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lunedì 27 febbraio 2017

"Che ha morso". Dettaglio straziante Cos'ha dovuto fare dj Fabo per morire

Dj Fabo: "Per morire ha dovuto mordere lui un pulsante"



"Suicidio assistito", si chiama. E' quello che ha scelto Fabio Antoniani, in arte dj Fabo, che dall'estate 2014 era cieco e tetraplegico in seguito a un incidente stradale. Termini freddi, quelli, anche se sufficienti a scatenare polemiche, attacchi, persino insulti. Come quelli che il povero Fabio Antoniani si è beccato pochi minuti dopo la sua morte da Francesca Chaouqui, che lo ha definito "un vigliacco". Come, nei particolari, e veramente, è morto "il vigliacco" lo ha voluto raccontare qualche ora dopo Marco Cappato, il tesoriere della associazione Luca Coscioni che ha accompagnato dj Fabo in Svizzera a morire. "Fabio ha morso un pulsante per attivare l'immissione del farmaco letale. Era molto in ansia perchè temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi, però, ha anche scherzato". Così muore "un vigliacco".

Associazione Arcobaleno della Vita Onlus presenta: Festa della Primavera

Associazione Arcobaleno della Vita Onlus presenta: Festa della Primavera





L'associazione Arcobaleno della Vita Onlus, presenta: "Secondo Policlinico di Napoli" 6 Marzo 2017, Festa della Primavera. Un evento solidale, con un parterre di rilievo. Difatti, oltre al console Bolivariano del Venezuela, dott.ssa Amarylis Gutièrrez Graffem anche il Console del Benin, dott. Giuseppe Gambardella. L'evento sostenuto anche dall'Onorevole Flora Beneduce e dall'Onorevole Ermanno Russo, Vicepresidente della Regione Campania. 

Indagine Civica nell'esperienza dei medici in tema di aderenza alle terapie La parola al dott. Francesco Pellegrino

Indagine Civica nell'esperienza dei medici in tema di aderenza alle terapie



di Francesco Pellegrino 
per il Notiziario sul web


Dott. Francesco Pellegrino

Cittadinanzattiva-Tribunale dei diritti del malato ha appena presentato l’indagine con cui scandaglia l’esperienza dei medici sia per il tempo e l’esperienza di cura con il paziente, che gli ambiti delle prescrizioni ed il relativo uso dei farmaci.

L’indagine cerca di valutare l’impatto delle disposizioni nazionali e regionali vigenti sull’esercizio della pratica clinica, dando grande risalto alla relazione intercorrente con il codice deontologico.

I risultati ci restituiscono una sanità i cui strumenti sono ben poco efficienti vista la scarsa aderenza alle terapie prescritte e visto la relazione medico paziente trasformatasi da un rapporto di quasi familiarità con lo storico medico condotto alla interazione fugace delle occasioni attuali sul modello del General Practicioner (medico di famiglia del sistema sanitario britannico cui miriamo quale modello).

L’indagine svolta su un campione di 816 medici di cui ben 404 erano abilitati alla prescrizione di farmaci biologici e biosimilari (quindi ad alta criticità di rischiesta di salute) ci restituisce una coorte del 76% dei medici intervistati che ritiene di non riuscire a dedicare un tempo opportuno per il proprio paziente, ritenendo il tempo insufficiente od inadeguato.

Tra questi solo uno sparuto manipolo si detta delle ferree regole temporali (7%) mentre il 62% modula questo tempo in base alle esigenze ed ai bisogni dei pazienti. La tragedia aziendalista pubblica appare quando un terzo dei medici ritiene il tempo insufficiente od inadeguato, riscontrando difficoltà per carenze di personale ed organizzative.

La conseguenza del tempo mal gestito in sanità produce, sempre a parere degli intervistati medici, una ridotta certezza che il paziente od il care giver abbiano ben compreso quanto discusso od indicato, allo scopo il 54% degli stessi lascia suggerimenti scritti oltre alla prescrizione. Questo tipo di indicazione però non utilizza quasi mai supporti informativi cartacei nè tantomeno, in piena era informatica, il supporto di APP, tutorial o video.

Il ritardo nell’utilizzo del multimediale nell’interazione medico paziente, l’indagine lo registra nel canale di comunicazione che resta ancora ben ancorato all’85% al numero di telefono dell’ambulatorio, seguito dal 48% del numero di cellulare personale e dal 37% del cellulare di servizio.

Qualche segnale di avanzamento nella cosidetta salute elettronica si registra nell’utilizzo delle email (78%) con a ruota whatsapp (35%).

