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giovedì 8 giugno 2017

Napoli: Lo sfregio ai bambini: ottanta con diarrea e vomito Cosa c'era nel cibo a scuola... schifo raccapricciante

Napoli, la cacca nel cibo delle mense scolastiche: 80 bimbi con diarrea e vomito



C'era la cacca nel brasato di manzo servito il 9 maggio scorso in alcune scuole dell'obbligo di Napoli dalla ditta Sirio. Le indagini condotte da Arpac e Asl Napoli 1 hanno infatti accertato la presenza di elevatissime quantità di bacillus cereus e di colibatteri (escheria coeli). Tanto che una ottantina tra bambini, maestre e bidelle hanno sofferto di tossinfezione con diarrea e vomito nelle ore successive il pasto.

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L'allarme, tuttavia, non è scattato nelle ore immediatamente successive ai fatti, ma una settimana più tardi. E' stato allora (il 16 maggio) che le dirigenti di due scuole, venute a sapere dei tanti casi di malessere, hanno lanciato l'allarme alla Asl, che ha proceduto al prelievo di campioni di pasti erogati dalla ditta fornitrice delle mense scolastiche, la Sirio.

La refezione è stata immediatamente sospesa, con l'autorizzazione da parte di molte scuole al pasto domestico o con la cancellazione del tempo pieno (e conseguenti disagi per le famiglie). Nel frattempo, è stato revocato il contratto con la ditta Sirio, che dal 13 febbraio scorso distribuiva i pasti in una ventina di scuole comunali e una ventina statali nella città di Napoli.

IL SEGNALE DI RESA Legge elettorale, salta tutto: psicodramma Renzi, ancora ko In aula insulti tra Pd e grillini

Salta tutto: franchi tiratori ancora in azione, governo sotto alla Camera



Il "patto a 4" sulla legge elettorale è praticamente saltato. Alla Camera il governo va sotto su voto segreto sull'emendamento che avrebbe esteso la legge all'Alto Adige (su cui l'esecutivo aveva dato parere negativo). Cecchini ancora in azione, dunque, su un dettaglio assolutamente secondario del Tedeschellum. Un segnale preciso e trasversale mandato a Matteo Renzi: la poltrona ha vinto ancora.

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Non a caso è caos sul Movimento 5 Stelle, che nelle ultime ore ha affidato al voto online la ratifica del patto ma che a suon di distinguo e voti contrari ha di fatto già affossato il patto con Pd, Forza Italia e Lega Nord. Alcuni deputati grillini hanno proposto di filmarsi mentre votano in aula sulla legge elettorale per fugare ogni dubbio che ci siano franchi tiratori durante le votazioni a scrutinio segreto. "Leggo sulle agenzie che il M5S avrebbe deciso di filmare i propri voti segreti. Ricordo che fu Benito Mussolini ad abolire voto segreto. È una gravissima violazione della segretezza e dell'autonomia parlamentari nella segretezza delle loro funzioni. Chiedo alla presidente di vigilare", ha detto intervenendo in aula il capogruppo Mdp Francesco Laforgia, contrario alla legge. "Chi presiede non riesce a stare dietro alle agenzie di stampa», ha replicato Laura Boldrini, che però è stata chiamata in causa anche da Ap. "Siccome adesso abbiamo chiesto un voto segreto - ha detto il capogruppo Maurizio Lupi - le chiedo formalmente di garantire che quanto si legge sulle agenzie non avvenga in quest'aula".

Capodrise (Ce): Colpo col buco al Supermercato "LICITO" Sulle tracce dei malviventi

Colpo col buco durante la notte Sulle tracce dei ladri 





Entrano dal soffitto perforando il solaio poi si calano "come scimmie" fino ad arrivare alle casse e portano via poche centinaia di euro. Il colpo col buco è stato portato a termine da ladruncoli durante la notte al Supermercato "LICITO" di via San Pasquale. 

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Secondo quanto accertato i ladri avrebbero praticato un buco nel retro del supermercato e dopo aver sfondato il solaio hanno raggiunto le casse. Alla fine sono andati via, lasciando, da indiscrezioni, delle tracce importanti che potrebbero condurre ai ladri nel più breve tempo possibile. 

IL CAOS IN PARLAMENTO Toh, tutta la verità sul voto Frase intercettata al grillino: "Se votiamo...", viene giù tutto

Legge elettorale, la paura dei grillini è di entrare "nel club dei partiti"



La bufera che sta travolgendo la riforma della legge elettorale ha poco o niente a che fare con i tecnicisimi su preferenze, collegi e capilista bloccati. Ieri alla Camera oltre 60 deputati non hanno votato in linea con l'accordo che sembrava in cassaforte tra Pd, Forza Italia, M5S e Lega. Altri 40 erano in missione, alcuni con scuse da lana caprina, come la grillina Lombardi che ha preferito la recita di fine anno di sua figlia. Beppe Grillo ha fatto la solita parte del Ponzio Pilato, scaricando la decisione tutta agli attivisti che nel weekend dovranno dettare la linea ai parlamentari del Movimento con un referendum online.

