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giovedì 2 febbraio 2017

Lo scandalo: Napolitano intercettato Sfregio a Cairo e "dritte" all'indagato

Giorgio Napolitano intercettato con Bazoli: le mani sul Corriere della Sera



Nel marzo 2016 Giorgio Napolitano organizza un incontro tra il suo successore Sergio Mattarella e Giovanni Bazoli, all’epoca presidente di Intesa e attivo nella battaglia per il controllo del Corriere della Sera. Lo rivela Panorama in edicola oggi, riportando i contenuti di un’intercettazione sull’utenza di Bazoli, indagato nell’inchiesta su Ubi banca. La telefonata parte da un’utenza in uso al Quirinale (Napolitano si era dimesso da due mesi). L’incontro Bazoli-Mattarella avrebbe dovuto affrontare "alcuni argomenti urgenti", scrive la Guardia di Finanza che riassume la conversazione.

Tra questi argomenti, la lotta per il controllo del Corriere. Scrivono le fiamme gialle: "Napolitano specifica di aver fatto riferimento (con Mattarella, ndr) anche al dialogo di questi anni tra loro (e cioé tra Napolitano e Bazoli, ndr) e prima ancora con Ciampi. Napolitano dice che questi (Mattarella) ha apprezzato, ed ha detto che considera naturale avviare uno stesso tipo di rapporto schietto, informativo e di consiglio. (...) Napolitano dice speriamo bene, anche perché ha sentito fare (riguardo al Corriere) un nome folle, ovvero di quel signore che si occupa o meglio è il factotum de La 7". Quell'Urbano Cairo che poi le ha messe, le mani sul Corsera.

Dopo la conversazione, il banchiere, passando per la segreteria del Quirinale, fissa un incontro con Mattarella: il faccia a faccia avviene il 27 marzo. Dieci giorni prima, il 17 marzo, l'ex Capo dello Stato è anche oggetto di una conversazione tra Bazoli, azionista del Corsera, e l'allora direttore di Repubblica, Ezio Mauro, la concorrenza: "Se tu lo tieni in mano (il Corsera, ndr) io sono tranquillo", afferma Mauro. Dunque l'invito a Bazoli a "non lavarsene le mani di queste scelte". Poi spunta Napolitano: "La situazione ha ancora un margine di incertezza e ti spiegherò se ci vediamo perché, niente, devo vedere Napolitano...insomma, devo, tengo rapporti con lui".

Sempre lui. Sempre Re Giorgio, che dimostra di avere rapporti consolidatissimi con Bazoli. I due infatti si incontrano al Colle il 13 marzo 2014, quando Napolitano è ancora Capo dello Stato. E ancora, il 15 aprile dello stesso anno, in una telefonata tra il patron di Intesa San Paolo e Gian Maria Gros-Pietro, presidente del consiglio di gestione della stessa banca, Bazoli, notano gli inquirenti, "fa presente che giovedì sarà al Colle per un tema diverso dalle banche". Tre giorni dopo, sempre al telefono con Gros-Pietro, Bazoli "riferisce di essere stato a Roma e di aver avuto un incontro col Colle ed aggiunge 'io gli ho chiesto espressamente ed ho avuto da lui l'assicruazione che quantomeno fino alla fine dell'anno lui rimane. Mi pare una notizia molto rassicurante'...". Le mani di Napolitano, insomma, erano ovunque: Colle, banche, Corriere della Sera.

Perchè un Nutraceutico? La parola al Dott. Francesco Pellegrino / Video

Perchè un Nutraceutico? La parola al Dott. Francesco Pellegrino


di Antonio Licito



Dott. Francesco Pellegrino

Nel video, il Dott. Francesco Pellegrino, spiega le ragioni per considerare un Nutraceutico un'opportunità di salute (i Nutricentici sono principi nutrienti contenuti negli alimenti che hanno effetti benefici sulla salute. Si trovano in natura, ma la trasformazione industriale tende ad azzerarli. I nutraceutici possono essere estratti, sintetizzati e utilizzati per gli integratori alimentari, oppure addizionati negli alimenti. Più raro è trovarli negli alimenti in maniera naturale e in quantità sufficienti ad ottenere dei benefici). Il video è stato commissionato da un' Azienda di Nutraceutici per affermare le ragioni di una confidenzialità radicata della salute riconducibile ad un buon introito nutrizionale.

