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mercoledì 5 aprile 2017

Caivano (Na): TREMANO POLITICI E FUNZIONARI? Blitz della Guardia di Finaza al Comune

TREMANO POLITICI E FUNZIONARI? Blitz della Guardia di Finaza al Comune


di Angela Bechis



Blitz della Guardia di Finanza negli uffici di Via De Gasperi, a Caivano. Gli uomini delle fiamme Gialle, hanno portato via fascicoli e documentazione riguardante gli affidamenti diretti del servizio di nettezza urbana che, secondo radiomarciapiede, partiti con la Giunta Falco, ancora al Palo con la Giunta Monopoli. Difatti, al vaglio degli inquirenti ci sarebbero i troppi affidamenti diretti data da quest'ultima. Ed è proprio questo il punto. Capire il perché di tutti questi affidamenti diretti. Da precisare che già mesi addietro furono ascoltati diversi consiglieri comunali che denunciarono il sistema delle proroghe adottato sinora dall'amministrazione a guida Simone Monopoli. Da forti indiscrezioni, questa volta, le Fiamme Gialle, sarebbero intervenute dopo una circostanziata denuncia di un alto dirigente del Comune e ci sarebbe appunto una forte agitazione dietro le mura del Castello.

MARIA, SUICIDA A 24 ANNI  Il suo cognome pesa troppo  Chi era e perché lo ha fatto

Suicida a 24 anni: il cognome mafioso pesa troppo, i suoi amici la isolano



Si chiamava Maria Rita Logiudice, aveva 24 anni e si è suicidata. A spingerla al gesto estremo potrebbe essere stato il fatto di aver confidato ad alcuni colleghi della sua facoltà di avere, tra i parenti, alcuni uomini di uno dei clan più potenti della 'ndrangheta a Reggio Calabria. Maria Rita, infatti, era la nipote di Nino "Il Nano" e di Luciano, mente imprenditoriale del clan. Ma soprattutto, come ricorda Repubblica, era la figlia di Giovanni, condannato in appello a 16 anni di carcere per mafia.

Maria Rita ha parlato di questi aspetti della sua vita privata ad alcuni amici, e secondo quanto affermato dal fratello e dal fidanzato storico agli inquirenti, lei sarebbe rimasta emarginata, sola, esclusa. Quel cognome le veniva fatto pesare come un'onta, ingiusta. Un quadro, quello del suicidio dovuto all'isolamento, che secondo Federico Cafiero de Raho, procuratore capo della Dda che sta seguendo la vicenda, è assolutamente plausibile. "È un episodio gravissimo che deve toccare la coscienza di tutti. Siamo tutti responsabili di questa tragedia", ha affermato De Raho.
E così, a 24 anni, Maria Rita si è gettata nel vuoto da un balcone. E non è tutto. L'avvocato della famiglia, Renato Russo, ha chiesto che venga eseguita un'autopsia, perché "la sera prima del suicidio la madre l' ha vista alterata, per questo teme che qualcuno abbia potuto drogarla senza che lei se ne rendesse conto". L'esame tossicologico, dunque, potrebbe dare qualche risposta in più, anche se forse i contorni di questa terribile vicenda sono già stati delineati.

Ladri in casa, li ammazza tutti e tre:  sapete che fine farà questo ragazzo?

Oklahoma, entrano i ladri in casa e li ammazza tutti e tre a colpi di fucile: non sarà nemmeno indagato



