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domenica 23 aprile 2017

Alfano, il "colpaccio" sulla Libia Tripoli-Tobruk, vertice a Roma: "Colloqui franchi e proficui"

Libia: "Colloqui franchi e proficui" a Roma tra i rappresentanti di Tripoli e Tobruk



"Colloqui cordiali, franchi e proficui". Viene definito così dal comunicato ufficiale l'esito del vertice di venerdì a Roma tra il presidente della Camera dei Rappresentanti di Tobruk, Aghila Saleh, e il presidente dell'Alto Consiglio di Stato di Tripoli, Abdulrahman Swelhi. Gli esponenti delle due autorità che si contendono il controllo della Libia del drammatico post-Gheddafi hanno affrontato temi caldissimi come la riconciliazione nazionale, la fine dello spargimento di sangue e il ritorno di tutti i rifugiati e gli sfollati libici alle proprie case. "Sia il presidente Aghila Saleh che il presidente Abdulrahman Swelhi - si legge nella nota - desiderano esprimere il più profondo apprezzamento per il ruolo attivo e costruttivo del ministro Alfano e del Governo italiano nel contesto dell'attuazione dell'accordo politico libico e di ogni sua modifica condivisa".

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Papa Bergoglio, il piano per riempirci di immigrati Dove e quanti ne vuole piazzare (tutti in Italia)

Papa Bergoglio: "Ogni comune si prenda due profughi"



Siamo nella civiltà che non fa figli, ma anche chiudiamo la porta ai migranti: questo si chiama suicidio". Sono le parole di Papa Francesco a conclusione dell’incontro con i profughi arrivati attraverso i canali umanitari, promossi dalla Comunità di Sant’Egidio, nei locali della Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina. "Pensiamo - ha esortato - alla crudeltà che oggi si accanisce su tanta gente, allo sfruttamento della gente che arriva con i barconi e poi restano lì nei paesi generosi: l’Italia e la Grecia accolgono ma poi i trattati internazionali non lasciano che ripartano. Se in Italia si accogliessero due migranti per ogni municipio ci sarebbe posto per tutti. Questa generosità del Sud, di Lampedusa, della Sicilia, di Lesbo, possa contagiare tutti noi", ha auspicato il Papa che ha usato parole fortissime anche nell’omelia pronunciata in parte a braccio nel santuario dei nuovi martiri.

"I campi di rifugiati, tanti, sono campi di concentramento per la folla di gente lasciata lì e i popoli generosi che li accolgono debbono portare avanti da soli questo peso, mentre gli accordi internazionali sembrano più importanti dei diritti umani".

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sabato 22 aprile 2017

Associazione Napoli in Sinergia, il Presidente Armando Coppola: "Dire che le cose a Napoli non vanno è legittimo"

"Napoli in Sinergia", Coppola: "Dire che le cose a Napoli non vanno è legittimo"



di Gaetano Daniele


Dott. Armando Coppola
Presidente Associazione "Napoli in Sinergia"

«Lo sportello per le querele contro chi fa sputtanapoli è l’ultima trovata da barzelletta del sindaco de Magistris. Dire che le cose a Napoli non vanno è legittimo e, tra l’altro, nel passato personaggi come Eduardo o Pino Daniele hanno fatto quello che, secondo la visione attuale di de Magistris, è sputtanapoli e pertanto dovrebbero essere i primi ad essere querelati. Purtroppo le cose non sono cambiate e con fatti concreti "Napoli in Sinergia" continua a dimostrare che Napoli è una carta sporca e de Magistris non se ne importa». Così Armando Coppola, presidente dell’associazione Napoli in Sinergia, che ha contestato duramente la decisione del Comune di Napoli di creare uno sportello anti-sputtanapoli.