Lo stato dell’arte su cui costruire il rapporto medico paziente del futuro certamente è  l’auto valutazione che il medico registra del proprio operato indicando nell’86% dei casi modalità e tempi di somministrazione, nel 77% dei casi nome e tipologia del farmaco, nel 68% dei casi effetti collaterali o reazioni avverse, nel 67% dei casi efficacia e qualità del farmaco ed eventuali interazioni con farmaci od integratori.

Sembrerebbe una situazione accettabile, eppure, basta leggere che solo nel 54% dei casi questi accompagna alla diagnosi ed alla prescrizione indicazioni su un corretto stile di vita ed un regime alimentare (obiettivi prioritari ed inderogabili secondo WHO) ed addirittura solo nel 36% dei casi indicazioni su alternative terapeutiche od esistenza di farmaci equivalenti.

Questo è il nocciolo della questione.

Il corpo unico della forza lavoro della Sanità italiana oggi partecipa ad una delle forme di tutela della salute umana più avanzata al mondo. 

La sensazione che questo non sia percepito correttamente è quotidianamente confermato da un crescente esempio di operatori di sanità pubblica che salgono agli onori della cronaca per l’uso improprio e fraudolento del bagde oppure per impegno improprio della professione medica.

La questione nasce indubbiamente nella ricerca di un moto d’animo professionale che faccia considerare la propria professione una missione intesa in senso tutelante ed appagante l’esercente, l’utente e l’offerta sanitaria pubblica.

Per esempio come far comprendere e condividere che alla scadenza di un brevetto ed al mancato adeguamento del prezzo di riferimento di un farmaco originator vada ricercata la possibilità di garantire la stessa offerta di salute con un farmaco dal prezzo di riferimento originator od equivalente che sia ? Non certo alimentando miti di incertezze che non sono suffragati da dati di segnalazione ADR di mancata efficacia di prodotti consigliati.

Questo penso sia l’ennesimo segnale di allarme che il funzionamento della nostra magnifica sanità pubblica stia cambiando, mancando l’appuntamento del trasformarsi, migliorandosi.

Infatti non cogliere che la gestione della cosa pubblica (res publica) andrebbe fatta come la gestione di un bene proprio, anzi anche meglio, un pò come quei saggi contadini che coltivando orti confinati si sfidano nel migliorare le proprie colture senza trascurare la corretta manutenzione del flusso delle acque comuni di confine perchè nell’equilibrio di una Comunità troviamo il domani comune.

Molti professionisti della salute in questi anni mi hanno insegnato con la loro quotidiana abnegazione lavorativa che farsi carico della sofferenza dell’essere umano e partecipare alla tutela della salute e soprattutto della dignità umana sia uno degli esercizi più appaganti in assoluto un uomo, senza avere un valore economico equiparabile, perchè si partecipa ad alimentare la vita umana quale bene supremo biologico.

Inoltre partecipare ad una Comunità scientifica dovrebbe stimolare a migliorarsi, migliorando l’offerta di salute con la ricerca di nuove opportunità, nuove vie.

La Sanità che abbiamo ereditata è stata futuribile e lungimirante a noi l’affascinante ruolo di trasformarla da merce in stile di vita e welfare.

Dott. Francesco Pellegrino
Via G.A. Acquaviva, 39
81100 Caserta.
E_mail: frankpiglrim@gmail.com
Cell: 348.8910362

"L'Oscar va a...", disastro mondiale Aprono la busta: è caos sul palco

Colpo di scena: errore sul palco, il miglior film è Moolight e non La La Land



L'Oscar per il miglior film va a Moonlight, ma prima è stato assegnato al... film sbagliato. Sul palco dell'Academy è andato in onda, in mondovisione, il momento più imbarazzante nella storia di Hollywood e, forse, del cinema. Warren Beatty apre la busta e legge il nome: La La Land, autentico dominatore annunciato della serata con 6 statuette. Il cast (Ryan Gosling e Emma Stone, premiata come miglior attrice, in testa), il regista e i produttori esultano poi la doccia gelata, dopo pochi secondi. Mentre già il produttore del musical Jordan Horowitz parlava ringraziando sul palco del Dolby Theatre, è stato scoperto l'errore (probabilmente i due avevano ricevuto una busta sbagliata). Il tempo di fare delle scuse rapide e imbarazzate ed è arrivata la rettifica: il vero vincitore è Moonlight, il film black di Berry Jenkins, che nello spiazzamento generale raggiunge il palco e dedica la vittoria alle ragazze e ai ragazzi di colore.