Negli Stati Uniti la legittima difesa è un concetto assoluto, inviolabile. E lo dimostra una vicenda che arriva dall'Oklahoma, dove un ragazzo ha ucciso tre rapinatori, uno alla volta, tre giovani malviventi che si erano introdotti nel cuore della notte all'interno della casa dei suoi genitori forzando la porta della cucina. Li ha ammazzati, tutti e tre, con un fucile semiautomatico AR-15. A sparare è stato Zacarhy Peters, 23 anni, senza alcun precedente e, come rivela Il Giornale, studente modello al Tulsa Community College. E per quelle tre vittime, per i tre ladri che ha ucciso all'interno di casa sua, non riceverà né un avviso di garanzia né men che meno dovrà andare a processo. Il procuratore capo della contea di Wagoner, nell'Oklahoma, mister Brian Kuester, di comune accordo con lo sceriffo locale ha deciso di scagionare il diretto interessato da ogni accusa poiché ha agito per legittima difesa e poiché Zachary ha regolare porto d'armi. L'unica indagata della vicenda è tal Elisabeth Marie Rodriguez, 21enne, la quale ha organizzato la rapina facendo poi da "palo" ai tre amici.

"ORA INIZIA LA GUERRA" Kim spara un altro razzo Trump parte per ucciderlo

"ORA INIZIA LA GUERRA" La Corea del Nord lancia un altro missile. Gli Stati Uniti: "Abbiamo parlato abbastanza"



La Corea del Nord ha lanciato un altro missile balistico a medio raggio nel Mar del Giappone, proprio alla vigilia del vertice tra Stati Uniti e Cina che avrà tra gli argomenti centrali la questione del programma nucleare di Pyongyang. Il lancio è avvenuto intorno alle 6.40 ora locale e il missile ha volato per circa 60 chilometri, riporta l'agenzia Yonhap citando fonti militari sudcoreane.

"La Corea del Nord ha lanciato un missile nel Mar del Giappone da un sito situato vicino a Sinpo, nella provincia di Hamgeyong, questa mattina", ha riportato l'agenzia sudcoreana citando fonti degli Stati Maggiori Riuniti. Anche il comando Usa nel Pacifico ha detto di aver registrato il lancio di quello che considerano essere un missile balistico nordcoreano a medio raggio KN-15. "Gli Stati Uniti hanno parlato abbastanza della Corea del Nord" la lapidaria dichiarazione diffusa da Rex Tillerson. "Non abbiamo altri commenti da fare", ha poi aggiunto il segretario di Stato americano.

"E' una grave provocazione alla sicurezza nazionale del Giappone e qualcosa che noi non possiamo tollerare" ha commentato il primo ministro giapponese Shinzo Abe affermando che il Giappone "condanna con forza" il nuovo lancio missilistico della Corea del Nord. "E' una chiara violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite", ha poi aggiunto. Il lancio è avvenuto alla vigilia dell'atteso incontro tra Donald Trump e Xi Jinping che si svolgerà domani in Florida durante il quale si prevede che il presidente americano farà pressioni sul leader cinese affinché la Cina avvii pressioni economiche su Pyongyang per convincerla a fermare il programma nucleare e missilistico.

In un'intervista al Financial Times il presidente americano ha detto che, in caso contrario, gli Stati Uniti sono pronti ad agire da soli. "Se la Cina non risolverà il problema della Corea del Nord, lo faremo noi, questo è tutto quello che posso dirvi", ha affermato Trump.

"Mobbing e stalking, addio al M5s" Boom: chi va con la Meloni / Foto

M5s, Isabel Giorgi lascia e va con Giorgia Meloni: "Mobbing e stalking, ora basta"



Virginia Raggi e il M5s perdono un altro pezzo. Nome e cognome: Isabel Giorgi, giovanissima consigliera in XIII municipio a Roma, che ha deciso di lasciare la maggioranza per passare con Giorgia Meloni ed FdI. Una scelta che ricalca quella della collega, altrettanto ex grillina, Francesca Grosseto. La Giorgi - 20 anni, studentessa in Scienze Politiche alla sapienza - molla Beppe Grillo e lancia accuse durissime contro il M5s. Lo fa in un'intervista a Il Tempo dove denuncia: "Ho subito del mobbing politico da parte del mio gruppo".

