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giovedì 23 febbraio 2017

Champions, Porto - Juventus 0-2: in gol Pjaca e Dani Alves

Champions, Porto - Juventus 0-2: in gol Pjaca e Dani Alves



Porto-Juventus 0-2 nell'incontro valido per l'andata degli ottavi di Champions League. Le reti nella ripresa. Vantaggio firmato da Pjaca al 27', raddoppio di Dani Alves al 29'. Padroni di casa in dieci dal 27' del primo tempo per l'espulsione di Telles.

La clamorosa scoperta della Nasa: "Ci sono 7 pianeti uguali alla Terra"

La clamorosa scoperta della Nasa: pianeti come la Terra, dove sono



Un sistema planetario che riceve la stessa quantità di luce che riceve la terra. E' ancora impossibile arrivarci, ma la scoperta è epocale. La Nasa, nell'attesa conferenza stampa mondiale, ha annunciato la notizia. A meno di 40 anni luce da noi ci sono sette pianeti gemelli della Terra. TRAPPIST-1, una stella nana rossa nella costellazione dell'Acquario, ha infatti un corteo di ben sette pianeti simili alla Terra. 

Il punto forse più importante della scoperta è che tre di queste "sette sorelle" della Terra si trovano nella cosiddetta fascia di abitabilità, e potrebbero quindi ospitare acqua allo stato liquido, ingrediente fondamentale per lo sviluppo della vita. Un sistema planetario da record, perché allo stesso tempo ospita il maggior numero di pianeti come la Terra e il maggior numero di pianeti nella zona abitabile. Il risultato, ottenuto da un team internazionale e pubblicato online su Nature, apre così scenari completamente nuovi nella ricerca degli esopianeti e della vita nell'Universo.

"Questa scoperta permetterà, con ulteriori studi, di rispondere alla domanda delle domande: ci sono forme di vita al di là del sistema solare?": lo dice uno dei responsabili della Nasa durante la conferenza stampa globale. Non si sa ancora se i pianeti sono abitabili o meno, non si sa nemmeno se ci sono una o più Lune. 

L’annuncio dell’eccezionale risultato da parte della Nasa ha visto protagonista Michael Gillon dell’istituto di astrofisica dell’Università di Liegi in Belgio, scopritore assieme ai suoi collaboratori del nuovo sistema solare distante 39 anni luce nella costellazione dell’Acquario.

Le bestie lanciano il cagnolino dall'auto Scatta la caccia ai bastardi in autostrada

Autostrada A4, cagnolino lanciato dal finestrino di una Bmw



È stato salvato dalla polizia il povero cagnolino che nella giornata di martedì scorso, poco prima di mezzogiorno, è stato lanciato fuori dal finestrino di un'automobile, all'interno dell'area di servizio "Limenella" a Padova, lungo l'autostrada A4. Adesso è caccia all'uomo e gli agenti sono sulle tracce dei responsabili: stando alle testimonianze riportate da alcuni automobilisti in transito durante l'accaduto, l'auto colpevole sarebbe una Bmw arancione con una targa rumena, schizzata via in direzione Venezia.

Come riporta Il Mattino di Padova, molti sono scesi dalle proprie vetture per dirigersi nel campo adiacente all'area di servizio, scavalcando il guardrail, per riuscire a riprendere il cucciolo e metterlo in salvo. Le Forze di Polizia e la Polizia Stradale sono state immediatamente avvertite e hanno mandato le loro pattuglie sul posto. Il servizio veterinario dell'Usl 6 di Padova si sta dedicando alle cure del cagnolino. I colpevoli rischiano invece un anno e mezzo di carcere e una denuncia penale per i reati di abbandono e di maltrattamento di animali. 

