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venerdì 9 giugno 2017

Da giovedì prossimo addio al roaming: in Francia potremo usare il cellulare come in Italia senza costi aggiuntivi

Da giovedì prossimo addio al roaming Tutti i 'frontalieri' potranno chiamare e ricevere in Costa Azzurra, senza sovrapprezzi



Tra una settimana il pericolo di spese telefoniche aggiuntive al di là del confine sarà solo un ricordo. È infatti fissata al 15 giugno la data per lo stop al roaming, il meccanismo che limitava l’utilizzo del cellulare con le tariffe pattuite (sia per la voce che per internet) ai confini nazionali.

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Le compagnie hanno trovato finalmente l’accordo e la data tanto attesa è vicina. Un tema molto caldo nella nostra zona, specie per chi, abitualmente o saltuariamente, va in Francia. La norma europea, però, stabilisce alcuni limiti di utilizzo al di fuori dei confini nazionali, limiti che sono ovviamente a discrezione degli operatori. Ma, in generale, anche se ci sono delle soglie, sarà possibile andare in Francia senza dover disattivare i dati. Da tenere bene a mente che l’annullamento del roaming riguarda solo i giga e i minuti compresi nel nostro piano tariffario e non le eventuali promozioni.

L’unica compagnia che si è già portata avanti eliminando il roaming è la neonata Wind 3 che da maggio ha tolto i costi per chi varca il confine. Anche la Vodafone, una delle compagnie più grandi al mondo, dal 2016 ha affrontato il problema roaming con tariffe speciali. Ma da giovedì prossimo il problema sarà alle spalle, anche senza tariffe specifiche. Per tutti i dettagli consigliamo di rivolgersi al proprio operatore, per essere informati al meglio.

Il documento: Milan, la verità sui soldi dei cinesi. Occhio: da dove arrivano 740 milioni

Milan, il documento che ha convinto Mister Li ad investire 740 milioni


di Tobia De Stefano



C’è un grafico di cui i proprietari cinesi del Milan vanno particolarmente fieri. Lo fanno vedere ancora oggi agli interlocutori finanziari che incontrano per dimostrare le potenzialità del club di via Aldo Rossi provocando stupore e ammirazione tra i presenti. Non si tratta dei nomi dei top player da rubare alla concorrenza per risollevare le sorti dei rossoneri, né della cifra massima che i nuovi dirigenti sono disposti a sborsare per convincere il riottoso Donnarumma a firmare, ma più prosaicamente del numero dei tifosi che i team più importanti vantano in giro per il mondo.

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L’analisi della Nielsen risale a ottobre 2016 e scorrendo le squadre che orbitano nelle prime posizioni della classifica si fa fatica a sorprendersi. Che il Barcellona, con quasi 600 milioni di fan, sia al primo posto, era altamente prevedibile. Il tiki taka di Guardiola e seguaci ha rivoluzionato il calcio e vinto l’invincibile. Così come nessuno può dirsi sbigottito per i 579 milioni di supporter del Real (che peraltro non aveva ancora messo in bacheca la dodicesima Champions) o i 518 del Manchester United che in quanto a trofei negli ultimi anni è rimasto un po’ a stecchetto, ma ha continuato ad acquistare le star del calcio (l’ultima è Ibra) a suon di milioni di sterline. Impressionano invece i dati relativi al Milan: al quinto posto con 410 milioni di tifosi (un centinaio di milioni solo a Pechino e dintorni) e circa 148 milioni di fan considerati “fanatici”. Innanzitutto perché è l’unica squadra italiana presente nella top ten mondiale. Di Juve e Inter non c’è traccia. E poi perché è impossibile non intravedere le enormi potenzialità di crescita dei rossoneri che arrivano da 5 anni di risultati “deludenti” e che da 3 stagioni non raggiungono neanche l’Europa League (quest’anno se la giocano ai preliminari).


Insomma, il ragionamento dei cinesi (che hanno sborsato 740 milioni per acquistare il club da Berlusconi) è stato molto semplice. Visto che nelle prime 6 posizioni di questa classifica ci sono solo i team che hanno vinto in Europa dal 2010 a oggi (Champions o Europa League) e che l’unico intruso è il Milan, basterà rifare una squadra degna di questo nome per incrementare il numero di fan e di conseguenza arricchire a dismisura le casse societarie. Perché, e qui si chiude il cerchio, ai tifosi corrispondono in modo quasi proporzionale i quattrini incassati per i diritti televisivi, per il merchandising e i ricavi per la vendita dei biglietti. Morale della favola: le potenzialità del Diavolo sono enormi. Ora non resta che investire per migliorare la rosa.

E qui entra il gioco il progetto di sbancare sul mercato cinese, con David Han Li alla guida della nuova società, Milan China. Sarà pensata e gestita direttamente da un management locale, che si coordinerà con la casa madre in Italia, e punterà forte sulle scuole calcio e le academies sviluppate in sinergia con le istituzioni: dovrebbe generare ricavi per 50 milioni di euro già il primo anno e un centinaio in quelli successivi. E soprattutto il mercato, che infatti sta andando a gonfie vele. Non siamo ancora al 10 di giugno e la squadra 2016/2017 è stata già stravolta. Sono arrivati Musacchio, Kessié e Ricardo Rodriguez («Sono in una grande squadra, torneremo in alto», ha dichiarato nel giorno delle viste mediche), ma tutto lascia pensare che il bello debba ancora venire.

