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giovedì 18 maggio 2017

Dona il tuo 5xmille alla Fondazione Silvana Paolini Angelucci Onlus

Dona il tuo 5xmille alla Fondazione Silvana Paolini Angelucci Onlus


La Fondazione Silvana Paolini Angelucci Onlus, opera per aiutare persone disagiate e per perseguire obiettivi umanitari. 

La Fondazione Silvana Paolini Angelucci Onlus è stata costituita il 9 febbraio 2005 per onorare la memoria della Signora Silvana Paolini Angelucci e per continuare la Sua instancabile opera umanitaria di sostegno a favore di persone e situazioni di bisogno.

La Fondazione è iscritta all'Anagrafe Unica delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale - ONLUS - dal 1 febbraio 2006 ed è inserita nell'elenco dei soggetti di cui all'art.1, comma 1234, lett. a), della legge n. 296 del 2006 ai fini della destinazione del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche.

Scoprine di più visitando il sito: http://www.fondazionesilvanapaolini.it/

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"L'incontro misterioso" Altri guai per Tiziano Renzi: quest'uomo decide di parlare

Daniele Lorenzini, il sindaco di Rignano sull'Arno: "Quell'incontro con l'uomo misterioso che preoccupa Tiziano Renzi"



Della telefonata tra Matteo e Tiziano Renzi, ora, ne parla anche una persona che i due protagonisti della chiacchierata li conosce benissimo: Daniele Lorenzini, il sindaco di Rignano sull'Arno. Di lui si parlò già qualche tempo fa, quando fu sentito come persona informata sui fatti per una cena che si tenne a casa Renzi, in cui il generale dei carabinieri Emanuele Saltamacchia avrebbe suggerito a Tiziano di "non parlare di certa gente".

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E in un'intervista a Il Giorno, Lorenzini riparte proprio da quella cena: "Posso dire che è stata ottima, dal punto di vista culinario", commenta sornione. Dunque aggiunge che da quel giorno "non ho più avuto modo di parlare con Tiziano Renzi. Ci siamo intravisti solo una volta, in giro per Rignano, da lontano". Insomma, i rapporti si sono interrotti: "Ero il medico di parte della famiglia, ma non lo vedo da tanto tempo. Ammesso che sia sempre il suo medico".

Dunque, si ricorda a Lorenzini di aver affermato che Tiziano Renzi gli disse di essere in ansia. Lui conferma, e aggiunge dei particolari: "Me lo disse giorni prima della cena. Lui, come ho detto ai magistrati, non mi ha fatto nomi di persone. Mi riferì: Avrò incontrato una persona solo una volta, c'è un'indagine in corso e sono preoccupato. Tutto qui". Un incontro misterioso, dunque, con un interlocutore altrettanto misterioso. Un incontro che "preoccupa" Tiziano Renzi. Chi era quell'interlocutore?

2° TETRIS: MOSAICI DI SALUTE’ Principio di autonomia del medico tra il paziente e i vincoli finanziari

Principio di autonomia del medico tra il paziente e i vincoli finanziari


di Eugenia Sermonti



La prescrizione è l’atto con cui il medico stabilisce, in piena autonomia e libertà, quale esame diagnostico richiedere o quale farmaco debba essere somministrato al proprio assistito e con quale modalità. Di questo principio di autonomia e di come oggi debba sempre più fare i conti con le complesse dinamiche che caratterizzano la sanità italiana, si parla in occasione del secondo appuntamento di “TETRIS: mosaici di salute”, moderato da Fausto Massimino, direttore di Affari Legali e Compliance di Roche Italia. Un ciclo di incontri promossi da Roche su tematiche di attualità e rilievo per il settore sanitario italiano, che riprende il nome dello storico videogioco - Tetris, appunto - che ha l’obiettivo di incastrare perfettamente tutti i mattoncini di colori e forme diverse. Allo stesso modo Roche vuole creare sinergie su temi chiave della sanità, promuovendo momenti di dialogo e confronto con gli attori e i referenti più rappresentativi. “Il tema oggetto del confronto di questa sera è cardine rispetto allo svolgimento della professione medica da un lato e alla garanzia di tutela della salute sancita dalla nostra Costituzione dall’altro - afferma Dario Scapola, Market Access Director di Roche Italia - Per questo come Roche, azienda che ha fatto della salute la sua missione in Italia per ben 120 anni, portando innovazioni dirompenti e nuove speranze ai pazienti, ha voluto dare il via a questa serie di incontri ristretti come occasioni per stimolare il confronto e creare sinergie tra autorevoli esponenti del Sistema Salute, a fianco dei quali cercheremo di capire meglio cosa sta accadendo oggi per identificare insieme le migliori soluzioni sia a livello centrale sia nelle regioni”.