«Caro de Magistris - continua Coppola rivolto direttamente al primo cittadino - lo sportello che devi creare è quello per la segnalazione dei disservizi di questa città. Perché non iniziamo a querelare i presidenti delle partecipate, dei consigli di amministrazione di Napoli Holding, Napoliservizi o Asìa? Sono partecipate che, come ben sai, non funzionano e servono solo a fare gestione politica. Per quanto riguarda Napoli autonoma - conclude il presidente di Napoli in Sinergia - se vuoi veramente l’autonomia della città dallo Stato italiano perché non vai a Roma a mendicare fondi? E perché continui a ripararti dietro lo Stato assente quando ci sono sparatorie e morti ammazzati? Se vuoi essere sindaco di una città autonoma da tutto e da tutti devi prenderti le responsabilità anche di questi fatti gravi, non puoi parlare di autonomia solo quando fai la conta dei turisti che ci sono a Napoli».

"Vogliono mandarlo in galera" Renzi, una bomba in Procura: rischia dieci anni di carcere

La querela di Di Maio sull'acquisto dell'Unità: "Renzi rischia 10 anni di carcere"



Un dossier che potrebbe mandare in galera Matteo Renzi. Ipotesi estrema, ma non campata in aria perché la querela di decine di pagine presentata da Luigi Di Maio alla Procura di Napoli sui presunti appalti facili finiti all'imprenditore Massimo Pessina dopo l'acquisto del quotidiano del Pd L'Unità, sottolineava il Giornale, si basa su accuse pesantissime che chiamano in causa direttamente l'ex premier e segretario democratico.  

Il vicepresidente della Camera nonché candidato premier del Movimento 5 Stelle individua reati come istigazione alla corruzione, corruzione internazionale, induzione indebita, turbativa della libertà degli incanti e traffico di influenze illecite. Il conto se accolte? Una decina di anni di carcere. La "segnalazione" di Di Maio rientra nell'inchiesta napoletana (e romana) sull'imprenditore Alfredo Romeo e Consip (con Tiziano Renzi, padre di Matteo, formalmente indagato insieme all'attuale ministro dello Sport ed ex sottosegretario Luca Lotti), ed è stata girata anche all'Anac del commissario Cantone. 

La "manina" della Boschi, Gentiloni furioso Il premier? Lo vogliono fare fuori così

Caso-Cantone, il premier Gentiloni furioso con la Boschi



Una storia gestita "come peggio non si poteva, non dovevamo uscirne così". Parole del premier Paolo Gentiloni, irritato per il "caso Cantone" che lo ha perseguitato, seppur a distanza, nei tre giorni della trasferta nordamericana. Quello dei "poteri tagliati all'Anac, l'Autorità nazionale anticorruzione guidata appunto da Raffaele Cantone. Poteri poi ripristinati e caso chiuso. Ma non, come scrive il quotidiano La Repubblica, per quanto riguarda i rapporti interni al governo. E in particolare quelli tra lo stesso Gentiloni e la sua sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi.

Perchè è alla Boschi che compete il coordinamento dei testi e la responsabilità sugli uffici legislativi. E lei che ha gestito il pre-Consiglio dei ministri del 13 aprile da cui poi è scaturito il caso-Anac. Quando Gentiloni ha chiesto chiarimenti sulla vicenda, la Boschi, sempre secondo La Repubblica, avrebbe replicato che per stralciare la norma relativa ai poteri dell'Autorità avrebbe fatto leva sul parere del Consiglio di Stato. Ma perchè, avrebbe a quel punto ragionato Gentiloni, non comunicare per tempo la faccenda alla Presidenza, prima che il caso deflagrasse sui giornali? C'è un altro dettaglio inquietante nella vicenda: nella relazione che accompagna il codice sugli appalti, i poteri di Cantone non appaiono ridimensionati. Salvo poi arrivare all'articolo 2 del testo e trovarli sì ridimensionati, come se qualcuno avesse voluto evitare di accendere i riflettori sulla norma abrogata.

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Vittorio Feltri atomico: "Report va chiuso, vi dico  una cosina sulla Gabanelli..." 

