Visualizzazioni totali

lunedì 10 aprile 2017

GRILLO ASFALTATO M5s, sentenza-terremoto: la toga cancella il candidato

M5s, Marika Cassimatis vince il ricorso contro Beppe Grillo




"Sì, abbiamo vinto". Marika Cassimatis ha confermato all'Agi la decisione del tribunale di Genova, che nel caso del ricorso contro Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle, ha deciso di dare ragione alla vincitrice delle comunarie per la scelta del candidato sindaco a Genova: annullate, dunque, le due decisioni con cui la docente di geografia veniva esclusa dal partito e con cui Luca Pirondini, attuale candidato sindaco, è stato scelto per correre alle elezioni col simbolo del Movimento.

L'omicidio di Avetrana sarà una fiction Chi farà Sarah Scazzi, dove andrà in tv

L'omicidio di Avetrana sarà una fiction. Chi farà Sarah Scazzi, dove andrà in tv



Sono già iniziate le riprese per la docufiction sul delitto di Avetrana, il paesino in provincia di Taranto dove è stata uccisa Sarah Scazzi. Nella vicina Manduria è arrivata una troupe con tecnici e regista che dovranno realizzare il progetto commissionato da Mediaset. La storia dell'omicidio di Sarah andrà in onda a Terzo Indizio, il nuovo programma di Barbara De Rossi su Rete Quattro. Un lavoro che, secondo lo spirito del programma, proverà a raccontare con la partecipazione di attori professionisti i misteriosi rapporti familiari tra la giovane Scazzi, le cugine e gli zii basando la docufiction sui processi che hanno già attraversato i tre gradi di giudizio.

“Diabete e obesità sono patologie sociali legate anche all’istruzione”

“Diabete e obesità sono patologie sociali legate anche all’istruzione”


di Eugenia Sermonti



Sono parole poco incoraggianti quelle con cui Renato Lauro, presidente dell’Italian barometer diabetes observatory (Ibdo) foundation, illustra il rapporto ‘Diabetes atlas’ dell’International diabetes federation (Idf): “secondo il recente rapporto, il diabete causa 73 morti al giorno in Italia, quasi 750 in Europa. Il dato è tanto più allarmante se si considera che gli italiani che soffrono di diabete sono circa l’8 per cento della popolazione adulta. Inoltre, tenendo conto della correlazione tra diabete e obesità, una condizione spesso sottovalutata che nel nostro Paese colpisce 4-5 abitanti su 10, e del loro trend di aumento negli ultimi anni, possiamo definire diabete e obesità come una pandemia, con serie conseguenze per gli individui e la società in termini di riduzione dell’aspettativa e della qualità della vita, e che comporta notevoli ricadute economiche. Si tratta quindi un’emergenza sanitaria che necessita di una attenzione specifica da parte dei decisori politici, affinché considerino in tutta la sua gravità questo fenomeno”. Nella piena convinzione che la raccolta e la condivisione di informazioni, alla base del confronto e dei processi decisionali, possano contribuire a ridurre il peso clinico, sociale ed economico che queste malattie rappresentano e potranno rappresentare, Ibdo foundation pubblica annualmente un report in grado di offrire una fotografia non parziale della situazione del diabete e dell’obesità a livello mondiale, nazionale e regionale. La decima edizione dell’Italian diabetes & obesity barometer report dal titolo ‘Facts and figures about type 2 diabetes and obesity in Italy’ è stata presentata a Roma alla Camera dei Deputati nel corso di un incontro promosso dall’onorevole Daniela Sbrollini, vice presidente della XII commissione affari sociali e sanità della camera dei deputati, che ha sottolineato quanto sia stato fatto finora nella lotta contro diabete e obesità nel nostro paese ma anche come molto resti ancora da fare, assicurando il proprio impegno personale e quello delle istituzioni in questa importante sfida.

Il ‘Barometer report’ - coordinato dal professor Domenico Cucinotta e che da quest’anno vede per la prima volta la sinergia con l’Istituto nazionale di statistica (Istat) - vuole attivare il confronto e le riflessioni istituzionali sui grandi temi che riguardano il diabete e l’obesità nel nostro paese, come testimoniato anche dal presidente dell’Istat, il professor Giorgio Alleva nell’introduzione al volume. La collaborazione con Istat si rivela quanto mai fondamentale proprio per la forte connotazione sociale che caratterizza il diabete e l’obesità e per l’importanza degli stili di vita per la loro prevenzione, elementi questi che "spingono Istat, da diversi anni, a raccogliere dati da molte fonti su queste patologie e descrivere le caratteristiche e i comportamenti delle persone che ne sono affette” spiega Vittoria Buratta, direttore centrale per le statistiche sociali e il censimento della popolazione di Istat.

