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sabato 3 giugno 2017

Il riscaldamento globale fa bene alla Terra: ecco il documento che smonta tutte le eco-balle

LE BALLE SUL CALDO Global warming, la scienza smonta gli ecocatastrofismo: perché il riscaldamento globale è antico e ha fatto bene alla Terra


di Francesco Carella



Si era già capito tutto pochi giorni fa al G7 di Taormina. Ora non ci sono più dubbi. Per gli Stati Uniti le politiche climatiche sancite dal Trattato di Parigi e incentrate sulla limitazione delle emissioni di gas serra nell'atmosfera sono carta straccia. In altre parole, Trump avanza seri dubbi sul legame automatico fra la civiltà industriale, l’inquinamento atmosferico e il mutamento climatico. La polemica, tutta politica, è già rovente, mentre il mondo scientifico, seguendo un percorso indipendente dalle ideologie, raggiunge, su questi temi, risultati a dir poco sorprendenti.

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Infatti, in due pubblicazioni («Earth’s climate: past and future» e «The anthropogenic greenhouse era began thousands of years ago») William F. Ruddiman (professore di scienze ambientali all’Università della Virginia) dimostra come le pratiche agricole dei nostri antenati abbiano avviato il pianeta al riscaldamento globale migliaia di anni prima che gli esseri umani iniziassero a bruciare carbone e a spostarsi in massa a bordo di automobili inquinanti. Infatti, l’incremento incomincia circa 8.000 anni fa, dopo l’introduzione della pratica della deforestazione con la conseguente nascita dell’agricoltura. «Gli alberi abbattuti, per fare spazio alle piantagioni, venivano bruciati o lasciati marcire - ricorda Ruddiman - con il risultato che il carbonio contenuto si ossidava ed arrivava in atmosfera sotto forma di CO2».

Altri scienziati sono riusciti a stabilire con precisione la fase in cui gli europei iniziano a piantare orzo, grano e piselli nelle aree precedentemente coperte da foreste naturali; ebbene, tale data coincide con l’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera iniziata 8000 anni addietro. C’è dell’altro. Circa 3000 anni or sono il medesimo fenomeno si era verificato con il metano, un altro gas che intrappola il calore.

Ma le novità non si fermano qui. Addirittura è stato scoperto che senza tali variazioni le attuali temperature nelle zone settentrionali dell’America e dell’Europa - a causa dei mutamenti climatici determinati dai cicli orbitali della Terra - sarebbero state più basse di due-tre gradi Celsius: un livello che non avrebbe consentito le quotidiane attività agricole.

A tal proposito, due geofisici americani, Stephen J. Vavrus e John E. Kutzbach, hanno condotto un esperimento per arrivare a conoscere - attraverso complicatissimi modelli climatici - quali sarebbero state le temperature dei nostri giorni qualora non avessimo avuto l’emissione di gas a effetto serra generati dall’attività umana. La simulazione ha dimostrato che la Terra sarebbe stata più fredda di quasi due gradi rispetto a oggi. Per meglio comprendere il valore di questo risultato, occorre ricordare che la temperatura media del pianeta all’apice dell’ultimo periodo glaciale - circa 20.000-22.000 anni fa - era di soli sei gradi inferiore a quella odierna.

«Se non avessimo avuto i gas serra prodotti prima dall’agricoltura e poi dall’industrializzazione moderna - concludono i due scienziati - oggi la temperatura della Terra si avvicinerebbe parecchio a quella della glaciazione». In altri termini, fin qui, abbiamo avuto un equilibrio perfetto fra natura e attività umana. Sarà così anche in futuro? William Ruddiman non ha dubbi. Analizzando una «carota» di ghiaccio lunga tre chilometri - estratta negli anni Novanta dalla stazione di Vostok in Antartide e contenente aria antica (sotto forma di bolle) intrappolata - ha scoperto che negli ultimi 400.000 anni la concentrazione di anidride carbonica è aumentata e diminuita seguendo un andamento regolare.

