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martedì 14 febbraio 2017

Sanofi: “2016 anno impegnativo allineato alle nostre aspettative"

Sanofi: “2016 anno impegnativo allineato alle nostre aspettative"


di Matilde Scuderi



Nell'ultimo quarto dell'anno 2016 la Sanofi registra risultati positivi in tutte le sue global business unit con un bilancio che - con 8,867 milioni di dollari - cresce del 3 per cento rispetto all’anno precedente. Nel corso dell'anno appena trascorso il gruppo ha ottenuto un guadagno complessivo di oltre 33 miliardi di dollari, grazie soprattutto al mercato degli Stati Uniti e dei cosiddetti paesi emergenti, registrando una flessione dello 0,7 per cento rispetto al 2015, ma questo anche a causa dell'evoluzione negativa delle valute in uso in alcuni mercati, quali il peso argentino, lo yuan cinese, il peso messicano e il pound britannico.

Olivier Brandicourt, Ceo dell'azienda commenta così la presentazione del bilancio finale: "Il 2016 è stato un anno impegnativo nella nostra tabella di marcia strategica programmata fino al 2020: abbiamo concluso con successo l'asset swap con Boehringer Ingelheim, portandoci così in posizione di leadership nel settore consumer health care. La nostra organizzazione semplificata ha iniziato a portare risultati e ha permesso di sostenere una performance finanziaria migliore di quanto previsto inizialmente".

In particolare, ottimi risultati si registrano per le cure specialistiche grazie a Sanofi Genzyme, che nell'ultimo quarto sono cresciuti del 12,6 per cento - soprattutto grazie alla forza trainante delle vendite dei farmaci contro la sclerosi multipla - arrivando a registrare un +17,3 per cento nel bilancio 2016 complessivo. Anche per quanto riguarda i vaccini, la joint venture Sanofi Pasteur-MSD chiude in positivo con un bilancio che cresce del 25,5 per cento negli ultimi tre mesi. Come precedentemente annunciato, l'area di Sanofi dedicata ai vaccini si presenta nel 2017 non sarà più unita a MSD, visto il desiderio di entrambe le aziende di perseguire singolarmente le proprie strategie di mercato in Europa. Malgrado le buone performance dell'ultima parte dell'anno - dove si è registrato un aumento del 3,8 per cento - la business unit Diabetes and cardiovascular chiude in negativo il 2016 registrando una flessione del 2 per cento. L'azienda si aspetta un 2017 in linea con le previsioni, fatti salvi imprevisti negativi di notevole entità.

La ricerca rivela la connessione tra asma infantile e troppo peso

La ricerca rivela la connessione  tra asma infantile e troppo peso


di Matilde Scuderi



“Un tempo - afferma Giorgio Piacentini, ordinario di pediatria all’Università di Verona e presidente eletto della Società italiana per le malattie respiratorie infantili (Simri) - ai bambini colpiti da asma si sconsigliava l’attività sportiva per evitare l’asma da sforzo. Ora, invece, la appoggiamo caldamente perché un regolare esercizio fisico protegge dal peggioramento della malattia". A provocare questa inversione di rotta nelle raccomandazioni mediche è stato uno studio recentemente pubblicato sul Journal of Respiratory and Critical Care Medicine che ha monitorato per un decennio 2.171 bambini americani, che frequentavano asili nido o scuole primarie. Lo studio ha evidenziato che i bambini colpiti da asma nei primi anni di vita, se non trattati, hanno un rischio superiore del 51% rispetto ai bambini non asmatici di diventare obesi nell’adolescenza. Il legame fra la malattia respiratoria ed eccesso ponderale è stato poi confermato da un ulteriore indagine condotta su altri 2.684 bambini e adolescenti tra i 10 e i 18 anni. “È un’osservazione importante - sostiene Piacentini – che può rispecchiare anche la situazione italiana. Lo studio americano ha evidenziato una maggiore probabilità di diventare obesi nei bambini che ricevevano una diagnosi di asma nei primi anni di vita. La ricerca ipotizza anche che un trattamento precoce agisca come preventivo sul rischio di sviluppare non solo obesità ma anche altre malattie metaboliche in età adulta, come pre-diabete e diabete. La mancanza di attività fisica e il consumo di merendine e cibo non adeguato, come spesso accade nei bambini che rimangono a casa, sono controproducenti poiché la sedentarietà incide negativamente favorendo sovrappeso e obesità negli anni successivi. Invece il movimento aiuta anche la terapia perché potenzia la muscolatura e facilita la respirazione, meglio quindi invitare i genitori a stimolare i figli a fare attività all’aria aperta che non solo impedisce l’accumulo di peso ma aiuta anche a produrre vitamina D, che è di per sé un fattore protettivo sull’asma”.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) indica che nel 2010 nei 28 Paesi Europei erano almeno 78 milioni i bambini con asma da 0 a 14 anni, di questi ogni anno più di 167 mila sono ricoverati in ospedale e almeno 40 muoiono. In Italia, come in tutti i paesi industrializzati, più del 10 per cento della popolazione pediatrica, cioè circa 800 mila bambini, ha una diagnosi di asma. In totale, nel mondo erano circa 300 milioni le persone asmatiche e continueranno a crescere fino ad almeno 400 milioni nel 2025. Simri e l’Associazione italiana pneumologi ospedalieri (Aipo) hanno organizzato il meeting 'La medicina di transizione in pneumologia: La gestione dello stesso paziente in età diverse della vita' per affrontare alcune tematiche di interesse comune, come l’asma bronchiale, allo scopo di favorire una maggiore collaborazione culturale, la ricerca e l’interscambio operativo su patologie che riguardano lo stesso organo ma in diverse età della vita.