Stadio, il sindaco Grillo ora ha deciso: dove vuole costruirlo (e non scherza)

Roma, Grillo dice sì allo stadio: "Ma non a Tor di Valle"



Beppe Grillo ha detto sì. Lo stadio giallorosso si può fare, ma non a Tor di Valle: "meglio una zona non soggetta a esondazioni. Nessuno è contrario allo stadio - spiega il garante dopo un incontro con i consiglieri Cinquestelle in Campidoglio - Nessuno dice No, diciamo di Sì, ma da qualche parte che non sia quella". Venerdì, in Campidoglio, si terrà l’incontro slittato oggi tra amministrazione e società giallorossa. Non si sa se sarà presente anche la sindaca. Intanto arriva l’avvertimento del presidente della Roma, James Pallotta. "Ci aspettiamo un esito decisamente positivo dall’incontro in programma venerdì. In caso contrario, sarebbe una catastrofe", twitta e lascia intuire come la società non sia poi così favorevole ad abbandonare l’ipotesi Tor Di Valle. Si tratta soltanto di una delle questioni affrontate da Grillo nella sua quarta giornata romana - il garante è arrivato nella capitale domenica sera -.

In mattinata, discute di programma di governo e della piattaforma Rousseau con la senatrice ’ortodossà Paola Taverna, poi tocca a Luigi Di Maio, mentre ieri Grillo ha incontrato i parlamentari in Senato. Dopo Di Maio, è la volta dei responsabili degli enti locali Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede con i quali il leader raggiunge, per la seconda volta in quattro giorni, il Campidoglio poco prima delle tre. Qui si chiude per tre ore in una stanza insieme ai consiglieri di maggioranza. Uscendo, non rilascia dichiarazioni e la versione ufficiale esclude che si sia parlato di stadio della Roma, ma è difficile crederci. Si sa che i consiglieri M5S sono per lo più contrari all’attuale progetto che prevede un milione di metri cubi edificabili in un’area che presenta problemi idrogeologici. Ma - come spiega un consigliere di opposizione - sull’arena giallorossa il Movimento si gioca il favore di una parte consistente di elettorato e l’immagine di forza capace di governare. Per questo, tra le ipotesi al vaglio c’è quella di annullare la delibera con cui si stabilisce l’interesse pubblico dell’opera. Così facendo, si bloccherebbe il progetto in conferenza dei servizi e si ricomincerebbe ex novo. Il limite di tempo fissato è il 3 marzo, ultima riunione della conferenza dei servizi, indetta dalla Regione Lazio su cui Grillo punta il dito in un videomessaggio, scaricando sulla Regione la responsabilità della vicenda.

C’è poi un’altra strada percorribile, vale a dire la modifica del progetto, con una riduzione delle cubature. L’opinione, tra alcuni consiglieri Cinquestelle, è che la rimodulazione sia l’alternativa meno probabile. Intanto Grillo continua a difendere l’operato della prima cittadina. "Virginia Raggi si sta muovendo a scopo cautelativo per il Comune - spiega - farà una dichiarazione fra uno o due giorni e si chiuderà questa storia in un modo o nell’altro. Lo stadio non è una mia decisione". Ma lo scetticismo di Grillo sul progetto trapela quando gli viene posta una domanda sulla sua utilità: "È un’ opera da un milione di metri cubi - risponde - in cui lo stadio rappresenta il 15 per cento e l’85 per cento sono altre cose, poi vedremo". Non ci sono dubbi invece sulla giunta e sull’amministrazione. "Roma - assicura - sarà il più grande successo del Movimento 5 Stelle. Abbiamo fatto degli errori: chiediamo scusa e abbiamo chiesto scusa". Domani il garante dei Cinquestelle sarà ancora nella capitale fino all’ora di pranzo.