Nello specifico, parlando di caratterizzazioni sociali del diabete, emerge che questa malattia è più frequente tra le persone con basso titolo di studi: “nella popolazione adulta, eliminando l’effetto dell’età, un laureato ha un rischio di ammalarsi di diabete quasi tre volte più basso di chi ha solo la licenza elementare, per le donne lo svantaggio tra le meno istruite è ancora più elevato” dice Roberta Crialesi, dirigente del servizio sistema integrato salute, assistenza, previdenza e giustizia dell’Istat. Dalle rilevazioni Istat 2015 emerge come la disuguaglianza sociale sia particolarmente accentuata a partire dai 45 anni. Tra i 45 e i 64 anni la prevalenza del diabete è del 2,9 per cento tra i laureati, del 4 per cento tra i diplomati, mentre raggiunge il 9,8 per cento tra coloro che hanno al massimo conseguito la licenza elementare. Forte il legame con gli stili di vita: la prevalenza di diabete è pari al 15,1 per cento tra le persone obese - solo il 3,6 per cento tra i normopeso - e all’8,6 per cento tra chi non pratica attività fisica, rispetto al 1,7 per cento tra coloro che praticano abitualmente una attività sportiva. Anche per quanto riguarda l’obesità e il sovrappeso sono marcate le differenze rispetto al titolo di studio conseguito: tra le persone con almeno la laurea le persone sovrappeso e obese sono il 32,8 per cento, quota che sale al 42,8 per cento tra i diplomati e al 52,7 per cento tra chi ha la licenza media, per raggiunge il 60,4 per cento tra quanti hanno conseguito al massimo la licenza elementare. Tale andamento si osserva in tutte le fasce di età, sia per gli uomini che per le donne. “Il diabete è decisamente una patologia ‘sociale’ dal momento che, per la sua elevata prevalenza, coinvolge di fatto la popolazione intera - dice Cucinotta - nel nostro paese infatti considerando i più di 3,5 milioni di persone con diabete noto, i circa 1,5 milioni che non sanno di averlo e i 4,5 milioni con prediabete, ne risulta che quasi 10 milioni di italiani devono fare i conti o sono comunque destinati a fare i conti con questa patologia e a questi vanno aggiunti i loro familiari. Tra 10 anni, in ogni famiglia italiana vi sarà una persona con diabete o un soggetto prediabetico”.

Il ‘Barometer report’ offre una analisi approfondita dell’impatto di diabete e obesità nel mondo, in Europa e in Italia: nel mondo sono 415 milioni le persone affette da diabete e sono 5 milioni i morti all’anno per cause legate al diabete, uno ogni 56 secondi. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) il 58 per cento dei casi di diabete mellito è attribuibile all’obesità. Le persone adulte in sovrappeso nel mondo sono 1,9 miliardi, il 39 per cento della popolazione. Per valutare la dimensione del problema basti pensare a questo: chi pesa il 20 per cento in più del proprio peso ideale aumenta del 25 per cento, rispetto alla popolazione normopeso, il rischio di morire di infarto e del 10 per cento il rischio di morire di ictus, mentre, se il peso supera del 40 per cento quello consigliato, il rischio di morte per qualsiasi causa aumenta di oltre il 50 per cento, per ischemia cerebrale del 75 per cento e per infarto miocardico del 70 per. Alla luce di queste condizioni la mortalità per diabete aumenta del 400 per cento. In Europa 59,8 milioni di persone adulte sono affette da diabete, malattia concausa di oltre 677 mila morti l’anno. Oltre il 50 per cento degli uomini e delle donne in Europa è in sovrappeso, e circa il 23 per cento delle donne e il 20 per cento degli uomini sono obesi. Preoccupante il problema dall’obesità infantile - 1 bambino di 11 anni su 3 è sovrappeso o obeso - soprattutto se si considera che oltre il 60 per cento di quelli sovrappeso prima della pubertà saranno sovrappeso nella prima età adulta, con tutte le conseguenze che ne derivano. Tra i paesi europei con la situazione più preoccupante l’Irlanda dove le stime prevedono nel 2030 la quasi totalità – 91 per cento degli uomini e 83 per cento delle donne - degli adulti in sovrappeso . In Italia il diabete colpisce 3,27 milioni di persone - una su 18 - a cui va aggiunto circa 1 milione di persone che non sanno di avere la malattia. Il diabete e le malattie correlate hanno causato quasi 75mila morti nel 2015. Sovrappeso e obesità colpiscono 1 italiano su 10 e l’Italia risulta ai primi posti in Europa per obesità infantile con percentuali più alte nelle regioni del centro e del sud.

