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martedì 4 aprile 2017

Formazione e sensibilizzazione contro la ‘corruzione in sanità’

Formazione e sensibilizzazione contro la ‘corruzione in sanità’


di Matilde Scuderi



Una recente indagine del Censis ha svelato quali sono le criticità per il futuro del paese secondo gli italiani. Ebbene,  il 27,3 per cento del campione ritiene che al primo posto ci sia la corruzione e gli effetti che ne derivano. Si tratta dunque per la maggioranza della popolazione di un problema più urgente del terrorismo internazionale e del riscaldamento globale, indicati come primari rispettivamente dal 23,1 e dal 20,3 per cento dei partecipanti all'indagine. Questa opinione non solo è condivisa anche dai dirigenti delle strutture sanitarie - che nel 98,7 per cento dei casi ritengono che la corruzione sia uno dei maggiori problemi che affliggono il Paese - ma trova un riscontro effettivo nella realtà: nel 2016 sono stati infatti scoperti dalla guardia di finanza appalti assegnati in maniera irregolare per un valore di 3 milioni e 400mila euro, un valore che è oltre tre volte superiore a quello del 2015. Inutile specificare che dietro molte di queste assegnazioni si nascondono pratiche clientelari e di corruzione.

Nell’ambito del progetto 'Curiamo la corruzione' promosso da Transparency international Italia, dal Censis, dall'Istituto per la promozione dell'etica in sanità (Ispe sanità) e dal Centro ricerche e studi su sicurezza e criminalità (Rissc), e giunto al termine del secondo anno di attività, nelle 4 aziende sanitarie locali (Asl) pilota di Bari, Melegnano, Siracusa e Trento si stanno sperimentando buone pratiche e strumenti innovativi di contrasto alla corruzione nel sistema sanitario. Tre sono gli strumenti su cui si concentrano gli interventi nelle Asl pilota: i patti di integrità, la piattaforma per le segnalazioni di illeciti da parte dei dipendenti (whistleblowing) e la formazione etica. I patti di integrità sono accordi tra l’amministrazione aggiudicatrice e le società che partecipano a gare d’appalto pubbliche per garantire l’astensione da pratiche di corruzione e una corretta esecuzione del meccanismo di gara.

In base ai dati appena rilevati, questo strumento risulta già diffuso nel 79,4 per cento delle strutture sanitarie, ma il progetto prevede l’introduzione in via sperimentale di forme di monitoraggio da parte della società civile associate all’applicazione dei patti di integrità nelle Asl pilota di Melegnano e Bari. La figura del segnalante (o whistleblower) è stata introdotta in Italia con la legge 190/2012, senza che però sia stato stabilito un efficace sistema di tutele. Su questo si è intervenuti con un disegno di legge specifico, che è fermo da mesi al senato, nonostante una petizione popolare firmata da oltre 55mila cittadini perché la legge venga discussa quanto prima. Per garantire la tutela del segnalante, e in particolare l’anonimato di chi vuole riportare potenziali illeciti, le 4 asl pilota del progetto 'Curiamo la corruzione' hanno introdotto una piattaforma informatica per le segnalazioni. Ad oggi sono state ricevute 27 segnalazioni relative soprattutto alle nomine e all’esecuzione di servizi.

La formazione e la sensibilizzazione del personale interno alle strutture sanitarie vengono segnalate dal 51,9 per cento dei responsabili della prevenzione della corruzione delle strutture sanitarie tra le misure più efficaci per contrastare la corruzione. I partner del progetto hanno attivato 15 corsi di formazione e sensibilizzazione rivolti al personale e ai dirigenti delle Asl pilota cui hanno partecipato più di 900 dipendenti. Dalle attività del progetto 'Curiamo la corruzione' è scaturita una petizione popolare per un sistema sanitario nazionale più trasparente, integro ed equo. Con la petizione, che può essere visionata e sottoscritta sul sito del progetto (www.curiamolacorruzione.it), i partner intendono dimostrare quanto gli italiani tengano al proprio sistema sanitario e chiedere che venga finalmente messo al riparo da corrotti e malfattori. A sostenere fin da subito il coinvolgimento della società civile Altroconsumo e Cittadinanzattiva. 

