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sabato 17 giugno 2017

PREMIER SMASCHERATO Vittorio Feltri atomico: così ammazza Gentiloni "Sapete qual è l'unica cosa che è capace di fare?"

Vittorio Feltri: "Che bravo Gentiloni, ha battuto il record di debito pubblico"


di Vittorio Feltri




Ci corre l'obbligo di fare i complimenti a Gentiloni. Col suo governo alla melassa è riuscito nell'ardua impresa di accrescere considerevolmente il debito pubblico, il cui ammontare ormai ha superato alla grande la soglia dei 2200 miliardi e si avvicina alla vetta dei 2300. Il record spetta senza dubbio a lui, il premier.

Ma sarebbe ingiusto che egli non dividesse il demerito coi suoi predecessori: Renzi, Letta, Monti, Berlusconi e Prodi. Ciascuno di costoro ha contribuito a scialacquare soldi che non c' erano, pertanto li ha presi in parte dalle tasche degli italiani, massacrati da un fisco famelico, e in parte ripiegando su un prestito che mai sarà saldato.

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La esposizione debitoria è ingiustificata e contraddice vistosamente le intenzioni strombazzate in modo ripetuto dai responsabili di Palazzo Chigi, che da anni giurano di procedere alla spending review, la riduzione della spesa, la quale di fatto, viceversa, non ha cessato di lievitare. Perché? I presidenti del Consiglio non solo raccontano frottole, dicendo che stringeranno i cordoni della borsa nel momento stesso in cui li allentano, ma non spiegano le ragioni degli sperperi. Nel primo quadrimestre del 2017 le entrate fiscali sono salite di oltre il 2 per cento, più del Pil. Contestualmente sono state incrementate le uscite. Segno che lo Stato non sa o non vuole amministrare con oculatezza. In termini diversi, seguita da tempo immemorabile a cacciare più quattrini di quanti ne incassi. I signori dell' esecutivo se fossero dirigenti di una azienda privata e agissero con i criteri sballati adottati sin qui, verrebbero licenziati in tronco.

Noi invece, benché essi siano manifestamente inetti, siamo costretti a tenerceli pur davanti alla prospettiva di una catastrofe finanziaria. Qualcuno desidererebbe che al Quirinale, al posto del mite Mattarella, sedesse Kim il quale non esiterebbe a fucilare gli autori dei buchi di bilancio. L' idea non è malaccio. Peccato sia irrealizzabile, altrimenti risolveremmo seduta stante il problema. Altri, più moderati, suggeriscono di andare subito a votare per rinnovare Parlamento e gestori della cosa pubblica. Sono degli ingenui. Perché i prossimi manovratori - accetto scommesse importanti - se tutto va bene saranno tali e quali gli attuali ossia buoni solo a inasprire le tasse e incapaci di risparmiare.

La domanda che si pongono da sempre gli italiani è articolata. Dallo stipendio gli esattori ci trattengono l' Irpef e contributi di vario tipo, immiserendo il nostro reddito alla fonte. Qualsiasi cosa, alimentare o d' altro genere, acquistiamo è gravata dall' Iva. Saldiamo il bollo dell' auto. Sui carburanti pesano le accise. Se compri casa ti tocca l' imposta di registro. Se la vendi, ulteriore imposta. E sorvoliamo su balzelli minori seppur non marginali. Arriviamo dunque con la domanda delle cento pistole: dove finiscono tutte le palanche che ci sfilano sistematicamente? Vivessimo sprofondati nel benessere, fossimo assistiti quali principi, avessimo pensioni da nababbi capiremmo. Ma l' Italia non è una mamma che ci coccola, e nemmeno una matrigna. Che se ne fa della montagna di euro sottratta ai contribuenti? D' accordo, i politici centrali e locali rubano. Rubano anche i burocrati e i privati ottengono con le stecche ciò che non riescono ad avere per vie normali, oneste. Però i miliardi che ci vengono soffiati sono troppi perfino per i ladri. Di grazia, svelate il mistero.