Dermatite atopica moderata-grave FDA approva la terapia ‘dupilumab’

Dermatite atopica moderata-grave FDA approva la terapia ‘dupilumab’


di Eugenia Sermonti



Arriva l’ok dalla Food and Drug Administration (Fda) statunitense per dupilumab, primo farmaco biologico approvato per il trattamento di adulti con dermatite atopica da moderata a grave, non adeguatamente controllata con trattamenti topici oppure quando questi trattamenti non siano indicati. “Le persone con dermatite atopica da moderata a grave affrontano sintomi intensi, talvolta insopportabili per l’impatto sulla loro qualità di vita - afferma Julie Block, presidente e AD della National Eczema Association, associazione non-profit statunitense - Ad oggi erano poche le opzioni disponibili perle persone con dermatite atopica da moderata a grave non controllata. Per questo l’approvazione di dupilumab è così importante per noi pazienti: ora abbiamo un potenziale aiuto, un trattamento che può venire incontro alle esigenze di chi soffre a causa di questa malattia devastante”.
Dupilumab è un anticorpo monoclonale umano che inibisce l’attività di due proteine (IL-4 e IL-3), che agiscono come mediatori dell’infiammazione cronica caratteristica della dermatite atopica, una patologia infiammatoria con sintomi che si manifestano spesso come eruzioni cutanee. La forma da moderata a grave è caratterizzata da eruzioni che coprono la maggior parte del corpo e che possono essere accompagnate da prurito intenso e persistente, secchezza, screpolature, arrossamenti e lesioni della pelle, a volte accompagnate da essudazione superficiale. Il prurito è uno dei sintomi con il più forte impatto sulla qualità di vita dei pazienti e può essere debilitante. Negli Stati Uniti, tra gli adulti con dermatite atopica da moderata a grave non adeguatamente controllata, si stima che siano 300 mila quelli ad avere più bisogno di nuovi trattamenti.

"Dupilumab è il risultato di anni di instancabile lavoro dei nostri ricercatori sulle cause alla base delle malattie allergiche e atopiche. Nella dermatite atopica, dupilumab ha dimostrato di contribuire a risolvere le lesioni della pelle e a tenere sotto controllo l’intenso prurito causato dalla malattia - commenta George D. Yancopoulos, MD, Ph.D., fondatore, presidente e chief scientific officer di Regeneron - L’approvazione da parte della FDA non sarebbe stata possibile senza la dedizione degli sperimentatori clinici e la partecipazione dei pazienti che hanno preso parte al programma clinico internazionale LIBERTY AD”. Il dossier di dupilumab è stato esaminato dalla FDA con revisione prioritaria, procedura riservata ai farmaci che possono potenzialmente offrire significativi miglioramenti in termini di sicurezza o di efficacia nel trattamento di patologie gravi. Questo iter ha fatto seguito alla designazione di ‘Breakthrough Therapy’ (terapia fortemente innovativa) data a dupilumab dall’agenzia americana nel 2014 per il trattamento della dermatite atopica da moderata a grave non adeguatamente controllata. Questa designazione è stata creata dalla FDA per accelerare lo sviluppo e la revisione di farmaci per condizioni gravi o potenzialmente mortali. Dupilumab è la prima molecola per una patologia dermatologica - che non sia un tumore della pelle - cui è stata attribuita questa designazione.

