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lunedì 3 luglio 2017

CIAO CIAO VERGINELLE Gabanelli bombardiera: "Ecco cosa fare coi migranti" Così asfalta Boldrini e Kyenge

CONTROCORRENTE Immigrazione, la Gabanelli asfalta Boldrini e Kyenge: "Porti chiusi? Si può. Le Ong portino i migranti in Francia"



"Più metti in opera possibilità di salvataggio e più i trafficanti portano in mare un'umanità disperata e inconsapevole". A dire basta alla politica dei soccorsi in mare aperto, anche fuori dalle acque italiane, non è un "cattivone" leghista ma Milena Gabanelli, idolo della sinistra chic italiana che però sull'immigrazione e gli sbarchi ha idee chiare. Che, probabilmente, non piaceranno alle fautrici del "c'è posto per tutti" come Laura Boldrini o Cècile Kyenge. 

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Intervistata dal Fatto quotidiano, l'ex conduttrice di Report e oggi è vicedirettore dell'area digital della Rai si dice addirittura disposta a pensare alla chiusura dei porti: "Se le intenzioni di non lasciare l'Italia sola continuano a rimanere intenzioni, qualcosa di concreto andrà fatto". Il problema è l'Unione europea e i partner comunitari: "Sarebbe sufficiente se, da subito, qualche Ong straniera facesse un'azione dimostrativa - è la proposta della Gabanelli -. Medici senza frontiere potrebbe sbarcare migranti a Nizza o il Muos a Malta. Vediamo se il democratico Macron ha il coraggio di dire Qui non li portate".

La verità è che l'unico obbligo di chi soccorre i migranti in mare aperto è quello di portarli, secondo la Convenzione di Amburgo, nel "primo porto sicuro". "Dovrebbe essere la Tunisia, che ha firmato quella convenzione, e anche Malta. Ma poiché il flusso è costante, e alcune navi sono dotate di infermeria, potrebbero arrivare anche in Spagna o a Nizza", aggiunge la Gabanelli. Il capitolo Ong è lungo: "Non ci sono mai state tante navi che si adoperano per il salvataggio e mentre nel 2015 i morti in mare sono stati 2.800, nel 2016 siamo arrivati a 4.300. Più metti in opera possibilità di salvataggio e più i trafficanti portano in mare i migranti".

L'Italia è l'hub d'Europa per i ricollocamenti di migranti, finora però è stato un fallimento totale. Serve un processo di identificazione vera, a monte: "Chi non ha diritto a restare, deve essere accompagnato al Paese d'origine, che spesso però non lo riconosce come cittadino. Per questo occorre aver fatto prima accordi bilaterali". L'accoglienza per ora è emergenza mentre, assicura la giornalista, potrebbe essere una opportunità anche economica: occorre che lo Stato metta a disposizione luoghi (caserme, ex ospedali) e assuma personale qualificato ("Circa 28.000 persone: formatori, medici, psicologi") perché serve "un sistema di accoglienza dove le cooperative e le associazioni hanno un ruolo di supporto e non più di gestione". Il costo di questo "paradiso"? "Sarebbe di circa 2 miliardi per la messa in abitabilità, e 2,2 miliardi l'anno per gestione e personale. La ricaduta sarebbe una maggiore percezione di sicurezza, oltre a una maggior disponibilità dei Comuni a farsi carico dell'integrazione".

Marquez vince in Germania e balza in testa al mondiale Valentino Rossi insegue

Motogp: Marquez vince in Germania, Rossi quinto



Marc Marquez ha vinto il Gran Premio di Germania, nono appuntamento del Mondiale classe MotoGp. Sul circuito del Sachsenring lo spagnolo della Honda, scattato dalla pole, ha preceduto il tedesco Jonas Folger su Yamaha Tech3. Sul podio anche lo spagnolo Dani Pedrosa (Honda). Quinto posto per Valentino Rossi (Yamaha), alle spalle del compagno di squadra Maverick Vinales. Ottavo Andrea Dovizioso. Il successo permette a Marquez di salire in testa al Mondiale scalzando proprio il pilota della Ducati. Sesto posto per Alvaro Bautista (Ducati) davanti ad Aleix Espargaro (Aprilia). In top ten anche la Yamaha di Johann Zarco, nono, e la Honda di Cal Crutchlow (Honda). Undicesimo Jorge Lorenzo su Ducati. Solo 12° Danilo Petrucci (Ducati), scattato dalla seconda posizione, mentre Andrea Iannone è caduto con la sua Suzuki a pochi giri dal termine.