3RD MILAN NET CONFERENCE Il trapianto di fegato come cura dei tumori neuroendocrini (net)

Il trapianto di fegato come cura dei tumori neuroendocrini (net)


di Martina Bossi



Il lato umano di un congresso di alto livello scientifico: all’Istituto Nazionale dei Tumori-INT alla 3RD MILAN NET CONFERENCE gli esperti hanno fatoo il punto sullo stato dell’arte nell’ambito della cura, della diagnosi e della ricerca su queste particolari forme tumorali. Insieme a loro, i pazienti, che svolgono un ruolo importante. «E’ stato un format di aggiornamento ad alto livello unico nel suo genere - spiega Vincenzo Mazzaferro, direttore dell’Unità di Chirurgia dell’Apparato Digerente e Trapianto di Fegato - Istituto dei Tumori Milano - Lo richiede la malattia stessa, che ha un’enorme eterogeneità: le cellule tumorali neuroendocrine, non essendo organo-specifiche, infatti, possono originare in qualsiasi distretto del corpo perché sono ubiquitarie. I NET sono tumori complessi che esigono un approccio multidisciplinare che deve rimanere una costante nella storia clinica di ogni singolo paziente poiché ha un impatto favorevole sulla prognosi della malattia».

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I tumori neuroendocrini si originano dalle cellule neuroendocrine e possono colpire organi anche molto diversi tra di loro, come intestino, pancreas, polmoni, tiroide. In Italia si registrano 4-5 nuovi casi all’anno ogni 100 mila persone e in circa il 70% dei casi riguardano il tratto gastro-entero-pancreatico. Sono tumori ad alta prevalenza: 28-33 pazienti su 100 mila. Questo perché la sopravvivenza è estremamente lunga e con una buona qualità di vita. In otto casi su dieci, infatti, la malattia è pressoché asintomatica anche negli stadi avanzati. «Nel nostro Istituto questa è una realtà da decenni e ci ha permesso di ricevere nel 2010 il certificato di eccellenza da parte della European Neuroendocrine Tumor Society (ENETS) e di entrare nella ‘rosa’ dei migliori Centri in Europa per la diagnosi e la cura dei NET e per la ricerca di nuove strategie», sottolinea Enzo Lucchini, presidente dell’Istituto Nazionale dei Tumori.

L'INT è l’unico centro italiano dove viene eseguito il trapianto di fegato in caso di tumore neuroendocrino. A dimostrarne i vantaggi è lo studio a firma Vincenzo Mazzaferro, pubblicato di recente sull’American Journal of Transplantation. I risultati parlano da sé. Il ‘guadagno’ in termini di sopravvivenza a oltre i dieci anni è in media di circa quaranta mesi (circa tre anni) per chi subisce il trapianto di fegato, contro sette mesi tra chi viene sottoposto alle terapie tradizionali. «I criteri di scelta sono estremamente selettivi, perché il trapianto deve essere eseguito solo in quei casi dove il vantaggio è massimo - precisa Mazzaferro - Il tumore deve essere di origine gastroenterica, a grado basso oppure intermedio di aggressività, nella regione non devono più esserci linfonodi intaccati dalla malattia e il fegato deve essere l’unico organo con metastasi che però devono avere aggredito al massimo la metà dell’organo. Infine, tra i criteri c’è anche l’età: oltre i 60 non si potrebbe effettuare, tranne casi eccezionali da valutare al momento».

Quali le novità dal punto di vista delle strategie terapeutiche? «All’INT sono in corso alcune ricerche importanti che ci permetteranno di offrire ai nostri pazienti anche maggiori opzioni di terapie rispetto allo standard - afferma Jorgelina Coppa, Chirurgia Epatobiliopancreatica e Trapianto di Fegato, Istituto dei Tumori di Milano - Al momento, per esempio, è in corso un trial in fase due che prevede per la prima volta l’utilizzo di un anticorpo anti-PDL1 nei tumori neuroendocrini del distretto gastro-entero-pancreatici e polmonari. Si tratta di un nuovo campo di applicazione dell’immunoterapia nel panorama della terapia anti-tumorale, anche se ad oggi ancora da esplorare. I primi risultati stanno comunque evidenziando regressioni tumorali durevoli».

Il contributo dei pazienti. Sapere ascoltare il malato è alla base di qualsiasi terapia ed è per questa ragione che la seconda parte della giornata è dedicata alle persone e alla loro qualità di vita. È anche l’occasione per il confronto tra pazienti e scoprire come gli altri affrontano le diverse problematiche. «La diagnosi risale al 1998, me ne sono accorta alcuni mesi dopo il parto della mia seconda figlia perché dimagrendo, era rimasto un insolito rigonfiamento all’altezza del fegato - sottolinea Fabrizia, 53 anni, libera professionista, due figli, presente al meeting con la sua testimonianza - Nell’arco di tre anni, fino al 2001, sono stata sottoposta prima all’asportazione del tumore primitivo che era al mesentere, poi a cinque cicli di chemio-embolizzazione perché erano state evidenziate delle metastasi. Infine, l’iscrizione alla lista trapianti per il fegato. Avevo due figli piccoli, il mio lavoro: ho vissuto 17 mesi in una sorta di limbo, chiedendomi la ragione di un trapianto, perché non avevo problemi di salute: è difficile accettare una malattia che non ‘sfianca’ l’organismo. Il mio fisico ha reagito bene al trapianto di fegato che considero un grande dono e oggi mi sottopongo a due controlli generali all’anno».