A Roma, presso il Tempio di Adriano, si terrà la seconda Giornata nazionale contro la corruzione in sanità cui parteciperanno tra gli altri i ministri Beatrice Lorenzin e Marianna Madia. Nel corso della giornata verranno presentati i risultati del secondo anno di attività del progetto: l’indagine sul livello di percezione della corruzione, l’analisi del rischio e degli sprechi economici e le raccomandazioni scaturite dal Tavolo di lavoro pubblico/privato Inoltre, in tutto il territorio, presso oltre 20 strutture sanitarie, verranno allestite postazioni dove verranno distribuiti i materiali del progetto e sarà possibile ergere muri simbolici contro la corruzione. Collaboreranno alle iniziativa anche Altroconsumo, l’Associazione italiana medici (Aim), Cittadinanzattiva, il Segretariato italiano giovani medici (Sigm) e il Segretariato italiano studenti di medicina (Sism).

"Veniamo lì e...", sfregio a casa di Salvini: l'ultima vergogna dei teppisti comunisti

I centri sociali di Napoli si danno appuntamento a Pontida il 22 aprile



Non ci sarebbe più motivo ragionevole di parlare ancora dei militanti della sinistra antagonista di Napoli dopo gli scontri dello scorso marzo durante la visita di Matteo Salvini nel capoluogo campano. Archiviata quella pagina di devastazioni, i sinistri napoletani rischiavano di ripiombare nel dimenticatoio più profondo. Finché almeno non si sono fatti venire un'idea sensazionale: continuare a sfottere Salvini, unico motivo per cui la stampa italiana trova ancora interesse a scrivere del gruppo Insurgencia.

Dopo il grande successo mediatico di marzo, i compagni di Insurgencia avevano promesso di sfidare Salvini e i leghisti direttamente a Pontida, luogo simbolo per il Carroccio nel quale da trent'anni festeggia il suo evento più "sacro". La grande prova di coraggio dei compagni si consumerà il 22 aprile con un concerto, sulle note anche del pregiatissimo inno Gente do sud, del bassista dei 99 posse, Massimo Jovane.

Un gran bello sforzo, considerando che di leghisti quel giorno non ci sarà traccia, visto che saranno impegnati a prescindere in qualcosa di più interessante, oltre che distratti dai preparativi per il congresso. A sostenere l'iniziativa non potevano mancare esponenti della lista De Magistris, come Eleonora De Majo che al Corriere della sera ha provato - con discutibile successo - a spiegare che ci vanno a fare dieci napoletani sul prato leghista per eccellenza: "Andiamo per dire che il mondo è di tutti e non devono esserci luoghi simbolo". De Majo arriva tardi, avrebbe dovuto spiegarlo ai suoi compagni che non avendo di meglio da fare, a marzo avevano occupato il Salone d'Oltremare pur di non farlo usare a chi aveva fatto regolare richiesta. Ma potrà mettersi l'anima in pace, perché di leghisti sfaccendati a occupare il prato non dovrebbe trovarne, se seguiranno il suggerimento di Salvini di non accettare provocazioni come queste.

"Niente soldi, Forza Italia chiude" Berlusconi, parte l'ultima lettera

Forza Italia, l'ultimatum del tesoriere Messina: "Grave stato di insolvenza"



Il futuro di buona parte dei senatori e deputati di Forza Italia era già traballante, adesso è quasi del tutto compromesso. E in gioco non c'è solo la carriera personale di parlamentari e consiglieri comunali, ma lo stesso avvenire del movimento di Silvio Berlusconi che in bilancio ha sviluppato una voragine abissale da circa 100 milioni di euro. Come riporta Repubblica, se fosse un'azienda qualunque, Forza Italia sarebbe a un passo dal "grave stato di insolvenza", a un pelo dal portare i libri in tribunale.

Due mesi fa era partito l'ultimatum del tesoriere Alfredo Messina che invitava i 50 deputati, 43 senatori e un'ottantina di consiglieri comunali a mettersi in regola con i versamenti al partito. La missiva è rimasta lettera morta, visto che più o meno un terzo di loro ha messo mano al portafogli per versare il dovuto per il triennio 2014-2016: 25 mila euro per la candidatura del 2013, mille per l'adesione a FI, 800 al mese di contributo per i parlamentari e 500 per i consiglieri comunali. Chi più chi meno ha fatto lo gnorri - c'è chi deve anche 60 mila euro mai versati - sfidando così la minaccia del numero due di Mediolanum - e quindi del Cav - di perdere il diritto a ogni carica elettiva dentro e fuori il partito.

