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giovedì 8 giugno 2017

ESCLUSIVA il Notiziario Totò Riina, volete vedere com'è "ridotto" davvero? Spunta la sua foto / Guarda

Totò Riina steso in barella al processo per la strage del rapido 904


Per molti, la pronuncia con cui la cassazione ha chiesto la revisione delle condizioni di detenzione del boss mafioso Totò Riina, è uno scandalo. Ma uno scandalo forse ancora maggiore è che lo stesso Riina, ieri, abbia assistito collegato in videoconferenza dal carcere di Parma al processo d'appello che si sta svolgendo a Firenze per la strage del Rapido 904. Sì, proprio quella del Natale del 1984, per la quale neel 1989 vennero condannati all'ergastolo esponenti di vertice delle cosche come Pippo Calò e Guido Cercola. Ora, a 33 anni dalla morte di quelle povere 19 persone che viaggiavano sul treno (i feriti furono 260), l'imputato è Totò Riina. Il quale, in videoconferenza, s'è presentato steso su una barella tipo quella delle ambulanze, dalla quale non s'è mai alzato.

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O LA VA O LA SPACCA Imboscata e addio patto: Renzi, retroscena bomba Il suo piano B, le tre mosse per far crollare tutto

O LA VA O LA SPACCA Legge elettorale, il patto è morto. Il piano B di Renzi: "Decreto legge, al voto con il Consultellum e governo a casa"



Il patto elettorale con Berlusconi, Grillo e Salvini è carta straccia. L'agguato alla Camera, con i franchi tiratori che hanno mandato sotto il governo su un emendamento sia pur di poco conto, rappresenta per Matteo Renzi quello che per Romano Prodi furono i 101 cecchini sulla strada del Quirinale, nel 2013: la fine dei sogni. "La legge elettorale è morta", ha non a caso scritto il dem Emanuele Fiano, relatore del Tedeschellum. Il capogruppo Ettore Rosato a Montecitorio ha sparato a zero sui grillini: "La vostra parola non vale nulla". La verità è che in fondo, se i 5 Stelle sono divisi e Beppe Grillo ha più di qualche difficoltà a tenere i suoi, dentro il Pd stanno messi peggio. Gli orlandiani probabilmente stanno festeggiando la dolce vendetta sul segretario-uomo solo al comando. Ha imposto l'accordo a 4 e ora resterà sepolto sotto le sue macerie. 

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"La legge elettorale in discussione alla Camera - scriveva ieri, dopo la prima imboscata, su Facebook - non è la nostra. Adesso il Parlamento è sovrano. Se passa, bene. Se qualcuno si tira indietro, gli italiani avranno visto la serietà del Pd". Tutto molto bello. Ma ora? La verità è che al Nazareno avevano già intuito che qualcosa poteva andare storto. Secondo Repubblica tutti si aspettavano una caduta al Senato, non a Montecitorio, ma poco cambia. Non a caso, secondo il quotidiano di De Benedetti, il braccio destro di Renzi Luca Lotti sarebbe già "alle prese con le liste".

Il "piano B" l'ha svelato Lorenzo Guerini, il coordinatore renzianissimo del Pd: "Un minuto dopo che l'accordo salta - sono le parole di Guerini a un amico secondo Quotidiano nazionale - dirò che si può andare al voto con il Consultellum perché le due sentenze della Consulta sono autoapplicative". Certo, ci vorrebbe qualche aggiustatina rapida in aula, in un contesto decisamente da Vietnam. Ma anche a Silvio Berlusconi, che oggi sul Corriere della Sera difendeva la scelta del proporzionale ("Così il Movimento 5 Stelle non arriverà mai al 51%") tutto sommato non dispiacerebbe andare al voto con il Consultellum. Già, ma quando? L'altro big Pd Rosato, secondo sempre il retroscena di QN, è stato chiaro: "Il clima nella coalizione di governo, già deteriorato, diventerebbe invivibile e sarebbe impensabile approvare la legge di Bilancio in autunno. A quel punto le elezioni anticipate sarebbero obbligate". La strada sarebbe un decreto legge imposto al governo per armonizzare le leggi elettorali di Camera e Senato, con buona pace del presidente Sergio Mattarella

ITALIA ALLO SBANDO Il caos alla Camera, una cosa mai successa "Errore tecnico", cecchini sputtanati in diretta

