al Colle spunta anche il nome di Piero Grasso che è pronto già per il flash accanto ai corazzieri quando dovrà sostituire Re Giorgio nei momenti della sede vacante quando il presidente farà un passo indietro: "Affronterò quei giorni di supplenza nel pieno rispetto della prassi costituzionale e con il massimo impegno", spiega durante la cerimonia degli auguri di Natale. Il presidente del Senato è la seconda carica della Repubblica e quindi entra di diritto nell'elenco teorico dei candidati. Ma altri nomi cominciano ad emergere nelle stanze quirinalizie. 

I nomi - Il primo è quello di Giuliano Amato che aveva proposto anche Silvio Berlusconi. Bisogni capire quanti consensi possa raccogliere la sua candidatura. A seguire c'è la cinquantenne costituzionalista lombarda Marta Cartabia, appena nominata vicepresidente della Consulta. E' invece di ieri, secondo quanto racconta il Corriere, la "nomination" per Sergio Mattarella. Figlio del Piersanti presidente della Regione Sicilia ucciso dalla mafia, ministro della Dc e poi dell'Ulivo, ex giudice della Corte Costituzionale, inventore del Mattarellum, il sistema elettorale semi-maggioritario degli anni '90. Infine l'altro nome che è entrato prepotentemente nel Toto-Colle è quello di Sabino Cassese, giurista, ex membro della Consulta, ministro della Funzione pubblica del governo Ciampi.