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sabato 20 maggio 2017

SOCIETÀ OFF-SHORE Malta, i vip italiani pizzicati nel paradiso fiscale La lista: spunta pure la big della politica / Foto

Malta, la lista dei vip italiani con una società off-shore nel paradiso fiscale



L'ultima frontiera del paradiso fiscale? Presto detto: Malta, nuova terra promessa degli italiani (nel 2016 il 30% in più rispetto all'anno precedente ha preso la residenza sull'isola). E a fare i nomi di alcuni degli italiani famosi che hanno aperto società off-shore a Malta ci pensa L'Espresso, che ha consultato un database segreto dal quale emergono nomi di manager, politici, industriali e finanzieri. Tutti a Malta, Paese dell'Unione europea dove circola l'euro e dove i controlli per i cittadini comunitari sono ridotti all'osso.

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Dai "Malta files", emerge che tra i politici con una offshore maltese c'è Laura Bianconi, ex Ncd, ora presidente del gruppo di Alternativa popolare al senato. La Bianconi è azionista dal 2014 della società Quantum Resources, insieme a un altro politico, il siciliano Benedetto Adragna, anche lui senatore, ma sui banchi del Pd fino alle elezioni 2013, quando si candidò, senza successo, con Mario Monti. C'è anche un terzo socio, che è Giuseppe Bruno, nel 2012 condannato dalla Corte dei Conti a risarcire un danno erariale di quasi due milioni per aver percepito "indebitamente contributi pubblici".

La Bianconi ha spiegato che la società serve "a costituire una fondazione, attraverso la società, che potesse operare nell'ambito sociale e prevalentemente nel campo dell'assistenza sanitaria per la cura degli indigenti nei Paesi poveri".

Ma dai Malta files emergono anche altri nomi di peso. Per esempio Davide Serra, il finanziere vicinissimo a Matteo Renzi, azionista di maggioranza della Plum Yachting ltd, registrata nel 2011. La società possiede uno yacht a vela di lusso, il Kamana. E perché convenga comprare una barca a Malta è presto detto: in Italia l'Iva è del 22%, mentre intestandolo a una società maltese l'aliquota può scendere fino al 5,4 per cento.

Dunque ecco anche Enrico Cantone, fino a qualche giorno fa consigliere regionale del M5s in Toscana: risulta azionista di due società maltesi, la Cr Holding e la Crsins Eu. La scoperta de L'Espresso lo ha spinto a dimettersi. Infine Flavio Briatore, il quale non ha mai fatto mistero di aver fatto ricorso a paradisi fiscali: la sua Bl Development Ltd, creata nel 2014 insieme all'imprenditore Francesco Costa, è stata chiusa solo due anni dopo.

Caivano (Na): L'Amministrazione Monopoli fa acqua da tutte le parti Si teme l'esondazione

 L'Amministrazione Monopoli fa acqua da tutte le parti Si teme l'esondazione


di Gaetano Daniele



Stupisce ogni giorno di più questa astratta e distratta amministrazione monopoliana che colleziona gaffe di gestione politica una dietro l’altra, evidentemente #tuttaunaltrastoria era un contrario, difatti a distanza di poco più di due anni, l'obiettivo è stato raggiunto. Il Paese è in dissesto finanziario, pieno zeppo di rifiuti, e con una maggioranza che un giorno si e pure l'altro pensa di mandare a casa il responsabile politico numero uno, Monopoli. Ad essere colpita dalla “sbronza economica” è toccato questa volta anche a qualche assessore, voluto fortemente dal primo cittadino, che da indiscrezioni, si stanno facendo passare sotto al naso (se non già fatto) fior di quattrini che potevano servire sia al servizio navetta che alla videosorveglianza. Noccioline, se vogliamo considerare che il Sindaco Monopoli promise il reddito di cittadinanza, droni etc etc.. per poi, il giorno dopo la vittoria, dichiarare dissesto finanziario.

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L’Amministrazione comunale uscente nella persona del consigliere comunale Arch. Francesco Emione, il più votato a Caivano con circa 900 preferenze, ha contestato duramente il Sindaco Monopoli, invitandolo a dimettersi per il bene del Paese.

Insomma, se amministrare un comune difficile come Caivano, significa scrivere tutti i giorni alla Procura della Repubblica per paura di commettere errori politici e non essere ricordato come l'incompetente, al punto da ritrovarsi coi rifiuti ai primi piani delle abitazioni, dando poi la colpa alle passate amministrazioni o urlando al complotto politico credendo di sfuggire così all'incompetenza politica. Se governare un Paese difficile come Caivano, significa ancora oggi a distanza di due anni additare il fallimento economico alle passate amministrazioni. Se guidare un comune difficile come Caivano, significa fare il braccio di ferro coi propri consiglieri comunali al punto da considerarli, forse, non all'altezza di firmare uno scioglimento. Se amministrare Caivano fregandosi delle esigenze dei caivanesi, tanto chissenefrega, sono stato sindaco di Caivano. Se gestire un comune difficile come Caivano, significa tutto questo, allora iniziamo a scendere dagli scaffali del ripostiglio gli Stivali Lemigo, perchè l'esondazione è prossima. 

