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venerdì 10 marzo 2017

Moglie e marito schiacciati dal ponte Beffa tragica: dove andavano / Foto

Ancona, moglie e marito morti sulla A14, schiacciati dal crollo del cavalcavia



Marito e moglie sono morti e due operai sono rimasti feriti sulla A14 nei pressi di Ancona per il crollo del cavalcavia numero 167 della strada provinciale 10. Le vittime, i cui corpi sono stati recuperati dai vigili del fuoco, erano di Spinetoli, in provincia di Ascoli Piceno: Emidio Diomedi, 60 anni, piccolo imprenditore nel settore dell'abbigliamento, e Antonella Viviani, 54 anni. Erano nella loro auto sulla carreggiata Nord dell'autostrada, 10 chilometri a nord di Loreto, quando alle 13.30 il ponte ha ceduto, schiacciando la vettura. La coppia stava raggiungendo l'ospedale di Torrette per una visita di controllo: la donna aveva subito recentemente un intervento chirurgico.

Nell'incidente sono rimasti feriti due operai della Delabech, che eseguiva lavori per i quali il cavalcavia era chiuso al traffico. I due lavoratori sono stati ricoverati all'ospedale Torretta di Ancona. Non sarebbero in pericolo di vita. Le strutture tecniche della Condirezione generale nuove opere di Autostrade per l'Italia "stanno acquisendo tutte le informazioni necessarie, che sono state prontamente richieste alla Delabech". Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, informa una nota, "sta predisponendo l'istituzione di una commissione ispettiva di esperti del dicastero per analizzare e valutare quanto accaduto sulla A14 con il cedimento della struttura tra Ancona Sud e Loreto. Il decreto di nomina verrà firmato dal Ministro Graziano Delrio". "La magistratura deve accettare il prima possibile le responsabilità per quello che è accaduto oggi sul ponte dell'A14", ha chiesto il vicepresidente della Regione Marche Anna Casini. 

Ripercussioni sul traffico regionale: l'A14 è chiusa: istituite le uscite obbligatorie sulla statale 16 Adriatica in corrispondenza dei caselli di Ancona Sud in direzione Bologna e di Loreto in direzione Bari. In uscita ai due caselli si sono formate lunghe code. A causa dei tempi non brevi di ripristino della circolazione si consiglia, per le lunghe percorrenze, da Bologna verso l'Abruzzo e la Puglia di percorrere la A14 fino a Cesena per poi prendere la E45 Cesena-Orte, immettersi in A1 poi in A24 direzione Teramo o A/25 direzione Bari. Per le percorrenze dal nord in direzione della Puglia si consiglia l'utilizzo della A1 fino a Napoli e della A16 Napoli-Bari. Percorsi inversi per la direzione sud-nord. 

L'INCUBO TEDESCO Armati di accetta in stazione: panico e feriti, due in fuga

Duesseldorf, panico alla Stazione centrale: uomini armati con accetta



Panico alla Stazione centrale di Duesseldorf, in Germania: un gruppo armato di accetta ha attaccato alcuni passanti, provocando diversi feriti. Due uomini sono stati fermati dalla polizia, altri due sono in fuga forse verso il centro città. Al momento non si conosce né l'identità dei fermati né le ragioni del gesto. Per sicurezza è stata disposta l'evacuazione della stazione.

giovedì 9 marzo 2017

TUMORE DEL SENO Carcinoma: l'unione di farmaci ‘fa la forza’ e riduce le recidive