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Sin dal suo primo articolo, il Codice di Deontologia medica - nella revisione approvata nel 2006 - impegna il medico nella tutela della salute individuale e collettiva vigilando sulla dignità, sul decoro, sull’indipendenza e sulla qualità della professione. “La libertà prescrittiva nella scelta terapeutica rimane un diritto - sancito anche giuridicamente - nell'ambito delle attività di un medico. Obiettivo primario dell'attività medica è la tutela della salute del paziente e l’ottimizzazione dei percorsi diagnostici e terapeutici - afferma Robin Foà, direttore dell’Ematologia dell’Università ‘Sapienza’ di Roma - E’ importante che una problematica così rilevante come la libertà prescrittiva sia ben conosciuta nell’ambito della classe medica e, contestualmente, nei rapporti tra i medici e le istituzioni. E ancora, che si possa arrivare una armonizzazione delle procedure sull’intero territorio nazionale”.

Dell’attualità della tematica è convinta l’onorevole Paola Binetti, membro della XII° Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati, che dichiara "In questo nostro tempo, in cui i diritti umani rappresentano l’asse portante di numerose battaglie che hanno come punto di riferimento la giustizia, declinata a 360 gradi, il principio di autonomia del medico, tra legislazione, vincoli finanziari e tutela del paziente, costituisce la cerniera lungo la quale si attestano responsabilità personale e determinazione ad agire sempre in scienza e coscienza”. Libertà professionale che all’articolo 4 del Codice Deontologico viene poi definita ‘diritto inalienabile del medico’ esplicitando che “l’esercizio professionale del medico è fondato sui principi di libertà, indipendenza, autonomia e responsabilità… senza sottostare a interessi, imposizioni o condizionamenti di qualsiasi natura”.

“Il principio di autonomia del medico rimanda a tre radici che ne rappresentano la forza e l’autorevolezza indiscussa: l’etica della competenza e l’etica della cura, saldamente integrate al principio di responsabilità di Jonas - prosegue l’onorevole Binetti - Non può esserci autonomia senza competenza e non ci può essere competenza senza un atteggiamento di cura, sapendo che di entrambe il medico ha una responsabilità indifferibile, che deve sempre rivendicare in scienza e coscienza”. A questo si lega il contenuto dell’articolo 6 del Codice Deontologico sulla ‘Qualità professionale e gestionale’, dove si afferma che “il medico fonda l’esercizio delle proprie competenze tecnico-professionali sui principi di efficacia edi appropriatezza, aggiornandoli alle conoscenze scientifiche disponibili e mediante una costante verifica e revisione dei propri atti. Il medico, in ogni ambito operativo, persegue l’uso ottimale delle risorse pubbliche e private salvaguardando l’efficacia, la sicurezza e l’umanizzazione dei servizi sanitari, contrastando ogni forma di discriminazione nell’accesso alle cure”.

“La libertà prescrittiva è un valore assoluto ma non indiscutibile - dichiara Andrea Vannucci, direttore generale dell’Agenzia Regionale di Sanità della Toscana - Pur considerando gli interventi normativi orientati a ridurne gli ambiti di fallimento, ritengo che dobbiamo però interrogarci sullo stato del binomio, inscindibile, autonomia - responsabilità che è poi il presupposto di ogni scelta di cura da parte dei medici. Agire secondo scienza e coscienza, un viatico sempre di attualità, non può prescindere dal diritto - dovere dell’avere accesso a conoscenze adeguate. Oggi la sfida dei sistemi sanitari a copertura universale e finanziati con la fiscalità generale implica garantire qualità, equità e sostenibilità. Per rivendicare la libertà di scegliere e prescrivere farmaci e cure è necessario dar prova che l’appropriatezza delle scelte è basata su accettabili evidenze scientifiche e, in questa prospettiva, non solo essere disposti ad accettare, ma addirittura incoraggiare, l’uso di dati”, conclude Vannucci.