Endocrinologia 2.0 per i cittadini La Sie e l’Anipi per l’acromegalia

Endocrinologia 2.0 per i cittadini  La Sie e l’Anipi per l’acromegalia


di Eugenia Sermonti



“Soffrivo sempre di mal di testa”. “A 37 anni portavo il 47 di scarpe”. “Non vedevo più da un occhio”. “Il mondo ti cambia”. A raccontare cosa significa convivere e ricevere una diagnosi di acromegalia sono i pazienti, testimoni diretti in una manciata di secondi del pesante e sofferto vissuto legato a questa grave patologia ancora poco conosciuta. La Società Italiana di Endocrinologia (Sie), insieme, all’Associazione Nazionale Italiana Patologie Ipofisarie (Anipi), promuove uno spot sociale sull’acromegalia, che verrà trasmesso dalle reti Rai da oggi fino a domenica 19 febbraio, per aumentare la conoscenza e la consapevolezza di questa importante patologia ipofisaria, rara ma non infrequente. L’impegno della Sie sulle malattie rare ipofisarie fa seguito al progetto Endocrinologia 2.0, lanciato nel 2015, per un rinnovamento della qualità assistenziale e il raggiungimento di standard di qualità diagnostici, terapeutici e di formazione degli endocrinologi del futuro. Una sfida attraverso la quale dare all’endocrinologia italiana e alla popolazione nuovi strumenti per identificare precocemente le patologie endocrine, fare prevenzione e curarle meglio.

«L’endocrinologia con questo progetto di miglioramento della qualità assistenziale identifica una malattia ipofisaria relativamente rara per comunicare, con il supporto di un partner d’eccezione come Anipi, ai cittadini che esiste l’acromegalia – afferma Andrea Lenzi, presidente Sie e promotore del progetto Endocrinologia 2.0 – e che l’endocrinologo è lo specialista che la studia, la riconosce e la cura, e, infine, che oggi questa patologia si può trattare in centri specialistici. Sono circa trenta i centri di eccellenza sul territorio nazionale, con le nuove opportunità terapeutiche che mettono a disposizione dei pazienti farmaci efficaci e sicuri. Perché abbiamo scelto proprio l’acromegalia? Perché è una malattia relativamente rara, perché sono pochi i centri in Italia che la curano bene e perché anche i farmaci utilizzati per curarla sono pochi (anch’essi, quindi, rari). A questo si aggiunge il fatto che sono rari i pazienti che si accorgono in tempo di avere l’acromegalia e spesso giungono dal medico quando si sono già comparse le complicanze». L’acromegalia è una malattia endocrina a lenta evoluzione, poco conosciuta e i cui segni iniziali spesso vengono trascurati dallo stesso paziente, per questo la diagnosi arriva solo dopo molti anni. Questa patologia è dovuta ad un tumore dell’ipofisi, caratterizzato da una eccessiva secrezione di ormone della crescita responsabile dell’ingrossamento graduale delle estremità (mani e piedi), delle ossa del viso, ma anche degli organi interni. Devastante l’impatto sulla quotidianità e sulla qualità della vita dei pazienti. 