"Vogliamo medici non obiettori", è caos La protesta della Cei, i dubbi del giudice

Roma, al San Camillo concorso per medici non obiettori. La Cei protesta



Due nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato, decisi con un concorso riservato unicamente a ginecologi dedicati alla legge 194. E la polemica, visto il tema sempre molto ’caldò, deflagra in poche ore. Tutto parte dal bando della Regione Lazio, la prima a farlo, riservato esclusivamente a medici non obiettori, con l’intento di garantire l’applicazione piena della normativa sull’interruzione volontaria di gravidanza. Con questa decisione due medici entreranno nell’equipe dell’ospedale San Camillo di Roma. "È una sperimentazione, siamo i primi in Italia e penso che sia necessario garantire alle donne un diritto sancito dalla legge. Occorre puntualizzare però che in questa vicenda l’obiezione di coscienza è garantita al 100%: per rispettare l’applicazione è stato promosso un bando per 2 unità di personale su oltre 2.200 operatori del settore, in un servizio strettamente finalizzato a operare richieste di interruzione di gravidanza", ha spiegato il governatore del Lazio Nicola Zingaretti. La Cei, però, insorge. La decisione dell’ospedale San Camillo-Forlanini di Roma di assumere medici non obiettori, "snaturerebbe la legge 194, fatta per prevenire l’aborto e non per indurlo", spiega don Carmine Arice, direttore dell’ufficio nazionale per la pastorale della salute. Sullo stesso fronte critico contro la decisione della Regione Lazio anche la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, che rilancia: "La legge non prevede selezioni per i non obiettori".

Il direttore del San Camillo, uno dei più grandi poli ospedalieri della Capitale, non ha dubbi: "Non è assolutamente un bando discriminatorio, ci muoviamo per la prima volta in un terreno sconosciuto. Apre un precedente, dà garanzie per la qualità e la copertura di un diritto, il medico deve garantirla". Ma bisogna chiarire che se i medici scelti, diventando obiettori di coscienza, rischiano il licenziamento per inadempienza contrattuale. "Il contratto fatto ai medici prevede che loro eseguano le procedure di aborto, se non lo facessero è come non andare a lavorare. Nessuno obbliga a usare la 194, si tratta di rispettare la libertà delle persone", spiega a LaPresse la consigliera regionale del Lazio Teresa Petrangolini (Pd). E questo bando potrebbe aprire davvero un’autostrada sul tema. "Certo, dove ci sarà la neccesità si potranno fare altri bandi ora che il principio è sancito al San Camillo. Ora la Regione sul fronte sanità può di nuovo assumere". Anche se all’orizzonte potrebbero sorgere nuove nubi tecniche, come spiega il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli: "Un concorso che esclude coloro che sono obiettori è di dubbia legittimità".

OCCHIO ALLA MINISTRA "È l'ora di farlo davvero" La Fedeli terrorizza l'Italia

Pd, la Fedeli lancia la sfida: "Ci vuole una donna alla segreteria del partito"



Nei lunghissimi giorni dei dibattiti e delle assemblee Pd si è notata un'assenza: quella delle donna. A sinistra si fa un gran parlare di quote rosa e "uguaglianza di genere", eppure alle occasioni che contano si scannano soltanto i maschietti. E chi le ha sentite parlare, al Nazareno, le varie Rosy Bindi o Maria Elena Boschi? Serracchiani e Finocchiaro? Sparite, come tutte le altre. Non c'è spazio per le donna, dunque, tra i progressisti che si spaccano e si scindono non per gli ideali, ma per i rancori e le poltrone. Non c'è spazio per le donne, con buona pace di Laura Boldrini.

Se ne sono accorti in molti, di quest'assenza. E se ne è accorta anche Valeria Fedeli che ha si è lanciata in una profondissima riflessione sul ruolo femminile nel Pd: "Non c'è nessuna donna che si candida alla segreteria Pd, perché? Dobbiamo chiedercelo e risponderci. Io - ha aggiunto - quando ero alla Cgil ho lavorato molto per spianare la strada a un segreteraio donna".

Nella storia del Pd c'è stata una sola donna candidata alla segreteria, cioè Laura Puppato. Una che non ha proprio lasciato un segno indelebile nella politica italiana. Nel sindacato invece la Fedeli ha dimostrato di saperci fare, l'elezione di Susanna Camusso ha portato una gestione radicalmente diversa rispetto alle precedenti.