Vittorio Feltri: la tv di Report è sempre stata troppo faziosa




di Vittorio Feltri




 La polemica su Report, programma televisivo di Rai 3 ormai storico, reo di aver mandato in onda un servizio sugli effetti dannosi dei vaccini, è stucchevole e pure tardiva. Quando conduceva le inchieste Gabanelli, giornalista spietata e spianata a sinistra, non destava scandalo ma mieteva vittime, per esempio Antonio Di Pietro, che fu polverizzato per questioni immobiliari poco chiare e messo nell'angolo dei reietti immeritatamente. Nessuno rimproverò alla gentile signora di aver realizzato il servizio in modo grossolano. E l' ex magistrato scomparve dalla scena politica.

Madame Gabanelli se la prese in precedenza con Libero e con me, accusati di stampare copie in sovrannumero (per riscuotere le provvidenze statali) e di abbandonarle negli anfratti della metropolitana romana. Una frottola resa credibile dal fatto che le telecamere ripresero il nostro giornale spiegazzato in quei vani oscuri. Chiunque avrebbe potuto acquistare una mazzetta del quotidiano in edicola e sbatterla a terra, sotto la pioggia, per poi produrre un filmato e spacciarlo quale documento.
Il servizio non riguardava soltanto Libero ma anche altri fogli, perfino il Corriere della Sera, sui quali però gli autori e la conduttrice non calcarono la mano. Il mio nome fu citato una ventina di volte, quello di Paolo Mieli tre o quattro e con benevolenza. L'intento era chiaro, sputtanare me, noi e il nostro lavoro di innegabile successo. Querelammo il programma e fummo sbugiardati. Ci fu dato torto benché avessimo ragione. Ovvio. La sinistra allora e forse pure adesso vince, godendo della simpatia e dell' appoggio di chi mena il torrone. Ho ricordato questo episodio per affermare il seguente concetto: Report è fazioso, prova che le proprie tesi sono fondate sul pregiudizio.

Ora Gabanelli non dirige più la baracca, tuttavia lo spirito del programma è immutato. Non sorprende che alcuni giorni fa abbia puntato sulla presunta (e falsa) nocività del vaccino, che invece è in grado di contrastare il papilloma virus le cui vittime sono uomini e donne in quantità. I cervelloni che hanno confezionato la polpetta giornalistica avvelenata hanno voluto, riuscendoci, insinuare il dubbio che il vaccino sia rischioso, quando si tratta dell'unico antidoto a un tipo di cancro. Altro che intruglio dannoso alla salute. Perfino un demente sa che qualsiasi farmaco può provocare disturbi collaterali. Quindi anche il vaccino in discussione non fa eccezione. Resta il fatto che statisticamente - e sui grandi numeri la demoscopia è infallibile - l'anti-tumore è una benedizione e non una iattura.

Allorché si mise a punto l' antipolio, qualcuno avanzò il dubbio che generasse problemi anziché risolverli. Tutte le novità intimoriscono o suscitano apprensione. È naturale. L'uomo ha paura di ciò che non conosce appieno. Però dopo pochi anni si comprese che nessuno più si ammalava di poliomielite. Pertanto il vaccino fu valutato per ciò che era ed è: una sostanza miracolosa capace di salvare migliaia di bambini. Lo stesso discorso si adatta ad ogni vaccino, e quando un ignorante si alza e dice che è meglio la malattia del farmaco si rivela un perfetto cretino.

Vero che la scienza non è parola di Dio. È altrettanto vero che i profani sparano proiettili che farebbero meglio a conficcare nella propria lingua o almeno nei piedi. Se Report fosse un club di zitelle rimbambite avrebbe diritto di diffondere le cazzate che gli garbano, ma trattandosi (la Rai) di servizio pubblico finanziato dal canone obbligatorio, è pregato di tacere. Con i nostri soldi conviene non propalare notizie idiote. Chiudete il programma e lasciate lavorare sui vaccini chi di vaccini si intende, silenziando i dilettanti che la domenica si improvvisano tecnici (del tubo).