«L’Associazione Nazionale Italiana Patologie Ipofisarie partecipa con entusiasmo alla promozione e diffusione di questa iniziativa per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle malattie ipofisarie, in particolare sull’acromegalia che fa parte delle forme rare, e la collaborazione con una Società scientifica qualificata come Sie ci offre la possibilità di essere maggiormente credibili – dichiara Fabiola Pontello, presidente Anipi – è enorme il bisogno di questi pazienti, talvolta descritti come malati immaginari, di farsi ascoltare e di essere capiti perché l’acromegalia è subdola, ti cambia la fisionomia e la vita come raccontano i testimonial dello spot e a volte può addirittura essere scambiata per un’altra malattia. Fortunatamente gli ultimi dati ci dicono che i tempi della diagnosi si sono accorciati e l’arrivo di farmaci innovativi, efficaci e ben tollerati riescono a tenerla sotto controllo migliorando in modo significativo la qualità di vita delle persone». La Sie (www.societaitalianadiendocrinologia.it) e l’endocrinologo si prendono cura dell’acromegalia che d’ora in avanti sarà diagnosticata prima, evitando sofferenze inutili ai pazienti non più costretti a rimbalzare da un medico all’altro.

Coop e chiesa, l'affarone dei profughi:  roba da miliardi. Capito che c'è dietro?

Profughi, l'affare che per Coop e chiesa vale 4 miliardi



di Tommaso Montesano



Bocciato. Neanche il tempo di leggerlo, che il decreto legge del governo sull’immigrazione si è attirato gli strali delle associazioni che gestiscono l’accoglienza dei richiedenti asilo. L’«ottica securitaria non è prioritaria» (Caritas); il «territorio chiede non sicurezza in più, ma percorsi di integrazione e valorizzazione» (fondazione Migrantes); «servono nuove norme che progettino modelli di accoglienza diffusa» (Centro Astalli). Non c’era «bisogno» di un giro di vite su migranti e sicurezza, si sfogano su Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani, gli enti cattolici alle prese con gli aspiranti profughi. E ieri si è levata anche la voce della comunità di Sant’Egidio. «Non si può ragionare solo in termini di sicurezza, ma ispirarsi a princìpi di umanità e puntare sull’integrazione», ha lanciato un appello al Parlamento il presidente, Marco Impagliazzo.

Un passo indietro. Venerdì scorso Marco Minniti, ministro dell’Interno, ha presentato i provvedimenti di Palazzo Chigi per cercare di invertire la rotta sull’immigrazione. In sintesi: via, e si spera in tempi più brevi, gli «irregolari» (da qui il ritorno, sotto il nome di Centri permanenti per il rimpatrio, dei vecchi Cie); e nuove regole per la gestione del sistema di accoglienza, finito spesso nel mirino di procure e Corte dei Conti per i bandi di gara per l’affidamento dei servizi. Il governo, seppur in extremis (manca un anno alla fine della legislatura), ha detto stop. E dopo essersi confrontato con l’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone, ha emanato le nuove regole: addìo al gestore unico dei centri (gli appalti dovranno riguardare, singolarmente, mensa, assistenza sanitaria e alloggiamento); tracciabilità dei servizi e maggiori poteri di ispezione del Viminale.

Troppo vecchie le regole attualmente in vigore, che risalivano a un decennio fa. E troppo lenti, secondo Minniti, sia l’iter per evadere le domande di chi chiede protezione internazionale (due anni), sia la procedura per espellere dall’Italia chi non ha diritto all’asilo politico. Anche perché il «sistema immigrazione» costa. E tanto. Complessivamente, ha fatto i conti Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, il business dell’accoglienza vale 3,3 miliardi euro. Che visti gli arrivi sulle nostre coste potrebbero diventare, alla fine di quest’anno, 3,8 e, addirittura, 4,2 nel prossimo futuro. E in questa torta, ha evidenziato la Banca d’Italia, la fetta più grande è composta dalle spese per i «lunghi tempi di permanenza nelle strutture di accoglienza per l’adempimento delle procedure di riconoscimento dello status di rifugiato». Almeno un biennio.

I costi non fanno che lievitare. Tra centri di accoglienza, strutture temporanee e posti Sprar, nel 2014 la macchina del Viminale ha pesato sul bilancio pubblico per oltre 600 milioni di euro. L’anno successivo, la spesa è stata di 1,1 miliardi di euro (918,5 milioni per le strutture temporanee; 242,5 per i centri Sprar). E nel 2016, a fronte dell’aumento del numero di migranti sbarcati sulle nostre coste - 181.436 - è cresciuta di un ulteriore 60% arrivando a quota 1,7 miliardi di euro. Un’impennata figlia degli immigrati inseriti nel circuito dell’accoglienza dopo lo sbarco: a ieri erano 175.217. E a gestirli sono anche le associazioni che subito dopo il varo del «pacchetto immigrazione» hanno preso le distanze dai provvedimenti.