Non c'è dubbio che all'interno del Partito democratico ci possano essere donne capaci di riprendere in mano la gestione del partito. Anzi, è sempre più forte la convinzione che una donna possa fare mille volte meglio degli ultimi segretari uomini. L'accenno della Fedeli però non può lasciare sereni gli italiani, già condannati ad averla come ministro all'Istruzione. Al momento è solo un sospetto, ma gli indizi che lei in persona voglia candidarsi alla segreteria del Pd si stanno accumulando minacciosi. Al Corriere della sera ha pure aggiunto: "Nel governo Renzi sono stati presi provvedimenti importanti in favore delle donne. Lo stesso governo era formato al 50% da donne. C'è qualcosa di incompiuto". Se non è una minaccia questa.

Il futuro ambasciatore di Trump: la sua frase profetica su Berlusconi

Malloch, l'uomo di Donald a Bruxelles: "Trump? Per l'Italia grandi occasioni Fate votare la gente su Europa ed euro"


intervista a cura di Pietro Senaldi
(ha collaborato Gianluca Savoini)



Il trumpismo in Europa ha i modi cortesi ma poco diplomatici di Ted Malloch, 65 anni a settembre, di stanza prevalentemente a Londra, economista, finanziere, professore di Strategia governativa e leaderhip. Un curriculum che in Europa nessun politico può vantare ma che non gli ha evitato la ferma opposizione di eurocrati e cancellerie politically correct di fronte alla sua candidatura ad ambasciatore degli Stati Uniti presso l'Unione Europea. Forse perché ha detto senza mezzi termini che l'euro è finito, l'Europa non sta bene, Putin non è il demonio e ogni Stato dovrebbe far votare i propri cittadini su moneta unica e adesione alla Ue. O forse, semplicemente perché, come Trump e tutta la sua squadra, è ricco ma anticonformista e privilegia il contenuto del discorso ai suoi possibili effetti.

Perché Trump e la sua amministrazione non amano l'euro: la divisa comunitaria secondo voi ha danneggiato gli Usa?

«Non è questione di odio o amore, l'euro non è un male né un bene per gli States. L'Europa ha Paesi nell'eurozona, Paesi fuori, Paesi che possono uscirvi e Paesi che ne sono usciti (lapsus freudiano, quest' ultimo, perché nessun Paese ha lasciato l'euro: doveva entrarvi la Danimarca ma vi ha rinunciato all'ultimo in seguito all'esito negativo del referendum sull'euro, ndr)».

Su quali basi sostiene che l'euro ha solo 18 mesi di vita?

«Ho fatto la mia analisi sulla Bbc, affermando che ci saranno altre Brexit e che se fossi al tavolo di una banca d' investimento punterei contro l'euro. Non sono certo l'unico a fare questa previsione. Anche molte banche e società di gestione vedono un futuro cupo per l'euro, che sembra essere sopravvalutato nonostante sia già sceso di valore. C'è instabilità politica nell'eurozona e ci sono elezioni vicine dagli esiti imprevedibili».

Qual è stato l'errore determinante di Bce e Ue nella gestione della moneta unica?

«Sono d'accordo con quanto sostiene Joseph Stiglitz, che afferma che la moneta unica è una valuta nata male, ha un difetto genetico. (Per Stiglitz la moneta unica ha fallito nei suoi due obiettivi: creare più prosperità economica e più unione politica e ora ci sono due scenari possibili, l'abbandono della moneta o la sua trasformazione in un sistema di rapporti valutari più flessibili, una sorta di ritorno allo Sme degli anni '80; ndr).

Davvero pensa che la Grecia sia il Paese che per primo abbandonerà l'euro e che potrebbe agganciarsi al dollaro americano?

