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martedì 6 giugno 2017

Parla di terrorismo islamico Toh, che cosa dice il Papa: una bufera sul Pontefice

Papa Francesco ricorda le vittime dell'attentato di Londra ma non pronuncia...



"Questo è per Allah". Gli attentatori del London Bridge, mentre mietevano le loro vittime, urlavano il nome del profeta. Circostanza molto più che comune in tutti gli attacchi di matrice islamista. Proprio come Nizza, Rouen, Istanbul, Dacca, Manchester. Sempre Allah. Il Dio dell'islam di cui Maometto è profeta: il suo nome risuona, cupamente, sempre e comunque. E Roberto De Mattei, in un articolo su Il Tempo, si interroga: "Si può continuare a negare l'esistenza di una guerra religiosa?". Una domanda la cui risposta potrebbe apparire semplice, ma non per tutti.

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Non è possibile, infatti, affermare che "non si può uccidere nel nome di Dio" per cancellare la matrice religiosa del progetto islamista di conquista. Si pensi che anche Theresa May, dopo l'ultimo attacco a Londra, ha parlato chiaramente di "estremismo islamico", di "ideologia" la quale "si diffonde attraverso internet e le grandi società".

Eppure. Eppure ieri, 4 giugno, Papa Francesco era a Regina Coeli, in visita ai detenuti. Il Pontefice ha colto l'occasione per un discorso nel quale ha condannato il "terrorismo", senza però mai pronunciare la parola "islam". No, quello non dice mai. A suo parere, criticare implicitamente l'islam significherebbe cadere nel "proselitismo" che costituisce uno dei peggiori peccati per un cattolico.

Eppure, sottolinea sempre Il Tempo, non c'era occasione migliore per "contrapporre la verità della fede cattolica alle religioni che predicano la violenza, come l'islam, e per spiegare che il pluralismo a cui si richiama il premier inglese è in realtà un relativismo morale che apre la strada alla violenza dell'islam". Ma niente da fare, il Papa quest'occasione non l'ha colto. La parola "islam" resta proibita.

RIVOLTA NELLE URNE Igor il russo non si prende? Ribaltano Budrio: chi vogliono eleggere sindaco, viene giù l'Italia

Igor, la clamorosa protesta a Budrio: vogliono eleggere sindaco Davide Fabbri



Una protesta, clamorosa e drammatica, in grado di far tremare l'Italia. Domenica Budrio sceglie il suo sindaco e gli abitanti vogliono eleggere Davide Fabbri, il barista ucciso da Igor il Russo e rimasto senza giustizia. Il bandito serbo è in fuga da 2 mesi e nonostante l'imponente dispiegamento di forze tra esercito, carabinieri e polizia e la pianura emiliana tra Bologna e Ferrara setacciata senza sosta (costo: 200mila euro al giorno) sembra imprendibile. "Serve una taglia. Bisognava metterla subito. I delinquenti se lo sarebbero venduti subito. E invece...", accusa Maria, la moglie di Fabbri. La rabbia nel paesino a pochi chilometri da Bologna è enorme, e anche per questo si sta facendo strada l'idea di un voto di protesta alle elezioni comunali. Gli inquirenti non mollano ancora: Norbert Feher, questo il vero nome di Igor, è ancora in questi luoghi, ma "a questo punto, forse, possiamo escludere che sia alla macchia. Qualcuno lo deve aiutare. Una donna, probabilmente". Un italiano, quasi sicuramente, "qualcuno al di sopra di ogni sospetto, che non ha contatti con la malavita e riesce a non tradirsi". 

ECCO IL GELATO DEL FUTURO!

Un gruppo di bambini ha scoperto il gelato del futuro. Il risultato è sconvolgente! 

Capuozzo da brividi, la verità sull'Italia: "L'unico motivo per cui gli islamici non ci hanno ancora ammazzati"

Capuozzo da brividi, la verità sull'Italia: "Ecco l'unico motivo per cui..." 