È ‘Kemioamiche’ il docureality che dà voce alla voglia di vivere

È ‘Kemioamiche’ il docureality che dà voce alla voglia di vivere


di Matilde Scuderi



Raccontare la lotta delle donne contro il tumore al seno: questo è lo scopo di 'Kemioamiche', un docureality di sei puntate in cui le protagoniste si raccontano con un pizzico di ironia e con grande coraggio. Il programma è stato prodotto da Kimera Produzioni per Tv2000 - canale 28, 140 Sky, 18 Tivùsat - e Real Time, canale 31 del Gruppo Discovery Italia. La prima puntata andrà in onda su entrambe le emittenti, alle 22.10, sabato 4 febbraio in occasione della giornata mondiale contro il cancro mentre le successive verranno trasmesse da Tv2000 in prima serata il martedì a partire dal 7 febbraio e su Real Time a marzo.

'Kemioamiche' è il nome della chat whatsapp creata da  Laura per condividere le proprie sfide quotidiane con Alessandra, Carmen, Elisabetta, Giulia, Laura, Manuela, Stefania, Valentina e Vanda - tutte protagoniste della serie - nella convinzione che i momenti più difficili possono e devono essere affrontati insieme, perché l’unione fa la forza. Sono donne che hanno vite diverse, ognuna con la propria famiglia e il proprio lavoro, ma sono accomunate dalla scoperta di un cancro al seno. A 'Kemioamiche' raccontano lo smarrimento che segue la diagnosi della malattia, la paura che accompagna l’inizio di un percorso non facile, il terrore di non farcela, la speranza della guarigione. Le loro storie si intrecciano durante la chemioterapia, passaggio efficace e fondamentale per la cura del tumore al seno ma che le espone a ulteriori prove: la debolezza fisica, i malesseri, la sospensione temporanea della normale vita quotidiana. Tra le prove più dure c’è la perdita dei capelli provocata dalla terapia, un’ulteriore mutilazione della femminilità per chi ha già subito l’asportazione dei seni, ma anche per chi non ha fatto ancora l’operazione. E’ come mettersi a nudo, perdere ogni difesa, e nel programma provano a spiegarlo anche attraverso la musica. Dinanzi alle telecamere che le seguono fin all’interno del policlinico Gemelli per il consueto trattamento di chemio, le donne di 'Kemioamiche' si cimentano in veri e propri intermezzi di musica e ballo in cui, con energia e ironia, non senza esibire la propria fragilità, cantano la voglia di farcela.

“'Kemioamiche' - dichiara Paolo Ruffini, direttore di Tv2000 - è per me un piccolo gioiello. E’ la dimostrazione che un modo diverso di fare tv è possibile. Che i nuovi linguaggi non ci condannano per forza a una spettacolarizzazione superficiale, urlata, finta. Il programma è bello perché è vero, nasce da un’esperienza che si fa collettiva senza perdere la sobrietà, direi anche il pudore, di ogni storia singola. E insegna che è possibile sfidare il tabù della malattia, che è possibile raccontarla senza cedere alla tv del dolore; che si può guardarla in faccia, nei volti di chi la sta combattendo, e non averne paura; che si può vincerla, che la cura riguarda innanzitutto le persone, la loro anima, il loro spirito, e non solo un organo del loro corpo. Di tutto questo sento il dovere di ringraziare Chiara Salvo, che lo ha pensato, nei giorni in cui in cura era lei stessa, e poi prodotto, il Policlinico Gemelli ed il professor Riccardo Masetti, che hanno creduto nel progetto e in Tv 2000, e Discovery che ha sposato insieme a noi un progetto che, mi auguro, potrà avere nuovi sviluppi”.

Laura Carafoli, SVP programming & amp e content discovery Italia, sottolinea: “Siamo molto orgogliosi della partnership con TV2000 per 'Kemioamiche', un progetto che rispecchia in pieno l’attenzione di Real Time per le tematiche sociali. Come media, sentiamo la responsabilità di fare arrivare a più spettatori possibili messaggi positivi come quello di questa serie e insieme a Tv2000 abbiamo l’opportunità di raggiungere in modo trasversale tutte le fasce di pubblico femminile, da quelle più giovani a quelle più adulte”. 