EPATITE C E' al centro della ‘scelta terapeutica’ la personalizzazione del trattamento

E' al centro della ‘scelta terapeutica’ la personalizzazione del trattamento


di Eugenia Sermonti



Non è solo questione di genotipo, gli specifici bisogni terapeutici che caratterizzano le diverse popolazioni di pazienti con epatite C costituiscono un vero e proprio ‘mare magnum’. Cirrosi, co-infezione HCV-HIV, comorbidità di differenti entità, precedenti fallimenti del trattamento: sono moltissime le condizioni che possono complicare ulteriormente il quadro clinico di un paziente con HCV e richiedere una cautela particolare nella definizione della terapia. Le persone con Epatite C, infatti, non sono tutte uguali e, proprio nell’ottica di una gestione ottimale del paziente, queste differenze devono emergere e diventare centrali nella scelta terapeutica, secondo un approccio personalizzato. La personalizzazione del trattamento rappresenta il fulcro del percorso verso l’eliminazione dell’epatite C, un percorso sempre più vicino all’obiettivo, anche grazie all’introduzione di antivirali diretti (DAAs) ancora più potenti ed efficaci; tra questi Zepatier, combinazione di elbasvir, inibitore della proteasi NS5A del virus HCV, e grazoprevir, inibitore della proteasi NS3/4A, recente invenzione innovativa di MSD che ha ottenuto l’autorizzazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), con decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, per il trattamento del virus dell’epatite C cronica Genotipo (GT) 1 o 4.

La sicurezza e l’efficacia di elbasvir/grazoprevir sono state valutate in un vasto e robusto programma di studi clinici su più di 2.300 soggetti con epatite C cronica. Il programma di sviluppo clinico ha incluso differenti tipologie di pazienti con epatite C, compresi quelli più difficili da trattare. La combinazione elbasvir/grazoprevir ha dimostrato efficacia in una ampia popolazione di soggetti con infezione da HCV, anche in quelli più difficili da trattare: sono stati ottenuti, negli studi clinici, tassi di risposta SVR12 superiori al 90 per cento in pazienti naive e pretrattati, con cirrosi compensata e senza cirrosi, con insufficienza renale e/o emodialisi, con co-infezione HIV/HCV e in terapia sostitutiva con oppioidi. Lo schema terapeutico del farmaco è semplice: una pillola,una volta al giorno, senza restrizioni di cibo, per 12 settimane di trattamento nella maggior parte dei pazienti, senza ribavirina. Non si evidenzia alcuna interazione farmacologica clinicamente significativa con i più comuni farmaci utilizzati (ad esempio inibitori di pompa protonica). Inoltre, il regime di trattamento non richiede aggiustamento del dosaggio nei casi di insufficienza renale.

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«I risultati ottenuti con i DAAs contro il virus HCV sono in generale molto buoni. Il risultato può tuttavia essere sempre meglio garantito da una terapia ‘personalizzata’, più adatta al singolo caso, il che rende utile poter disporre del maggior numero possibile di opzioni terapeutiche - dichiara Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive all’Università di Milano - negli studi clinici su pazienti mai trattati prima, indipendentemente dal fatto che fossero cirrotici o meno, dodici settimane di assunzione di elbasvir/grazoprevir una volta al giorno hanno consentito di eradicare il virus nel 95,8 per cento dei casi; un identico risultato è stato raggiunto nelle persone coinfettate con HIV (96 per cento), nei pazienti trattati con antagonisti degli oppiacei (94 per cento) e nei pazienti con danno renale (99 per cento). Anche il sottotipo 1b, il più ‘difficile’, è stato debellato in oltre il 93 per cento dei casi. Una performance che conferma l’efficacia di questo trattamento in molte tipologie di pazienti con infezione da HCV 1 e 4, e anche con condizioni di base complesse». In Italia, si stima che siano oltre un milione le persone con infezione da HCV, delle quali appena 300 mila diagnosticate. L’epatite C è pertanto considerata una questione prioritaria di salute pubblica e, come tale, richiede un approccio sinergico che associ trattamento dei pazienti eattività per promuovere la prevenzione e la diagnosi del sommerso.