La storica decisione dell'Allenaza militare araba di escludere il Qatar, accusandolo di finanziare il terrorismo, non deve ingannare chi considera ora la coalizione a guida saudita come il fronte più candido e immacolato. Come scrive il giornalista Toni Capuozzo, è un po' come "il bue che dà del cornuto al toro: nessuno è limpido quanto a rapporti con il radicalismo islamico".

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La rottura tra i due fronti arabi ha un elemento in comune, secondo Capuozzo, individuabile nelle "relazioni con l'Iran e con i Fratelli musulmani". Il Qatar finora è sempre stato considerato uno dei principali finanziatori del movimento politico di stampo islamista, oltre che uno dei pochi Paesi arabi che conserva solidi rapporti bilaterali con Teheran.

E la posizione dell'Italia questo scenario non può che essere "confusa", scrive Capuozzo. E non può esserlo altrimenti, visto che nel nostro Paese "ancora Al Jazeera passa per la Cnn del mondo, dove la Qatar foundation finanzia 33 centri islamici, dove il Qatar possiede il 99% di Porta Nuova a Milano, dove i Fratelli Musulmani passano per un'innocua confraternita? Non sarà anche questo, oltre al fatto di essere un porto franco, lo stellone che ci salva dagli attentati?".

‘Spegni l’ultima!’, campagna 2017 della Fondazione Umberto Veronesi

‘Spegni l’ultima!’, campagna 2017 della Fondazione Umberto Veronesi


di Eugenia Sermonti





Una campagna che ha visto la Fondazione Umberto Veronesi nel corso di tutto il mese di maggio, mettere in campo una serie di attività di sensibilizzazione che hanno invitato tutti i fumatori a smettere di fumare e i giovani a non cominciare mai. Perché il fumo attivo è causa di almeno 25 malattie e di 18 tipologie di tumore ma malgrado ciò uomini, donne e soprattutto ragazzi continuano a fumare senza rendersi conto del pericolo a cui vanno incontro. Non ha dubbi il professor Francesco Blasi, ordinario di Malattie respiratorie presso il Dipartimento di Fisiopatologia medico-chirurgica e trapianti dell’Università degli Studi di Milano, intervistato in piazza della Scala: “La legge Sirchia contro il fumo è stata una delle migliori del mondo, e aveva indotto una riduzione importante del fumo di sigaretta. Poi, come tutte le cose in Italia, non è stata seguita da una politica d’intervento sulla popolazione da parte del sistema in modo da chiarire quanto grave sia fumare. Credo che iniziative come quella della Fondazione Umberto Veronesi siano fondamentali per far ‘toccare con mano’ alla gente qual è il rischio cui va incontro fumando: la sigaretta spenta in mezzo alla piazza è un messaggio forte”. Informazioni tutte contenute nel nuovo Manuale della Fondazione Umberto Veronesi ‘Fumo. Domande e risposte per comprendere e scegliere’,  scaricabile gratuitamente dal sito www.fondazioneveronesi.it (area download), dove è possibile sciogliere dubbi e incomprensioni sul tema del fumo di sigaretta.

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Intanto per quattro giorni, dal 28 al 31 maggio scorsi, in Piazza della Scala con il Patrocinio del Comune di Milano è stato allestito un enorme mozzicone di sigaretta e la mostra educativa ‘Come sta il tuo corpo quando fumi?’ alla presenza di un divulgatore scientifico della Fondazione Umberto Veronesi, che ne ha approfondito i contenuti a tutti coloro che si sono avvicinati all’installazione. E l’ultimo giorno, mercoledì 31 maggio scorso, è stato possibile eseguire gratuitamente una spirometria, grazie al sostegno di Novartis. “L’esame rappresenta un valido punto di partenza per l’identificazione di malattie fumo-correlate, quali l’asma bronchiale e la BPCO - ha aggiunto Francesco Blasi - Individuare tempestivamente queste patologie, che ricordiamo essere croniche e progressive, permette di intervenire adeguatamente con piani terapeutici efficaci che contribuiscono a mantenere una buona qualità di vita dei pazienti”. Nell’ambito delle attività di educazione nelle scuole, la Fondazione Umberto Veronesi ha organizzato per tutto il mese di maggio un ciclo di workshop cinematografici per gli alunni delle scuole superiori, con la partecipazione di medici esperti, sociologi e giornalisti per parlare di fumo di sigaretta dal punto di vista scientifico, etico e sociale, a seguito della visione del film 'Thank You For Smoking'. E sempre per tutto il mese di maggio inoltre, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in virtù del Protocollo d’Intesa siglato con Fondazione Umberto Veronesi, ha invitato i docenti della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado a scaricare i materiali educativi sul sito www.fuvperlascuola.it dalla giuda operativa per i docenti aggiornata a un video informativo sui danni del fumo di sigaretta e una clip sui 6 motivi per cui non bisogna fumare presente anche sui social network.