La caratteristica dei NET è di dare raramente sintomi e per questo i pazienti possono mantenere una buona qualità di vita. Vanno aiutati però a superare l’impatto psicologico inevitabile con la malattia. «A luglio 2015 ho subito l’asportazione dello stomaco e a dicembre dello stesso anno ho avuto un secondo intervento, per un carcinoma al fegato - racconta Vincenzo, 48 anni, impiegato - Sono rientrato quasi subito al lavoro, l’unica limitazione riguarda l’alimentazione, ma complessivamente sto bene. Ero uno sportivo, la mia passione era la gran fondo in mountain bike e i medici mi hanno spinto a ricominciare: certo, al momento non riesco a percorrere gli stessi chilometri di prima, ma essere ‘salito in sella’ e ricominciare, è una bella vittoria»

ADDIO Tragedia nel mondo della moda Si è ucciso... lutto per il patron del celebre marchio / Guarda

Si uccide Giacomo Guidi, figlio dello stilista Piero



Tragedia nel mondo della moda: si è ucciso con un colpo di pistola alla tempia Giacomo Guidi, 47 anni, figlio del fondatore del marchio di pelletteria Piero Guidi, conosciuto per il simbolo degli angeli abbracciati. Guidi si è ucciso con la pistola regolarmente detenuta nella sua casa di Schieti, in provincia di Pesaro Urbino. A trovare il corpo è stato il padre Piero. Guido, che nell'azienda di famiglia si occupava della valorizzazione del brand e della pubblicità, era preoccupato per il futuro della società, che attraversa un momento di difficoltà

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Gli islamici senza pietà adesso se la prendono coi bambini: l'ultimo sfregio

Gli islamici vietano mortadella nella merenda dei bambini


di Gianluca Veneziani



E dopo la sottomissione religiosa, culturale, estetica, non poteva mancare la sottomissione alimentare. Oltre al modo di pregare, vestirci e comportarci, d'ora in poi dovremo correggere anche il nostro modo di mangiare. Perché la conversione e la sottomissione riguardano tutta una civiltà e l'individuo intero, anima e corpo Nel centro sportivo Bellaria di Pontedera (Pisa), in occasione di un evento svoltosi il 15 maggio scorso e intitolato "Sport in Bellaria", che coinvolgeva 480 alunni della scuola primaria dell'istituto comprensivo Pacinotti, i genitori di alcuni studenti musulmani e alcune maestre avrebbero chiesto di non distribuire a nessuno come merenda, neppure ai bimbi non islamici, la schiacciata con la mortadella (come successo in due eventi precedenti del 10 e 11 maggio) ma di offrire una schiacciata vuota a tutti, essendo la carne di maiale proibita dall'Islam. Il centro sportivo che si occupava della distribuzione si è adeguato alle indicazioni.

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E la scuola, per giustificare la richiesta - fa sapere La Nazione - avrebbe invocato una presunta direttiva del Governo, che riguarderebbe la non discriminazione degli alunni nella distribuzione dei pasti.

Ai nostri taccuini tuttavia la dirigente dell'istituto, Loredana Russo, declina ogni responsabilità: «La scuola non c'entra», sostiene, «la decisione su cosa offrire ai bimbi spetta solo al Bellaria. E comunque voglio chiarire questo: durante il primo evento svoltosi il 10 maggio e intitolato "Era del ciclo", agli alunni non musulmani è stata distribuita schiacciata con la mortadella, agli studenti islamici schiacciata vuota, e a tutti una merenda dolce.

Nell'ultimo evento, invece, si è deciso per un pasto più essenziale per tutti: privo di mortadella, è vero, ma anche senza merenda dolce".