"Il nostro impegno è trasformare l'innovazione scientifica in soluzioni che possano fare la differenza nella vita delle persone - dichiara Olivier Brandicourt, MD, chief executive officer di Sanofi - L'approvazione di dupilumab offre una nuova speranza per gli adulti con dermatite atopica da moderata a grave negli Stati Uniti, e non vediamo l'ora di lavorare con le autorità regolatorie nei diversi Paesi per portare questo importante farmaco innovativo ai pazienti in tutto il mondo”. Dupilumab sarà commercializzato da Sanofi Genzyme, la divisione specialty care di Sanofi, e da Regeneron. Per quanto riguarda l’Europa, nel dicembre 2016, l’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema) ha accettato di esaminare la richiesta di immissione in commercio di dupilumab per il trattamento di adulti con dermatite atopica da moderata a grave non controllata. La decisione è attesa entro novembre 2017. "Dupilumab rappresenta un passo avanti significativo nella gestione della dermatite atopica dell’adulto nelle sue forme moderate e gravi. Il suo percorso regolatorio in Europa e in Italia è ancora lungo, ma ci auguriamo che presto possa fare la differenza anche nella vita dei pazienti italiani” dichiara il professor Piergiacomo Calzavara Pinton, direttore della Scuola di Specializzazione in Dermatologia e Venereologia, Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia, epPresidente di SIDeMaST, Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse.

Cura del sarcoma dei tessuti molli "Dalla ricerca al letto del paziente"

Cura del sarcoma dei tessuti molli "Dalla ricerca al letto del paziente"


di Laura Fusillo




Le difficoltà di riportare correttamente le evidenze della medicina e delle linee guida al letto del paziente, per una diagnosi e una cura migliore sono fondamentali per ogni patologia ma si è constatato che nel caso dei tumori rari ci sono numerose differenze di approccio tra gli specialisti. Anche i medici più esperti, infatti, se da un lato sono spesso d’accordo dal punto di vista teorico, dall’altro si ritrovano a compiere scelte differenti con i malati, dovendo conciliare numerosi variabili. E’ anche per questa esigenza che PharmaMar ha promosso a Madrid il simposio internazionale ‘Soft Tissue Sarcoma’, al quale hanno partecipato oltre 400 specialisti di diverse branche, provenienti da vari paesi europei tra cui l’Italia. «E’ significativo che nei casi clinici si vedano risposte molto eterogenee. I migliori centri sui sarcomi hanno eterogeneità di trattamento su casi specifici ma quando si fanno le linee guida c’è altissimo livello di consenso – afferma il professor Paolo Casali, direttore struttura complessa oncologia medica 2 dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano - Evidentemente c’è qualcosa da capire meglio nel passaggio dalla decisione accademica al letto del paziente. E’ chiara perciò questa esigenza educazionale ed eventi come il Simposio di Madrid sono particolarmente utili proprio nei sarcomi». Si tratta di un gruppo molto eterogeneo di tumori dei tessuti molli e quindi possono comparire in varie sedi dell’organismo, dagli arti, al torace, all’utero. Tra questi i liposarcomi rappresentano il 25 per cento dei casi al momento della diagnosi e si suddividono in 3 tipi, tra cui il ‘mixoide’. La trabectedina, farmaco prodotto da PharmaMar, ha un tasso di controllo tumorale del 90 per cento e in seconda linea è la molecola più ampiamente valutata, dimostrando fino ad oggi l’efficacia di trattamento più elevata. Dall'autorizzazione in Europa nel 2007, oltre 50 mila pazienti in 80 Paesi hanno beneficiato di questa terapia in tutte le sue indicazioni.
La terapia a base di trabectedina è approvata in più di 75 paesi nel mondo
per il trattamento dei Stm in fase avanzata, dopo il fallimento della terapia standard con antracicline e ifosfamide o come trattamento di prima linea nei pazienti non idonei a ricevere chemioterapie a base di doxorubicina. I Sarcomi dei Tessuti Molli sono tumori che insorgono dai muscoli, tendini, sinovie, tessuto adiposo e tessuti connettivi in genere.
Rappresentano l’1 per cento delle neoplasie in età adulta. In Italia si contano circa 3 mila diagnosi ogni anno. Sebbene i sarcomi dei tessuti molli siano relativamente rari, rimangono un'esigenza medica insoddisfatta per i pazienti, che spesso non rispondono al trattamento e pertanto hanno una prognosi infausta. L’andamento dell’incidenza è stabile nel tempo, pur con una modesta tendenza all’aumento nelle donne. In relazione all’età evidenzia un primo picco in età pediatrica poi un plateau e successivamente una tendenza all’aumento dell’incidenza piuttosto costante con l’età a partire dai 20 anni con un picco massimo dopo i 60 anni. Sotto il termine di sarcomi dei tessuti molli sono raggruppati più di 50 tipi istologici diversi con caratterizzazioni biologiche specifiche e comportamenti distinti. La mortalità per queste forme è relativamente elevata: a 5 anni la sopravvivenza globale è intorno al 65 per cento. Fondamentale in questo caso è anche l’approccio multidisciplinare, che vede protagonisti con l’oncologo medico anche l’anatomopatologo in fase di diagnosi e il radioterapista al momento della cura.