ROBE MAI VISTE Legge elettorale, governo sotto. Caos alla Camera: si vede chi ha votato, volano insulti tra Pd e M5s



Montecitorio, Stato libero di Bananas. Il patto Pd-M5s-Forza-Italia Lega Nord sulla legge elettorale non regge e va sotto per la seconda volta consecutiva sul voto segreto alla Camera, dove si vive un'altra giornata drammatica con tanto di sospetti di "complotti". Risultato: 270 sì, 256 no, un astenuto. E il primo firmatario Emanuele Fiano (Pd) che dice chiaro e tondo: "La legge elettorale è morta". In più, a condire questo scenario tragicomico, pure un giallo in diretta.

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Il governo è andato sotto su un emendamento su cui aveva dato parere negativo, quello a firma Biancofiore che prevedeva l'estensione del Tedeschellum all'Alto Adige. Sotto accusa ci finisce il Movimento 5 Stelle, i cui esponenti si dividono. Da una parte Danilo Toninelli rivendica la scelta di votare a favore dell'emendamento "di giustizia perché applica la legge elettorale al Trentino". Dall'altra c'è Roberto Fico che ribadisce come il patto "a questo punto sia a rischio" mentre Alessandro Di Battista rincara la dose, respingendo la richiesta del Pd di riportare la legge in commissione: "Per noi del Movimento Cinquestelle il patto sulla legge elettorale è ancora in piedi. Il problema è di un Pd schizofrenico che si è reso conto che su questo emendamento non aveva i voti. La faccia di Rosato in Aula era la dimostrazione plastica della disperazione. Non hanno un partito, ma mille correnti. Ora danno la colpa al M5S, ma noi siamo a favore della legge tanto che la vogliamo estendere a tutta Italia".

Il Pd vive uno psicodramma, perché la legge sta diventando un Vietnam e a farne le spese, anche mediaticamente, sarà Matteo Renzi. Il capogruppo Ettore Rosato è durissimo con i grillini: "La vostra parola non vale nulla". Ma il momento di maggior tensione si è registrato quando al momento del voto segreto il tabellone elettronico di Montecitorio si accende con le luci verdi, rosse e bianche (GUARDA IL VIDEO). Voto palese, dunque, e per qualche secondo si può intuire chi ha votato e come. Si scatena il caos, la presidente Laura Boldrini parla di "disguido" e "problema tecnico", dal tempismo più che sospetto visto il momento. Si ripete il voto e il "patto a 4" va sotto.

Napoli: Lo sfregio ai bambini: ottanta con diarrea e vomito Cosa c'era nel cibo a scuola... schifo raccapricciante

Napoli, la cacca nel cibo delle mense scolastiche: 80 bimbi con diarrea e vomito



C'era la cacca nel brasato di manzo servito il 9 maggio scorso in alcune scuole dell'obbligo di Napoli dalla ditta Sirio. Le indagini condotte da Arpac e Asl Napoli 1 hanno infatti accertato la presenza di elevatissime quantità di bacillus cereus e di colibatteri (escheria coeli). Tanto che una ottantina tra bambini, maestre e bidelle hanno sofferto di tossinfezione con diarrea e vomito nelle ore successive il pasto.

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L'allarme, tuttavia, non è scattato nelle ore immediatamente successive ai fatti, ma una settimana più tardi. E' stato allora (il 16 maggio) che le dirigenti di due scuole, venute a sapere dei tanti casi di malessere, hanno lanciato l'allarme alla Asl, che ha proceduto al prelievo di campioni di pasti erogati dalla ditta fornitrice delle mense scolastiche, la Sirio.

La refezione è stata immediatamente sospesa, con l'autorizzazione da parte di molte scuole al pasto domestico o con la cancellazione del tempo pieno (e conseguenti disagi per le famiglie). Nel frattempo, è stato revocato il contratto con la ditta Sirio, che dal 13 febbraio scorso distribuiva i pasti in una ventina di scuole comunali e una ventina statali nella città di Napoli.