Partendo da queste osservazioni, egli si dice convinto che l’attuale riscaldamento è destinato probabilmente a durare altri 200 anni fino a quando non si esauriranno i combustibili fossili.  Dopodiché gli strati più profondi dell’Oceano inizieranno ad assorbire lentamente l’eccesso di C02 e determineranno un raffreddamento graduale del clima terrestre.

Se così stanno le cose i grandi della Terra, che periodicamente s’incontrano per fare il punto sul futuro del Pianeta - ma soprattutto gli ambientalisti in servizio permanente effettivo - farebbero bene a consultare alcune riviste scientifiche, prima di partire lancia in resta contro il sistema industriale. Un’ultima annotazione: la Nasa ha installato su Marte dei sofisticati rivelatori climatici che registrano un aumento delle temperature anche da quelle parti. E su quel lontano pianeta, a meno che ci sia sfuggito qualcosa, l’uomo non c’è.

Terrorismo al maxi-festival Migliaia di persone in fuga: Germania, l'ultimo incubo

Germania, evacuato il Rock am ring: "Allarme terrorismo". Migliaia in fuga



L'incubo del terrorismo colpisce anche uno dei più celebri festival musicali in Europa. Il Rock am Ring, dal 1985 la più popolare rassegna rock che si tiene in Germania, al Nurburgring, è stato interrotto a causa di una non meglio precisata "minaccia terroristica". Lo spiega sui suoi profili social l'organizzazione. "La polizia ci ha detto di interrompere il festival a causa di una minaccia terroristica - si legge su Facebook -. Chiediamo a tutti i partecipanti di allontanarsi dall'area e di dirigersi verso l'uscita e il campeggio in modo calmo e controllato". Sono state evacuate migliaia di persone.

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L'ordine di abbandonare il luogo del concerto, nonostante uno spiegamento di forze dell'ordine senza precedenti (nel parco erano disposti oltre mille agenti), è arrivato durante la prima giornata del festival, che doveva proseguire fino alla prossima domenica. Il caos si è scatenato mentre su uno dei palchi stava esibendosi di Liam Gallagher, uno dei fondatori degli Oasis. Decine di band erano nel programma di oggi, tra cui Bastille e i Rammstein.

Non è ancora stato chiarito che cosa abbia provocato l'interruzione del festival. La polizia di Coblenza ha comunicato che alla base della decisione "ci sono ragioni concrete legate a una possibile minaccia terroristica che non deve essere esclusa". Non è certo che il festival possa riprendere domani, sabato.

Fedeli, le parole horror: "Cade il governo? Prima..." Cosa le "sfugge" dalla bocca

LA MINISTRA SULLA LUNA Le priorità del ministro Fedeli: più soldi, quote rosa e cognome della madre, alla fine l'edilizia scolastica



Il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli è ormai sempre più lanciata a diventare la Boldrini del governo Gentiloni, legata a doppio filo con il presidente dalla Camera dall'attaccamento per la cause perse, o certamente marginali negli interessi degli italiani. Ora che la maretta tra Matteo Renzi e Angelino Alfano è diventato scontro all'arma bianca, la convinzione più diffusa è che Governo e Parlamento abbiano le ore contate. Con questa incertezza, mista a speranza, che incombe sulla testa dei ministri, si moltiplicano le riforme condannate a frenarsi giusto a un passo dal traguardo.

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Nella testa della Fedeli però non ci sono certo la riforma della Giustizia o la legge - da rifare - sulla legittima difesa, temi che toccano la carne viva degli italiani. Per la titolare dell'Istruzione il vero peccato ora che non veda la luce l'invenzione dello Ius soli nell'ordinamento giuridico italiano. E non solo, anzi come ricorda lei intervistata da Repubblica, c'è una legge trascurata da tutti - e chissà come mai - e che rischia di non vedere la luce: la legge sul cognome della madre. La Fedeli sarebbe anche angustiata dalla scomparsa delle quote rosa per le elezioni politiche, previste nell'Italicum ormai defunto. Per fortuna sul finale dell'intervista la Fedeli rinsavisce e si ricorda che le è piovuto in testa un miliardo e 300 milioni di euro destinati all'edilizia scolastica. Bastava riflettere un po' di più e le risposte migliori sarebbero arrivate per primi.

