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giovedì 18 maggio 2017

"Dentro a quella stanza..." Parla l'ex compagno di cella: che cosa ha subito da Igor

IL KILLER DI BUDRIO Igor, l'ex compagno di cella del killer di Budrio: "Mi sono dovuto subire un sacco di cartoni animati"



Mentre continua la caccia (infinita) al fantomatico Igor, Norbert Feher, il killer di Budrio, emergono altri inquietanti particolari sul suo passato. A parlare, a Pomeriggio 5, è un ex compagno di cella, il quale dà conto di un altro lato del killer freddo ed efferato. Già, perché in carcere aveva una fissa: quella dei cartoni animati. "Ne guardava a decine, anche per tutto il giorno, tutti i giorni" racconta. "Era una delle sue stranezze. Noi lo pigliavamo in giro chiamandolo 'Robin Hood' perché aveva fatto alcune rapine armato di arco e frecce. Lui si arrabbiava. In carcere non dava grande confidenza agli altri: se ne stava per conto suo, ma è sempre stato corretto, educato e rispettoso".

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2-0 ALL'OLIMPICO Primo passo verso il triplete Juve, la Coppa Italia è tua Alves-Bonucci, Lazio piegata

Il Trionfo Coppa Italia, Juventus-Lazio 2-1: Dani Alves e Keita regalano il primo trofeo a Massimiliano Allegri. Verso il triplete?



Il primo passo verso il triplete, la Juve lo muove allo Stadio Olimpico: Lazio battuta nella finalissima di Coppa Italia, un 2-0 con cui i bianconeri iniziano al meglio una serie di partite che potrebbero portarli dritti dritti nella storia. Basta un tempo per avere la meglio sui biancocelesti allenati da Simone Inzaghi, che partono forte colpendo un palo con Keita al sesto minuto. Poi, al 12esimo, la rete di Dani Alves, che calcia al volo un cross di Alex Sandro battendo Strakosha. La Lazio subisce il colpo e pochi minuti dopo, al 25esimo, subisce il raddoppio. Altro assist di Alex Sandro, che spizza un corner di Dybala a favore di Leonardo Bonucci, sempre lui, che insacca con un tocco ravvicinato. La Lazio, a quel punto, sparisce dal campo.

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Ma nella ripresa i biancocelesti non si danno per vinti. Ci provano. La partita è pimpante, rapida, con molti ribaltamenti di fronte e qualche occasione. Al 57esimo una clamorosa: solo una grande parata di Neto nega il gol a Ciro Immobile. Il risultato, però, non si sblocca: nel finale, anzi, è Gonzalo Higuain a sfiorare il 3-0, negato da un grande guizzo di Strakosha. Finisce 2-0, la Juve vince senza troppi affanni, anche se la Lazio ne esce a testa alta. Il primo "chiodo" sul triplete, Massimiliano Allegri, lo ha messo. Ora resta uno scudetto che pare cosa fatta. E poi resta "quello", di chiodo, la finalissima di Champions League del 3 giugno contro il Real Madrid alla quale, ora, un po' tutti in casa bianconera stanno pensando. Per i bianconeri, è la 12esima Coppa Italia in palmares.

PRIMA DI FARE IL NUMERO... Bechis incastra Matteo Renzi La telefonata con il babbo? Messinscena: ecco la prova

Renzi ha telefonato al padre per farsi ascoltare dai magistrati: ecco perché...


di Franco Bechis


Franco Bechis
Vicedirettore Libero

Ci sarà una ragione per cui il nuovo slogan del Pd è “Mamme”, come ha annunciato Matteo Renzi all’assemblea del partito che lo ha rieletto segretario. Una ci è evidente: la nuova campagna politica non avrebbe mai potuto essere centrata sui “Papà”. Perché quello è il lato debole del Pd: tutti i guai vengono dai babbi. Un po’ se l’è cercata lo stesso Renzi, che ha fondato la sua scalata ai della politica sul parricidio (la rottamazione). Un po’ è rovinata addosso.

