Consip, il sospetto di Renzi: un disegno eversivo per colpire il mio governo
Un "disegno eversivo" per colpire il suo governo. E' questo per Matteo Renzi il caso Consip almeno nel periodo in cui l'inchiesta è stata gestita dalla coppia Woodcock-Scafarto, riporta La Stampa in un retroscena clamoroso. Partiamo da alcune date significative: a fine ottobre 2016 il capitano del Noe, Giampaolo Scafarto, indagando su Consip tira in ballo i servizi segreti, concordando con il pm Woodcock la "strategia investigativa". Nell'inchiesta vengono fabbricati due falsi: l'asserita presenza sulla scena dell'indagine di 007 in azione di controllo, che serve a coinvolgere il capo del governo (Renzi, appunto), e l'errata attribuzione di una frase intercettata ad Alfredo Romeo anziché a Italo Bocchino. Ergo, continua La Stampa, "una struttura dello Stato, secondo quanto sta emergendo dal riesame delle carte da parte del procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi, avrebbe distorto volutamente il senso di alcune prove per colpire il presidente del Consiglio".
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Una "verità sconvolgente" per Renzi, una grande preoccupazione anche per l'intercettazione della telefonata fatta al padre Tiziano la mattina del 2 marzo, "scandalosa" anche per essere stata subito trascritta nel libro di Marco Lillo, del Fatto Quotidiano. "Ma di questo - dice Renzi - magari un giorno se ne accorgerà l'ordine forense, io non ne parlo. Altrimenti mi fanno passare per quello che vuole il bavaglio".
Ma tra i fedelissimi del segretario del Pd, gira una sola inquietante parola: "eversione", "colpo di Stato". Lo stesso Woodcock, intervistato su Repubblica, ha detto: "Perché Scafarto avrebbe dovuto mettere in atto una pianificazione eversiva contro Renzi?". Insomma, la gravità di quanto è accaduto è ben noto allo stesso titolare dell'inchiesta anche se lui si dice convinto che quello di Scafarto sia stato solo un errore. Ora si attendono gli accertamenti del ministro della Giustizia Andrea Orlando sulla Procura di Napoli.
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