La domanda scomoda al giudice che graziò Fini: "Adesso ci spiega come mai, subito dopo..."

Giovanni Ferrara, il giudice che "graziò" Fini: "Io, Gianfranco e quel posto da..."



"Col senno di poi è facile giudicare. Ogni processo ha la sua storia e di quello che sta emergendo ora, all'epoca non c'era traccia". Così Giovanni Ferrara, ex procuratore capo di Roma, sulle recenti (e passate) vicende che stanno travolgendo Gianfranco Fini. Il punto è che nel 2011, la sua indagine sull'ex presidente della Camera venne archiviata. Per sua decisione. All'epoca indagava sulla casa di Montecarlo, ma chiese l'archiviazione anche se era stato appurato che quella stessa casa era stata venduta a un prezzo "vile". E a chiedergliene conto, in un'intervista, è Il Tempo, a cui spiega che la decisione venne presa "perché non c'era reato. Fini, in qualità di presidente dell'associazione di An e amministratore dei suoi beni, era legittimato a vendere la casa. Non c'era quindi la truffa. Certo - aggiunge - avrebbe dovuto chiedere il prezzo giusto".

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Il punto, però, è che quella casa fu venduta ad almeno un terzo del suo valore. Ora è stato accertato che dietro le società offshore che l'hanno acquistata c'erano il cognato e la moglie di Fini, e ancora si è scoperto che i soldi usati da Giancarlo ed Elisabetta Tulliani per la compravendita erano frutto di riciclaggio transnazionale, poiché provenivano dai conti dell'imprenditore Francesco Corallo.

Ma tant'è. Dopo che Ferrara decise di archiviare il tutto (a marzo 2011), ricorda sempre Il Tempo, l'ex procuratore venne nominato sottosegretario all'Interno dopo la caduta del governo Berlusconi, avvenuta a novembre dello stesso anno. Una circostanza su cui in molti hanno malignato. "È una cosa assolutamente fuori posto - ribatte alle malignità -: non ho mai avuto a che fare né con il partito di Fini né con lui. Non l'ho nemmeno mai votato. Fini non è stato graziato giudiziariamente. È stato fatto un atto di giustizia: è il giudice che ha deciso di archiviare, altrimenti l'avrebbe potuto rinviare a giudizio". Quindi la sua nomina non fu fatta in quota Futuro e libertà, l'ex partitino di Fini? "No, quella è una cosa falsa scritta su Wikipedia e non so come si può farla rimuovere". E ancora, conclude: "La mia nomina proviene dall'allora presidente del Consiglio, ossia da Mario Monti, con l'avallo del presidente della Repubblica".

venerdì 2 giugno 2017

Renzi intercettato al Quirinale Bomba: "Io non lo so se..." La frase sfuggita, svela tutto

A Matteo Renzi scappa una frase: "Il M5s ha dubbi, non so se l'accordo regge"