Babbi diversi, ma stessi guai. Colorito, irruento, linguaccia che non si tiene a freno, sempre a caccia di nuovi affari e spesso di nuovi guai babbo Tiziano Renzi. Grigio, spentino, mai una parola Pierluigi Boschi, babbo di Maria Elena. Gioca a fare il banchiere al piano nobile di Etruria, e dei banchieri scimmiotta la riservatezza. Ma lontano dai riflettori scopri che in lui c’è il babbo Renzi che non ti saresti aspettato, pronto a brigare, cercare soluzioni, vantare appoggi, strafare e combinare guai.

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Due babbi che sono una spina nel fianco del Partito democratico. E due figli al vertice del partito che ne pagano pegno. In modo diverso: Maria Elena si è immolata al babbo, lo ha difeso e ha cercato di salvarlo, alla fine ne ha dovuto condividere il destino nel silenzio. Il solo modo per non provocare guai è apparire il meno possibile, non alzare troppo la testa che i rischi di una nuova mazzata si moltiplicano, come si è visto nuovamente su Etruria.

Per Renzi non è così: stesso sangue paterno. Non può stare sotto il pelo dell’acqua ad aspettare. Prende babbo, lo difende, e se lo vede finire nei guai lo strattona, lo rimprovera, quasi lo scarica. Poi pacca sulla spalla e via, perché la caciara è un buon anestetico.

«PENA DOPPIA»
Ricordate quando scoppiò il caso Consip, fu arrestato Alfredo Romeo, uscirono intercettazioni e informative su Tiziano Renzi, questi si precipitò in procura di Roma per essere interrogato?

Quella stessa sera (il 3 marzo) il figlio Matteo era ospite da Lilli Gruber in televisione a dire: «Se mio padre è davvero colpevole deve essere condannato di più degli altri per dare un segnale, con una pena doppia». Fece scalpore quel «pena doppia» detto in pubblico: il figlio scaricava il padre. Lo ha fatto anche ieri, quando è stata pubblicata da Marco Lillo sul Fatto quotidiano l’intercettazione di una telefonata fra babbo Renzi e figlio che precedeva di ventiquattro ore quella ospitata dalla Gruber. Anche qui il figlio fa un ruvido shampoo al padre che conclude con l’invito: «Babbo devi dire tutta la verità ai magistrati!».

Erano le 9 e 45 del 2 marzo. Matteo quel mattino si è letto tutti i giornali e tutte le agenzie. Non possono essergli sfuggite le intercettazioni al telefonino del babbo. Sapeva dunque che quel telefonino era intercettato. Non solo, i giornali avevano pubblicato anche parti della informativa che davano perfino un suggerimento tecnico. Pagina 541: « (…) al riguardo Bocchino suggerisce a Romeo di fare le chiamate attraverso whatsapp in quanto non sono captabili». Pagina 515, e qui scrivono i carabinieri: «Il Russo effettua una chiamata proprio all’indirizzo del Renzi Tiziano per notiziarlo di essere arrivato sul luogo di un appuntamento precedentemente fissato (ovvero concordato utilizzando applicativi non intercettabili quali ad esempio whatsapp)».

Insomma, il figlio aveva appena letto che il padre era intercettato e che se avesse voluto parlargli in modo riservato, avrebbe dovuto telefonargli via whatsapp. Invece sceglie di parlare a un pubblico più ampio, che comprende sicuramente gli appuntati in ascolto e successivamente chiunque (anche la stampa) avesse potuto avere il brogliaccio di quell’intercettazione fra le mani.

SBAVATURA APPARENTE
Infatti Renzi figlio non sbaglia una parola in quella telefonata. Invita il padre a dire la verità ai magistrati mostrando di fare il suo dovere. Lo pungola, finge di non credergli. Gli dice che davanti ai pubblici ministeri non deve raccontare balle come aveva fatto al povero Luca Lotti (tradotto: nel caso Consip Luca è vittima delle bugie paterne).

C’è perfino una strizzatina di occhio a Papa Francesco. Pochi giorni prima il vescovo di Mostar aveva bollato come «false» le apparizioni della Madonna a Medjugorje, e Bergoglio aveva commissariato il santuario. Matteo si lascia scappare con il babbo: «Devi ricordarti tutti gli incontri e i luoghi, non è più la questione della Madonnina e del giro di merda di Firenze per Medjugorje».