IL SEGNALE DI RESA Legge elettorale, salta tutto: psicodramma Renzi, ancora ko In aula insulti tra Pd e grillini

Salta tutto: franchi tiratori ancora in azione, governo sotto alla Camera



Il "patto a 4" sulla legge elettorale è praticamente saltato. Alla Camera il governo va sotto su voto segreto sull'emendamento che avrebbe esteso la legge all'Alto Adige (su cui l'esecutivo aveva dato parere negativo). Cecchini ancora in azione, dunque, su un dettaglio assolutamente secondario del Tedeschellum. Un segnale preciso e trasversale mandato a Matteo Renzi: la poltrona ha vinto ancora.

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Non a caso è caos sul Movimento 5 Stelle, che nelle ultime ore ha affidato al voto online la ratifica del patto ma che a suon di distinguo e voti contrari ha di fatto già affossato il patto con Pd, Forza Italia e Lega Nord. Alcuni deputati grillini hanno proposto di filmarsi mentre votano in aula sulla legge elettorale per fugare ogni dubbio che ci siano franchi tiratori durante le votazioni a scrutinio segreto. "Leggo sulle agenzie che il M5S avrebbe deciso di filmare i propri voti segreti. Ricordo che fu Benito Mussolini ad abolire voto segreto. È una gravissima violazione della segretezza e dell'autonomia parlamentari nella segretezza delle loro funzioni. Chiedo alla presidente di vigilare", ha detto intervenendo in aula il capogruppo Mdp Francesco Laforgia, contrario alla legge. "Chi presiede non riesce a stare dietro alle agenzie di stampa», ha replicato Laura Boldrini, che però è stata chiamata in causa anche da Ap. "Siccome adesso abbiamo chiesto un voto segreto - ha detto il capogruppo Maurizio Lupi - le chiedo formalmente di garantire che quanto si legge sulle agenzie non avvenga in quest'aula".

Capodrise (Ce): Colpo col buco al Supermercato "LICITO" Sulle tracce dei malviventi

Colpo col buco durante la notte Sulle tracce dei ladri 





Entrano dal soffitto perforando il solaio poi si calano "come scimmie" fino ad arrivare alle casse e portano via poche centinaia di euro. Il colpo col buco è stato portato a termine da ladruncoli durante la notte al Supermercato "LICITO" di via San Pasquale. 

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Secondo quanto accertato i ladri avrebbero praticato un buco nel retro del supermercato e dopo aver sfondato il solaio hanno raggiunto le casse. Alla fine sono andati via, lasciando, da indiscrezioni, delle tracce importanti che potrebbero condurre ai ladri nel più breve tempo possibile. 

IL CAOS IN PARLAMENTO Toh, tutta la verità sul voto Frase intercettata al grillino: "Se votiamo...", viene giù tutto

Legge elettorale, la paura dei grillini è di entrare "nel club dei partiti"



La bufera che sta travolgendo la riforma della legge elettorale ha poco o niente a che fare con i tecnicisimi su preferenze, collegi e capilista bloccati. Ieri alla Camera oltre 60 deputati non hanno votato in linea con l'accordo che sembrava in cassaforte tra Pd, Forza Italia, M5S e Lega. Altri 40 erano in missione, alcuni con scuse da lana caprina, come la grillina Lombardi che ha preferito la recita di fine anno di sua figlia. Beppe Grillo ha fatto la solita parte del Ponzio Pilato, scaricando la decisione tutta agli attivisti che nel weekend dovranno dettare la linea ai parlamentari del Movimento con un referendum online.

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Lo psicodramma è infatti tutto grillino. Secondo il retroscena del Corriere della sera, il terrore di una fronda importante, in termini numerici, del Movimento è che questo accordo non sia mai perdonato dalla base più dura e pura. Al netto dello scetticismo del Pd per la parola data dai grillini sulle prossime votazioni, restano tutte le paure dei pentastellati vicini a Roberto Fico, intimoriti dal fatto che una legge elettorale concordata con tutti gli altri partiti possa mettere il M5S sullo stesso piano: "Co darebbero il benvenuto nel club dei partiti", avrebbe sussurrato un grillino allo scissionista del Pd, Stumpo. La paura è di sporcarsi le mani, diventare pezzo di quella Casta che fino ad oggi ha tenuto in piedi l'ultima apparente differenza tra "noi e loro", tra i cittadini prestati alla politica e i politici di professione. Le votazioni sono quindi slittate a martedì, nel frattempo il M5S dovrà provare a chiarirsi le idee.