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In classifica Marquez ha ora 129 punti contro i 124 di Vinales e i 123 di Dovizioso. Quarto Rossi a quota 119. Per il pilota di Cervera, quinto successo consecutivo al Sachsenring, ottavo contando le serie inferiori.

domenica 2 luglio 2017

ALIMENTAZIONE Tumori e problemi nutrizionali spesso ‘malattia nella malattia’

Tumori e problemi nutrizionali spesso ‘malattia nella malattia’


La neoplasia può avere conseguenze negative sullo stato nutrizionale del malato: un pazienti su cinque affetti da neoplasia non supera la malattia per le gravi conseguenze della malnutrizione


di Martina Bossi


Maurizio Muscaritoli

Un ruolo centrale e determinante spetta alla nutrizione clinica e artificiale dei pazienti oncologici con deterioramento nutrizionale dovuto alla stessa neoplasia in corso, allo stress chirurgico e al ridotto introito calorico. “La malnutrizione non può più essere considerata un ineluttabile effetto collaterale della malattia a cui rassegnarsi; essa è, infatti, prevenibile e reversibile a patto che l’intervento nutrizionale sia il più tempestivo possibile, divenendo parte integrante delle cure oncologiche - è la tesi sostenuta dal professor Maurizio Muscaritoli, presidente della Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo (SINuC), in occasione del 2° Congresso nazionale della Società a Firenze - La perdita di peso, aumenta la tossicità indotta dalla radio-chemioterapia, peggiorala sensibilità delle cellule tumorali al trattamento antineoplastico, indebolisce le difese dell’organismo, aumentala frequenza e la durata dei ricoveri, provoca aumento delle complicanze post-operatorie e scadimento della qualità di vita”. Accanto all’innovazione tecnologica, negli ultimi anni l'oncologia ha fatto molti passi avanti nella scoperta e conseguente impiego clinico di nuovi farmaci (a bersaglio molecolare e immunitari) che hanno aumentato l'aspettativa di vita del paziente anche in fase avanzata, determinando una cronicizzazione della malattia e quindi la sopravvivenza. Nel complesso scenario individuato dalla European Association for Palliative Care (Eapc) delle cure palliative, terapie di supporto anche psicologiche alla tossicità di trattamenti chemio e radioterapici, s’inseriscono oggi le cure simultanee in ambito ambulatoriale, che prevedono la collaborazione di medici e infermieri ospedalieri e medici e infermieri che operano sul territorio nel gestire il percorso del paziente e della sua patologia cronica.

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“Nel 20% dei casi i problemi metabolico-nutrizionali possono costituire una ‘malattia nella malattia’. La perdita di peso può essere causata da perdita di appetito; difficoltà a deglutire il cibo; ostruzione al passaggio del cibo in un tratto dell’apparato digerente; alterata capacità di digerire o assorbire i cibi; conseguenze delle terapia antineoplastiche (nausea, vomito, diarrea, infiammazioni del cavo orale dovute a chemio o radioterapia o alla chirurgia); ansia, paura o depressione - prosegue il professor Muscaritoli - Infine, le alterazioni del metabolismo, spesso indotte dal tumore, sono responsabili di uno ‘spreco’ di calorie e di muscolo con conseguente perdita di peso e quindi di forza fisica, nonché di maggiore affaticamento. Per prevenire la perdita di peso e di forza fisica possono essere realizzati virtualmente tutti i tipi di trattamento nutrizionale, a partire dalla prescrizione di un’adeguata dieta alimentare, all’integrazione con prodotti specifici per bocca, fino alla nutrizione artificiale, parenterale o enterale in ospedale o a domicilio. Se il paziente è ancora in grado di alimentarsi adeguatamente per la via naturale, è certamente consigliata l’elaborazione di un piano dietetico personalizzato, il più possibile rispondente alle sue preferenze. Molto spesso, invece, il paziente neoplastico è sì in grado di alimentarsi normalmente, ma in quantità insufficienti a soddisfare i fabbisogni nutrizionali a causa dell’anoressia o delle conseguenze gastro-intestinali delle terapie. A seconda della situazione clinica, l’apporto calorico ritenuto adeguato dovrebbe essere di circa 30kcal per kg di peso al giorno ed quello proteico di circa 1.2 g per kg di peso al giorno. Valori inferiori, molto frequentemente riscontrati nei malati oncologici anche al momento della diagnosi, devono essere ritenuti a rischio di malnutrizione. Un introito calorico inferiore al 50-75 per cento dei fabbisogni per un periodo uguale o superiore a 7giorni richiede un intervento di nutrizionale artificiale”.