‘No Smoking Be Happy’ è il progetto di lotta contro il fumo della Fondazione Umberto Veronesi che dal 2008 ha dato vita a numerose attività e campagne di comunicazione rivolte alle donne fumatrici, ai fumatori in generale e ai giovani per educarli, non solo sui danni provocati dal fumo, ma soprattutto sui benefici legati al non fumare. Tra le molteplici attività ideate: i laboratori didattici per i bambini delle scuole primarie di primo e secondo grado, i corsi di formazione per insegnanti, le indagini sociologiche sulle donne e i giovani che fumano, la mostra multisensoriale itinerante, l’App scaricabile per iPhone e iPad per orientare i fumatori verso i migliori centri anti fumo, la Mostra Laboratorio per le scuole italiane allestita negli ospedali e nelle scuole la campagna ‘Spegni l’ultima! con la testimonianza di Fabio Volo.

CIÒ CHE NON TORNA Pastasciutta, come ti truffano al supermercato Sai cosa mangi davvero? Occhio al dettaglio

Pastasciutta, ecco come riconoscere la pasta al 100% italiana


di Attilio Barberi



All’inizio di maggio, dopo averlo annunciato innumerevoli volte, il governo ha mandato a Bruxelles lo schema di decreto che introduce l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano utilizzato per fare la pasta. In attesa di capire se la Commissione abbia qualcosa da obiettare - eventualità più che probabile vista l’opposizione dura e irremovibile degli industriali - ecco una guida utile per capire come distinguere la pasta italiana al 100% da quella fatta con frumento importato. Soprattutto da Canada e Ucraina.

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Dopo aver maneggiato centinaia di confezioni di pasta, mi sento di suggerire queste tre semplice regole per capire da dove arrivi il prodotto che si sta per comperare. Regola uno: non fidarsi di bandierine tricolori, coccarde, nastri e simboli che evochino l’italianità. Non c’è alcuna regola che ne impedisca l’uso, anche in presenza di materia prima straniera. Regola due: made in Italy, si può tradurre liberamente come «confezionato in Italia» e non garantisce nulla sulla provenienza degli ingredienti. Regola tre: se non c’è scritto nulla vuol dire che non si tratta di pasta italiana al 100%. Checché ne dica l’industria, l’origine nazionale è un valore aggiunto e chi può dichiararla lo fa senza esitazione. Consapevole che i consumatori sono disposti a pagare di più ed è più facile fidelizzarli.

Stabilite le regole generali che aiutano a distinguere i veri maccheroni italiani da quelli «fatti in Italia», ecco quel che si trova sul mercato, Vale a dire sugli scaffali della grande distribuzione.

Negli ultimi anni l’offerta di prodotti nazionali si è ampliata. Se fino alla metà del decennio scorso si potevano contare sulle dita di una mano i marchi che dichiaravano l’origine ora sono parecchie decine. Se si eccettuano i produttori artigianali che hanno una produzione incapace di varcare i confini della provincia, i marchi di pasta 100% Italia, sono in tutto una cinquantina, con infinite varianti. E quasi uno su due è un prodotto biologico, con tanto di certificazione. Fra i brand più diffusi quasi ovunque nello Stivale, segnalo la pasta di Gragnano Igp Fiorfiore Coop. Poi sicuramente la Voiello, ottenuta a partire soltanto da grano Aureo e frutto di un accordo di filiera fra Barilla, proprietaria del pastificio di Torre Annunziata, e gli agricoltori.

