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martedì 24 gennaio 2017

La vergogna infinita dei deputati Mentre mezza Italia muore, loro...

Mentre Mezza Italia muore per la neve, la Camera dei Deputati parla di Artico



Mentre il Centro Italia lotta (e muore) contro la neve, il gelo, il terremoto, le valanghe e i blackout che durano settimane, alla Camera i deputati parlano di Polo Nord. Non è uno scherzo: come ricorda Il Tempo, il premier Paolo Gentiloni si è già detto "disponibile" a riferire alle Camere dell'emergenza che ha messo in ginocchio Abruzzo, Lazio e Marche. Giovedì dovrebbe farlo al Senato, ma a Montecitorio i deputati non hanno ancora risposto. In compenso, si occupano della "strategia italiana per l'Artico", e visto il meteo impietoso che ha seminato il terrore nell'ultima settimana sembra quasi una tragica ironia.

Oggi pomeriggio il sottosegretario Benedetto Della Vedova dalle 14 ne parlerà nella "indagine conoscitiva" in programma alla commissione Esteri alla Camera, rispettando il calendario già fissato. Nessuno vuole sminuire l'importanza del tema (si parla di ricerca scientifica e investimenti ingenti, anche da parte dell'Eni, in campo di estrazione e trasporti marittimi) ma la drammatica attualità, come dire, preme. Ci sarebbe da capire qualcosa in più sui possibili ritardi dei soccorsi, il pasticcio degli allarmi ignorati a più livelli dalle autorità locali in Abruzzo e non solo, perché in una regione a così alto rischio ci fosse una tale carenza di mezzi di soccorso anti-neve.

Della Vedova però si difende, sempre sul Tempo: "Cosa c'entra la strategia per l'Artico con l'Abruzzo? Io domani (oggi, ndr), ad esempio, sarò chiamato anche a rispondere ad una interrogazione, sempre alla Camera, sulla distruzione del patrimonio artistico e archeologico. Il Parlamento prosegue i suoi lavori secondo il calendario". E sulla mancata audizione di Gentiloni, aggiunge: "Quando il presidente del Consiglio concorderà per riferire allora bypasserà tutto il resto". Il presidente del Senato Pietro Grasso si è già mosso, quello della Camera Laura Boldrini ancora no.

In Abruzzo sciagura nella sciagura Precipita elicottero coi soccorritori

Una nuova tragedia: precipita elicottero del 118 con sei persone a bordo



Uno scenario già di per se tragico: terremoto, neve, slavine, morti. Al quale oggi si è aggiunta una nuova tragedia, in quello che appare sempre più come un incubo per la Regione Abruzzo. La notizia è di poco dopo mezzogiorno, quando il controllo del traffico aereo ha perso i contatti con un elicottero del 118 che trasportava materiale di soccorso a Campo Felice a L'Aquila. Causa forse il maltempo, forse la nebbia, l'elicottero è precipitato con le sei persone che aveva a bordo, pare da una altitudine di circa 600 metri. Sono in corso le ricerche del relitto e delle persone che erano a bordo. Pare che l'operzione fosse diretta a soccorrere uno sciatore in difficoltà.

Via dall'euro? Draghi chiede il riscatto: ecco quanto dobbiamo pagare ( a testa)

Mario Draghi ci chiede il riscatto: quanto costa uscire dall'euro


di Ugo Bertone



358.600.000.000. Euro più, euro meno è questo il conto che potrebbe essere presentato all' Italia il giorno in cui il Bel Paese decidesse di uscire dal sistema della moneta unica. È quanto si ricava dalla lettera con cui Mario Draghi ha risposto all' interrogazione presentata da due deputati italiani: Marco Valli (M5S) e Marco Zanni, ex grillino passato nelle fila dell' Enf. I due parlamentari si erano limitati a chiedere una valutazione della banca centrale sull' incremento del debito italiano secondo il Target 2, che registra il passivo del Paese sul sistema di pagamento dell' Eurosistema, ormai ben oltre il record negativo toccato nell' agosto 2012, a ridosso dell' appello di Mario Draghi a difendere l' euro «a qualsiasi costo». Il quadro oggi non è altrettanto drammatico, rileva il presidente della Bce, perché buona parte dei movimenti si spiegano con gli acquisti di titoli da parte delle banche centrali collegati al programma di Quantitative Easing.