Terrore nella notte a Napoli, l'africano fuori controllo: ricoperto di sangue, come ha ridotto due passanti

Napoli, arrestato un 23enne gambiano: ha tentato di sgozzare i passanti



Un 23enne gambiano, Dibba Dawda, è stato arrestato questa notte dopo aver scatenato il panico in piazza De Nicola a Napoli.

Quando alle due di notte i poliziotti sono arrivati in piazza Enrico De Nicola, Dibba Dawda, 23 anni del Gambia, aveva la maglietta sporca di sangue. In una mano aveva una bottiglia di vetro rotta che brandiva contro i passanti, nell'altra un accendino con il quale stava dando fuoco a un mucchio di sterpaglie nei giardinetti lì vicino. Ferito a una mano, gli agenti lo hanno portato in ospedale. Ed è stato al pronto soccorso che due persone, un 19enne e un 21enne, sono letteralmente sobbalzate quando hanno visto l'uomo: entrambe hanno raccontato di essere state aggredite e ferite da Dawda senza un motivo apparente. L'uomo è andato in escandescenza e ha minacciato di sgozzarli se avessero parlato con la Polizia.


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Dawda è accusato di aver colpito per due volte con una bottiglia il 21enne mentre attraversava la piazza. Questo ha provato a difendersi, ma l'uomo lo ha aggredito di nuovo mordendogli il dito e provocandogli una copiosa fuoriuscita di sangue. L'altra vittima è un 19enne che passava per quella piazza a bordo di uno scooter con un'amica. Il ragazzo è stato prima colpito da una bottiglia vagante, quando si è fermato per capire cosa stesse succedendo, è stato aggredito da Dawda che l'ha colpito con una bottiglia, ha estratto un coltello e lo ha colpito alla gola. Ricoverato in prognosi riservata, il 19enne non sarebbe in pericolo di vita.

Dawda è stato rinchiuso nel carcere di Poggioreale, accusato di tentato omicidio aggravato, lesioni aggravate e porto d'armi e oggetti atti a offendere.

"Ciechi, ipocriti, bugiardi", Luca Ricolfi senza censure E su Minniti gli scappa una frase... Tutto da godere

Luca Ricolfi: sinistra cieca e ipocrita, l'unico che salva è Minniti



A Milano va in scena oggi uno degli spettacoli più assurdi e senza senso cui non solo la città, ma l'Italia intera abbia assistito: un corteo per l'accoglienza dei migranti. Promotore e alfiere dell'iniziativa è il sindaco Giuseppe Sala. Un manager prestato alla politica che guida una giunta di sinistra.

Di sinistra è anche il sociologo Luca Ricolfi, che tuttavia dalle pagine del quotidiano Il Giorno spara ad alzo zero sull'iniziativa milanese: "Spesso chi è per l' accoglienza 'senza se e senza ma', più che non conoscere i problemi, semplicemente non ne ha. A esempio non vive in un quartiere degradato, o non abita in un alloggio popolare in cui il racket delle occupazioni, non di rado gestito da stranieri, la fa da padrone".

Inevitabile, a quel punto, un ragionamento della cosiddetta "sinistra dei salotti" o "al caviale", della quale Sala è sicuramente uno degli esempi più fulgidi: "Si tratta di una semplificazione, ma sfortunatamente esiste. Il fatto che un fenomeno non sia riducibile a una formula non ne elimina l' esistenza. Semmai tendo a pensare che la cultura di sinistra (cui dopotutto appartengo anch' io) sia capace di un repertorio di cecità, autoinganni e ipocrisie molto più esteso di quello che si può osservare nei salotti".

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In questo panorama, secondo Ricolfi, uno dei pochi a salvarsi è il ministro dell'Interno Marco Minniti: "Lui è una rara eccezione. Tuttavia, se per linea-Minniti si intende quel poco che gli lasciano fare, non servirà a recuperare consenso. Se invece si intende una svolta vera, con tanto di autocritica sulle sciagurate scelte del passato, allora forse qualcosa potrebbe muoversi".

Parla da uomo di sinistra Ricolfi, e come tale si rende conto per primo che una simile svolta è uno degli eventi più improbabili dell' universo, perché qualsiasi politico di sinistra sa perfettamente che, se appena accenna a usare il cervello (il proprio cervello intendo, non quello del partito), o se per caso gli scappa di dire quel che pensa, è pronto il plotone di esecuzione dei difensori dell' ortodossia buonista: vedi la pioggia di contumelie che i vari Saviano hanno riservato alla Serracchiani, che aveva espresso un concetto di puro senso comune morale, ossia che il male che fai a un tuo benefattore è particolarmente spregevole".