Altro marchio abbastanza diffuso è Alce Nero, presente sui banconi con infinite varianti: pasta di grano duro, di farro, pasta di Gragnano, di frumento Senatore Cappelli. E sempre fatta con il frumento del Duce (noto per essere stato il protagonista della «battaglia del grano») è la Dalla Costa, sede a Castelminio di Resana, in provincia di Treviso, fra i primi produttori a far uscire dal dimenticatoio questa varietà di cereale. Dalla medesima zona, per la precisione da Castello di Godego, arriva la pasta Sgambaro che ha ottenuto la certificazione Csqa per il grano duro italiano. Certificazione condivisa anche dai maccheroni Voi, Valori Origine Italiana, frutto della collaborazione fra Iper la Grande I e Coldiretti.

Dalla Puglia arriva la linea Dedicato della Granoro, fatta esclusivamente con frumento coltivato nella regione. Mentre è avellinese la pasta Grano Armando della famiglia De Matteis, pure dei frutto di un accordo di filiera corta con i coltivatori locali.

E poi ci sono i maccheroni di farro (quasi sempre bio), capaci di conquistarsi negli ultimi 12 mesi uno spazio considerevole in tutte le insegne della grande distribuzione. Fra i brand che ho acquistato, oltre ad Alce Nero, segnalo Poggio del Farro, Sgambaro, Fior di Pietra.

Invece la lista dei prodotti che utilizzano con disinvoltura il tricolore o che si definiscono «made in Italy», pur senza utilizzare soltanto materia prima nazionale, è molto lunga. Fra quelli più noti ci sono sicuramente De Cecco e Divella, ma mi sono accorto che al gruppo si è aggiunta di recente pure la pasta Esselunga Bio, che fa sfoggio sul pacchetto di un tricolore accompagnato dalla scritta: «Prodotto in Italia».

"Senza dignità. Lui è morto e voi...". La rabbia di Rita Dalla Chiesa: la frase con cui distrugge i magistrati

Totò Riina, Rita Dalla Chiesa: "Mio padre una morte dignitosa non ce l'ha avuta"



"Penso che mio padre una morte dignitosa  non l’ha avuta, l’hanno ammazzato lasciando lui, la moglie e Domenico  Russo in macchina senza neanche un lenzuolo per coprirli. Quindi di dignitoso, purtroppo, nella morte di mio padre non c’è stato niente".

Ecco il gelato del futuro!

Un gruppo di bambini ha scoperto il gelato del futuro. Il risultato è sconvolgente! 



Questa la dichiarazione rilasciata da Rita Dalla Chiesa al Tg4 dopo la notizia che la Cassazione ha aperto al differimento della pena per Totò Riina perché gravemente malato.

"Sto insegnando a mio nipote ad avere fiducia nella giustizia e nella legalità - continua la figlia del generale Carlo Alberto dalla Chiesa ucciso dall’ex capo di Cosa Nostra - lo porto sempre in mezzo ai carabinieri. Portandolo in mezzo ai carabinieri faccio quello che avrebbe fatto mio padre. Per quanto riguarda invece la fiducia nella  giustizia, forse sto sbagliando tutto, sto sbagliando tutto".

Caccia al killer di Budrio, ora scattano gli arresti: ecco chi finisce in manette

Caccia al killer di Budrio, 15 persone arrestate per spaccio e reati vari



I carabinieri di Bologna e Ferrara, senza sosta, proseguono la loro caccia a Igor, il killer di Budrio, all'interno della zona rossa dove pensano che possa essere ancora nascosto. E nel corso delle ultime operazioni, sono state arrestate 15 persone, responsabili di reati contro il patrimonio e dediti alla coltivazione e spaccio di stupefacenti. Già, perché nel corso delle ricerche sono state trovate armi, proventi di furti e sono stati sequestrati 20 kg di marijuana. Sono stati inoltre recuperati diversi monili in oro e una somma di 5.500 euro in contanti. Arresti e "reati" collaterali scoperti nel corso della caccia al killer.

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