A partire da Biglia che sembra cosa fatta: alla Lazio andranno 22 milioni più bonus. Mentre ieri c’è stato il primo vero contatto con il Torino per Belotti dopo lo stop per Morata e Aubameyang, con quest’ultimo che ha detto sì ai 14 milioni annui del Psg. Il Diavolo offre soldi e contropartite tecniche (Kucka e Niang gli indiziati), ma Urbano Cairo resta fermo sulla richiesta di 90 milioni, molto vicina alla clausola da 100 fissata per l’estero. L’alternativa potrebbe essere André Silva, attaccante del Porto gestito dal potentissimo Jorge Mendes, che si trova a Milano e potrebbe incontrare i vertici rossoneri per parlare anche di James Rodriguez. È già in agenda per oggi il vertice con il procuratore di Andrea Conti, valutato dall’Atalanta circa 25 milioni, mentre si attenderà fino al 14 giugno la risposta di Donnarumma prima di mettere in atto il piano B per la porta (anche se dopo il City, pure il Real si ritira dalla corsa).

Dopo Bonucci, altro addio? Juve, ti smontano la difesa: chi sta per andarsene

Juventus, Benatia verso il Lione: i bianconeri pronti a tutto per Tolisso



Dopo Leonardo Bonucci, dato a un passo da Chelsea, la Juventus rischia di perdere anche Mehdi Benatia. In questo caso il difensore, riserva di super-lusso, verrebbe sacrificato per raggiungere Corentin Tolisso del Lione, uno dei grandi obiettivi del mercato bianconero. Il club di Torino, infatti, segue il 22enne francese oramai da mesi, ma la concorrenza è serrata. E proprio per sbaragliarla, riporta France Football, la Juve sta pensando di mettere sul piatto Benatia. Se il giocatore dovesse gradire la destinazione, l'affare si potrebbe concludere. Ma la Juve, poi, dovrebbe seriamente pensare a mettere mano alla difesa.

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Retinopatia diabetica, prima causa di cecità negli under 65

Retinopatia diabetica, la prima causa di cecità negli under 65


di Matilde Scuderi



La gestione del paziente diabetico è resa estremamente complicata dal gran numero di comorbilità - ovvero condizioni mediche coesistenti con la patologia primaria - che lo caratterizzano. Tra queste condizioni, la retinopatia diabetica e la sua complicanza più importante, l'edema maculare diabetico, ha un posto di particolare rilievo, poiché in Italia sono la prima causa di cecità nei soggetti in età lavorativa under 65. L'urgenza di affrontare il problema - reso anche più grave dal rapido incremento di pazienti diabetici negli ultimi anni - si è dunque concretizzata nel convegno 'Le nuove frontiere in oftalmologia: pazienti, clinici e accademici insieme per soluzioni terapeutiche sostenibili' realizzato grazie al contributo non condizionato di Società industria farmaceutica italiana (Sifi), che ha avuto come obiettivo quello di definire e proporre nuovi percorsi clinico-gestionali che, pur garantendo la sostenibilità di sistema, possano consentire a tutte le persone affette da gravi patologie oculari, l’accesso alle ultime soluzioni terapeutiche "La retinopatia diabetica, in particolar modo l’edema maculare diabetico, è una malattia oculare invalidante, causata dal diabete, che determina una progressiva riduzione della vista e che può anche condurre alla cecità - ha spiegato Paola Pisanti, presidente della commissione nazionale diabete e coordinatore del gruppo di lavoro sulle cronicità presso il  ministero della salute - aspetti come la definizione del miglior trattamento, tra quelli disponibili e la giusta aderenza alla terapia individuata, costituiscono dei parametri realmente imprescindibili, su cui basare le scelte future dell’area terapeutica, congiuntamente ad una strutturata valutazione in ambito economico-sanitario".

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“Le malattie degenerative dell’occhio sono spesso correlate all’evolversi di patologie principali diagnosticate in fasi avanzate o ad un non completo 'approccio integrato' al paziente di riferimento - commenta Francesco Saverio Mennini, research director in economic evaluation and health technology assessment presso il Centro di studi economici e internazionali (Ceis) dell'università degli studi di Roma Tor Vergata - queste patologie, attualmente, rappresentano una vera emergenza sanitaria, con anche elevati costi sociali e indiretti pari più di un 1 miliardo ogni anno a carico dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, più conosciuto come Inps. Un approccio integrato al paziente, accompagnato da una presa in carico precoce, potrebbe permettere un miglioramento dell'efficacia, seguito da una riduzione sostanziale tanto dei costi del Servizio sanitario nazionale che dei costi sociali ed indiretti”.   