"Io non sono così sicuro che i cinquestelle reggano sull'accordo...". Nei giardini del Quirinale Matteo Renzi si lascia sfuggire una fra sibillina sulla legge elettorale. A qualche metro di distanza, riporta il Corriere della Sera, il grillino Luigi Di Maio rassicura i giornalisti: "Credo che l'accordo non salterà", ma la verità è che dentro il Movimento 5 Stelle, come sempre, succede tutto e il contrario di tutto. Da Paola Taverna a Roberto Fico, è un fuoco di fila sui difetti del sistema "alla tedesca" che avrebbe trovato l'ok anche di Silvio Berlusconi e Beppe Grillo. Lo stesso Di Maio, peraltro, nelle stesse ore ha parlato di "piano eversivo" in relazione a Renzi e all'accusa rivoltagli dagli alfaniani di aver chiesto ad Ap di far cadere Gentiloni a febbraio. Non il clima migliore per proseguire nel dialogo. I pentastellati, ha spiegato Renzi, "pongono qualche problema sul voto disgiunto. Io non lo so se il patto terrà, ma noi ci siamo. Abbiamo fatto un'operazione intelligente, per tenere fede all'impegno con il presidente della Repubblica. Siamo stati così seri che sui collegi abbiamo diviso Rignano e Pontassieve". Se l'accordo salta, avverte l'ex premier, "la palla è al Parlamento. I guai maggiori, se salta tutto, li ha il M5S. Io con le preferenze non ho problemi, loro invece non so come se la cavano". Maria Elena Boschi ha una teoria sulle incertezze dei 5 Stelle: "Si fanno condizionare dai titoli dei giornali e da alcuni magistrati, che non vedono bene il dialogo con Berlusconi". Occhio però, perché i problemi interni li ha anche il Pd, visto che la sinistra dem non ha gradito il Tedeschellum disegnato dal maxi-emendamento Fiano. E se votano contro anche loro, non c'è maggioranza che tenga.


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Diocesi di Aversa: Al Seminario la presentazione di “Maria, incanto e mistero”

Al Seminario la presentazione di “Maria, incanto e mistero”


di don Francesco Riccio 
a cura di Gaetano Daniele



Martedì 6 giugno, alle ore 18.00, si discuterà del nuovo libro di sr. Nunziella Scopelliti, fondatrice delle Suore del Bell’Amore


Maria è l’icona dell’anno pastorale 2016/2017 - che la diocesi di Aversa ha voluto dedicare al dialogo tra le generazioni - in concomitanza con il 50° dell’incoronazione della Madonna dei Giovani. La Madre di Dio è anche la protagonista di “Maria, incanto e mistero”, il nuovo libro nato dalla prolifica penna da sr. Nunziella Scopelliti, fondatrice delle Suore del Bell’Amore, presenti in diocesi a San Cipriano d’Aversa. Com’è ormai consuetudine, il testo - di grande interesse - verrà presentato martedì 6 giugno 2017, alle ore 18,00, nella Pinacoteca del Seminario Vescovile di Aversa.

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La “significanza mariana dell’essere cristiani”, scrive sr. Nunziella nel suo ultimo libro,  non implica tanto imitare Maria, quanto “accogliere dallo Spirito Santo una grazia di partecipazione alla vita di lei, lasciandoci quasi vivere da questa dolcissima Madre per entrare in lei e instaurare, tramite lei, l’unico rapporto possibile con Gesù, quello appunto di Maria”.

L’incontro sarà moderato dal Vicario Generale mons. Francesco Picone e, dopo l’introduzione  alla lettura sr. Antonella Brancato, vedrà gli interventi della Prof.ssa Cecilia Amodio, Dirigente Scolastica, della Prof.ssa Luisa Coppola, Segretaria CDAL, e della Prof.ssa e giornalista Anna Sgueglia. Le conclusioni saranno affidate a Mons. Angelo Spinillo, vescovo di Aversa.

SICURI CHE SIA SPARITO? La verità sul terribile Igor Il super-poliziotto da brividi: "Il sospetto su quella donna..."

Budrio, l'ultima ipotesi su Igor il killer: quella donna lo sta nascondendo?


di Renato Farina



Terra desolata, canne, paludi, zanzare, mutrie, anguille. È la zona dell' Emilia che sale verso il Po, dove si pesca di frodo, e dove si impelagò Garibaldi, liberandosi dalla ingombrante Anita. E poi, dopo Garibaldi, lui. Lui è Igor, ormai si chiama così, anche se è un nome d'arte e sembra fatto apposta per somigliare all'abominevole creatura delle fantasie popolari.