I numeri premiano la ricerca della Fondazione Santa Lucia

I numeri premiano la ricerca  della Fondazione Santa Lucia



di Eugenia Sermonti



Primi nelle scienze mediche, secondi nel settore delle scienze biologiche e di nuovo secondi nelle scienze psicologiche. Sono questi i risultati dell’attività di ricerca della Fondazione Santa Lucia Irccs fotografati, numeri alla mano, dal Rapporto ANVUR 2011-2014 appena pubblicato. Nella sezione degli enti di ricerca che si sono sottoposti su base volontaria al giudizio dell’Agenzia Nazionale della Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, i risultati prodotti dai Laboratori della Fondazione Santa Lucia IRCCS parlano chiaramente di un soggetto protagonista della ricerca italiana nel settore delle neuroscienze, che riesce con i propri risultati a superare anche grandi istituzioni. “Ringrazio tutti i responsabili di laboratorio e tutti i ricercatori che ogni giorno rendono possibile con il proprio lavoro questo successo: quello che viene riconosciuto è il nostro metodo di lavoro e il nostro modello di ricerca. Valorizzazione e responsabilizzazione diretta per i ricercatori, strategia di innovazione per la ricerca e deciso orientamento alla ricerca traslazionale” ha dichiarato Carlo Caltagirone, direttore scientifico dell’Irccs che a Roma rappresenta un punto di riferimento ogni anno per migliaia di pazienti, provenienti anche da altre Regioni italiane, sottoposti a programmi di neuro-riabilitazione ad alta specializzazione.

Con sessanta laboratori distribuiti a Roma, tra l’ospedale e il vicino Centro Europeo di Ricerca sul Cervello (Cerc), la Fondazione produce un’attività di ricerca valutata, secondo gli standard internazionali, con una media annuale di oltre 2.000 punti di impact factor normalizzato. E nonostante i finanziamenti pubblici all’attività di ricerca della Fondazione si siano ridotti negli ultimi otto anni del 30 per cento, la produttività dei ricercatori della Fondazione è cresciuta del 45 per cento. “I numeri non sono opinioni e dimostrano che la Fondazione Santa Lucia è un centro di eccellenza che merita di essere supportato nell’interesse dei cittadini e del mondo scientifico. Ci auguriamo che la Regione Lazio possa trovare insieme a noi una soluzione per i problemi che da anni non favoriscono un lavorare sereno al servizio della collettività”. Così Luigi Amadio, direttore generale della Fondazione Santa Lucia IRCCS, ha commentato i risultati del nuovo Rapporto Anvur. Un rapporto che arriva a poche settimane dai risultati ufficiali pubblicati dal Ministero della Salute sull’attività di ricerca degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (Irccs) italiani, nel quale di nuovo la Fondazione Santa Lucia risulta tra i tredici Irccs che insieme realizzano oltre la metà dell’attività di ricerca dei complessivi 49 Irccs registrati in Italia.


Dalla cantina dei nonni alle grotte sotterranee.


Il primo e unico impianto al mondo per la conservazione delle mele è stato realizzato 275 metri sotto le... 
E l’attività di ricerca della Fondazione non è premiata soltanto dalle statistiche nazionali. Nel mese di febbraio anche i rappresentanti dell’Unione Europea hanno fatto tappa a Roma per prendere visione direttamente delle tecnologie robotiche e dei sistemi d’interfaccia cervello-computer (Bci) sviluppati dai ricercatori della Fondazione e che ora fanno parte dei percorsi di riabilitazione per pazienti con lesioni del midollo spinale e pazienti post-ictus. “Ho visto qui oggi la ricerca applicata in una maniera utile ai pazienti e i pazienti che possono dare ai vostri ricercatori un ritorno per migliorare ancora. Complimenti. Ho visto cose bellissime” è stato il commento di Roberto Viola, direttore generale di DG Connect, responsabile presso la Commissione Europea per lo sviluppo di Comunicazione Digitale e Tecnologie.