Carcinoma: l'unione di farmaci ‘fa la forza’ e riduce le recidive



Novità positive in arrivo per chi soffre di carcinoma mammario Her2 positivo: Roche, congiuntamente a Breast international group (Big), Breast european adjuvant study team (Breast) e alla fondazione Frontier science (Fs) annuncia i risultati positivi dello studio di fase III, 'Adjuvant pertuzumab and herceptin in initial therapy in breast cancer, ntc01358877/ bo25126/ big4-11', meglio conosciuto come 'Aphinity'. Il carcinoma mammario Her2 positivo è una forma aggressiva di tumore al seno che colpisce circa il 20 per cento dei pazienti e che dà spesso esito a una prognosi molto sfavorevole se non trattato adeguatamente. Infatti ad oggi una donna su tre trattate col farmaco antitumorale trastuzumab - un anticorpo monoclonale umanizzato - e chemioterapia potrebbe andare incontro ad una recidiva. Ebbene la situazione sembra poter cambiare, poiché lo studio Aphinity ha dimostrato che il trattamento adiuvante - somministrato cioè dopo l'intervento chirurgico - con l'associazione di pertuzumab, trastuzumab e chemioterapia ha ottenuto una riduzione statisticamente significativa del rischio di ricomparsa della malattia invasiva o di decesso nelle donne con carcinoma mammario in stadio iniziale Her2 positivo, rispetto al solo trastuzumab più chemioterapia. L'unione di pertuzumab e di trastuzumab risulterebbe particolarmente efficace in quanto i due principi hanno sul recettore Her2 un meccanismo d'azione complementare, in particolare pertuzumab è un farmaco progettato specificamente per impedire al recettore Her2 di unirsi con altri recettori presenti sulla superficie delle cellule tumorali e, di conseguenza, far crescere il tumore. Inoltre quando pertuzumab si lega a Her2 il sistema immunitario dell'organismo riceve segnali che lo spingono a distruggere le suddette cellule tumorali.

"I risultati positivi dello studio Aphinity, si aggiungono al già ampio corpus di dati relativi a pertuzumab nel trattamento delle donne affette da carcinoma mammario in stadio iniziale Her2 positivo – afferma Sandra Horning, chief medical officer & head of global product development di Roche - attendiamo di condividere questi risultati con le autorità regolatorie internazionali". I dati dello studio infatti saranno presto sottoposti alle autorità regolatorie, comprese la Food and drug administration (Fda) degli Stati Uniti e l'Agenzia europea dei medicinali (Ema). "Lo studio Aphinity - aggiunge Gunter von Minckwitz, coordinatore dello studio per il Big - conferma quanto importante sia la collaborazione tra l'industria farmaceutica e il mondo accademico per il progresso della cura dei tumori e per le persone affette da questa malattia così complessa". Il trattamento precoce del carcinoma mammario, quindi prima della sua diffusione all'interno dell'organismo, potrebbe migliorare le chance di prevenire la ricomparsa della malattia e la sua potenziale evoluzione allo stadio metastatico. La terapia adiuvante viene somministrata dopo l'intervento chirurgico e ha l’obiettivo di eliminare eventuali cellule tumorali residue per ridurre il rischio di ricomparsa del tumore. L'associazione di pertuzumab, trastuzumab e chemioterapia è inoltre già approvata come trattamento neoadiuvante - da somministrare cioè prima dell'intervento chirurgico - per le donne affette da carcinoma mammario Her2 positivo in oltre 75 paesi in tutto il mondo.

"Presenza femminile fondamentale nel mondo del farmaco del Duemila"

"Presenza femminile fondamentale nel mondo del farmaco del Duemila"


di Matilde Scuderi



“Chi l’ha detto che donne e uomini sono uguali?” da questa domanda ha preso nome e ispirazione il convegno promosso da Farmindustria dedicato alla posizione delle donne nel mondo del farmaco, sia come produttrici che come consumatrici. Durante il convegno, tenutosi a Roma, al cospetto di un parterre prevalentemente femminile che ha visto presenti tra i relatori il ministro della salute Beatrice Lorenzin, la senatrice Emilia Grazia de Biasi, presidente commissione igiene e sanità del senato, l'onorevole Eugenia Roccella, componente commissione affari sociali della camera e Francesca Merzagora, presidente dell'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) si sono affrontati diversi argomenti riguardanti la salute declinata al femminile, partendo dalla necessità di continuare a sviluppare e a diffondere il concetto di medicina di genere, perché questo non venga più banalmente inteso come “medicina delle donne”, ma venga compreso nella sua interezza di approccio personalizzato al paziente, che prende in considerazione la diversità – biologica e culturale – tra uomini e donne. Conseguentemente occorre continuare a investire su farmaci diversificati, messaggio che la ricerca farmaceutica sembra aver pienamente recepito, visto l'arrivo di ben 850 farmaci specifici per il genere femminile. Interessante constatare che questi nuovi farmaci non riguardano tutti le malattie ginecologiche, molti di questi mirano invece a risolvere problemi a livello di sistema muscolo-scheletrico e sistema immunitario oppure a combattere neoplasie: questo vuol dire che sono ormai diverse branche della medicina dove la medicina di genere è già una realtà.