«Nel caso dei sarcomi tutto è più complesso per eterogeneità della malattia - illustra Angelo Paolo Dei Tos, direttore del Dipartimento interaziendale di anatomia patologica Ulss Marca Trevigiana - La diagnosi è su vetrino, si fa un campione e si osserva al microscopio usando anticorpi e analisi del genoma, la combinazione di tutto porta a una diagnosi il più accurata possibile. Quindi, la diagnostica è arricchita da aspetti biomolecolari, con combinazione di morfologia e genetica, di solito effettuata in centri esperti». La radioterapia è una disciplina clinica che studia l’utilizzo delle radiazioni per cura tumori. E’ importante nell’ambito dei sarcomi, perché si controlla la malattia sia localmente sia se ci sono metastasi. La moderna radioterapia con le conoscenze biologiche ha creato macchine che erogano dosi alte in volumi piccoli. «È come un farmaco da inserire nelle varie fasi della cura al paziente all’interno di una visione multidisciplinare. Erogare piccoli volumi super concentrati significa evitare gli organi sani circostanti e quindi portar al minimo gli effetti collaterali - spiega il professor Lorenzo Livi, direttore della Radioterapia oncologica dell’azienda ospedaliera universitaria Careggi di Firenze - Oggi si può far radioterapia supermirata su lesioni metastatiche. Tralasciare la radioterapia oggi è un errore, perché funziona molto bene nel sarcoma a tutti i livelli, preoperatorio per ridurre le grosse masse, nella forma adiuvante post operatoria per ridurre quasi a zero il rischio di ripresa di malattia sulla cicatrice, e infine nelle forme metastatiche per integrarsi ad una linea di chemioterapia. Cosi il paziente ha trattamenti facili e di pochi giorni, pochissimi effetti collaterali con buona qualità di vita e controllo della malattia».


Socci, la sua vendetta dell'8 x mille: "Basta, non diamolo più alla Chiesa"

Socci, la vendetta dell'8 x Mille: "Basta, vi spiego perché non lo pago"


di Antonio Socci



Ieri Avvenire, il giornale dei vescovi, mi ha attaccato per il mio ultimo articolo su Libero. Siccome è l'ennesima volta - e bordate simili ricevo pure da ecclesiastici e annessi - mi sento autorizzato, almeno «per fatto personale», a negare nel 2017 il mio «8 per mille». A nessuno infatti si può chiedere di finanziare chi lo bersaglia da anni. Oltretutto in un modo sleale. Infatti Avvenire mi accusa di aver definito certe espressioni di papa Bergoglio assai simili alla bestemmia e poi afferma che io - per tale grave critica - non porterei «nessun argomento valido a sostegno». Come se io lanciassi al papa irresponsabili accuse senza motivo. Il fatto è che Avvenire si è ben guardato dal riferire le frasi testuali di Bergoglio da cui partiva quella mia critica: egli ha detto che Gesù «si è fatto peccato, si è fatto diavolo, serpente, per noi».

Parole inaudite che Avvenire ha omesso per poi accusarmi di attaccare il papa senza «nessun argomento valido». Ma che quelle di Bergoglio siano espressioni blasfeme o scandalose lo dimostra il fatto stesso che Avvenire le ha censurate, non ha neanche tentato di giustificarle. Infatti non sono una gaffe, sia pure inammissibile in un papa (non si era mai visto un papa bestemmiatore, oltretutto in una messa).

Quella frase esprime una precisa convinzione di Bergoglio spiegata da tutta la sua omelia dove egli applica a un passo biblico di Mosè, riferito al Messia, non l' esegesi cristiana, ma - forse senza nemmeno saperlo - una esegesi gnostica. Quella gnosi che arriva a fondere in «uno» Cristo e Lucifero nel segno del «serpente», la gnosi che nella cultura anticristiana degli ultimi due secoli è dilagante com' è stato ben illustrato dal filosofo Massimo Borghesi, in un articolo del 2003 su 30 Giorni, intitolato: Il patto con il Serpente.