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Lo psicodramma è infatti tutto grillino. Secondo il retroscena del Corriere della sera, il terrore di una fronda importante, in termini numerici, del Movimento è che questo accordo non sia mai perdonato dalla base più dura e pura. Al netto dello scetticismo del Pd per la parola data dai grillini sulle prossime votazioni, restano tutte le paure dei pentastellati vicini a Roberto Fico, intimoriti dal fatto che una legge elettorale concordata con tutti gli altri partiti possa mettere il M5S sullo stesso piano: "Co darebbero il benvenuto nel club dei partiti", avrebbe sussurrato un grillino allo scissionista del Pd, Stumpo. La paura è di sporcarsi le mani, diventare pezzo di quella Casta che fino ad oggi ha tenuto in piedi l'ultima apparente differenza tra "noi e loro", tra i cittadini prestati alla politica e i politici di professione. Le votazioni sono quindi slittate a martedì, nel frattempo il M5S dovrà provare a chiarirsi le idee.

L'ULTIMA PROVOCAZIONE Nord Corea, raffica di missili La minaccia choc di Kim Jong Un: "Possiamo colpire le navi Usa"

L'ULTIMA PROVOCAZIONE Nord Corea, raffica di missili. La minaccia choc di Kim Jong Un: "Possiamo colpire le navi Usa"



Pyongyang ha lanciato una raffica di missili (probabilmente missili da crociera terra aria) al largo della costa orientale, nella zona di Wonsan. Lo confermano gli stati maggiori riuniti della Corea del Sud. I missili a corto raggio hanno viaggiato per 200 chilometri prima di precipitare in mare.

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Il ministro degli esteri giapponese Fumio Kishida ha precisato che il nuovo lancio non ha avuto alcuna conseguenza per la sicurezza nazionale e che i missili non hanno raggiunto la sua zona economica esclusiva. Tokio tuttavia «rimarrà in stato di elevata allerta, raccogliendo informazioni e analisi sul lancio e coordinandosi con i paesi interessati come gli Stati Uniti e la Corea del Sud», ha aggiunto. È il quarto lancio di missili, dalla Corea del Nord, in meno di cinque settimane.

Il presidente sud-coreano, Moon Jae-In, ha convocato il Consiglio di Sicurezza Nazionale, il primo da lui presieduto, poche ore dopo il decimo test missilistico della Corea della Nord. Si è trattato del quinto test nordcoreano da quando Moon ha assunto la carica di presidente, il 10 maggio scorso, e rappresenta anche uno schiaffo politico dopo che Seul aveva appena annunciato la decisione di sospendere l’installazione dello scudo anti-missile Thaad.

Il Giappone ha condannato i test con il ministro degli Esteri, Fumio Kishida, che ha definito «imperdonabile» l’ultima provocazione di Pyongyang. Secondo i primi rilevamenti giapponesi, i missili non dovrebbero essere caduti in acque che appartengono alla zona economica esclusiva di Tokyo, come accaduto, invece, al termine del test del 29 maggio scorso.

I missili anti-nave a corto raggio sono stati lanciati dalla località di Wonsan e hanno compiuto un tragitto di 200 chilometri sopra il Mare del Giappone raggiungendo un’altezza massima di due chilometri, prima di cadere nel Mare del Giappone, secondo i rilevamenti sud-coreani.

I nuovi lanci di missili arrivano a meno di una settimana dalle nuove sanzioni decise dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nei confronti del regime di Kim Jong-Un, e dagli Shanghai-La Dialogue, il summit sulla sicurezza che si è tenuto lo scorso fine settimana a Singapore, in cui il segretario alla Difesa Usa, James Mattis, aveva chiesto di aumentare le pressioni su Pyongyang

Bracconeri, furia cieca: "Mi hanno cancellato...". Palombelli a Formu? Demolita in due parole

Bracconeri, lo sfogo: "Fatto fuori dalla tv", l'attacco a Forum e Palombelli



Fabrizio Bracconieri, ex protagonista dei Ragazzi della Terza C e volto di Forum quando lo conduceva Rita Dalla Chiesa, in un'intervista al sito TVBlog parla della sua scomparsa dal piccolo schermo. Su Tv8 il programma Vite da Copertina dedica una puntata monografica a un personaggio o trasmissione che, dopo un periodo di grandissimo successo, è finita nel dimenticatoio. Come Bracconieri, appunto.