Sollecitato da noi sulla questione, uno dei responsabili del centro sportivo Bellaria, Piero Vetturi, replica allo scaricabarile della Russo e dice: «È la scuola che ci ha detto di preparare schiacciate prive di mortadella, senza motivarne la ragione», mentre l'ex presidente del centro, Piero Becattini, spiega: «Il giorno prima dell'evento finale alcune maestre e alcuni rappresentanti dei genitori, tra cui dei musulmani, ci hanno chiesto di offrire a tutti gli alunni schiacciata senza mortadella. Ma lo hanno fatto per ragioni organizzative: il 15 maggio gli studenti partecipanti alla manifestazione erano più del doppio rispetto ai due eventi precedenti. Mancava perciò la disponibilità di un numero sufficiente di genitori disposti a tagliare la schiacciata e preparare il panino con la mortadella per tutti".

Versione che viene tuttavia contraddetta da quanto lo stesso Becattini, secondo quanto riferiscono i cronisti de La Nazione, ha confessato due giorni fa e cioè che dieci famiglie musulmane gli avrebbero chiesto esplicitamente di eliminare la mortadella dalle merende di tutti gli alunni, visto che la carne di maiale è proibita dalla loro religione.

Fosse così, sarebbe la sharia che prevale sulla gastronomia, il cibo halal (quello lecito, secondo i musulmani) che si fa beffe della mortazza Una vicenda simile non poteva non suscitare le reazioni polemiche della politica. A partire dal sindaco leghista della vicina Cascina, Susanna Ceccardi: «È pazzesco, la mortadella è parte fondamentale della nostra tradizione culinaria. Non possiamo arretrare di fronte a imposizioni assurde.

Integrare gli altri non si fa disintegrando noi stessi». Dello stesso tono il commento del vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli (Lega Nord), secondo cui «altro che integrazione, ormai siamo alla follia di dover essere noi ad adeguarci a usanze di chi è appena arrivato qui e pretende di imporci il suo modo di vivere». Critico, sebbene in modo più sfumato, anche il sindaco Pd di Pontedera, Simone Millozzi, che su Facebook scrive: «Una decisione del genere da un lato offre la sponda ai professionisti dell' orgoglio autoctono di legare la diversità etnica ai profili dell' insicurezza; dall'altro ingenera l'idea che per il timore di discriminare qualcuno si finisca per discriminare noi stessi. Sicuri che la cosa non poteva essere gestista diversamente?».

C'era da aspettarselo, però. Abbiamo accettato di rimuovere i crocifissi dalle aule per "non offendere" gli studenti musulmani; abbiamo smesso di realizzare presepi e fare liturgie pasquali per non urtare la suscettibilità degli alunni di altre religioni; abbiamo perfino negato agli alunni di una classe elementare di Firenze di assistere a una mostra con crocifissi di Van Gogh e Picasso per «venire incontro alla sensibilità delle famiglie non cattoliche». La rimozione del panino con la mortadella era l'esito inevitabile. Salaam diventa il saluto con cui abdichiamo pure ai nostri Salumi.

Nondimeno l'episodio irrita perché colpisce uno dei luoghi dove si costruisce lo spirito di una civiltà: la tavola, là dove si tracciano i legami che ci tengono uniti anche al nostro passato.

Bossetti da brividi: dopo la condanna, la bomba Spunta l'impensabile legame con Raffaele Sollecito

Bossetti, dopo la condanna la bomba. Spunta l'impensabile legame con Sollecito



Raffaele Sollecito ha dedicato il suo libro a Massimo Bossetti. Il ragazzo pugliese arrestato e condannato a 25 anni in Appello insieme ad Amanda Knox per l'omicidio di Meredith Kercher a Perugia e poi assolto nel 2015 in Cassazione ha scritto la sua vicenda giudiziaria in un volume Un passo fuori dalla notte.

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Riporta il Corriere della Sera che l'avvocato di Bossetti, Claudio Salvagni, mentre era relatore a un convegno ha conosciuto l'autore del libro che era lì presente: "Al termine del convegno ho acquistato due copie del suo libro. Una per me e una per Massimo. Abbiamo chiacchierato, gli ho detto per chi era la seconda copia, allora lui ha voluto scrivergli la dedica", ha dichiarato il legale sottolineando che il contenuto della dedica è una questione privata.

venerdì 16 giugno 2017

"Tre italiani su quattro", gira questo sondaggio: perché da oggi Meloni e Salvini godono / I dati

Sondaggio, il "grande inciucio" Pd-Forza Italia bocciato da tre italiani su quattro



Le ultime amministrative per gli elettori dei diversi partiti hanno decretato tre vincitori: Pd, Forza Italia e Lega. E uno sconfitto: il Movimento 5 stelle. Secondo un sondaggio di Nicola Piepoli per La Stampa, gli italiani "sono stati sorpresi dall'esito di queste elezioni e i più stupiti di tutti sono stati i simpatizzanti del Movimento 5 Stelle, viceversa i più soddisfatti di tutti, forse perché pessimisti alla vigilia, sono gli elettori del centrodestra che hanno finalmente colto l'occasione di raddrizzare la testa e pensare in termini positivi al futuro".