Pure altre enormità di Bergoglio vanno nella stessa direzione. Per esempio il 17 marzo, secondo i resoconti giornalistici, avrebbe dichiarato: «Nella Santa Trinità le Persone baruffano a porte chiuse, ma all'esterno danno l'immagine di unità». Battuta che il sito Reinformation.tv definisce «una gravissima bestemmia che contraddice molti dogmi» e che può avere un analogo sfondo gnostico.

È impossibile tacere sentendo un papa parlare così. Ma non è solo ignoranza (che già sarebbe inammissibile). Il problema è più grave: si teme che il vertice della Chiesa sia oggi occupato da un «partito» determinato a demolire il cattolicesimo stesso come lo conosciamo da duemila anni. Ogni giorno papa Bergoglio assesta colpi di piccone sulla cattedrale della fede. E ogni colpo fa parte di una strategia di desacralizzazione.

Non solo afferma che Gesù «si è fatto diavolo, serpente», che la Santissima Trinità è una banda di personaggi rissosi che poi all' esterno si danno una facciata concorde, non solo dichiara che «non esiste un Dio cattolico», che Gesù, nell' episodio dell'adultera, «fa un po' lo scemo», che «ha mancato verso la morale» e che Gesù non era uno «pulito».

È un papa secondo cui alla Madonna sotto la croce probabilmente è venuta meno la fede e può aver detto a Dio: «Tu mi avevi detto che regnerà per sempre bugie! Sono stata ingannata!» (anche qui siamo fuori dalla dottrina cattolica).

Un papa che ha spaccato la Chiesa su sacramenti come l'Eucaristia e il matrimonio, seminando confusione totale su cose in cui la Chiesa non può dividersi.

Un papa che ha delegittimato la «missione» squalificando l'evangelizzazione col termine spregiativo di «proselitismo».

Un papa che non s'inginocchia all'Eucaristia e che celebra i tiranni comunisti (come Fidel Castro e i despoti cinesi), snobbando invece le loro vittime al punto da far insorgere i dissidenti cubani e il vecchio e saggio cardinale Zen. Un papa che si compiace di ricevere in dono dal compagno Morales una «chuspa» con le foglie di coca e la scultura di una falce e martello con sopra l'immagine di Cristo, un papa che spiega che «i comunisti la pensano come i cristiani».

Un papa che se ne infischia dei cristiani perseguitati e parla solo ossessivamente dall'emigrazione. Un papa che all' annuncio di Cristo ha sostituito l'esaltazione della marea migratoria come un' invasione salutare per l'Europa, facendone un dogma di fede: invece di «aprire le porte a Cristo» esige che si aprano a tutti i migranti del mondo.

Un papa che ha abbandonato i «principi non negoziabili» della Chiesa, mentre la vita e la famiglia sono bombardate come mai prima, per sostituirli con l'eco-catastrofismo obamiano, un papa che si preoccupa per la sopravvivenza di zanzare e piccoli vermi, che ha trasformato la Basilica di San Pietro in schermo di un orrido show animalista e ha trasformato il discusso «riscaldamento globale» in un dogma.

Un papa che si rifiuta di condannare il «terrorismo islamico» come tale, un papa che non manca di rovesciare quotidianamente critiche e disprezzo sui cattolici, mentre esalta tutte le altre religioni arrivando ad affermare che l'Islam è una religione di pace tanto da far insorgere perfino padre Samir Khalil Samir, una vera autorità che fu consigliere di Benedetto XVI per l'Islam.

Un papa che snobba sprezzantemente il Family day dei cattolici e indica come grandi italiani Emma Bonino e Giorgio Napolitano. Un papa che al vertice della Pontificia Accademia per la vita (fondata da Giovanni Paolo II) mette quel mons. Paglia che fa l'apologia di Marco Pannella («uomo di grande spiritualità») dicendo che «questo nostro mondo, ha bisogno più che mai di uomini che sappiano parlare come lui... io mi auguro che lo spirito di Marco ci aiuti a vivere in quella stessa direzione».

