Silvio Berlusconi a Strasburgo: il trucchetto per evitare Sarkozy
di Salvatore Dama
Un cerimoniale disattento (o fornito di eccessivo senso dell' ironia) mette seduto Silvio Berlusconi accanto a Nicolas Sarkozy. Siamo nella sala del Parlamento europeo di Strasburgo, dove si commemora la figura dell' ex cancelliere tedesco Helmut Kohl. Silvio ha riallacciato i rapporti con tutti i politici del vecchio continente, anche quelli che, nell' autunno 2011, brigarono per la caduta del suo governo. Tutti tranne uno: Sarkozy. Allora il Cavaliere se la deve giocare d' astuzia.
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Con rapida destrezza sostituisce il suo segnaposto con quello di Sara Netanyahu. Così nella seggiola accanto all' ex inquilino dell' Eliseo ci finisce la first lady israeliana. E lui è salvo dall' imbarazzo. Unica piccola disavventura di giornata.
Per il resto Berlusconi, a Strasburgo, ha respirato politica d' alta quota. Ritrovando molto statisti con cui è rimasto in ottimi rapporti. Si è soffermato a parlare con Bill Clinton, al quale ha ricordato che, nel '94, proprio quello con Kohl fu il primo incontro internazionale che il Cav ebbe da presidente del Consiglio. Sono passati 23 anni. E dei protagonisti dell' epoca l' unico che resta in attività è proprio Berlusconi. All' Europarlamento c' è anche Romano Prodi. Il Professore è stato evocato più volte nelle ultime settimane a sinistra come possibile federatore dell' area politica che Matteo Renzi ha spaccato. Ma l' ex premier non è detto che si presti. «Meglio se fa il nonno», lo ha sfottuto Silvio.
I due, a Strasburgo, si sono solo salutati, senza regalare altre perle. È filato liscio anche l' incontro con Angela Merkel. Il rapporto tra i due, guastato in passato da presunti apprezzamenti berlusconiani sulle rotondità della cancelliera, è tornato normale. Cordiale, si dice in questi casi. Già a Malta, al congresso del Partito popolare europeo, i due hanno avuto modo di parlare e chiarirsi. D' altronde l' elezione di Antonio Tajani alla presidenza dell' istituzione europea era stata il sigillo di una nuova stagione di collaborazione inevitabile. Forza Italia, nella geografia politica continentale, è un tassello importante per i popolari europei nella strategia di contenimento dei populisti. E il Berlusconi «europeista», al di là delle vicissitudini giudiziarie che lo hanno investito negli ultimi anni, rimane l' unico interlocutore italiano credibile.
Da parte sua, Silvio ha portato in dote la brillante prova del centrodestra alle Amministrative di giugno, della quale ha rivendicato buona parte del merito. Minimizzando il ruolo dei suoi compagni di viaggio. Soprattutto Matteo Salvini. Galvanizzato dalla giornata trascorsa in mezzo a quel po' po' di parterre, Silvio ha sorriso quando gli hanno raccontato dei nuovi attacchi del leader leghista. Magari è pure vero che «appartengo a un' altra era geologica», ma «ho esperienza e un patrimonio di relazioni che lui se le sogna». Quella che per Matteo è muffa, per Silvio è valore. Il Cav ha raccontato del suo pranzo a tu per tu con il premier russo Dimitri Medvedev, ironizzando sul fatto che il capo del Carroccio abbia dovuto fare «sei mesi di anticamera per incontrare Lavrov», il ministro degli Esteri russo. E «si è pure fatto arrestare nella Piazza Rossa», per aver srotolato uno striscione contro il referendum renziano. Tutto questo per dire che Berlusconi non ha nessuna fretta di chiarire con il suo alleato. Se ne parlerà dopo le vacanze. Non c' è premura. Anche il Presidente della Repubblica ieri ha confermato che le elezioni non sono dietro l' angolo. E che il governo arriverà alla fine della legislatura. Nel frattempo il leader di Forza Italia spera di poter riavviare il cantiere della legge elettorale con il Pd. Il suo desiderio è una legge proporzionale che non lo obblighi a siglare alleanze prima del voto.
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