Dunque il passaggio con la Meloni e una conferenza stampa dove Isabel si è presentata. Nel dettaglio, sull'addio alla truppa grillina, ha aggiunto: "Ho riscontrato molte problematiche all'interno del gruppo M5S che ho trovato inconcludente e lontano dalle esigenze dei cittadini. Quello che avrebbe dovuto essere un movimento del popolo, espressione della gente, ora è chiuso nei palazzi, incapace di dare risposte ai tanti impegni che sono stati presi, più interessato al gossip interno che all'amministrazione".

E ancora: "Ho deciso di aderire a FdI perché rispecchia in pieno i miei valori personali e politici e mi piace il modo in cui si rapporta con il territorio e lavora per i cittadini. Stimo molto Giorgia Meloni - sottolinea la Giorgi - e ho conosciuto persone come Fabrizio Santori e Marco Giovagnorio che apprezzo per l' impegno quotidiano e la franchezza nei rapporti. Di loro mi sono subito fidata, mi hanno accolto come in una famiglia".

Quando le chiedono conto delle accuse di "mobbing e stalking", Isabel spiega: "L'ambiente interno nel M5S non è per nulla sereno. Spesso, per invidie o antipatie tra i componenti del gruppo, si trascurano i problemi del territorio per far spazio a ripicche personali e insulti. Sono stata mobbizzata politicamente in questi mesi - ribadisce -, durante i quali non mi è stato consentito di dare risposte a quei cittadini che hanno creduto in me e credono ancora in me". Dunque, tanti "cari" saluti a Grillo & Raggi.

Boldi: "De Sica, ma sai che tua moglie...?"  La feroce accusa: adesso è tutto finito

Boldi, lettera a De Sica: "Lontani per colpa di tua moglie Silvia Verdone" 



"Caro Christian, ti scrivo perché sono addolorato o forse semplicemente dispiaciuto". Così inizia la lettera aperta che Massimo Boldi, sul numero di Chi in edicola da mercoledì 5 aprile, ha scritto a Christian De Sica, suo amico da 25 anni e coprotagonista di tanti “cinepanettoni” di successo. "Mi spiace vedere questo tuo lato debole che il pubblico, il tuo pubblico, il nostro pubblico, non conosce", attacca Boldi, "la tua debolezza ha un nome: Silvia, tua moglie. Lei, la tua agente, che decide, che programma la tua vita da sempre, anzi, da quando hai iniziato ad avere successo, da quando abbiamo iniziato ad avere successo con Aurelio De Laurentiis, 28 anni fa".
Le colpe della moglie di De Sica - "Oggi è passato più di un quarto di secolo e tra noi che cosa resta? Solo qualche messaggino. No, non lo accetto. Mi manca Christian, il mio amico, troppo, tanto". "Tu, Silvia e Aurelio (De Laurentiis, ndr) non avete perdonato il fatto che me ne sia andato nel momento del nostro massimo successo? Ma non stavo bene. Ero un uomo distrutto, avevo perso mia moglie Marisa. (...) Forse un pacca sulle spalle, in quel momento, da parte del mio amico, mi è mancata. E pensare che Silvia e Marisa, praticamente coetanee, erano amiche. Oggi, a Chi, rivelo che Christian e Silvia non sono venuti nemmeno al funerale di Marisa, mia moglie, la loro amica".

Rivelazioni velenose - Boldi, poi, rivela: "So che prima di ogni trasmissione della quale sei ospite, tua moglie dice: 'Niente domande su Boldi'. Perché? Sono il diavolo? Che cosa avrei fatto? Di che colpa mi devo autocondannare?". E conclude con un appello: "In giro, giovani e non mi chiedono: 'Quando tornate insieme?'. Una domanda che fanno anche a te, lo so. E so che noi potremmo essere ancora un successo travolgente e non, come dici tu, 'due vecchi che hanno già dato'. Chissà queste parole da dove provengono. Non sono tue, amico mio (...)".