E Janssen compie i primi 60 anni di ricerca scientifica in psichiatria

E Janssen compie i primi 60 anni  di ricerca scientifica in psichiatria



di Martina Bossi


Il Concerto della Jc Band

Janssen, azienda farmaceutica di Johnson & Johnson, ha celebrato i ‘60 anni di ricerca in psichiatria’ proprio in occasione del XXI Congresso Nazionale della Società Italiana di Psicopatologia che si è concluso l'altro ieri a Roma. Un’area terapeutica a cui l’azienda dedica il proprio impegno dal 1953, quando il suo fondatore Paul Janssen, scomparso nel 2003, iniziò a occuparsi di patologie mentali e nello specifico di schizofrenia. I suoi studi contribuirono a rivoluzionare l’approccio terapeutico ai disturbi mentali, grazie a scoperte in campo farmacologico che hanno segnato la storia della psichiatria nel mondo. Successi che gli fruttarono la candidatura al Premio Nobel e il primato di ricercatore che ad oggi ha scoperto il maggior numero di farmaci antipsicotici della storia della medicina. Negli ultimi sessant’anni, ben due molecole per patologie mentali di Janssen hanno ottenuto il riconoscimento di farmaci essenziali per l’umanità dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Si tratta dell’aloperidolo, la prima molecola sintetizzata da Janssen nel 1958 e lanciata sul mercato nel 1984-85, e del risperidone arrivato nel 1995. I lavori del Congresso sono stati, appunto, l’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte delle terapie e sulle prospettive future che la ricerca sta aprendo, ma non solo: l’impegno di Janssen si concretizza anche sul fronte sociale.

“La nostra mission, da 60 anni a questa parte, è minimizzare l’impatto delle patologie mentali sui pazienti, grazie alla ricerca di soluzioni terapeutiche innovative. Siamo impegnati nell’identificare nuovi target per la depressione, l’insonnia e la schizofrenia – ha detto Massimo Scaccabarozzi, AD e Presidente di Janssen Italia – L’obiettivo è unire l’efficacia terapeutica dei farmaci con la riabilitazione e il conseguente reinserimento in società dei pazienti; lo dimostra il progetto ‘Triathlon - Indipendenza, Benessere, Integrazione nella Psicosi’ - ideato per far fronte alle criticità che, quotidianamente, caratterizzano l’assistenza e il trattamento delle persone che soffrono di psicosi. Ne è esempio anche l’impegno di Janssen e della JC Band a favore di iniziative di sensibilizzazione come il concerto benefico che terremo tra qualche giorno a Roma”. E infatti è tornata la beneficenza a ritmo di rock con il concerto ‘Rock & Roll per la Salute Mentale’ promosso da Massimo Scaccabarozzi e la JC Band a sostegno dell’Associazione ‘Volontari per Policlinico Tor Vergata’.

Una serata di beneficenza, dedicata alle persone con disabilità mentali, con una cover band che vanta dal 2008 ad oggi oltre 80 concerti all’attivo tra l’Italia e l’estero. Il gruppo è interamente composto da dipendenti Janssen Italia, guidato da Massimo Scaccabarozzi, voce e chitarra. Insieme a lui si esibiscono i musicisti-colleghi: Maurizio Lucchini, della direzione medica al basso; Orazio Zappalà, chitarra elettrica, della direzione Strategic Customer Group; Francesca Mattei, tastierista, della direzione marketing; Antonio Campo, alla batteria e Francesco Mondino, anche lui alla chitarra elettrica, entrambi Key Account Manager. L’Associazione ‘Volontari per Policlinico Tor Vergata’ è una Onlus nata nel 2005 per portare assistenza ai pazienti del Policlinico Tor Vergata e ai loro familiari. Quotidianamente i suoi volontari si dedicano a rendere meno soli i pazienti, supportando, nell’ambito delle proprie finalità di solidarietà sociale, le attività dell’ospedale. «I volontari, oltre a svolgere un’azione di mediazione all’interno del Policlinico, promuovono la ricerca scientifica ed hanno tra gli obiettivi primari la promozione della riabilitazione e del reinserimento sociale dei pazienti psichiatrici e non» ha affermato il professor Alberto De Stefano, presidente dell’Associazione ‘Volontari per Policlinico Tor Vergata’.

Ubriaco, lancia il camion sulla gente: terrore alla parata di Carnevale, 28 feriti

Terrore a New Orleans: camion sulla parata di Carnevale, 28 feriti




Un camioncino guidato da un uomo che sembrava essere "altamente alterato" è piombato tra la folla di spettatori che assistevano a New Orleans, negli Stati Uniti, alla parate principale di Carnevale. Sono 28 in totale le persone portate in ospedale tra cui un agente, ha detto la polizia. Il camion ha colpito altri tre veicoli, tra cui un autocarro con cassone ribaltabile, prima di virare verso la gente che assisteva in piedi allo spettacolo. Un'indagine è in corso, ha aggiunto la polizia. Gli agenti hanno subito fermato l’autista del pick-up che, secondo testimoni oculari intervistati da una tv locale, aveva gli occhi vitrei ed era sotto l'effetto di droghe o alcol. Il sindaco Mitch Landrieu ha parlato di un "automobilista ubriaco".