«L’epatite C colpisce circa l’1-2 per cento della popolazione mondiale: circa 150 milioni di individui infetti - dichiara Stefano Fagiuoli, direttore Unità Complessa di Gastroenterologia, Epatologia e Trapiantologia - ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo - alcune stime indicano come possano essere circa un milione i soggetti infetti dal virus HCV in Italia; tuttavia il dato reale risulta difficile da quantificare per mancanza di dati epidemiologici validi. L’unico dato verificato riporta che i pazienti formalmente seguiti e registrati dai Centri specializzati di cura siano circa 300 mila, dei quali 75 mila già trattati; mentre non è possibile quantificare il sommerso. Ogni anno si verificano nel nostro Paese quasi mille nuovi casi di infezione HCV. L’obiettivo dell’eliminazione dell’epatite C potrà essere raggiunto solo associando l’azione di trattamento di tutti i casi conosciuti con l’azione di ‘case finding’ per individuare quanto possibile i casi di infezione sommersa». In merito al trattamento, in Italia è stato recentemente compiuto un ulteriore passo avanti: l’AIFa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, ha ridefinito i criteri di rimborsabilità dei farmaci innovativi per l’epatite C cronica, ampliando così le possibilità di accesso alle terapie di ultima generazione e attivando i Registri per il monitoraggio.

«Con l'ampliamento dei criteri di accesso ai farmaci innovativi cambia tutto - dichiara Ivan Gardini, presidente EpaC Onlus - se prima avevamo barriere di accesso e i farmaci venivano offerti e rimborsati dal SSN solo a metà dei pazienti con epatite C che ne avevano diritto, da un mese a questa parte tutti i pazienti possono aver accesso alla loro terapia e ottenere dal proprio medico curante l'indicazione su quando verranno messi in trattamento, grazie alle liste d'attesa nelle quali saranno inseriti, liste d'attesa più o meno lunghe a seconda del centro di cura. Questo è il primo passo verso la normalità. Quanto tale cambiamento influirà sullo scenario futuro lo vedremo, così come vedremo se l'eliminazione dell'epatite C è un obiettivo primario per le Regioni nei loro Piani sanitari. Noi non possiamo che auspicare che le Regioni ripensino alle strutture ricettive che possono prendere in cura i pazienti, i modi per farlo sono di diverso tipo: rinforzare i Centri esistenti, nominare nuovi Centri o ripensare a tutta la rete di cura secondo il modello hub&spoke. Per adesso siamo all'anno zero di un vero piano di eliminazione dell'epatite C». L’obiettivo eliminazione è dunque sempre più vicino, ma potrà essere raggiunto solo attraverso la partnership tra tutti i portatori di interesse coinvolti nella lotta all’HCV. Tra questi, le aziende.

MSD, che da quasi un trentennio è impegnata in questa battaglia contro l’epatite C, e da oltre 125 anni nella lotta alle malattie infettive, ha fatto della partnership a tutti i livelli un tratto distintivo: non solo con Istituzioni, pazienti e medici, ma anche con team di scienziati internazionali che per anni hanno lavorato all’implementazione di elbasvir/grazoprevir. Tutto questo lavoro è stato oggi premiato. L’ultimo riconoscimento in ordine temporale è stato insignito dall’American Chemical Society - la Società scientifica più vasta al mondo – proprio agli scienziati che hanno sviluppato la combinazione elbasvir/grazoprevir, premiati come ‘Heroes of Chemistry’, in virtù del fatto che, con la loro invenzione,avrebbero ‘determinato significativi miglioramenti nella vita delle persone’. «Nel settore farmaceutico, il valore di un’azienda si misura anche con l’impatto che i suoi prodotti e servizi hanno nella vita delle persone - dichiara Nicoletta Luppi, Presidente e AD di MSD Italia - da anni lavoriamo per questo, supportando la ricerca e condividendo gli sforzi con istituzioni, pazienti e comunità scientifica, con l’obiettivo di mettere a disposizione soluzioni terapeutiche efficaci, semplici e sostenibili. È il nostro compito ed è quello per cui continueremo a lavorare».

BACIATI DALLA FORTUNA, MA... Vince 1 mln al SuperEnalotto ma non lo ha mai ritirato L'ipotesi: che cosa c'è dietro

Il mistero del milione vinto a Sulmona e non ritirato: i termini scadono tra...