«Io non posso fare previsioni sulla eventuale Grexit, ma si tratta di un'opzione, in quanto i greci hanno bisogno di ottenere un maggiore controllo della propria economia e l'euro lo impedisce. Il tema della dollarizzazione è stato discusso in alcuni think tank, ma credo sia appropriato solo per situazioni come lo Zimbabwe o l'Ecuador, dove esiste una iper-inflazione, che non è il problema centrale in Grecia».

Gli effetti per l' Europa e il mondo della fine dell' euro sarebbero positivi o negativi?

«Il collasso dell' euro sarebbe negativo, è sempre preferibile un processo ordinato. La stessa moneta può andare bene per tutti i Paesi europei? Le economie sono uguali? Qualcuno dovrebbe lasciare l'euro? Sono tutte domande che ogni Paese dell'eurozona dovrebbe porsi».

Che politica monetaria attuerete? Farete la guerra all'euro perché è troppo debole e alla Banca Europea perché lo tiene così basso e vi frena le esportazioni?

«Il mercato e la Fed determinano tutto ciò indipendentemente dal governo americano. La parità tra euro e dollaro è predetta da molti».

Le minacce di Trump non hanno avuto in realtà un effetto boomerang, ricompattando i leader europei nella difesa dell'euro?

«Io questo non lo vedo. La valuta è una misura di valore economico, è il mercato a determinarne il valore, non le istituzioni politiche».

Non teme che l'America pagherà un prezzo a scardinare la Ue?

«L'America non vuole scardinare nulla. Gli inglesi hanno votato l'uscita dalla Ue: stanno soffrendo? Direi di no. Ad altri Paesi dovrebbe essere consentita la medesima decisione. Perché temete il volere del popolo? Fate anche voi un referendum».

Un'Europa nazionalista già ha scatenato due guerre mondiali dove sono morti milioni di americani. C'è chi sostiene che la disintegrazione della Ue scatenerebbe nuovi conflitti: non teme questo scenario?

«No, non lo temo. L'Europa è cresciuta, è un posto adulto e libero di decidere la propria strada. È in grado di gestire le realtà presenti e non dipende da una forza esterna per mantenere la pace. Gli ultimi 70 anni lo dimostrano. Le giro la domanda: perché non si può fare affidamento sul fatto che gli europei riescano a vivere in pace all'interno dei rispettivi Stati sovrani?».

Davvero vede delle analogie tra Ue e Urss come ha detto?

«Era un commento fatto in una trasmissione tv umoristica. Richiederebbe un'analisi infinita. La Ue non è né sovietica né unita come lo era l'Urss. Il paragone è stato fatto da molti accademici. Le ricordo comunque che l'Urss è collassata sotto il proprio stesso peso».

Perché la Ue è fallita: per colpa dei popoli, dei funzionari Ue o dei politici che non hanno ceduto sovranità?

«La risposta si può ricavare dalla sintesi dei fattori elencati nella sua eccellente domanda. Ciascuno con il proprio grado di responsabilità».

Perché tanta diffidenza verso l'Europa?

«Non c' è diffidenza, solo relazioni oneste, franche e candide. Molti americani pensano che gli States meritino più gratitudine per quello che hanno dato all'Europa dalla Seconda Guerra Mondiale a oggi e molti vedono troppo risentimento nei nostri confronti».

Si può contare sul fatto che con Trump gli Usa manterranno con l'Europa un rapporto privilegiato di amicizia basato sull'affinità culturale e sociale?

«Il rapporto transatlantico continuerà però con nuove modalità ed enfasi. L'America condivide una lunga affinità e genealogia con tutta l'Europa e celebra la diversità europea in tutte le sue manifestazioni».

Il Parlamento Ue ha diritto di esprimersi su chi debba essere l'ambasciatore Usa presso la Ue?

«No. Il Congresso Usa non vota su chi gli altri Paesi devono mandare in America come ambasciatori».

Cosa pensa del Parlamento Europeo? E della Commissione Ue?