“Il tumore è democratico - osserva Chiara Salvo, autrice della serie - e se deve colpire non fa caso al tuo ceto sociale, età, nazionalità o sesso. Tutti lo affrontano, ognuno con il suo carattere, con la sua storia, con il suo sguardo sulla vita, perché l’istinto più umano è la sopravvivenza. Lo ha fatto Wondy, Francesca del Rosso, con la grinta di una madre; lo ha fatto Giusy, anche lei mamma. Lo ha affrontato mio padre, a 84 anni con la voglia di vivere di un trentenne. Loro non ce l’hanno fatta. Ed è a loro che ho voluto dedicare 'Kemioamiche'. La serie parla di donne che non solo hanno avuto vissuto, lavorato, fatto le madri e le mogli durante la chemio, ma hanno avuto anche il coraggio di raccontarsi e farsi riprendere mentre cadevano i capelli, mentre avevano la nausea, mentre piangevano e mentre risorgevano. Grazie al professor Riccardo Masetti, alla dottoressa Ida Paris, a Paolo Ruffini e Laura Carafoli, siamo riusciti a trasformare in musica un momento di sofferenza, con in testa un solo obiettivo: gridare al mondo che con la prevenzione, dal tumore del seno si può guarire”.

Il programma è di Chiara Salvo, scritto con Sabrina Bacalini, Isacco Donato e Francesca Fabbri. Regia di Giuliano Capozzi. Realizzato in partnership con la onlus Susan G. Komen Italia e il policlinico A. Gemelli con la partecipazione del professor Riccardo Masetti, direttore della chirurgia senologica del policlinico A. Gemelli. La puntata del 4 febbraio è introdotta, su Tv2000, da uno speciale di prima serata de 'Il mio medico', condotto da Monica Di Loreto. In esclusiva un videomessaggio della cantante statunitense Gloria Gaynor per le 'Kemioamiche' che nella serie cantano e ballano il suo grande successo 'I will survive'.

Orrore di Stato su un padre e suo figlio: terremotati? Ecco come li hanno ridotti

Fabriano, padre e figlio terremotati: no al bonus fiscale



Il danno oltre la beffa. A volte i detti popolari non tradiscono. Qui più che altro si tratta di dramma nel dramma. Ha colpito padre e figlio di Fabriano, una delle città messe ko del sisma. I due signori Serafini avrebbero avuto diritto alle agevolazioni fiscali, da gennaio a settembre, in quanto residenti in una casa devastata dal terremoto, invece si ritrovano ad avere in coppia il "sostituto d'imposta" in località esterne al cratere sismico.

Come riferisce Il Giorno il padre, Sergio, è in pensione ma con il domicilio fiscale Inps a Roma: rischia di non avere alcun bonus secondo le ultime interpretazioni della legge che pone come discriminante proprio la località in cui è riconosciuta la cabina di regia dell' ente erogatore.

A Fabrizio, il figlio, è andata ancora peggio. Da tempo lavora in banca a poche centinaia di metri dalla sua residenza pre-sisma, ma fino ad alcuni anni fa l'istituto di credito si chiamava Carifac e aveva sede legale proprio a Fabriano. Ora però la sua banca è stata fusa per incorporazione in Veneto Banca, la cui casa madre è a Montebelluna, dunque ampiamente fuori dal perimetro delle agevolazioni. Si sfoga così: "Per questo motivo l' azienda ha già inviato una nota in cui evidenzia che è costretta ad applicare la legge in essere e dunque il sottoscritto non ha diritto alla paga maggiorata per dieci mesi nonostante ormai da fine ottobre abbia l' abitazione inagibile".

"Insieme ad altri beffati abbiamo contattato alcuni politici", continua Serafini, "riferendo loro che di fronte a una così evidente stortura basterebbe modificare una sola riga di testo e tutto si può mettere a posto, ponendo come vincolante la città di residenza del soggetto fisico e non il domicilio fiscale del datore di lavoro. Anche le stesse imprese ne sarebbero felici, perché a enti e aziende non viene chiesto alcun esborso economico, ma potrebbero accogliere le richieste di sostegno dei dipendenti in difficoltà. Mi auguro che la politica, senza distinzioni di bandiere, possa aprire gli occhi e provvedere a sanare la stortura".