E per quanto riguarda le donne che lavorano nel settore dell'industria farmaceutica? A rispondere a questa domanda è Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria che illustra la situazione attuale fornendo numeri che valgono più di mille parole: le donne del settore rappresentano il 43 per cento dei lavoratori, con un picco che supera il 50 per cento nel settore ricerca e, per quanto riguarda le posizioni dirigenziali, una su tre è occupata da un membro del sesso femminile. Il tutto in un contesto che vede un'altissima percentuale di laureate e diplomate, ben il 90 per cento. Questo quadro così roseo è reso possibile dal felice incontro tra una selezione meritocratica del personale e l’adozione di un welfare aziendale "a misura di donna", con il 70% delle imprese farmaceutiche che offrono un ampio ventaglio di servizi anche finalizzati alla conciliazione del tempo di vita e di lavoro. Dalle mense alle agevolazioni sull’orario, dalle assicurazioni alla sanità integrativa con screening mirati gratuiti di medicina preventiva, dagli asili aziendali allo smart working. Una serie di facilitazioni è adottata solo dal 43% delle aziende degli altri settori. Per celebrare ulteriormente il ruolo importantissimo che hanno le donne nella ricerca sono stati inoltre consegnati tre premi Telethon-Farmindustria ad altrettante ricercatrici che si sono distinte ottenendo finanziamenti dall'European Research Council nell'ambito della Life science. 

Così l'Europa ci ammazza con l'euro La stangata: quanti soldi ti rubano

Europa a più velocità: per farla restare nell'euro ammazzano l'Italia


di Giuliano Zulin 



Attenzione, fregatura in arrivo. Non solo la Ue vuole che il governo aumenti l’Iva - dal 22 al 24 per cento e dal 10 al 13 per cento - ma pare abbia chiesto a Gentiloni anche di dare una sforbiciata agli sgravi fiscali. Una montagna di agevolazioni che permettono, indirettamente, a contribuenti e imprese di pagare meno tasse.

Stiamo assistendo a una manovra a tenaglia, orchestrata da Bruxelles e con Palazzo Chigi che tace, che punta a mettere in riga quei disgraziati di italiani che non si rassegnano ad obbedire agli euro-diktat, suggeriti dalla Germania. Si dirà: ma perché proprio adesso la Ue vuole infilare la lama nella nostra debole carne? Per comprendere questa accelerazione bisogna rileggere le frasi dei quattro leader europei riuniti lunedì sera a Versailles: Angela Merkel, Francois Hollande, Mariano Rajoy e Paolo Gentiloni. Stiamo parlando dei capi di Stato e di governo che rappresentano le principali economie del Vecchio Continente. Usciti dal summit hanno detto in coro: avanti con l’Unione europea, ma spazio alla flessibilità. Cioè se un Paese non ha voglia di rispettare le regole può serenamente fare un passo indietro. Occhio, non si parla di moneta unica a due velocità, ma di integrazione politica e fiscale a più velocità. Sembra un dettaglio da poco, ma è sostanziale. Il concetto è: l’euro non si tocca, perchè fa comodo ai tedeschi, ai francesi, agli spagnoli e agli italiani che sono attualmente al governo. Semmai, se uno Stato non ha intenzione, ad esempio, di mettere soldi pubblici sul fondo europeo salva-conti corrente - quello che dovrebbe intervenire per proteggere i clienti sotto i 100mila euro in caso di crac - sarà libero di rifiutarsi. Come ripetono in continuazione da Berlino, che non vuole aiutare i correntisti di una banca italiana in difficoltà con gli euro dei contribuenti tedeschi.

Insomma, al vertice di Roma del 25 marzo, finirà l’Europa improntata alla solidarietà e nascerà un’Url: Unione a responsabilità limitata. Ovviamente a uso e consumo della Germania, con un club di privilegiati che detterà la linea e influenzerà le scelte della Bce e un clan di seconde linee, alla mercè dei migliori.