Oppure - così è se vi pare - fa rima con Zagor, l' eroe delle foreste e degli acquitrini il cui fumetto adesso è distribuito a colori da Repubblica. Il nome vero di Igor, Norbert Feher, non importa a nessuno, è troppo banale. E neppure se sia russo o davvero serbo come ormai finalmente si è accertato, smettendo di credere alla meravigliose fandonie di cui ha costellato la sua biografia bevuta come oro colato dai giudici, dal cappellano del carcere, dai compagni di cella, per cui sarebbe stato un terminator delle truppe speciali siberiane, sopravvissuto a tempeste di neve e alle tigri bianche della taiga.

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In realtà Igor è diventato quello che voleva essere da sempre: un brigante imprendibile, assassino spietato, ma lo sono anche gli animali della foresta, i quali devono fare il lavoro per cui sono nati: sopravvivere, e al diavolo la tribù della gente normale, dei comuni mortali, sono tanti, mentre di Igor ce n'è uno solo, ed è lui. Se non fosse uno schifoso assassino «dagli occhi senza pietà», come ha detto Maria, la moglie del barista Davide Fabbri, l'ultima persona viva che (forse) ne è stata guardata senza essere uccisa (il 31 marzo scorso, due mesi fa), ci inchineremmo davanti a lui come a un essere favoloso. Che fine ha fatto Igor? Ci sarà una fine? Oppure tutto si scioglierà nella leggenda malvagia da raccontare tra cento anni ai bambini per spaventarli?

Vigliacco - Da due mesi la più gigantesca caccia all'uomo, al singolo uomo, mai vista in Italia, con un uso di mezzi degno di un Saddam Hussein o di un Bin Laden, è in corso e ha fatto cilecca. Mille carabinieri ed è ancora notte. Per non cadere nella retorica della primula rossa, che profuma pur sempre di nobiltà e intelligenza, conviene ricordare la viltà del bandito. Ha ammazzato Davide, l'oste della locanda, uno che faceva in pace il suo lavoro. Durante la rapina, invece di consegnargli il denaro, il barista ha afferrato d'impeto il fucile per la canna, gliel'ha strappato, e per la disperazione di difendere la sua famiglia ha usato quell'arma non per tirargli un colpo ma come una clava. L'ha bastonato! Ha menato Igor, il grande Igor, che in passato rapinava la gente con una balestra o con l'ascia, vestito come un cazzone da film di Fantozzi, con la tuta ninja da cartone animato. Stavolta, quel sabato sera, in una frazioncina isolata di Budrio (provincia di Bologna), Igor ha estratto una pistola calibro 9: colpo al cuore e fuga. Poi dopo nove giorni di nuovo: ha ucciso una guardia forestale volontaria disarmata, Valerio Verri, nella campagna di Portomaggiore. Quindi ha sparato, ferendolo, a Marco Ravaglia, un agente provinciale che faceva pattuglia con l'ucciso, urlando: «Bastardi!».

Non c'è niente di poetico in questo. C'è solo l'efferatezza dell' assassino. La storia di Igor è anche questa. Guai a scordarlo. Ma poi l'epopea da giornale western c' è tutta, roba da Butch Cassidy alla fine scappato in Patagonia. Intanto ancora oggi nelle campagne che dalla provincia bolognese si sviluppano verso Ferrara e oltre, vige il piano K. Il piano Killer. Ancora pochi giorni fa, come se fossimo nella Colombia prima della tregua coi guerriglieri delle Farc, è stato vietato ai ragazzini e alle ragazzine di fare la solita passeggiata in bicicletta: è accaduto alla famosa manifestazione di Argenta, intitolata «Città bambina». La campagna è vietata ai bambini, c'è il lupo Igor. Non è una favola. C'è un dispaccio di agenzia, giuro che non ho fotocopiato da Tex Willer: «(ANSA) - FERRARA, 17 MAG - Nelle Valli di Campotto, dove Norbert Feher alias Igor Vaclavic viene cercato ormai da 39 giorni, scatta il "Piano K"».