Napoli Centro immigrati, l'orrore sessuale: cos'ha fatto la bestia a una 62enne: stava nell'hotel extra lusso

Napoli, immigrato nigeriano stupra operatrice di 62 anni



Un immigrato nigeriano di 25 anni, ospite di un centro accoglienza allestito nel lussuoso Hotel Le Chateau di Giugliano (Napoli), è stato accusato di avere sequestrato e violentato una operatrice di 62 anni. Il ragazzo è stato arrestato dai Carabinieri. 

Nel corso delle prime indagini è stato accertato che si era introdotto nell'ufficio della donna e dopo aver bloccato la porta aveva cominciato a compiere atti sessuali sulla operatrice. Durante la violenza un'altra operatrice ha bussato alla porta e il 25enne ha fatto si che la vittima aprisse, per non destare sospetti. La seconda signora ha intuito che stava accadendo qualcosa di grave dallo sguardo terrorizzato della 62enne e ha dato l'allarme chiamando subito il 112. Giunti sul posto i Carabinieri hanno liberato la vittima e bloccato il soggetto, che dopo le formalità di rito è stato portato al carcere di Poggioreale.

Italia: sì ai clandestini, via i cristiani Documento vergogna: ci suicidiamo

L'Italia accoglie i clandestini e caccia i cristiani: così il Paese si sta suicidando


di Tommaso Montesano



Vorrà dire che anche un operaio ucraino si imbarcherà in Libia, visto che l’unico modo per entrare in Italia è farlo illegalmente.

Paradossi delle politiche sull’immigrazione: da una parte l’Italia, e l’Unione europea, accusano Donald Trump di discriminazione per il bando anti-islam; dall’altra Roma, e quindi Bruxelles, ormai da anni fanno altrettanto ai danni di chi musulmano e africano non è. Come gli ucraini, appunto, ma anche i moldavi, i filippini e i peruviani, tradizionali bacini etnici dove pescare domestici e badanti. Tutti bloccati dal «decreto flussi» del governo, che di fatto ha azzerato l’immigrazione legale, regolata dalle quote che ogni anno il ministero dell’Interno, di concerto con il ministero del Lavoro, assegna per tipologie di ingressi (etnie e categorie professionali), a tutto vantaggio degli arrivi irregolari.

Il Testo unico sull’immigrazione del 1998 prevede che il Viminale, ogni dodici mesi, elabori la tabella con gli ingressi consentiti sul territorio nazionale. Si tratta di uno strumento non solo per governare il flusso migratorio, aprendo le porte solo alle persone di cui effettivamente c’è bisogno - dal punto di vista lavorativo - ma anche per rafforzare i rapporti bilaterali con i Paesi di provenienza dei migranti, conditio sine qua non per rendere effettivi i rimpatri degli irregolari.


STRUMENTO BLOCCATO
Peccato che da almeno due anni questo strumento per favorire l’immigrazione a basso impatto sociale - per la maggior parte rivolta a cittadini dell’Est e a lavoratori di religione cristiana del Sudamerica - sia sostanzialmente fermo. Il «decreto flussi» per il 2017, che sarà emanato a breve, non dovrebbe discostarsi da quello varato per il 2016. Dovrebbero essere circa 30mila i lavoratori extra-Ue cui l’Italia aprirà le porte legalmente. Nel 2016 erano stati 30.850. In questo numero, però, sono comprese sia le conversioni, «in permessi di soggiorno per lavoro subordinato e per lavoro autonomo, di permessi di soggiorno rilasciati ad altro titolo», sia le ammissioni «per motivi di lavoro subordinato stagionale».

Quest’ultima voce, secondo le prime bozze del decreto per il 2017, dovrebbe assorbire circa 17mila ingressi previsti per il nuovo anno. Per tutti gli altri a caccia di un permesso di soggiorno non stagionale, i posti a disposizione dovrebbero essere, nella migliore delle ipotesi, un migliaio. Tutto questo mentre l’immigrazione senza regole, di origine musulmana, continua: a ieri erano già 4.504 gli stranieri sbarcati sulle nostre coste dall’inizio dell’anno. Numeri di poco inferiori a quelli registrati, nello stesso periodo, nel 2016 (5.273), quando alla fine furono 181.436 i richiedenti asilo entrati in Italia. Il numero più alto mai registrato. Insomma, per chi non proviene da Africa e Medio Oriente entrare in Italia per lavorare in pianta stabile nel nostro Paese sarà praticamente impossibile. A meno di non varcare i confini nazionali, ecco il paradosso, attraversando il Mediterraneo grazie agli scafisti.