Apparentemente c’è una sbavatura nella telefonata. Babbo Tiziano cerca di ricordarsi se mai in vita sua aveva incontrato Romeo come si dice. Sì, ecco: un ricevimento al Four Season in cui c’era anche la moglie, mamma Lalla Bovoli. Renzi figlio lo ferma: «Non dire che c’era mamma altrimenti interrogano anche lei». Una scivolata per uno che sa di essere intercettato?

Macché: il papà è indagato, ha il diritto a dire quel che vuole e quindi consigliarlo non è istigazione ad alcun tipo di reato. E poi il ricevimento al Four Season era del 2012: all’epoca Alfredo Romeo non stava correndo per la super commessa di Stato, non c’era nessun renziano alla guida della Consip perché Renzi figlio non era ancora presidente del Consiglio, né segretario del Partito democratico (aveva appena perso le primarie contro Pier Luigi Bersani).

Insomma ai magistrati quell’incontro non sarebbe interessato nulla, non avrebbero interrogato proprio nessuno. Ma intanto a chi oggi legge quel passaggio scappa: «Che bravo a difendere così la mamma...». Deve essere nato quel giorno il nuovo slogan del Partito democratico: “mamme...”.

"Cara ministra Pinotti, ma se ne vada ad aprire..." Feltri la umilia con tre parole

Feltri: Roberta Pinotti? Lasci il ministero e se ne vada ad aprire una boutique


di Vittorio Feltri



Roberta Pinotti vorrebbe ripristinare la leva obbligatoria, quella che costringeva i giovanotti a partire militari. Ma non ci ha spiegato i motivi della sua aspirazione stravagante. Infatti parla di servizio civile, che l’esperienza insegna essere inutile. Che cosa dovrebbe fare un ragazzo reclutato nel 2017? È costretto a lasciare casa sua, gli studi o una occupazione per dedicarsi a quale attività? Non si è capito. Si tratta forse di parcheggiare per un anno o meno, non so, chi non trova un lavoro?

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Fosse così sarebbe una grande stupidaggine, visto che si spenderebbero montagne di soldi per mantenere migliaia di persone in verde età senza affidare loro compiti a favore della collettività. Conosco gente che in passato per motivi ideologici ha scelto il servizio civile anziché quello militare classico, e mi ha raccontato di essere stata impiegata in biblioteche, enti assistenziali e roba simile. In pratica ha perso dodici mesi di tempo per grattarsi il ventre. Che senso ha rimettere in piedi una leva di questo tipo? D’accordo che la specialità dei nostri governi è quella di buttare miliardi nella pattumiera, ma nel caso in questione sarebbe davvero uno spreco ingiustificabile.

Quando avevo poco più di vent’anni mi costrinsero a indossare la divisa. Era il 1964 e la guerra era finita da quattro lustri. Mi inviarono al Car di Orvieto, quello degli atleti. Dopo due giorni, dato che avevo un po’ studiato, e scrivevo a macchina con disinvoltura, mi destinarono in fureria dove svolsi mansioni di ufficio. Ero un impiegato a cui venivano risparmiate marce, guardie e rotture del genere. La sera, alle 18, giocavo al calcio con i commilitoni sportivamente illustri, tra i quali Rivera, Spelta e Carioli, morto prematuramente e il cui ricordo struggente non mi abbandona mai. Poi mi spedirono a Roma sino al termine dei quindici mesi canonici. In sintesi. La mia fu una lunga e piacevole vacanza nella capitale che all'epoca era una meraviglia, pulita e ospitale. Qualche quattrino me lo guadagnavo senza fatica. Ma almeno ero un soldato vero, il che mi consentì di comprendere gli italiani miei coetanei, tra cui molti analfabeti, compagni generosi e provveduti, tutti amici sinceri e collaborativi. In questo senso la naja aveva un suo perché dal punto di vista educativo e formativo. Per il resto era un dazio pagato ingiustamente.