“Considerata la patogenesi multifattoriale della malnutrizione (per difetto e per eccesso) nel malato oncologico, è indispensabile considerare le cure nutrizionali come parte integrante di un approccio multimodale e multi-professionale che comprenda, in maniera variamente combinata, il supporto nutrizionale, la terapia farmacologica e l’attività fisica. Quest’ultima indispensabile per consentire il mantenimento ed il recupero della massa e della funzione muscolare - conclude Muscaritoli - Screening e valutazione nutrizionale devono entrare a far parte della valutazione multidimensionale del malato oncologico, durante tutto il percorso terapeutico, ‘attivo’ e ‘palliativo’ ed infine, la presa in carico nutrizionale del malato oncologico va effettuata al momento della diagnosi di malattia e proseguita successivamente, come codificato nel cosiddetto ‘percorso parallelo metabolico-nutrizionale’ per il malato oncologico”. Diverso è il caso delle cure di fine vita, quando le linee guida suggeriscono un approccio rispettoso e appropriato, anche secondo l’associazione internazionale Choosing Wisely si raccomanda di ‘non iniziare e non proseguire una nutrizione artificiale (per via parenterale o enterale) nei pazienti oncologici con malattia inguaribile in fase avanzata, aspettativa di vita inferiore a poche settimane. Non esistono ad oggi evidenze da studi osservazionali o sperimentali che ne dimostrino l’efficacia in termini di aumentata sopravvivenza o migliore qualità di vita in questa situazione clinica.

PRONTEZZA DI RIFLESSI Il retroscena: a Strasburgo agguato a Berlusconi Lui se ne accorge, così frega i kapò europei / Guarda

Silvio Berlusconi a Strasburgo: il trucchetto per evitare Sarkozy


di Salvatore Dama




Un cerimoniale disattento (o fornito di eccessivo senso dell' ironia) mette seduto Silvio Berlusconi accanto a Nicolas Sarkozy. Siamo nella sala del Parlamento europeo di Strasburgo, dove si commemora la figura dell' ex cancelliere tedesco Helmut Kohl. Silvio ha riallacciato i rapporti con tutti i politici del vecchio continente, anche quelli che, nell' autunno 2011, brigarono per la caduta del suo governo. Tutti tranne uno: Sarkozy. Allora il Cavaliere se la deve giocare d' astuzia.

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Con rapida destrezza sostituisce il suo segnaposto con quello di Sara Netanyahu. Così nella seggiola accanto all' ex inquilino dell' Eliseo ci finisce la first lady israeliana. E lui è salvo dall' imbarazzo. Unica piccola disavventura di giornata.

Per il resto Berlusconi, a Strasburgo, ha respirato politica d' alta quota. Ritrovando molto statisti con cui è rimasto in ottimi rapporti. Si è soffermato a parlare con Bill Clinton, al quale ha ricordato che, nel '94, proprio quello con Kohl fu il primo incontro internazionale che il Cav ebbe da presidente del Consiglio. Sono passati 23 anni. E dei protagonisti dell' epoca l' unico che resta in attività è proprio Berlusconi. All' Europarlamento c' è anche Romano Prodi. Il Professore è stato evocato più volte nelle ultime settimane a sinistra come possibile federatore dell' area politica che Matteo Renzi ha spaccato. Ma l' ex premier non è detto che si presti. «Meglio se fa il nonno», lo ha sfottuto Silvio.

I due, a Strasburgo, si sono solo salutati, senza regalare altre perle. È filato liscio anche l' incontro con Angela Merkel. Il rapporto tra i due, guastato in passato da presunti apprezzamenti berlusconiani sulle rotondità della cancelliera, è tornato normale. Cordiale, si dice in questi casi. Già a Malta, al congresso del Partito popolare europeo, i due hanno avuto modo di parlare e chiarirsi. D' altronde l' elezione di Antonio Tajani alla presidenza dell' istituzione europea era stata il sigillo di una nuova stagione di collaborazione inevitabile. Forza Italia, nella geografia politica continentale, è un tassello importante per i popolari europei nella strategia di contenimento dei populisti. E il Berlusconi «europeista», al di là delle vicissitudini giudiziarie che lo hanno investito negli ultimi anni, rimane l' unico interlocutore italiano credibile.