Ma il colpo da maestro il presidente della Bce lo riserva alle ultime righe: «Se un Paese» ha scritto «lasciasse l' Eurosistema, i crediti e le passività della sua banca centrale nei confronti della Bce dovrebbero essere regolati integralmente». Ovvero i 358,6 miliardi di passivo che oggi rappresentano il saldo passivo dell' azienda Italia verso il sistema andrebbero regolati a vista, pena l' esclusione della nuova moneta dal sistema dei pagamenti internazionali. Non è una grande novità. Ma non è certo per caso che Draghi, ieri a Santena per ricevere il premio Cavour, ha voluto fare, per la prima volta, le cifre di un possibile divorzio. Perché? Mister euro ha probabilmente voluto svegliare l' attenzione della politica italiana convinta, a torto, che il sistema possa andare avanti all' infinito. Al contrario, ha detto ieri il banchiere rifacendosi allo statista piemontese, «a lui fu sempre chiaro che il rapporto con l' Europa sarebbe stato fertile se il Paese avesse appreso a progredire e a crescere anche da solo. Altrimenti, la sua stessa indipendenza sarebbe stata compromessa».

Fin qui la lettura «europeista». Ma Draghi, facendo le cifre, ha segnalato per la prima volta che l' adesione dell' Italia all' Eurozona (così come della Spagna o della stessa Francia) non è necessariamente per sempre, ma può essere rivisto. Certo, la cifra, pari più o meno ad un sesto del prodotto interno lordo italiano. Ma proprio la natura del Target 2, che registra il deflusso dei capitali dalla Penisola, dimostra che il problema è più politico che tecnico: al di là degli acquisti del Qe, il passivo è legato all' uscita degli investitori esteri dall' Italia, considerata sempre meno affidabile. E non solo dagli stranieri. Attraverso gli acquisti di fondi di investimento o di altri prodotti finanziari investiti in beni oltre confine, le famiglie cercano uno sbocco alternativo al canale bancario. È un problema di mancanza di fiducia cui contribuiscono in egual misura i limiti della politica di casa nostra e la miopia della Commissione Europea concentrata nel rispetto delle regole «zero virgola» invece di imprimere una svolta vera, in linea con il pensiero di Cavour che non si tirò indietro quando si trattò di finanziare ferrovie e riforma agraria per stare al passo con l' Europa. Senza perder tempo: tra meno di due anni herr Draghi lascerà l' incarico a Francoforte. E per l' Italia il costo potenziale di un divorzio potrebbe essere più alto.

La frase che Silvio aspettava da anni Parla il giudice: "Ora è possibile che..."

La Corte di Strasburgo: "Sentenza su Berlusconi entro il 2017? Possibile"



"La sentenza della Corte di Strasburgo su Berlusconi può arrivare entro il 2017? Non è assolutamente impensabile, non è inverosimile, ma non posso dire di più". A parlare è Guido Raimondi, Presidente della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, che oggi è stato ospite del programma di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora, condotto da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari. "Sui casi pendenti non posso fare commenti - ha aggiunto Raimondi -, il mio dovere di riserbo è totale. Il ricorso c’è, e sta seguendo il suo corso. È all’esame della Corte".

"Berlusconi sembra esser quasi certo che potrà essere riabilitato dalla Corte che lei presiede" gli chiedono i conduttori. "Cosa posso dire su questo" replica lui - la speranza è l’ultima a morire, d’altra parte, perché toglierla a Berlusconi? Eh, ci mancherebbe altro...". Altra domanda: " Bisignani disse che non si voleva affrontare il ricorso di Berlusconi perché troppo vicino a Putin. Secondo lei questa è fantapolitica?". Raimondi: "Queste sono tutte speculazioni: la corte lavora normalmente e con trasparenza". E ancora: "Voterà anche lei su questo ricorso?". Raimondi: "Il Presidente non è mai tale nei casi che riguardano il proprio paese".