«Sono istituzioni europee ancora in evoluzione. Io da fuori mi chiederei: sono democratiche? Sono troppo costose? Sono burocratiche e ridondanti? Ma la risposta e la valutazione del loro futuro dipende dagli Stati membri».

Perché vuol fare l'ambasciatore Usa in Europa?

«Sono disposto a servire il governo Usa e l'amministrazione Trump in qualsiasi cosa ritengano opportuno. L'ambasciatore Usa in Europa è un ruolo per cui sono stato esplicitamente valutato dalla squadra del presidente. Penso che tutti i cambiamenti in atto in Europa ora la rendano una posizione chiave».

Si è pentito delle frasi d'attacco a euro e Ue?

«Erano forti. Ma è anche vero che serve una diplomazia senza fronzoli, insomma senza quelle che in Usa chiamiamo "bullshits"».

Lei è manager e uomo della finanza: cosa fa al servizio di un governo protezionista e populista?

«Questa è una domanda degradante. Non è così. Tante brave persone, se chiamate, sono disposte a servire i più svariati governi».

Come vede la crescita dei movimenti nazionalisti in Europa?

«È un fenomeno globale, dalla Brexit a Trump e ora ancora in Europa: è la nuova realtà».

Non teme che la svolta protezionistica danneggerà gli Usa?

«Mettere gli Usa sopra ogni cosa aiuta la crescita della nostra economia, portando lavoro e produzione in America. Questo è positivo per tutti gli americani. Non è una cosa che crea danno ma prosperità».

Non ritiene anche protezionismo rifiutare la globalizzazione e voler trattare con singoli accordi realtà complesse e interstatuali?

«Trump ha enunciato la sua politica: non crede alle entità sovranazionali, trova il multilateralismo un abbassamento della qualità delle intese e vede un futuro nelle relazioni bilaterali e nel sistema Stato-centrico. Privilegia le relazioni bilaterali con i singoli Stati, anche della Ue. Punto».

Il vostro nemico numero uno economico è Berlino, con il quale avete una bilancia commerciale in deficit di 80 miliardi: su quali basi volete rimodulare i rapporti con la Germania?

«Non lo chiamerei un nemico ma un forte partner transatlantico e lo è stato per decenni. Dobbiamo solo riequilibrare più correttamente il tavolo del commercio, come del resto con gli altri partner Ue».

Gli altri grandi esportatori verso gli Usa sono Messico, Cina e Giappone: intendete applicare dei dazi o cercherete di trattare?

«I dazi sono un bastone da usare selettivamente e solo dopo che tutto il resto è fallito. Trump crede nel mercato libero e corretto».

Si dice da sempre che il presidente degli Usa è l'uomo più potente del mondo; oppure oggi lo è il leader cinese Xi?

«Davvero? Per qualsiasi misura di potere economico, politico e culturale l'America rimane ampiamente superiore a qualsiasi altra nazione al mondo. Le consiglio di controllare i suoi numeri».

Volete far pagare tutte le tasse in Usa a Google, Facebook e Apple in Usa?

«La prima responsabilità di qualsiasi azienda è pagare le tasse. L'evasione fiscale è da combattere e ogni Paese, non solo gli Usa, dovrebbe implementare misure in tal senso».

Cosa vi aspettate dal rapporto con Putin?

«Non c'è margine di peggioramento, può solo migliorare. Molti si aspettano un disgelo o anche un'intesa. Ci sono molte questioni su cui America e Russia possono lavorare insieme in modo proficuo».

C'è chi dice che Putin sia il baluardo dell' Occidente in Europa e Asia: condivide?

«Baluardo? Non ho famigliarità con questa teoria. Comunque è meglio avere un rapporto con Putin piuttosto che non averlo».

La Crimea è Russia? E l'Ucraina quanto è Russia?

«Dipende da quale mappa guarda e qual è la data della mappa. Sono questioni da risolvere quanto prima, con la Russia e tutte le altre parti coinvolte».