Da parte sua, Silvio ha portato in dote la brillante prova del centrodestra alle Amministrative di giugno, della quale ha rivendicato buona parte del merito. Minimizzando il ruolo dei suoi compagni di viaggio. Soprattutto Matteo Salvini. Galvanizzato dalla giornata trascorsa in mezzo a quel po' po' di parterre, Silvio ha sorriso quando gli hanno raccontato dei nuovi attacchi del leader leghista. Magari è pure vero che «appartengo a un' altra era geologica», ma «ho esperienza e un patrimonio di relazioni che lui se le sogna». Quella che per Matteo è muffa, per Silvio è valore. Il Cav ha raccontato del suo pranzo a tu per tu con il premier russo Dimitri Medvedev, ironizzando sul fatto che il capo del Carroccio abbia dovuto fare «sei mesi di anticamera per incontrare Lavrov», il ministro degli Esteri russo. E «si è pure fatto arrestare nella Piazza Rossa», per aver srotolato uno striscione contro il referendum renziano. Tutto questo per dire che Berlusconi non ha nessuna fretta di chiarire con il suo alleato. Se ne parlerà dopo le vacanze. Non c' è premura. Anche il Presidente della Repubblica ieri ha confermato che le elezioni non sono dietro l' angolo. E che il governo arriverà alla fine della legislatura. Nel frattempo il leader di Forza Italia spera di poter riavviare il cantiere della legge elettorale con il Pd. Il suo desiderio è una legge proporzionale che non lo obblighi a siglare alleanze prima del voto.

LA DIFESA DELLA PATRIA 913commentiRiscossa italiana, nasce il partito anti-Islamizzazione "Arriveremo al 20%". E sapete chi c'è dietro? / Foto

Nasce il Partito italiano anti-Islam. Meluzzi: "Conosco bene i musulmani, ecco..."



Nasce il Partito italiano anti-islamizzazione, con l'obiettivo di arrivare entro pochi anni al 20% dei consensi. La risposta, ambiziosa e coraggiosa, al Partito islamico che sta prendendo forma intorno a Hamza Roberto Piccardo, ma anche alle politiche del governo come Ius soli e integrazione forzata, arriva da due giornalisti piuttosto noti: Alessandro Meluzzi, editorialista del Tempo, psicologo, docente universitario e famoso anche per i suoi interventi in tv, e il cronista del Giorno Stefano Cassinelli. 

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Come riferisce Il Tempo, il battesimo ufficiale avverrà il 4 luglio a Milano. "Il programma del Pai - spiega una nota - si sviluppa su vari temi che vanno dalla sicurezza al sostegno alle persone con disabilità, passando da immigrazione, ambiente, giustizia ed economia". Certo, il tema centrale è il rapporto tra Stato e Islam, "nella convinzione che l'intera questione debba essere gestita affidandosi al rispetto della Costituzione. Il Pai - si legge - mette al centro della sua attività il contrasto alla islamizzazione della società al fine di tutelare le norme e la cultura italiana", per salvaguardare "la libertà, la democrazia, la cultura e le tradizioni italiane nel rispetto di tutti".


"Conosco molto bene l'Islam - spiega Meluzzi al Tempo, - lo rispetto ma lo temo alle nostre latitudini perché l'Islam è una cultura forte, mentre la nostra è caotica e dissolta". C'è poi la questione demografica, ben espressa da un pensiero di Hasan al Turabi, capo dei Fratelli Musulmani: "Preventivava che gli uteri delle loro donne avrebbero colonizzato un Occidente ormai infecondo. Ogni musulmano ha più o meno quattro mogli, ognuna delle quali concepisce tre, quattro figli, e dunque i calcoli sono presto fatti". 

Terzo fattore, e forse il più importante oggi, l'immigrazione, "e senz'altro non possiamo assistere al fenomeno con l'inebetimento del buonismo e del politicamente corretto. Ho visitato molti Paesi islamici, dalla Turchia all'Iraq, dove sono stato durante la prima guerra del Golfo, e temo chela nostra civiltà sia completamente disarmata. Non ci sto al pericolo che i nostri valori possano imboccare la via dell'estinzione".

"Così è l'apocalisse nucleare" le carte dell'ammiraglio Usa Corea, può essere già tardi

L'ammiraglio Usa: "Corea del Nord in grado di colpire gli Usa già oggi"



La Corea del Nord sarebbe già oggi in grado di colpire la costa occidentale degli Stati Uniti, comprese grandi città come Los Angeles, San Francisco e Seattle. A dichiararlo, davanti alla commissione Difesa della camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, è stato l'ammiraglio di squadra navale James Syring, capo dell'Agenzia di difesa missilistica americana. Secondo Syring. Pyongyang ha già oggi il missile balistico in grado di trasportare fin là una testata nucleare. sempre secondo l'ammiraglio, in caso di attacco improvviso l'attuale sistema da 40 miliardi di dollari schierato a difesa degli Usa e basato su 36 missili intercettori basati in Alaska e California, poco potrebbe.