Disastro a Sanremo, un Festival senza Beppe Vessicchio: una cosa mai vista, cosa è successo al Maestro / Guarda

Sanremo, la clamorosa assenza: il Maestro Vessicchio non sarà al Festival



Pessime notizie per i fan (tanti) di Beppe Vessicchio. Il mitico direttore d'orchestra simpatico e mite, con la rassicurante barba da Babbo Natale, ha già comunicato che non sarà a Sanremo, come fa sapere TvBlog. Vessicchio è un personaggio molto amato anche sui social: l'anno scorso, per esempio, durante la prima serata del Festival sui social l'hashtag #usciteVessicchio diventò virale. 

"Confermo che non sarò presente al Festival come direttore per le canzoni in gara. Mi dedicherò alla presentazione del primo libro che ho scritto", ha dichiarato il maestro.

Vessicchio debuttò a Sanremo come direttore d’orchestra nel 1990 (saltando da allora solo 3-4 edizioni) ma vi partecipò già nel 1985 (quando ancora l’orchestra non c’era) nella veste di arrangiatore fiduciario di Zucchero per il brano Canzone triste. In un'intervista pubblicata oggi da Il Giornale Off si è espresso così: "È un programma televisivo: è gestito dalla tivù, si parla degli ascolti e di quanto è seguito e basta. Trattandolo così è logico che diventi sensibile a ciò che la televisione ha già reso prezioso. Ma è innegabile che musicalmente, negli ultimi dieci anni, Sanremo non ha lasciato nessun segnale forte nel mondo della discografia".

Il ‘non invasive prenatal testing’ conquista tutto il mercato globale

Il ‘non invasive prenatal testing’ conquista tutto il mercato globale


di Matilde Scuderi



Il ‘non invasive prenatal testing’ (Nipt), una nuova tipologia di screening per le mutazioni cromosomiche che a partire da un semplice prelievo di sangue individua trisomie, duplicazioni, traslocazioni e altre mutazioni e sta riscuotendo un enorme successo a livello globale. Questa nuova tecnologia infatti risponde perfettamente ai bisogni della società contemporanea, in cui sempre più donne decidono di diventare madri dopo i 35 anni e conseguentemente aumenta del rischio che il feto sia affetto da anomalie dei cromosomi. Si tratta di un mercato che ha chiuso a 613 milioni di dollari nel 2015 e che spiccherà il volo nei prossimi anni sino a raggiungere oltre 2 miliardi di dollari tra soli 6 anni, nel 2022 e arrivare a 5,5 miliardi entro il 2025. I dati sono contenuti nel report ‘Nipt: crescita del mercato, prospettive future e analisi competitive 2016-2022’ realizzato dall’istituto americano Credence research, e mostrano come questa metodica sia stata accolta con sincero entusiasmo.

Il Nipt costituisce una valida alternativa alle tecniche invasive come l’amniocentesi che presentano un profilo di rischio per il nascituro. Attraverso un semplice campione di sangue materno infatti è possibile individuare tracce del Dna circolante del feto che può essere amplificato tramite moderne tecniche di sequenziamento  next generation sequencing (Ngs) e analizzato alla ricerca di anomalie. “Alla nascita del Nipt - spiega il professor Giuseppe Novelli, genetista dell’Università di Tor Vergata - il Dna del feto presente nel sangue materno veniva 'sequenziato' alla ricerca delle eventuali anomalie dei cromosomi 21, 18 e 13 , che avrebbero comportato rispettivamente sindrome di Down, sindrome di Edwards e sindrome di Patau. Oggi, grazie agli sviluppi condotti dalla Bioscience genomics, spin off dell’Università di Tor Vergata, è possibile fare lo screening per altre 19 anomalie genetiche legate prevalentemente a patologie rare. Il tutto avviene all’interno del territorio italiano, con maggior tutela per la tracciabilità e stabilità del campione di sangue prelevato:  il campione infatti non viaggia per il mondo rischiando di deteriorarsi a causa di ritardi dovuti a controlli doganali sempre più rigidi, ma viene analizzato a Roma o Milano, refertato in italiano e inviato al ginecologo che ne discute i risultati con la coppia. Nel caso in cui lo screening dia un risultato positivo il protocollo prevede che l’esame sia confermato da un test invasivo che segue un percorso descritto dalle linee guida".

