Salta in aria il patto Gentiloni-Cav. Renzi diabolico: tutto dipende da oggi
C'è tensione tra Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Il fatto che il premier voglia arrivare a fine legislatura e che abbia già un pacchetto di nuove nomine per stabilizzare il governo sta irritando non poco il segretario del Pd. Renzi, infatti vuole andare al voto a giugno. Ma il suo successore, riporta Repubblica, come per dispetto, vuole nominare Luigi Zanda presidente della commissione Affari costituzionali, Andrea Marcucci, nuovo capogruppo del Pd a Palazzo Madama. Inoltre vuole una intesa sul giudice costituzionale chiamato a sostituire il dimissionario Giuseppe Frigo e un patto per portare all'Agcom, l'authority che vigila sulla battaglia Vivendi-Mediaset, Vito Di Marco, ex collaboratore del forzista Paolo Romani con 15 anni di militanza nei Ds a Bologna.
Quest'ultima nomina in particolare, non è piaciuta a Renzi. Che ha di fatto saltare il patto Gentiloni-Berluisconi. Di Marco è stato infatti silurato subito dal Pd con un comunicato: "Voteremo un nostro candidato, non uno indicato da Romani". "Non regaliamo la maggioranza al partito Mediaset nell'Agcom", sottolinea Matteo Orfini: "Soprattutto quando sono in ballo scelte strategiche sul futuro delle comunicazioni".
Insomma, nel Pd ci sono due linee, quella del voto anticipato e quella del governo Gentiloni. La differenza la farà la sentenza della Consulta sull'Italicum. Con il segretario del Pd che non guarderà solo agli interventi sul ballottaggio o sul premio. Per la partita nel Pd sono molto importanti i capolista bloccati, ovvero i nominati dalle segreterie. Se la sentenza li confermerà Renzi potrà giocarsi i posti in lista con le correnti dem. E "scambiare" quindi posti per il voto subito.
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