E ora madame Pinotti ce la ripropone in versione civile tanto per devastare le scatole a chi è appena diventato maggiorenne. Parafrasando Totò, cara signora, ci faccia il piacere. Non abbiamo nulla contro le donne. Anzi le preferiamo agli uomini, ma abbiamo l’impressione che lei in campo militare abbia le idee confuse. Glielo ho già detto una volta e glielo ripeto: lasci il ministero della Difesa e apra una boutique.

mercoledì 17 maggio 2017

Marcianise (Ce): "Un anno di Amministrazione. Un anno di noi: Ecco il Metodo Marcianise"

"Un anno di Amministrazione. Un anno di noi: Ecco il Metodo Marcianise"


di Antonio Golino
a cura di Gaetano Daniele


Antonio Golino
Consigliere comunale Marcianise 

A poco meno di un anno dall'inizio di questa nuova azione politica marcianisana, quale espressione della lista “Orgoglio Marcianise” per Velardi, sento l'esigenza di mettere in luce i momenti che hanno caratterizzato sino ad ora la mia personale esperienza di Consigliere Comunale.

Dopo i primi approcci alla complessa macchina burocratica del Comune, si è a poco a poco creata tra noi consiglieri una forte sintonia soprattutto all’interno delle due Commissioni di cui ho l’onore di far parte, la III Commissione (Cultura, Sport, Sicurezza ecc.) e la IV Commissione (Ambiente, Annona, Ecologia ecc.) che hanno svolto una costante opera di supporto e sollecito all’esecutivo marcianisano.

Spesso tali Commissioni sono state organizzate in modo itinerante sul territorio, fuori dalle sedi istituzionali, proprio per tastare con mano la realtà e le problematiche sussistenti nella città e cercare di elaborare le soluzioni più adatte alle stesse in modo rapido e soprattutto concreto (come per esempio per il rinnovo della toponomastica e la riorganizzazione interna degli spazi cimiteriali; il riordino dell'elenco delle associazioni  presenti sul territorio e iscritte al relativo albo comunale; l'individuazione di nuove aree da adibire a piccole isole ecologiche rionali ecc.). In questo siamo stati sempre spinti  dalla comune volontà di recuperare tutto il tempo perso finora in anni di commissariamento e di amministrazioni dimissionarie. Ognuno di noi ha portato in Commissione, come nei molteplici Consigli Comunali, il proprio bagaglio politico e personale applicando l’ormai famoso "metodo Marcianise", inaugurato dal Sindaco Antonello Velardi e caratterizzato dall’improntare l’azione politica sempre e comunque a criteri di legalità, trasparenza ed efficienza.

Per la prima volta la città, Marcianise, è stata davvero posta al centro dell'azione politica grazie all' incisività del Sindaco Velardi, il quale sin da subito ha fatto ripartire con solerzia tutti gli apparati amministrativo-burocratici del Comune che, purtroppo, erano in uno stato di autogestione a compartimenti stagni e non collegati da un univoco ed organico disegno politico. La cosa pubblica non è stata più gestita nei tetri palazzi del potere ma sul campo a partire dalle famiglie, che fin da subito si sono sentite coinvolte nelle scelte dell'amministrazione come la corretta gestione della raccolta dei rifiuti, le molteplici iniziative per la valorizzazione delle tradizioni e della cultura locali, la manutenzione delle aree verdi e degli spazi comuni.

In ogni famiglia si è risvegliato un forte senso di legalità e di rispetto delle regole: basti pensare, per esempio, al graduale e pacifico abbandono (salvo casi marginali) delle case occupate abusivamente nei vari plessi scolastici, al Velodromo oppure alla riorganizzazione e pulizia degli spazi cimiteriali comuni nonché alla vera e propria "adozione" da parte dei cittadini delle aree verdi presenti presso le rotatorie. Ancora, l’Amministrazione ha sempre ascoltato le istanze dei meno abbienti cercando di non lasciare mai indietro nessuno attraverso la creazione, per esempio, dello sportello H, uno dei pochi presenti sul territorio provinciale per avvicinare l’Ente Comunale alle esigenze delle famiglie con soggetti portatori di handicap. Anche il problema occupazionale è stato affrontato in modo puntuale e preciso, basti pensare all’accordo transattivo raggiunto sull’Interporto e alle notevoli ricadute positive che lo stesso avrà in termini di posti di lavoro e indotto oppure ai rinsaldati rapporti tra l’Ente Comunale e il polo orafo del Tarì ed il vicino Centro Commerciale Campania nonché al nuovo interessamento al nostro territorio da parte di industriali che vogliono ritornare ad investire le proprie risorse a Marcianise. 