“Abbiamo voluto fortemente organizzare questo convegno come momento di confronto tra clinici, pazienti, accademici e stakeholder istituzionali, per cercare di consentire a tutte le persone affette da gravi patologie oculari, l’accesso alle ultime soluzioni terapeutiche - ha commentato Fabrizio Chines, presidente e amministratore delegato di Sifi - la nostra azienda, che progetta, produce e commercializza farmaci e dispositivi medici innovativi fin dal 1935, ha da poco lanciato in Italia un nuovo trattamento che, grazie alla rimborsabilità in regime ospedaliero, potrà dare importanti benefici ai pazienti con edema maculare diabetico in termini di aderenza alla terapia”. 

ORDINANZA DELLA SINDACA Torino la dà vinta all'islam Appendino, la decisione folle Il maxi-divieto per tutta l'estate

Torino, Chiara Appendino vieta asporto di alcolici nelle zone della movida



Cari torinesi, vi siete votati la sindaca 5 Stelle? Ora beccatevi la sua deriva coranica. Chiara Appendino, dopo quanto accaduto sabato scorso in piazza San Carlo, deve essersi presa una bella strizza. Era scossa, la prima cittadina, tanto da blaterare un paio di giorni dopo in tv cose del tipo che "non bisogna arrendersi alla paura", che "bisogna continuare a godersi le piazze come si è sempre fatto" e che "l'importante è che siano garantite le adeguate condizioni di sicurezza". Come se non fosse tra i suoi compiti di sindaco quello che aveva appena detto, ma stesse parlando di qualcun altro.

Fatto sta che oggi, con una apposita ordinanza, il Comune di Torino da lei guidato ha deciso che dal 9 giugno fino al 30 settembre, a partire dalle ore 20, sarà vietata la vendita di alcolici e superalcolici da asporto nelle zone della movida del capoluogo piemontese: nella fattispecie, a San Salvario, piazza Vittorio Veneto e Vanchiglia. Giusto l'altroieri, l'ex presidente della comunità islamica milanese Davide Piccardo aveva spiegato che era l'alcol il vero responsabile di quanto accaduto sabato scorso durante la finale di Champions.

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In metrò spunta il coltello Psicosi-attentato a Napoli: panico, ressa e un ferito

Napoli, uomo armato di coltello nella metrò: un ferito nella ressa



Ancora psicosi terrorismo. La caduta accidentale di un coltello dalla tasca di un uomo, ubriaco, ha scatenato il panico in una delle stazioni del metrò della Linea 1 di Napoli. L’uomo, un 31enne di nazionalità svedese di carnagione mulatta ma da 20 mesi in Italia, mentre attendeva l’arrivo del convoglio ha messo una mano in tasca facendo cadere un coltello da cucina, per altro ancora impacchettato. La sola vista del coltello ha generato paura nei passeggeri, e così l’onda del panico si è diffusa: alcune persone hanno cominciato a correre, mentre l’uomo si sbracciava accrescendo la tensione. Non si sono registrati feriti, solo una donna ha riportato lievi contusioni. Il 31enne svedese, noto alle forze dell’ordine, è stato fermato dalla polizia dopo una breve colluttazione con i vigilantes.

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SOLDI NOSTRI Toh, l'uomo che incassa 7mila euro al giorno grazie agli immigrati: finisce male

Immigrati, imprenditore denunciato per truffa: incassava 7mila euro al giorno



Un affare pazzesco. Quello di un imprenditore del bresciano che dal 2015 a oggi non ha perso un singolo bando per ottenere le autorizzazioni ad alloggiare migranti e richiedenti asilo. Tanto da averne in carico ad oggi circa 200. Un business pazzesco, perché lo Stato per loro paga 35 euro al giorno per ciascuno degli stranieri. Il che significa che nelle tasche di Angelo Scaroni, questo il nome dell'imprenditore, ogni giorno che il Signore manda in terra entrano 7.000 euro. O 210.000 euro al mese. O, ancora, più di 2 milioni e mezzo di euro all'anno.

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Soldi coi quali Scaroni dovrebbe fornire adeguati alloggi, vitto dignitoso e un minimo di dignità. Solo che, accogli oggi e accogli pure domani, alla fine Scaroni ha dovuto cominciare ad arrangiarsi alla bell'e meglio. Gli ultimi otto pachistani li ha piazzati nell'ala abbandonata di un ex resort alle porte di Desenzano poi fallito. Con l'ordine tassativo, come riporta La Stampa, di non uscire mai dalle due stanze che gli erano state assegnate, nemmeno per i pasti.

I carabinieri hanno iniziato a marcarlo stretto, riscontrando che alcuni appartamenti non avrebbero l'autorizzazione della Prefettura a ospitare migranti, altri sarebbero stati stipati all'inverosimile, alcuni (dei 40) appartamenti che dichiara essere rifugio di richiedenti asilo, poi, non esisterebbero nemmeno. E la procura di Brescia ha avviato nei suoi confronti un'inchiesta con l'ipotesi di truffa ai danni dello Stato. Nella sola Lombardia i migranti e richiedenti asilo sono circa 28mila. E solo per loro, lo stato spende circa 350 milioni di euro l'anno.