Non abbiamo nessuna intenzione di trattare i carabinieri da incompetenti o sprovveduti. Ci mancherebbe. La Cia che ha pure i satelliti non è riuscita per anni a catturare il famoso sceicco cieco. I nostri hanno usato gli strumenti più antichi (i cani dal fiuto infallibile) e più futuristici: addirittura droni con apparecchiature mirabolanti. Niente. In aprile uno di questi apparecchi ha incocciato in un alto fusto, ed è piombato a terra. L'ultimo drone, due giorni fa, si è scontrato con un uccello rapace, forse geloso di questa strana bestia senza odore, che occupava il suo cielo, e l'ha abbattuto. Ma lui niente. Di Igor nulla. Secondo me anche quel rapace è diventato uno della banda di Igor, il quale si deve essere fuso con questa terra desolata e le sue creature messe in subbuglio da questo esercito del bene, che ha cavato molti ragni dal buco, ma le tane, gli antri subacquei di questo brigante li scova solo dopo, per afferrare un lembo di stoffa con qualche goccia del sangue maligno di Igor.

Nei film americani gli evasi per non farsi prendere dai cani e dalle guardie usano il bambù per respirare. Poi però li prendono. Ma come fa Igor a scamparla? Un po' come capitò a Renzo Tramaglino in fuga da Milano, tutti sostengono di averne visto un'ombra, di averlo - come dice una signora - «veduto balzare come un felino da un cespuglio per poi sparire nel bosco».

Routine - La paura non è un sentimento che può durare tutta la vita. I primi giorni ci si barricava. I posti di blocco erano terrificanti. Venivano ministri a piangere con i parenti delle vittime e ad assicurare: «Non ci fermeremo fino a quando lo troveremo». Propositi encomiabili, poi subentra la routine. C'è un'altra agenzia che assicura: «(ANSA) - BOLOGNA, 9 MAG - È sempre più "blindato" il quadro indiziario a carico di Norbert Feher alias Igor Vaclavic, il serbo. Il Ris dei carabinieri ha infatti inviato alla Procura di Bologna, dove le indagini sono coordinate dal Pm Marco Forte, gli esiti delle analisi su altre impronte digitali che inchiodano il ricercato. Sono tracce trovate sugli oggetti». I verbi usati denotano una certa ansia da prestazione, desideri senza risultato: hanno «blindato», «inchiodano» Igor. Blindato un accidente. Hanno blindato una goccia di sangue, due impronte.

È un guaio. Igor sta diventando davvero un mito. La delinquenza di basso rango l'ha eletto a suo re. In alcune zone dove le guardie da sempre cercano di acciuffare i pescatori di frodo, costoro ormai sentono Igor come uno di loro. «Scritte di minaccia a un ispettore della polizia provinciale e inneggianti a Igor, alias Norbert Feher, sono apparse su almeno cinque muri di frazioni di Ravenna. Si tratta di frasi come "Igor, c' è anche (...)" vergate su muri di cimitero o casolari abbandonati di Sant'Alberto, Mandriole, Alfonsine, Savarna e Marina di Ravenna e che s'ipotizza siano legate a tensioni createsi negli ambienti della pesca di frodo».

I primi tempi, per evitare che Igor, bisognoso di cibo, irrompesse in casali di campagna, i padroni di casa, e specialmente le signore, lasciavano fuori qualcosa da mangiare (si presume senza veleno). Poi si è smesso. E se alcuni pensano che sia morto, e poi mangiato dai pesci in una palude, ed altri lo ritengono in fuga chissà dove, i carabinieri ritengono invece sia vivo e in zona. Ma dove? Forse qualcun altro l' ha visto da vivo e lo sta curando. Anzi qualcun' altra. Una donna. Possibilmente una bella donna innamorata. E così la leggenda sarebbe perfetta.