Un papa che ha appena nominato come Generale dei gesuiti padre Sosa Abascal il quale in un'intervista spiega che non si sa «cosa ha detto veramente Gesù» perché «a quel tempo nessuno aveva un registratore per inciderne le parole» e quindi tanti saluti alla «Parola di Dio» e alla Sacra Scrittura come fonte della Rivelazione perché tutto va reinterpretato e «contestualizzato». Per padre Sosa l'oggetto della fede è Bergoglio stesso («Io mi identifico con quello che dice papa Francesco») che però - se si demoliscono le parole di Gesù nel Vangelo - non ha più alcuna autorità. Bergoglio penalizza ed emargina cardinali, vescovi e religiosi che sono saldi nella fede cattolica di sempre e invece esalta chi va a nozze col mondo e le sue ideologie. Per tutte queste cose - e molto altro - io non ho più intenzione di contribuire alla demolizione della Chiesa con il mio 8 per mille.

Preferisco spendere di tasca mia, direttamente, per sostenere missionari, opere di carità e religiosi veramente cattolici.

Oltreutto la «chiesa bergogliana» ha già un sacco di soldi. E siccome Bergoglio e i suoi continuano a ripetere (a parole) che vogliono una Chiesa povera mi sembra giusto accontentarli. Perché far loro il dispetto di inondarli di euro se vogliono diventare poveri?

Quando in Vaticano tornerà chi onora il «Dio cattolico» e chi difende il popolo cristiano e la sua fede, io ricomincerò a firmare l'8 per mille. Oggi dominano le tenebre. Parafrasando Chesterton: non abbiamo bisogno di una Chiesa che sprofondi col mondo, ma di una Chiesa che salvi il mondo.

Chiusa la moschea dei jihadisti. Islamici "moderati"? Ecco come ci minacciano

Venezia, chiudono la moschea dei jihadisti. Gli islamici: "Datecene un'altra o blocchiamo la città"



di Tommaso Montesano




Se entro mercoledì prossimo il Comune di Venezia non avrà individuato un luogo transitorio dove consentire ai fedeli della comunità islamica bengalese di pregare il venerdì, i musulmani scenderanno in strada. «Siamo cittadini come tutti: o ci danno una sede o fermeremo i ristoranti di Venezia, Fincantieri, le scuole», minaccia il portavoce della comunità bengalese, Kamrul Syed.

All'origine della protesta c'è la chiusura, in calendario domani mattina, della sala preghiera di via Fogazzaro, in cui si radunavano anche alcuni kosovari della cellula jihadista scoperta nei giorni scorsi. La comunità islamica non l'ha presa bene. «Se non ci forniscono una soluzione immediata, venerdì scenderemo in strada: non andremo al lavoro, manifesteremo prima in via Fogazzaro, poi in stazione, poi bloccheremo treni e tram. Siamo migliaia. Lo faremo venerdì, poi il venerdì dopo e se non basta tutti i giorni», fanno sapere gli esponenti della comunità bengalesi. «Siamo cittadini tanto quanto quelli che protestano per il rumore», sostiene il portavoce Kamrul Syed. Quindi «il sindaco deve pensare a loro come a noi. Mercoledì devono darci un'alternativa». In caso contrario, inizierà la mobilitazione.


La prospettiva svizzera sulle Obbligazioni.



Obbligazione Tasso Fisso Misto in Dollari USA. Disponibile su Borsa Italiana. 
Il clima è teso. Mercoledì è in programma una riunione tra Polizia locale, Comune e Regione per trovare una soluzione. Simone Venturini, assessore alle Politiche sociali di Venezia, ha replicato via Facebook: «Scioperino pure, non accettiamo ricatti né velate minacce. Le regole valgono per tutti, anche per la comunità islamica. I toni usati dai rappresentanti musulmani in questa vicenda sono inaccettabili. Senza rispetto reciproco e umiltà non ci può essere dialogo».

Il Comune di Venezia sostiene che in otto anni di tempo più una proroga, la comunità islamica poteva attrezzarsi e individuare una nuova sistemazione. I bengalesi, invece, pensano che l'amministrazione, una volta decisa la chiusura, dovrebbe mettere a disposizione un luogo transitorio per continuare a praticare il culto. Una richiesta ritenuta irricevibile dal Comune. «Devono sacrificarsi anche loro in qualche modo. Hanno avuto una proroga, sapevano di dover ottemperare, adesso accelerino il passo», taglia corto Giorgio D'Este, assessore alla Sicurezza.