Caso-Cantone, il premier Gentiloni furioso con la Boschi
Una storia gestita "come peggio non si poteva, non dovevamo uscirne così". Parole del premier Paolo Gentiloni, irritato per il "caso Cantone" che lo ha perseguitato, seppur a distanza, nei tre giorni della trasferta nordamericana. Quello dei "poteri tagliati all'Anac, l'Autorità nazionale anticorruzione guidata appunto da Raffaele Cantone. Poteri poi ripristinati e caso chiuso. Ma non, come scrive il quotidiano La Repubblica, per quanto riguarda i rapporti interni al governo. E in particolare quelli tra lo stesso Gentiloni e la sua sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi.
Perchè è alla Boschi che compete il coordinamento dei testi e la responsabilità sugli uffici legislativi. E lei che ha gestito il pre-Consiglio dei ministri del 13 aprile da cui poi è scaturito il caso-Anac. Quando Gentiloni ha chiesto chiarimenti sulla vicenda, la Boschi, sempre secondo La Repubblica, avrebbe replicato che per stralciare la norma relativa ai poteri dell'Autorità avrebbe fatto leva sul parere del Consiglio di Stato. Ma perchè, avrebbe a quel punto ragionato Gentiloni, non comunicare per tempo la faccenda alla Presidenza, prima che il caso deflagrasse sui giornali? C'è un altro dettaglio inquietante nella vicenda: nella relazione che accompagna il codice sugli appalti, i poteri di Cantone non appaiono ridimensionati. Salvo poi arrivare all'articolo 2 del testo e trovarli sì ridimensionati, come se qualcuno avesse voluto evitare di accendere i riflettori sulla norma abrogata.
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