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venerdì 17 febbraio 2017

TINTINNIO DI MANETTE Ora Fini teme la galera: quando era vicepremier...

Fini, i sospetti nelle carte del Gip: "Leggi pro Corallo in cambio di soldi"



Dopo l'ordinanza della procura di Roma che ha sequestrato milioni di euro in contanti e case alla famiglia Tulliani, appare ben più chiara quale fosse la strategia di Gianfranco Fini dietro quell'automortificazione di alcune settimane fa, quando l'ex presidente della Camera si era definito un "coglione" per non essersi accorto degli affari poco trasparenti che avvenivano intorno a lui. L'auto-proclamata "semi-infermità mentale" però potrebbe non reggere fino in fondo, perché i magistrati si stanno sempre più concentrando sulla figura di Fini, ritenendola molto più strategica negli affari dei Tulliani, molto di più di quanto si voglia far credere.

A rinsaldare il legame tra Fini, il capo del colosso del gioco Atlantis, Francesco Corallo, e la famiglia Tulliani sarebbe stato lo stesso ex segretario di An. Un rapporto solido sin dalla vacanza che Fini si è concesso sull'isola di Saint Marteen, ospite proprio di Corallo, nel 2004. Sempre lui l'anno dopo si è speso più volte per agevolare i rapporti tra la Atlantis e i monopoli, come confermato dall'interrogatorio dell'ex parlamentare Amedeo Laboccetta. Ed è stato sempre Fini nel 2007 a infilare il cognato Giancarlo in una trattativa immobiliare con Corallo. Una roba talmente torbida che non piace neanche a Laboccetta. Senza dimenticare, riporta Il Giornale, l'invito da Fini a Corallo nella foresteria di Montecitorio a dicembre 2008, in occasione del primo compleanno della piccola Carolina, figlia di Gianfranco ed Elisabetta.

Dalla procura il sospetto diventa di giorno in giorno sempre più convinzione su quanto Fini e le cariche da lui ricoperte, da vicepremier a presidente della Camera, siano state la calamita che ha attratto Corallo ai Tulliani. Il gip lo mette nero su bianco "che l'obiettivo di Corallo fosse altro dai Tulliani, si desume per tabulas: Corallo è il titolare di un'impresa colossale, i Tulliani una famiglia della piccolissima borghesia romana". Intanto Fini era "una figura istituzionale di elevato rilievo". L'incrocio di questi tre fili non può che innescare interessi di "estrema delicatezza", considerando anche che le tracce di dazioni di denaro vengono lasciate "in occasione dell'adozione di provvedimenti di legge di estremo favore per Corallo". Sulle carte ne compaiono almeno due: il 39 del 2009 e il 78 del 2009.

E in più ci sarebbero "gravissime interferenze" sui Monopoli, oltre che "inverosimili sottrazioni" alle casse dello Stato, senza trascurare le norme che avrebbero favorito in particolare Atlantis "sintomatiche di condizionamento della vita parlamentare in ragione di flulssi di denaro di grande consistenza". Quel che è emerso fin ora potrebbe essere solo la punta dell'iceberg, secondo i sospetti dei magistrati, riservando sviluppi "piuttosto tumultuosi". Tanto che, sempre Il Giornale, scrive chiaro e tondo che "ora Fini teme le manette".

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