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Per questa ragione una delle domande poste all'opinione pubblica era che tipo di prospettive potesse avere una eventuale collaborazione tra centrosinistra e centrodestra, o per dirla con le parole di Matteo Salvini "il grande inciucio" Pd-Forza Italia. "La risposta a questo proposito è stata piuttosto netta, la grande maggioranza degli italiani non gradirebbe questa formula di governo, che non va esclusa alla luce del particolare meccanismo della legge elettorale". Infatti, una grande coalizione non piacerebbe "per nulla", al 47 per cento, "poco" 28 per cento. Ergo, bocciatura piena (75 per cento).

"A questo punto dalla nostra ricerca - conclude Piepoli - è emerso qualcosa di inaspettato, mentre molti si aspettano banalmente che il Movimento 5 Stelle abbia smesso di crescere, sono molti quelli che troverebbero conforto in una permanenza al potere dell'attuale governo Gentiloni almeno fino alla fine della legislatura, e perché no? Anche più in là".

Sgombero del mercato abusivo di via Bologna, Armando Coppola (Napoli in Sinergia): «La Municipalità sfrutta le vecchie delibere e se ne assume i meriti»

Sgombero del mercato abusivo di via Bologna, Armando Coppola (Napoli in Sinergia): «La Municipalità sfrutta le vecchie delibere e se ne assume i meriti»


di Antonio Folle
per il Notiziario sul web



Dott. Armando Coppola
Presidente "Napoli in Sinergia"

«L’amministrazione della IV Municipalità guidata dal presidente Giampiero Perrella ha recentemente messo in pratica lo sgombero dell’area mercatale di via Bologna. Perrella e l’assessore Armando Simeone hanno sbandierato ai quattro venti la loro “impresa” sottolineando la necessità di ripristinare la legalità nella zona di piazza Garibaldi e di fare di via Bologna il crocevia del turismo. La mia amministrazione già nel luglio 2015 presentava un piano mercati al Comune di Napoli e chiedeva l’abolizione del mercato di via Bologna, un provvedimento che poi non è stato adottato da palazzo San Giacomo a causa dell’ostruzionismo politico di cui siamo stati vittima. Prendersi i meriti per un provvedimento contro il quale si è fatto ostruzionismo è una manovra politicamente scorretta e che dimostra l’insipienza di una gestione incapace di produrre atti autonomi».

Così Armando Coppola, Presidente di "Napoli in Sinergia", che commenta il provvedimento di sgombero dell’area mercatale di via Bologna da parte della polizia municipale. L’ex presidente della IV Municipalità prosegue:

«Sia il presidente che l’assessore hanno la memoria corta - afferma il numero uno di Napoli in Sinergia - dal momento che non vogliono, o fanno finta di non ricordare, che, quando proponemmo il provvedimento a luglio 2015, Perrella votò contro lo sgombero di via Bologna mentre Simeone addirittura non si presentò alla seduta del consiglio. Il piano mercati da noi proposto prevedeva, oltre allo sgombero di via Bologna, diventata negli anni un ricettacolo di illegalità di ogni tipo, lo sgombero di una parte di piazza Garibaldi anch’essa interessata dal fenomeno dei mercati abusivi e la risistemazione, tramite la concessione di nuovi stalli e di nuovi permessi, delle aree mercatali già esistenti o in attesa di essere create. Volevamo regolarizzare i mercati ambulanti della zona per restituire condizioni di vita degne ai cittadini napoletani e per dare la possibilità agli extracomunitari che vivono nella zona di poter lavorare nei confini della legalità e del decoro.

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 La Municipalità sta continuando a lavorare sfruttando solo le nostre delibere ed attuando gli atti prodotti dalla mia Giunta - continua ancora Coppola - sono curioso di vedere, quando gli atti della precedente gestione saranno esauriti, di cosa sarà capace il presidente Giampiero Perrella. Dopo un anno dalla sua elezione la sua azione di governo è ancora oscura per la maggioranza dei cittadini della IV Municipalità».