Adesso Minniti è atteso in Parlamento. Il 22 febbraio il ministro sarà ascoltato dalla commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza. Anche nel Pd, le perplessità non mancano. Per il presidente della Commissione, Federico Gelli, le nuove fanno «effettivamente intravedere una svolta sicuritaria. Noi siamo sempre stati contrari ai Cie».

BERSANI, CRISI DI NERVI Che cosa si riduce a fare  Pd, scissione a un passo

Bersani, crisi di nervi. Cosa si riduce a fare, scissione a un passo



La minoranza del Pd guidata da Pierluigi Bersani e Massimo D'Alema potrebbe disertare il congresso. Quello che hanno tanto voluto. Perché troppo presto non va bene. Lo lascia intendere Roberto Speranza. Addirittura la scissione all'interno del Pd potrebbe consumarsi sabato, in occasione della assemblea nazionale, qualora non ci fossero garanzie su più lunghi tempi congressuali.

Matteo Renzi vuole un congresso a breve ed elezioni. A giugno, massimo settembre. Questa è la sua linea e nel Partito democratico, è questa a prevalere. Speranza, rivela Repubblica, è "preoccupato". Nico Stumpo dice: "Facciamo un nuovo partito. Se pensano che ci svendiamo per due capilista, sbagliano". Gli scissionisti sono molto tentati: basta il 3 per cento per entrare alla Camera ma il passo fa paura. 

"Ricattabile dalla Russia", si dimette  Donald Trump è già nel caos / Foto

Usa, si dimette il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn: "Ricattabile dalla Russia"



Donald Trump è già un presidente nel caos: la sua amministrazione, a poco più di tre settimane dall'insediamento, perde il vertice del National Security Council, l'organo che elabora per il presidente le strategie militari e di politica estera. Si è infatti dimesso il generale Michael Flynn. Le ragioni? L'alto consigliere "è ricattabile dalla Russia".

A spingere il generale alle dimissioni, in particolare, sono stati due elementi. Il primo: una o più chiamate compromettenti nelle quali aveva discusso con l'ambasciatore russo a Washington, Sergey Kislyak, sullo stop delle sanzioni a Mosca. Nel mirino, nel dettaglio, una telefonata avvenuta quando ancora Flynn non si era insediato nel suo nuovo incarico ma vi era stato già designato: in questa posizione, le sue chiamate erano obbligatoriamente intercettate dalle agenzie di intelligence a stelle e strisce. Dunque, il secondo caso: una volta interpellato e messo alle strette dal vicepresidente Mike Pence, che chiedeva chiarimenti sui negoziati segreti tra Flynn e l'alto rappresentante di Vladimir Putin, il generale ha mentito.

In questo contesto, il Dipartimento di Giustizia diretto da Jeff Sessions ha convinto Trump che la posizione del suo consigliere strategico non era più sostenibile. Infatti secondo la presidenza, era ricattabile da parte dei russi che sanno tutto sui contenuti delle conversazioni private e possono rivelarli a piacimento. Di qui la decisione e l'annuncio: un primo durissimo colpo per Trump, che deve liberarsi di un collaboratore dei più preziosi a pochi giorni dall'inizio del mandato. Tra i candidati a sostituire Flynn, il presidente ha in mente l'ex capo della Cia generale David Petraeus.

lunedì 13 febbraio 2017

Bomba di Maria De Filippi. Aspetta la fine del Festival per distruggere Sanremo: "Vi dico la verità sulla giuria"

Sanremo 2017, Maria De Filippi: "La giuria di qualità ci deve mettere la faccia"



Il Festival di Sanremo è finito, non le polemiche. Una, in particolare, quella relativa alla giuria di qualità, perché secondo molti alcuni di questi giurati non avevano nulla a che spartire con la qualità musicale: per esempio e su tutti Greta Menchi, ma anche Giorgia Surina e Violante Placido. Ad attaccare la Giuria di qualità ci ha pensato Gigi D'Alessio: "Se avessi saputo certi nomi me ne sarei rimasto a casa", ha dichiarato. E se questo non sorprende (è stato infatti eliminato rapidissimamente), sorprende di più il fatto che una volta terminato il Festival sia proprio Maria De Filippi ad attaccare la stessa giuria: "Devono metterci la faccia", ha affermato. E ancora: "Abbiamo sempre detto che il televoto era appannaggio delle bimbeminchia, allora vediamo cosa votano i giurati di qualità che Carlo ha nominato, uno per uno, durante le serate". Maria, insomma, invoca lo stop al voto di qualità "segreto", e aggiunge: "Che mettano la faccia non solo in televisione ma dicano anche per chi hanno votato. Sono esperti? Vediamo come operano in campo musicale?". Il messaggio è arrivato, forte e chiaro.