Ancora pochi giorni e Messina tornerà all'attacco con l'offensiva finale, l'ultima disperato tentativo dopo che già i toni perentori di pochi mesi fa del Cav erano stati serenamente ignorati. "Nei prossimi giorni - ha scritto il tesoriere ai dirigenti morosi - sarò in grado di trasmettere la situazione di tutti perché siano assunte le conseguenti determinazioni". Arrivano i conti definitivi, insomma, i cui pagamenti sarebbero già scaduti il 28 febbraio. E se anche quest'ultimo appello sarà ignorato, Forza Italia potrebbe ritrovarsi stavolta a rinunciare del tutto alla sua struttura, già ridotta all'osso. E non si parli al Cav di "ricapitalizzazione": al di là dei limiti di legge, in famiglia hanno già fatto capire a Silvio che altro denaro nelle casse di Forza Italia non deve essere più versato.

PUTIN, REAZIONE BRUTALE Stamattina, gesto clamoroso: asfaltati i jihadisti / Foto

Putin, la reazione è brutale: il gesto che stamattina asfalta i terroristi



La lezione di Vladimir Putin ai terroristi e all'Occidente: lunedì sera il presidente russo è andato alla stazione della metropolitana di San Pietroburgo per deporre dei fiori alla memoria degli 14 morti dell'attentato che potrebbe avere matrice islamista. Dopo il ritrovamento di una seconda bomba inesplosa, tutta la rete sotterranea della città russa è stata chiusa per le operazioni di bonifica. Ma questa mattina, a meno di 24 ore dalla strage, ecco la decisione dello Zar: tutto riaperto, corse regolari, nessuno spazio per il dolore pubblico né tanto meno la paura. San Pietroburgo e la Russia ricominciano a vivere, pensando già a come prevenire altri attentati e colpire il terrorismo interno (Cecenia) e internazionale (il presunto kamikaze sarebbe un 22enne russo di origini kirgise, con legami con i jihadisti siriani). Con l'aiuto, magari, del presidente americano Donald Tump, che ha telefonato al Cremlino per porgere le sue condoglianze offrendo il sostegno del governo Usa. Lo ha riferito la Casa Bianca, aggiungendo che i due leader "si sono detti d'accordo sul fatto che il terrorismo deve essere sconfitto in modo deciso e rapido".

"IL KAMIKAZE È UN RUSSO" Svelato il volto del terrorista: il tragico sospetto sull'islam

San Pietroburgo, sospetti sul 22enne kirghizo Akbarjon Djalilov: "È il kamikaze"



Il responsabile della strage di San Pietroburgo sarebbe un kirghiso di 22 anni originario di Osh. Secondo le autorità di Bishkek il kamikaze si chiamava Akbarjon Djalilov, nato nel 1995 e di nazionalità russa. La sua identità sarebbe stata confermata anche da Rakhat Saooulaimanov, portavoce dei servizi di sicurezza dello stato kirhiso, anche se manca ancora l'ufficialità.

Da sei anni Djalilov viveva a San Pietroburgo, nel corso del tempo aveva cambiato diversi passaporti e l'ultimo in suo possesso era valido per l'espatrio. Già poche ore dopo l'attentato, il ragazzo era ricercato attraverso anche la segnalazione della sua auto, una Daewoo Nexia. Nella città russa Djalilov era iscritto all'università e frequentava il terzo anno di economia. 

Dalle prime ricostruzioni, il kamikaze doveva trovarsi vicino alle porte al momento dell'esplosione, verso il centro del vagone. In quel punto sarebbe stata trovata: "la sua mano con dei fili, subito portati a esaminare" ha aggiunto una fonte tra gli inquirenti che ha rilevato la somiglianza dell'ordigno esploso con quello ritrovato nella stazione di Ploshad Vostannaya. La bomba poteva contenere circa 300 grammi di tritolo, con l'aggiunta di sfere di acciaio e dadi da bullone.

Sigarette e tumori, la tragica verità Quanti ne muoiono ogni 100 malati

Tumore ai polmoni: quanti ne muoiono ogni 100 malati



Numeri che fanno paura. Sono, purtroppo ancora, quelli dei nuovi casi di tumore ai polmoni registrati nel 2016: 41mila, a fronte di 33mila decessi. Quello al polmone resta tuttora il tumore più diffuso e letale nel nostro Paese, così come nel resto del mondo. Negli ultimi 5 anni, però, l'arrivo dei nuovo farmaci immunoterapici ha triplicato le possibilità di sopravvivenza dei malati con una forma avanzata di tumore ai polmoni, che sono passate da meno del 5 a quasi il 16%. Ossia, come riporta il Corriere della Sera citando dati della American Association for Cancer Research (AACR), se fino a 5 anni fa solo cinque di quei pazienti su 100 sopravvivevano, ora sono 16.