LE ELEZIONI Iran alle urne, ha vinto il meno peggio: Rohani confermato presidente

Iran al voto, confermato il presidente Hassan Rohani



Il presidente uscente dell'Iran, il riformatore moderato Hassan Rohani, è in testa nello scrutinio delle presidenziali davanti al rivale conservatore, Ebrahim Raissi. Secondo i primi dati parziali del ministero dell'Interno di Teheran, Rohani ha ottenuto circa il 56% dei voti mentre Raissi si attesta al 39%. Il capo della Commissione elettorale, Ali Asghar Ahmadi, ha detto in una conferenza stampa che i risultati sono ancora parziali e che quelli definitivi saranno annunciati nel pomeriggio. La votazione è nata come un duello tra Rohani e Raisi e come una sorta di referendum sul progetto di apertura e di riforme del presidente.

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Alitalia, l'ultima vergogna Lo sfregio a piloti e hostess Toh, cosa regalano ai manager

Alitalia, nel piano dei commissari previsti anche bonus per i manager


di Antonio Castro


Il “dossier” Alitalia - dopo la pubblicazione da parte dei commissari di governo del bando per raccogliere le manifestazioni d’interesse - continua a far discutere. Il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, garantisce che «c’è interesse» per l’ex compagnia di bandiera. L’atteggiamento accomodante del ministro sembra radicalmente cambiato rispetto a qualche settimana fa, quando mezzo governo annunciava sfraceli se fosse stato bocciato il piano di tagli targato Etihad-Montezemolo. I commissari ipotizzano che la fase di ricerca, individuazione e definizione di un accordo con gli eventuali nuovi partner proseguirà per almeno tutto il 2017. E ieri in audizione in Parlamento Luigi Gubitosi, uno dei tre commissari incaricati - ha spiegato che si intende rivedere tutta la struttura dei costi dell’azienda, anche inaugurando nuove destinazioni (soprattutto sul lungo raggio: Maldive e New Delhi e un collegamento giornaliero per Los Angeles anche d’inverno).

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Gubitosi ha ipotizzato la necessità di una «revisione e rafforzamento del management», prevedendo anche degli avvicendamenti. «Stiamo lavorando attivamente sui ricavi e non solo sui costi. Il mancato sviluppo non va visto come una ineluttabilità», ha aggiunto riferendosi ai «limiti» propri di un’amministrazione straordinaria.

Interessante constatare che mentre si ipotizzano tagli sul personale se il fatturato dell’azienda non tornerà a crescere, i commissari stiano riflettendo sugli eventuali bonus da elargire: «I buoni manager vanno remunerati e quelli cattivi cacciati», ha scandito il commissario. Alcuni sindacalisti della compagnia - che aspettano la convocazione dell’azienda per conoscere i “sacrifici” - già ironizzano sui manager “da premiare”. In effetti a meno di nuovi eclatanti arrivi (altre dorate assunzioni), forse la situazione della compagnia non sarebbe così drammatica da richiedere 600 milioni di denaro pubblico per evitare di portare i libri in tribunale a fine aprile. I commissari dovranno a breve presentare una “relazione”, sullo stato del vettore, sui passi da compiere e portare avanti le eventuali trattative.

Consip, il sospetto terrificante di Matteo Renzi: giudici e militari, spunta un piano segreto

Consip, il sospetto di Renzi: un disegno eversivo per colpire il mio governo



Un "disegno eversivo" per colpire il suo governo. E' questo per Matteo Renzi il caso Consip almeno nel periodo in cui l'inchiesta è stata gestita dalla coppia Woodcock-Scafarto, riporta La Stampa in un retroscena clamoroso. Partiamo da alcune date significative: a fine ottobre 2016 il capitano del Noe, Giampaolo Scafarto, indagando su Consip tira in ballo i servizi segreti, concordando con il pm Woodcock la "strategia investigativa". Nell'inchiesta vengono fabbricati due falsi: l'asserita presenza sulla scena dell'indagine di 007 in azione di controllo, che serve a coinvolgere il capo del governo (Renzi, appunto), e l'errata attribuzione di una frase intercettata ad Alfredo Romeo anziché a Italo Bocchino. Ergo, continua La Stampa, "una struttura dello Stato, secondo quanto sta emergendo dal riesame delle carte da parte del procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi, avrebbe distorto volutamente il senso di alcune prove per colpire il presidente del Consiglio".

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Una "verità sconvolgente" per Renzi, una grande preoccupazione anche per l'intercettazione della telefonata fatta al padre Tiziano la mattina del 2 marzo, "scandalosa" anche per essere stata subito trascritta nel libro di Marco Lillo, del Fatto Quotidiano. "Ma di questo - dice Renzi - magari un giorno se ne accorgerà l'ordine forense, io non ne parlo. Altrimenti mi fanno passare per quello che vuole il bavaglio".

Ma tra i fedelissimi del segretario del Pd, gira una sola inquietante parola: "eversione", "colpo di Stato". Lo stesso Woodcock, intervistato su Repubblica, ha detto: "Perché Scafarto avrebbe dovuto mettere in atto una pianificazione eversiva contro Renzi?". Insomma, la gravità di quanto è accaduto è ben noto allo stesso titolare dell'inchiesta anche se lui si dice convinto che quello di Scafarto sia stato solo un errore. Ora si attendono gli accertamenti del ministro della Giustizia Andrea Orlando sulla Procura di Napoli.