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Feltri imbestialito: "Gentiloni e i suoi? Sono dei ca..." Attacco atomico al Papa, quel vizietto coi nostri soldi

Migranti, Vittorio Feltri: "Siamo governati da cacasotto"


di Vittorio Feltri



L'annunciata chiusura dei porti è stata solo una burla. I barconi stracolmi di extracomunitari continueranno ad attraccare qui e a scaricare migliaia di neri. Il governo ha scherzato, e il Pd perderà voti in quantità.

Ha provveduto il ministro Delrio a dichiarare, interpretando il pensiero di Palazzo Chigi, che l'Italia non cesserà di ospitare chiunque decida di venire dalle nostre parti a farsi mantenere. Cari connazionali, rassegnatevi. L'esecutivo presieduto dal chierico Gentiloni è terrorizzato all'idea di agire in sintonia con le aspirazioni dei cittadini. Preferisce andare contro di essi pur di assecondare i desiderata, anzi, gli ordini della Ue che pretende da noi la disponibilità ad accogliere qualunque sfigato proveniente dall'Africa. Di respingere le navi straniere zeppe di migranti non se ne parla neanche. Delrio lo ha detto a chiare lettere: noi siamo buoni, non rinunciamo alla solidarietà e seguiteremo a ricevere i finti miserabili della terra, così il Papa sarà contento e i cattolici pauperisti, pure.

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Che bella notizia del cacchio ci tocca apprendere. Gli italiani sappiano pertanto che dovranno mettere mano al portafogli per l' eternità allo scopo di assicurare vitto e alloggio alle migliaia di persone che ogni giorno sbarcano sulle nostre coste. Il pio Delrio e i suoi soci progressisti non sentono ragioni se non quelle vaticane: aiutare gli affamati, che poi tanto affamati non sono, poiché non appena posano piede sul nostro territorio, vengono fotografati in gruppo con il telefonino in mano, mostrando fisici atletici, direi palestrati, e sollevando dubbi sulle proprie condizioni di disagiati. Dubbi che accrescono ove si consideri che le persone in oggetto per venire qui hanno dovuto sborsare agli scafisti migliaia di euro. Forse non si tratta di feccia, bensì uomini e donne con redditi non trascurabili. La questione si ingarbuglia.

Il governo non blocca gli sbarchi perché teme le ritorsioni dell' Europa, la quale ci obbliga a ospitare cani e porci. Se esso disubbidisce ai diktat di Bruxelles è costretto a pagare multe salate. Non solo, ma a novembre, quando presenterà la manovra, cioè quella che un tempo si chiamava legge finanziaria, la Ue sarà severa e non concederà gli sconti di cui ha bisogno per sopravvivere. Ecco il punto.

Noi ci offriamo quali schiavi dell' Unione per un motivo banale: ci tremano le gambe all'ipotesi che i crucchi ci sbattano fuori dal consesso continentale, emarginandoci quali reietti. Non ci rendiamo conto che nessuno oserà mai espellerci dal bordello europeo, quand'anche ci ribellassimo ai suoi comandi, poiché un'Europa priva dell' Italia, dopo la fuga dell' Inghilterra, si ridurrebbe a poca cosa: cioè a Francia e a Germania e qualche satellite.

In altri termini, se noi mandassimo al diavolo la Merkel e Macron e chiudessimo i porti, dando il via a respingimenti senza paura di rimetterci la ghirba, nessuno, al di là di minacce gratuite, ci torcerebbe un capello. Lo vogliamo capire sì o no che la Ue se perde noi non vale più una cicca? Figuriamoci. Non ha radiato la Grecia che è un bidone, volete che scarichi la penisola, Paese fondatore indispensabile a tenere in piedi la baracca?

Il dramma è che Gentiloni e i suoi accoliti sono dei cacasotto incapaci di farsi valere e di rifilare ad altri coloro che puntano ad invaderci. Se avessero la schiena diritta avremmo già risolto da anni le questioni che ci angustiano. Invece ci facciamo intimidire anche dagli starnuti berlinesi e parigini. E teniamo aperti gli scali, accontentandoci degli applausi di Bergoglio, che non sgancia un euro per dare la pappa ai suoi amici del Terzo Mondo, visto che lui si pasce coi soldi del Primo.