Dove starà l’Italia? Ecco, qua sta il guaio. Gentiloni vuole tenerci nella zona nobile dell’Europa. Peccato che il Belpaese vanti una crescita economia fra le più basse dell’intero continente - ieri l’Ocse ci ha ricordato che anche nel 2018 il Pil salirà di circa l’uno per cento -, un debito pubblico superiore ai 2.200 miliardi, una montagna di sofferenze bancarie difficili da scalare. Senza contare la giustizia lumaca, la burocrazia scandalosa, l’invasione di immigrati e l’instabilità politica che emergerà alle prossime elezioni. Il premier però non vuole restare nella serie B dell’eurozona. E allora qual è l’unica via per rimanere nella massima serie? Far morire gli italiani. Di tasse. Da anni Ue e il Fmi predicano un cambio di rotta del fisco italiano: più tasse sui consumi, meno sul lavoro. E ancora: meno sgravi. Infine: inasprire l’imposta di successione e sugli immobili. Certo Ue e Fmi propongono anche un’aliquota Irpef più bassa. Ma non si è mai visto che la sinistra riduca le tasse sul reddito.

Già con Prodi e Ciampi gli italiani pagarono una manovrona e l’eurotassa per entrare nell’euro. Abbiamo visto i risultati. Dobbiamo soffrire di nuovo? Forse più che lottare per stare nel club dei Paesi migliori è meglio che l’Italia mandi tutti a quel paese

La bastonata al pm Woodcock: quelle (brutte) ombre sull'inchiesta

Csm, scontro con Woodcock sulla fuga di notizie



Batosta del vicepresidente del Csm Giovanni Legnini al pm Henry John Woodcock. Legnini ha infatti espresso "apprezzamento" per la Procura di Roma perché dopo la fuga di notizie sull'inchiesta Consip "ha immediatamente avviato una indagine penale e iniziative finalizzate a preservare il prosieguo delle indagini". Riporta il Corriere della Sera che il vicepresidente del Csm ha affermato che "il tema del segreto di indagine non possiamo farlo gravare sugli organi di informazione, ma riguarda gli uffici giudiziari". Un'accusa netta proprio alla Procura di Napoli, titolare e "custode" del fascicolo da diversi mesi. Perché, la "gravità delle fughe di notizie si concretizza nel rischio di ledere il principio costituzionale di non colpevolezza".

Pronta la risposta di Woodcock: "il vicepresidente Legnini sostiene una tesi giusta e corretta, perché la prima vittima delle fughe di notizie è il pubblico ministero", considerato che "se devo andare a interrogare una persona e sui giornali viene pubblicato il contenuto degli atti processuali, le mie verifiche sono bruciate". Ovvero quello che è successo alla vigilia dell'interrogatorio di Tiziano Renzi: "Solo un cretino potrebbe agevolare una cosa del genere". E ancora: "Io apprezzo e concordo con quanto detto dall'onorevole Legnini in ordine all'assoluta impellenza di una riflessione circa gli strumenti organizzativi idonei per tutelare il segreto investigativo. Proprio a tale riguardo, e in questa prospettiva, credo che abbia grande rilievo e rivesta straordinaria attualità la riflessione delle ultime settimane sulla applicazione dell’articolo 18 comma 5 del decreto 177 del 19 agosto 2016".

Travaglio rovinato da babbo Renzi? La mossa fatale (da 300mila euro)

Tiziano Renzi contro Marco Travaglio: "Voglio 300mila euro di danni"



"Non parlo con nessuno, tanto qualsiasi cosa viene travisata o, peggio, inventata", premette Tiziano Renzi, il babbo dell'ex premier invischiato nell'inchiesta Consip. Eppure, poi, in un'intervista a Il Giorno, qualche parolina gli sfugge. Prima gli chiedono se davvero partirà per un nuovo pellegrinaggio a Medjugorje, ma non si sbottona: "Non ho nessuna intenzione di dire che cosa farò". Poi gli viene chiesto perché non denuncia chi "inventa le cose", così come lui sostiene. E occhio alla risposta: "Venite il 16 marzo al tribunale di Firenze. C'è la prima udienza contro Marco Travaglio e Il Fatto Quotidiano. Credo sia pubblica". E di cosa si tratta? "Di una richiesta di risarcimento danni di 300mila euro". Poi stop. Zitto. Tiziano Renzi aggiunge soltanto: "Parlerò. Il 16 marzo. Ormai manca poco". Travaglio è avvisato.