Uniti da Dio - Insomma, Boldi è davvero affranto. Turbato, inquieto. Aggiunge: "Sono religioso e credo che il buon Dio mi abbia fatto avvicinare a te, abbia creato la nostra coppia sia professionale sia fuori dallo schermo per regalare risate alla gente, per allontanare i problemi in quelle due ore in cui veniva a vederci. Andare contro Dio, il volere di Dio che ci ha uniti… boh, dimmi tu, o ditemi voi, lo vedo come un peccato. Cara Silvia, sappi una cosa, mi manchi anche tu. Mi mancano i tuoi consigli sempre diretti e determinati. Mi manca parlare con te di Marisa, mi mancano i nostri ricordi".

Comprato un biglietto per quest'estate? Occhio, tra quanti giorni Alitalia chiude

Alitalia, se non arrivano soldi freschi chiude tra dieci giorni



A dieci giorni dalla fatidica data del 13 aprile - quando si saprà se Alitalia continuerà a volare o atterrerà definitivamente su una pista che porta alla chiusura - sindacati e azienda tornano al tavolo delle trattative per un incontro tecnico con al centro la situazione del personale navigante. Il tavolo negoziale vero e proprio dovrebbe riprendere con modalità ’no stop’ giovedì prossimo, all’indomani dello sciopero proclamato per il 5 aprile, e chiudersi nel giro di una settimana per aprire la strada alla
ricapitalizzazione della compagnia.

La situazione non sembra alimentare ottimismo: le posizioni rimangono molto distanti e fonti sindacali riferiscono che i tagli richiesti dalla compagnia non sono gestibili. Peraltro, la drastica riduzione della liquidità preoccupa i lavoratori, ma non tanto da indurli ad accettare i sacrifici richiesti in termini di tagli di posti e retribuzioni. In proposito, il piano proposto dall’azienda prevede oltre 2.000 esuberi e la riduzione del 30% dello stipendio dei piloti. Il rischio di un commissariamento non viene, infatti, percepito come l’anticamera della chiusura dell’azienda e questo stato d’animo complica non poco il lavoro degli stessi sindacalisti.

Il nuovo piano e, soprattutto, il suo finanziamento hanno come condizione necessaria il consenso dei lavoratori ma questo dipende solo in parte dalla capacità dei sindacalisti di far "digerire" l’ennesima dose di sacrifici. Le precedenti esperienze non aiutano: come avvenuto già in passato, nel personale dell’ex compagna di bandiera è diffusa la convinzione che lo Stato non possa permettersi il suo fallimento e che, alla fine, una soluzione arriverà. Non ci si rende conto, riferisce un dirigente sindacale, dell’estrema gravità della situazione e i sindacati non possono fare miracoli.

Insomma, in attesa del nuovo incontro, anche alla luce delle adesioni allo sciopero di mercoledì, i segnali sono tutt’altro che rassicuranti e lo spettro della fine si avvicina con la stessa rapidità con cui si stanno svuotando le casse aziendali. E la prospettiva di un atterraggio in Tribunale rischia di diventare concreta entro 10 giorni: solo se tutti i tasselli andranno a posto, scatterà infatti la disponibilità degli azionisti alla ricapitalizzazione. Per scongiurare l’ipotesi di chiusura si è mosso anche il governo. Venerdì scorso, a sorpresa, il premier Gentiloni ha tenuto un vertice a palazzo Chigi con i ministri Delrio, Padoan, Calenda e i vertici della compagnia. E in quella occasione, gli azionisti avrebbero confermato la volontà di rilancio dell’azienda. Ma le posizioni restano distanti, perchè i sindacati ritengono inaccettabili i paletti messi dall’azienda. È stato lo stesso Calenda a indicare come deadline proprio il 13 aprile, in quanto dal giorno successivo ci sarebbe la necessità di far partire un piano di ristrutturazione finanziaria. «Uno scenario, questo - ha avvertito il ministro - che renderebbe ancora più complicate le cose».