lunedì 3 aprile 2017

Legittima difesa, vincono i criminali Così il Pd aiuta sempre i delinquenti

Legittima difesa, tutte le volte che il Pd ha salvato i criminali


di Antonio Castro



Gli unici che dormono sonni tranquilli sembrano essere i politici del Pd. Gli italiani, in casa loro, a bottega o al lavoro, proprio sereni non sembrano essere. E se provano a difendersi, e a proteggere i propri cari o la «roba», rischiano di finire nei guai. Magari in galera, sicuramente in un tribunale. E mentre aumentano furti ed effrazioni, alla Camera delle 4 proposte di legge che fanno la spoletta tra Aula e Commissione Giustizia, da quasi 2 anni, non ce n' è una che riesca ad andare in porto.

I fatti di cronaca rimettono ciclicamente sotto i riflettori la materia, ma è dal 2015 che se ne discute senza trovare un' intesa. Tanto che la Lega a Verona per il prossimo 25 aprile, ha pure organizzato una manifestazione («La difesa è sempre legittima»), facendo infuriare i partigiani che non vogliono altri «cappelli» sulla Festa di Liberazione.

Matteo Salvini ieri ha ribadito da che parte vuole stare: «Se muore un rapinatore non mi dispiace». Sottolineando che l' altra notte «a Budrio è morta la persona sbagliata». E torna a reclamare un rapido aggiornamento della legislazione. La riforma del 2006, che prevede oggi che la difesa debba essere, comunque, «proporzionata all' offesa», viene reputata insufficiente. E infatti la Lega da anni (primo firmatario Nicola Molteni), sta portando avanti la riforma che preveda «la legittima difesa in tutti i casi di violazione dell' abitazione o del luogo in cui si svolge il proprio lavoro», prendendo a modello il codice penale francese.

In sostanza la Lega vuole modificare l' articolo 52 del codice di procedura penale, introducendo la facoltà, per il cittadino, di difendersi appellandosi al presupposto che l' aggredito «abbia agito per difesa legittima». Ovvero «per respingere l' ingresso, mediante effrazione o contro la volontà del proprietario, con violenza o minaccia di uso di armi da parte di persona travisata o di più persone riunite, in un' abitazione privata, o in ogni altro luogo ove sia esercitata un' attività commerciale, professionale o imprenditoriale».

Ma al Pd la proposta leghista non è va giù, e infatti ha riscritto un altro pdl durante la discussione in commissione Giustizia, approvando un proprio emendamento a firma di David Ermini. Il Pd non vuole mettere mano all' articolo 52 del codice penale (legittima difesa), ma al 59 (Circostanze non conosciute o erroneamente supposte), e ipotizza che «è sempre esclusa la colpa di colui che, legittimamente presente in un domicilio, usa un' arma legittimamente detenuta contro l' aggressore, se si verificano contemporaneamente», e qui cominciano i sofismi, «due condizioni: se l' errore nel valutare la situazione di pericolo è conseguenza di «un grave turbamento psichico, e se è stato causato, volontariamente o colposamente, dalla persona contro cui è diretto il fatto». Per esempio, «se si rientra in casa la sera e si trova un estraneo che si dirige verso la stanza da letto di un minore presente nella stanza stessa, è considerato errore, quindi circostanza che esclude la pena».

Differenze non da poco che lo scorso 23 marzo hanno fatto infuriare proprio gli esponenti leghisti in commissione. Ma sono sulle barricate anche quelli di Fratelli d' Italia. Non a caso ieri il presidente di Fdi, Giorgia Meloni, ha sposato pienamente la linea leghista, cogliendo il fatto di cronaca per criticare l' immobilismo a sinistra: «Nel nome di Davide (il barista morto durante la rapina a Budrio, ndr), Fratelli d' Italia continuerà a battersi per chiedere più sicurezza e una legge che sancisca un principio sacrosanto: la difesa è sempre legittima. Alle anime belle della sinistra che si scandalizzano quando i cittadini si difendono da soli», scandisce su Facebook la Meloni, «la storia di Davide racconta il destino tragico al quale spesso va incontro chi non riesce a difendersi».

Se alla Camera l' iter di riforma sembra impantanato, al Senato si discute solo di "stretta sui furti in casa" nel ddl di riforma del processo penale. Sulla carta si prevedono pene maggiori per questi reati, senza alcun riferimento alla legittima difesa di chi subisce il furto. E comunque questo testo, se mai approvato, dovrà tornare a Montecitorio per una nuova lettura. Insomma, si spara e si muore. Ma i politici ronfano, sereni, sulle scartoffie.