A Sulmona e in Liguria è stato vinto più di 1 milione di euro a SuperStar Pasqua Milionaria, un'iniziativa speciale di SuperEnalotto. Un milione che però non è stato incassato. Nel dettaglio si tratta di due vincite. Una, appunto, realizzata in un bar di Sulmona, l'altra a Sestri Levante. Ma i misteriosi vincitori non si sono mai palesati. Per incassare, però, ci sono 90 giorni, che scadranno il prossimo 14 luglio. Nel frattempo, la ricerca dei fortunati continua con il tam-tam e sui social network. Ma niente da fare. Cosa può esserci dietro? Forse, spiegano i "detective della fortuna", si trattava di turisti in visita pasquale. Anche se non è chiaro perché, nel caso, avrebbero giocato senza poi incassare. O ancora, più banalmente, qualcuno potrebbe aver "scordato" il biglietto da qualche parte, o ancora potrebbe banalmente averlo perso. Di sicuro c'è soltanto che il tempo stringe: scaduti i termini, la vincità finirà nelle casse dello Stato.

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"Dentro a quella stanza..." Parla l'ex compagno di cella: che cosa ha subito da Igor

IL KILLER DI BUDRIO Igor, l'ex compagno di cella del killer di Budrio: "Mi sono dovuto subire un sacco di cartoni animati"



Mentre continua la caccia (infinita) al fantomatico Igor, Norbert Feher, il killer di Budrio, emergono altri inquietanti particolari sul suo passato. A parlare, a Pomeriggio 5, è un ex compagno di cella, il quale dà conto di un altro lato del killer freddo ed efferato. Già, perché in carcere aveva una fissa: quella dei cartoni animati. "Ne guardava a decine, anche per tutto il giorno, tutti i giorni" racconta. "Era una delle sue stranezze. Noi lo pigliavamo in giro chiamandolo 'Robin Hood' perché aveva fatto alcune rapine armato di arco e frecce. Lui si arrabbiava. In carcere non dava grande confidenza agli altri: se ne stava per conto suo, ma è sempre stato corretto, educato e rispettoso".

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2-0 ALL'OLIMPICO Primo passo verso il triplete Juve, la Coppa Italia è tua Alves-Bonucci, Lazio piegata

Il Trionfo Coppa Italia, Juventus-Lazio 2-1: Dani Alves e Keita regalano il primo trofeo a Massimiliano Allegri. Verso il triplete?



Il primo passo verso il triplete, la Juve lo muove allo Stadio Olimpico: Lazio battuta nella finalissima di Coppa Italia, un 2-0 con cui i bianconeri iniziano al meglio una serie di partite che potrebbero portarli dritti dritti nella storia. Basta un tempo per avere la meglio sui biancocelesti allenati da Simone Inzaghi, che partono forte colpendo un palo con Keita al sesto minuto. Poi, al 12esimo, la rete di Dani Alves, che calcia al volo un cross di Alex Sandro battendo Strakosha. La Lazio subisce il colpo e pochi minuti dopo, al 25esimo, subisce il raddoppio. Altro assist di Alex Sandro, che spizza un corner di Dybala a favore di Leonardo Bonucci, sempre lui, che insacca con un tocco ravvicinato. La Lazio, a quel punto, sparisce dal campo.

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Ma nella ripresa i biancocelesti non si danno per vinti. Ci provano. La partita è pimpante, rapida, con molti ribaltamenti di fronte e qualche occasione. Al 57esimo una clamorosa: solo una grande parata di Neto nega il gol a Ciro Immobile. Il risultato, però, non si sblocca: nel finale, anzi, è Gonzalo Higuain a sfiorare il 3-0, negato da un grande guizzo di Strakosha. Finisce 2-0, la Juve vince senza troppi affanni, anche se la Lazio ne esce a testa alta. Il primo "chiodo" sul triplete, Massimiliano Allegri, lo ha messo. Ora resta uno scudetto che pare cosa fatta. E poi resta "quello", di chiodo, la finalissima di Champions League del 3 giugno contro il Real Madrid alla quale, ora, un po' tutti in casa bianconera stanno pensando. Per i bianconeri, è la 12esima Coppa Italia in palmares.