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La nostra azione politica sarà sempre rivolta alla massima valorizzazione che la nostra città dovrà avere in termini occupazionali, al nuovo piano urbanistico e a tutto quello che questa comunità, per me eccellente in termini di idee e progettualità, riuscirà a portare alla nostra dovuta attenzione  Il credere alla forza delle nostre idee e il ridare vita e speranza ad una comunità è per noi, per la nostra squadra, per l'amministrazione Velardi, la più grande soddisfazione. Ovviamente c'è molto ancora da fare ma le basi della nostra azione politica sono state gettate.

Spero di continuare così il percorso politico intrapreso, col mio personale impegno e con la mia tenacia,  degno di essere al servizio della nostra amata Marcianise.

NAPOLI TNC GOLD 130 Negozi di Moda, Elettronica, Cosmetica, Giocattoli e Casalinghi e per la prima volta in Italia il primo Studio "Odontoiatra-Implantologo"

Napoli Il primo Studio "Odontoiatra-Implantologo" e "Medicina Estetica" all'interno del TNC GOLD diretto dal dott. Armando Coppola


di Gaetano Daniele


Dott. Armando Coppola

TNC GOLD è il primo centro ingrosso italo-cinese del sud Italia situato a Napoli, precisamente all’incrocio tra via Emanuele Gianturco e via Gallileo Ferraris al n. 136, e rappresenta una realtà imprenditoriale di riferimento sia italiana che internazionale, fondendo l’esperienza imprenditoriale italiana con le capacità commerciali cinesi. Nel centro TNC GOLD c’è anche la ludoteca per i bambini dei commercianti cinesi che vi lavorano: qui i responsabili dei negozi vengono seguiti anche fiscalmente e il centro è strutturato, in modo da offrire a tutti gli avventori un servizio altamente specializzato anche in virtù di una gestione diretta di tutte le attività esercitate all’interno del complesso dove il centro è ubicato. Il centro oggi conta 130 negozi e raggruppa diversi settori merceologici tra cui pronto moda, abbigliamento uomo-donna-bambino, intimo, pelletteria borse-cinture, calzature, accessori, bigiotteria, cosmetica, articoli da regalo, giocattoli, elettronica e componenti elettronici, ferramenta, casalinghi. E per la prima volta in Italia, all'interno del Centro TNC GOLD, nasce anche il primo studio "Odontoiatra-Implantologo" che tratta anche "Medicina Estetica", diretta dal dott. Armando Coppola. Un Centro altamente specializzato, all'avanguardia, grazie all'eccellente preparazione del dott. Coppola. Per prenotazioni: 335.6839388

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LA TELEFONATA "Quelle mer... di Medjiugorje" Renzi intercettato, da brividi Ecco perché insulta i fedeli

Caso Consip, l'intercettazione tra Matteo Renzi e suo padre sulla compagnia ai pellegrinaggi: "Le merde di Medjiugorije"



C'è un passaggio particolarmente violento nella telefonata dello scorso 2 marzo tra Matteo Renzi e suo padre quando i due cominciano a parlare del pellegrinaggio che Tiziano avrebbe fatto al santuario della Madonna di Medjiugorije. Nel corso della telefonata, come riporta il Giorno, l'ex premier ha messo in guardia suo padre su quelle "merde di Medjugorje", riferendosi alla compagnia con la quale si accompagnava Tiziano nei suoi pellegrinaggi.

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Il segretario del Pd non chiarisce in quella conversazione a chi si riferisse l'epiteto poco nobilitante. Certo il sospetto potrebbe cadere sull'imprenditore di Scandicci Carlo Russo, conosciuto da Tiziano proprio nel corso dei pellegrinaggi e ben presente nelle carte dell'inchiesta Consip, nelle quali spende a più riprese il nome di Renzi senior. Il rapporto tra i due si era talmente stretto che Tiziano aveva fatto anche da padrino di battesimo per il figlio di Russo. L'ultimo pellegrinaggio però lo ha fatto solo con sua moglie, visto che il rapporto tra i due non è più quello di una volta.