È ora di porre fine alle sanzioni contro Mosca?

«Non ancora. La fine delle sanzioni va negoziata passo passo con un do ut des verificato a ogni passo. Si ricordi la frase di Reagan: fidarsi ma verificare. Trump la farà sua».

Come cambierete la Nato e che impegno pensate di chiedere all' Italia e all' Europa?

«Trump ha detto che la Nato è obsoleta però, dopo essersi consultato, afferma che dev'essere rilanciata e ricostruita attorno alla lotta al terrorismo mondiale e informatico. Quello che è imperativo è suddividere le spese: solo cinque membri della Nato oggi pagano il loro contributo, corrispondente al 2% del Pil».

Immagina un'alleanza Russia-Usa per sconfiggere l'Isis anche con l'invio dei militari?

«La questione è stata discussa. Io non sono un esperto militare, certo l'Isis dev'essere sconfitta».

Va bene la ripresa dei rapporti con Israele ma perché spostare l' ambasciata a Gerusalemme?

«È da tempo una promessa americana che vogliamo mantenere».

Se una cosa buona aveva fatto Obama era riprendere il dialogo con l'Iran: perché buttare via il lavoro fatto?

«L'Iran è il più grande sponsor del terrorismo ed è intimamente anti-Usa. È una minaccia e non ci si può fare affidamento. La possibilità di un Iran con armi nucleari è terrificante».

La crisi mondiale è nata negli Usa che l' hanno esportata: che idea ha a riguardo?

«È cominciata in America e si è diffusa nel mondo, con differenti conseguenze. La crisi è nata per due motivi: le politiche governative di incentivare la concessione di mutui anche a chi non se lo poteva permettere e la cultura malata, corporativista e avida di Wall Street».

L'alta finanza ha fatto bene o male all' economia mondiale?

«La finanza è il carburante che fa funzionare l'economia. Non va castigata, è necessaria. Nel mio libro "La fine dell'etica" spiego come regolarla e renderla più morale».

Vantaggi e svangaggi della globalizzazione?

«I pro sono che si ha un'economia mondiale più integrata. Gli svantaggi sono che ne beneficia solo qualcuno. Il capitalismo dev'essere più inclusivo».

Trump è stato votato dalla classe media ma ha un governo di soli milionari: non c' è una contraddizione?

«È uno stereotipo, il suo elettorato copre tutte le fasce di americani. A Trump piacciono i vincitori, gente che ha ottenuto successo. Alcuni di loro, come anche Donald, sono abbienti e si stanno sacrificando per servire il Paese in un momento di bisogno. Questo è positivo».

Perché Trump si è candidato?

«Semplice: per spirito di servizio. Ama il suo Paese ed è un patriota.
Per usare le sue parole, ha visto un' America zoppicante, non gli è piaciuto e vuole cambiare le cose».

Non ritiene abbia uno stile inutilmente provocatorio anche ora che è stato eletto?

«Sarebbe lui il provocatore, o piuttosto la sinistra? Trump è carismatico e concentrato sui risultati. Fa accadere le cose e questo irrita ancora di più i suoi detrattori».

Quando ha capito che poteva vincere?

«Il giorno in cui si è candidato. La situazione reclamava un outsider e un uomo pratico. Trump è entrambe le cose e ha molte energie».

Qual è stata la parola chiave della vittoria?

«America First era il tema. La campagna era incentrata su una lista di punti mirati a ottenere questo risultato. Legga i 28 impegni presi nel discorso di Gettysburg e che Trump sta rispettando uno a uno».

Dicono che Trump sarà fatto cadere dal sistema prima della fine del mandato...

«L' establishment sta vivendo la bonifica dei poteri più consolidati e compromessi. Trump sta già pensando alla sua rielezione tra quattro anni. La parola chiave sarà "Manteniamo l' America Grande"».

Perché il presidente ha un così cattivo rapporto con la stampa?