LA DENUNCIA
«Una persona che vuole entrare rispettando le regole non può entrare. Questa gestione del fenomeno è tutta sbagliata. I più arrabbiati di tutti sono i migranti regolari», attacca Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia. Dorota Shkurashivska, presidente dell’associazione Azazello, un’associazione di stranieri dell’est Europa, soprattutto ucraini, residenti in Italia, conferma: «L’Italia respinge gli europei ucraini, moldavi, bielorussi e gli altri cristiani del Sudamerica o delle Filippine, ma in compenso accoglie a braccia aperte africani e musulmani che arrivano tramite la Libia».

Altro che Trump. «Da anni l’Italia e la Ue favoriscono l’immigrazione africana e musulmana a scapito degli immigrati che provengono dal resto del mondo. Questa non si chiama discriminazione etnica e religiosa?», si chiede la donna. Oltretutto in Ucraina, notizia di ieri, continua l’offensiva russa nel Donbass. Il ministero degli Esteri di Kiev ha denunciato l’uso, da parte di Mosca, di armi vietate dagli accordi internazionali. «E questa non sarebbe guerra? Va finire che i miei connazionali non avranno altra scelta che quella di provare a entrare irregolarmente». Per Dorota Shkurashivska l’immobilismo sul fronte dei flussi ha una spiegazione semplice: «Tutta l’immigrazione viene assorbita da chi sbarca illegalmente in Italia».

La brutta storia di molestie a scuola Ministro Fedeli, arriva un'altra botta

La brutta storia di molestie a scuola Ministro Fedeli, arriva un'altra botta



"Sento il bisogno di rivolgermi a lei perché ho perso fiducia nell’istituzione che prima di tutte deve accogliere e tutelare i nostri ragazzi: la scuola". Nella drammatica lettera pubblica uscita sul Corriere del Mezzogiorno un genitore scrive al titolare dell'Istruzione Valeria Fedeli per raccontare la vicenda che ha coinvolto la figlia, che, dice, "oggi una quindicenne distrutta, svuotata, insicura".

"Tutto è cominciato nell’aprile del 2015 - racconta il papà - quando un suo professore ha iniziato a molestarla e perseguitarla. L'ha isolata dai suoi amici. Ovviamente la ragazzina ha cominciato a non studiare, a dimenticare, lei, la più brava della classe. Non capivo il perché e me ne faccio una colpa. Questo dolore lo porto dentro. Una notte, erano le tre, sento lo squillo del cellulare della mia bambina. Alle 3 di notte? Approfitto che lei vada in bagno, prendo il telefono e scopro che è lui, il professore. Chiedo spiegazioni e a quel punto mia figlia crolla, tra le lacrime, mi racconta che sono mesi di persecuzione, che l’abbraccia e la bacia davanti a tutti. E mi dice la cosa peggiore di tutte: non te l’ho detto perché ho solo te, non ho più la mamma, se perdo anche te mi metteranno in orfanotrofio. Ho pensato di morire, in quel momento". "Siamo andati dai carabinieri", che hanno "accertato che questa bestia in soli due mesi le ha fatto più di tremila telefonate, le ha inviato più di 600 messaggi", spiega ma "mentre il pubblico ministero ha chiesto gli arresti domiciliari, il gip ha disposto soltanto il divieto di avvicinamento".

 "Ancor più grave è il fatto che quell’uomo continua a insegnare nella stessa scuola", denuncia il genitore. "Sta lì, continua a insegnare ai nostri figli. Che razza di legge consente una cosa del genere? Di chi possiamo ancora fidarci?", aggiunge, e conclude: "Mia figlia è sola in questa storia: non ha la mamma, non ha amici. Ha dovuto cambiare liceo e città. Lei, lui invece no. Lo trova giusto?".