Racconta Fabrizio, che nel 2014 si è candidato tra le fila di Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni. "Lo scorso anno ho presentato a Mediaset un progetto per rifare la Terza C - Trent’anni dopo. Inizialmente sembrava esserci interesse, poi per non so quale motivo si è pensato di soprassedere. Forse perché le fiction di Mediaset non vanno troppo bene e non hanno voluto rischiare".

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Bracconieri spiega di essere stato defenestrato dalla tv suo malgrado. “Non sono più in televisione chiaramente per una scelta non mia. Da tre anni a questa parte mi sono trasferito a Trapani per stare accanto a mio figlio che ha bisogno di attenzioni e ho perso un po' di rapporti. L'ultima esperienza importante è stata Forum: ho fatto quel programma per quindici anni con Rita e Marco, due persone adorabili".

Oggi Forum non gli piace più. "E’ troppo inverosimile. Alcune storie sembrano inventate. Trovo Barbara Palombelli brava ma molto fredda e distaccata, non è come Rita che ci metteva anima e corpo nelle cause”. Una frecciata anche a Mediaset. "Sostanzialmente ero pagato per non lavorare. Non ci sono rimasto male: meglio stare a casa che fare qualcosa che non ti convince davvero. Il panorama televisivo non lascia troppo spazio a idee nuove”.

CIAONE, BEPPE I sondaggisti su Appendino e Raggi: ecco come cambia il voto dopo il loro disastro

POLITICA PENTASTELLATA Sondaggisti, effetto Appendino e Raggi sul voto al Movimento 5 stelle: cosa cambia secondo gli esperti


di Brunella Bolloli



«Voti persi per puzza». Non usa mezzi termini Nicola Piepoli, titolare dell'omonimo istituto specializzato in ricerche di marketing e di opinione. «A Roma la Raggi perde consensi perché a nessuno piace avere i cassonetti pieni di spazzatura, maleodoranti. La gente sceglie in città in base a fatti concreti», prosegue il noto sondaggista, «e proprio per questo se la sindaca Cinquestelle della Capitale perde mercato sui rifiuti, bisogna ammettere che il trasporto urbano di Roma è molto migliorato, quindi si valutano singoli fatti di tipo personale che possono spostare il gradimento. In generale, sull'amministrazione romana c'è molta perplessità», prosegue Piepoli, «mentre su Chiara Appendino, la collega torinese, il giudizio resta fondamentalmente positivo».

La tragedia di piazza San Carlo, durante la finale di Champions, non fa crollare la prima cittadina sabauda, incoronata a gennaio la più amata dal Governance Poll, la rilevazione sul gradimento riservato ai sindaci dai propri cittadini realizzato ogni anno da Ipr Marketing per Il Sole 24 Ore. Ciò che è accaduto sabato sera è un «invariante»: non sposta i fatti, confermano altri sondaggisti e, soprattutto, non peserà più di tanto sul voto di domenica.

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I grillini partono in svantaggio in tutti i grandi Comuni in cui si vota, ma non per colpa degli scandali di Roma o dell'incidente di Torino, che potrebbe avere più ripercussioni a livello nazionale (ma solo se si votasse subito), quanto per le oggettive difficoltà dei candidati scelti o imposti dal vertice pentastellato. «Molto dipende dalle altre forze politiche in campo», spiega Maurizio Pessato di Swg, «dal voto di protesta che il Movimento Cinquestelle riesce a intercettare e cavalcare se i sindaci uscenti dei partiti tradizionali non hanno fatto bene. Tuttavia», prosegue Pessato, «più che il voto locale, sarà interessante vedere la lettura che l'opinione pubblica darà della nuova legge elettorale, quello sì che potrà forse determinare molti cambiamenti».

«Tutti aspettavano al varco i Cinquestelle dopo un anno alla guida di grandi città come Roma e Torino», dice Arnaldo Ferrari Nasi, sociologo e analista politico, «i problemi di gestione sono innegabili, soprattutto nella Capitale. Le nostre analisi però evidenziano che i cittadini chiedono ai loro governanti due aspetti in particolare: onestà e trasparenza. E, sebbene la Raggi non abbia prodotto grandi risultati, passa per essere una onesta, infatti a livello nazionale il M5S è sempre molto alto e se la gioca con il Pd». Per Ferrari Nasi, quindi, «bisognerebbe che saltasse fuori la casa di Montecarlo di Grillo o di Di Maio per farli calare nei sondaggi».

In quanto alla tornata dell'11 giugno, «i cittadini di Genova guardano a casa loro, non cosa ha fatto la Appendino a Torino». «Nel voto locale c'è una forte eterogeneità», conferma Fabrizio Masia di Emg, «ogni città è una storia a sé. È possibile che la notte di piazza San Carlo abbia qualche riverbero a livello nazionale, ma parliamo di percentuali marginali».