«Per la natura faziosa della maggior parte dei media che diffondono notizie false. La Cnn è stata ribattezzata Clinton News Network. Lo stratega di Trump ha definito i media come l' opposizione».

Ma non è come Reagan, che era un vero liberale. Trump punta ad abbassare le tasse ma protegge le imprese Usa dal libero mercato, Reagan invece ha rafforzato imprese ed economia Usa abbandonandole alla concorrenza mondiale: cosa ne pensa?

«Nessuno dei due è totalmente liberista. Entrambi hanno una radice liberista e Trump sta cercando di riunire sotto una grande tenda tutte le anime del partito repubblicano».

Qual è il politico europeo che più le piace?

«Margaret Thatcher, di gran lunga. Direi anche Winston Churchill».

Il bando dei musulmani è stato un autogol: a che cosa serve?

«Non è un divieto religioso né un bando. Sono stati selezionati sette Paesi che pongono una particolare minaccia verso gli Usa. Abbiamo deciso lo stop agli ingressi per alcuni mesi per attuare una migliore selezione degli arrivi in futuro. Lo chiami come vuole ma non è quello che è stato scritto sui giornali. Ogni nazione dovrebbe avere come priorità la sicurezza dei propri cittadini».

I rapporti con il papato di Francesco si annunciano complicati: vuole lanciare un messaggio?

«Penso che il presidente Trump abbia già mandato un messaggio di pace e buona volontà al Papa».

Quali posizioni del Vaticano condivide e quali meno?

«Non sono un cattolico ma un anglicano. Sarebbe inappropriato per me ogni commento. Rispetto il Papa, la Chiesa cattolica e il suo laico e imponente contributo al bene del mondo».

Che occasioni pensa possa avere l'Italia dalla nuova politica economica ed estera degli Usa?

«L'Italia è un' economia competitiva e se lo diventasse ancora di più ci sarebbero buone opportunità. In certe nicchie gli esportatori fanno molto bene e poi c'è Fiat-Chrysler che in Usa ha enormi potenzialità»

L'Italia esporta per trenta miliardi netti in Usa: anche noi finiremo nel mirino di Trump?

«I rapporti commerciali tra Usa e Italia sono corretti e liberi? Questo è l'unico punto. Magari è già arrivato il tempo di un accordo bilaterale».

Alcuni studi dicono che l'Italia beneficerebbe di un ritorno al protezionismo: lo pensa?

«Ho letto molti studi sull'Italia e la sua economia. La maggior parte di questi suggerisce altre vie».

E di un ritorno alla lira?

«È una decisione che deve prendere l'Italia. L'euro avvantaggia voi o qualcun altro?».

Che opinione si ha dell'Italia in Usa?

«Molto positiva. Gli italoamericani hanno dato un enorme contributo all'America in tutti i campi della vita. Ci sono più ristoranti italiani in America che in Italia. E poi penso ai grandi eroi militari italiani che hanno servito l'America, per non dire di autorevoli leader politici. Il mio preferito era Rudy Giuliani, miglior sindaco d'America».

E della politica italiana?

«Non credo che la maggioranza degli americani sia interessata alla politica interna degli altri Paesi.
"Tutta la politica è locale", come recita il proverbio».

Cosa dirà Trump al premier italiano Gentiloni quando lo incontrerà?

«Penso gli dirà che ama l'Italia».

Cosa può dirci del suo incontro con il leader della Lega Salvini a Londra: crede che possa fare il premier?

«È stato un gentleman ed è un cervello acuto. Ma né io né il governo Usa appoggiamo leader o partiti politici stranieri. Quella è una prerogativa di ciascun popolo».

Cosa pensa di Berlusconi, grande amico di Bush e di Putin? Auspica un suo ritorno in politica?

«Non conosco Berlusconi. Mi pare che la sua influenza politica resti forte in Italia e mi auguro che possa passare il testimone a una nuova leadership che possa farvi grandi».