Esistono diversi player sul mercato che offrono servizi di diversi livelli. La differenza principale tra i diversi test è attribuita alla validazione scientifica di cui sono corredati e, nello specifico, al numero di pazienti testati all’interno dello studio clinico che è stato effettuato. La validazione del test di screening non invasivo si ottiene confrontando il risultato ottenuto con una metodica diagnostica invasiva svolti entrambi sulla stessa paziente. Quanto più è alto il numero di pazienti su cui è stato validato il test, tanto più accurato e affidabile sarà il risultato del test.

La ricerca più ampia svolta sino a oggi è stata condotta sul G-test, che ha dimostrato l’elevata accuratezza in più di 146 mila esami, sia nelle gravidanze a rischio, sia in quelle non a rischio. Lo stesso test è stato riprodotto per più di un milione di pazienti. Nonostante attualmente siano gli Stati Uniti a detenere il 58 per cento del mercato, seguono a ruota Europa, Giappone, Australia e Cina. “E’ un caso di tecnologia medica che risponde ad un bisogno sociale - prosegue Novelli - la maternità è un evento che si è spostato in avanti nell’asse dell’età fertile e questa tendenza non potrà che continuare. Allo stesso tempo la ‘finestra fertile’ si restringe ad un numero minore di anni e questo si traduce in un numero inferiore di figli. E’ normale quindi che su quei bambini si investa il massimo anche in termini di aspettative di salute. Di questo nuovo bisogno di sono accorti anche i governi: l’inglese National health service renderà disponibile gratuitamente il test dal 2018 con l’obiettivo di risparmiare gli oltre 150 feti sani vittime ogni anno delle tecniche invasive"

Salta in aria il patto Gentiloni-Cav. Renzi diabolico: tutto dipende da oggi

Salta in aria il patto Gentiloni-Cav. Renzi diabolico: tutto dipende da oggi



C'è tensione tra Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Il fatto che il premier voglia arrivare a fine legislatura e che abbia già un pacchetto di nuove nomine per stabilizzare il governo sta irritando non poco il segretario del Pd. Renzi, infatti vuole andare al voto a giugno. Ma il suo successore, riporta Repubblica, come per dispetto, vuole nominare Luigi Zanda presidente della commissione Affari costituzionali, Andrea Marcucci, nuovo capogruppo del Pd a Palazzo Madama. Inoltre vuole una intesa sul giudice costituzionale chiamato a sostituire il dimissionario Giuseppe Frigo e un patto per portare all'Agcom, l'authority che vigila sulla battaglia Vivendi-Mediaset, Vito Di Marco, ex collaboratore del forzista Paolo Romani con 15 anni di militanza nei Ds a Bologna.

Quest'ultima nomina in particolare, non è piaciuta a Renzi. Che ha di fatto saltare il patto Gentiloni-Berluisconi. Di Marco è stato infatti silurato subito dal Pd con un comunicato: "Voteremo un nostro candidato, non uno indicato da Romani". "Non regaliamo la maggioranza al partito Mediaset nell'Agcom", sottolinea Matteo Orfini: "Soprattutto quando sono in ballo scelte strategiche sul futuro delle comunicazioni".

Insomma, nel Pd ci sono due linee, quella del voto anticipato e quella del governo Gentiloni. La differenza la farà la sentenza della Consulta sull'Italicum. Con il segretario del Pd che non guarderà solo agli interventi sul ballottaggio o sul premio. Per la partita nel Pd sono molto importanti i capolista bloccati, ovvero i nominati dalle segreterie. Se la sentenza li confermerà Renzi potrà giocarsi i posti in lista con le correnti dem. E "scambiare" quindi posti per il voto subito.