Visualizzazioni totali

martedì 25 ottobre 2016

Il blitz dei gendarmi a Palazzo Chigi: che cosa rischia Renzi (e pure l'Italia)

UE, commissari a Palazzo Chigi: i conti dell'Italia e la manovra nel mirino



di Francesco Pellegrino



La Legge di Bilancio, non è certo una novità, è nel mirino dell'Unione Europea. La novità semmai è che nel pomeriggio di ieri, a Palazzo, si era diffusa una voce: i commissari dell'Unione Europea, si sussurrava, erano arrivati a Roma ben prima della lettera di richiamo spedita da Bruxelles. I gendarmi a Palazzo Chigi, dunque, ancor prima che la leggi arrivi in Parlamento.

Voce poi confermata nei fatti dal Tesoro: "Una delegazione di funzionari della Commissione europea ha svolto una visita di due giorni a Roma per l'abituale approfondimento di analisi degli squilibri macroeconomici". Poi via XX Settembre ha aggiunto che la delegazione "non ha nulla a che fare" con il Documento programmatico di bilancio. Si tratterebbe, dunque, come spiega Il Giornale, di una visita funzionale alla stesura del rapporto preliminare di fine anno che al termine di febbraio costituirà l'ossatura del Country Report, ossia il rapporto sul sistema-Paese, una sorta di pagella con cui Bruxelles valuterà le singole nazioni.

Ma tant'è. I conti dell'Italia sono già, clamorosamente, nel mirino. L'occupazione di Palazzo Chigi ad opera delle armate filo-tedesche è già iniziata. Putacaso proprio pochi giorni dopo il varo della manovra: una circostanza che non appare affatto casuale.

Venti di guerra, blindato il Cremlino Il terrore: imminente attacco aereo

Russia, Vladimir Putin scherma il Cremlino contro i droni



Venti di guerra, ultimo atto. L'ultimo indizio arriva dalle interferenze tra il segnale Gps e il segnale Glonass, il sistema satellitare russo: nel centro di Mosca, o meglio a due passi dalle stanze di Vladimir Putin, negli ultimi mesi si sono moltiplicate le segnalazioni di malfunzionamenti. Secondo quanto scrivono i media russi i primi sospetti sono piovuti in estate, grazie al gioco Pokémon Go: la App, infatti, sfrutta il segnale Gps per la geolocalizzazione dei personaggi da cacciare e tra il Cremlino e la Piazza Rossa non se ne trovava neanche uno. 

Si suppone, dunque, che il Cremlino abbia adottato un sofisticato sistema di sicurezza. Supposizione, come detto, confermata da più esperti e dalla enorme mole di segnalazioni arrivate da Usovo, il luogo dove c'è la residenza di Putin.

A cercare di dare una spiegazione a queste stranezze ci ha pensato Grigory Bakunov di Yandex, motore di ricerca russo. Secondo l'esperto dentro al Cremlino è installato un potente trasmettitore che influenzerebbe i segnali Gps e Glonass. Potrebbe trattarsi dunque di un sistema per evitare che i droni non sorvolino il Cremlino. L'area sarebbe stata codificata come "aeroportuale", vietata dunque al transito dei velivoli comandati a distanza. All'interno del Cremlino, c'è infatti una pista d'atterraggio per l'elicottero con cui Putin spesso si reca al lavoro.

Caivano (Na): Dissesto Finanziario al Comune Arriva il Commissario al Bilancio

Caivano (Na): Dissesto Finanziario al Comune Arriva il Commissario a supporto di un Sindaco incapace


di Gaetano Daniele


Dott. Salvatore Carli

Al Comune di Caivano arriva il Commissario al Bilancio, dott. Salvatore Carli, impegnato da anni sul territorio campano, anche contro le infiltrazioni mafiose legate al traffico di rifiuti. Ora si teme proprio che nell'anno 2015/2016, come del resto per il passato, possano emergere irregolarità, considerato che aldilà del buco di bilancio di oltre 25 milioni di euro, stanno continuando a venire a galla debiti ingiustificati, come denunciava pochi giorni fa il Dirigente del V° Settore, dott. Vito Coppola. Non solo, è proprio di queste ultime ore, l'indiscrezione, che ad un altro dirigente ai lavori pubblici, Stefano Lanna, vicinissimo al Sindaco Monopoli, sia stata revocata la delega. Ma resta un'indiscrezione tutta da accertare. 

Insomma, l’indiscutibile evidenza della mancanza dei basilari rapporti interni alla maggioranza che si concretizzano nel mancato confronto e nella mancata costruttiva discussione delle scelte e della realizzazione del Programma fra i componenti che, loro malgrado, vengono coinvolti al solo fine del voto di sudditanza, mentre le scelte amministrative sono solo di assolutismo verticistico, e che tale comportamento ha fatto precipitare il Comune di Caivano verso l'inevitabile baratro del commissariamento, in assenza appunto dei seppur minimi interventi di controllo, manutenzione e servizi alla cittadinanza (in attesa delle grandi opere!), pone, ancora una volta, il nostro ragionamento in una posizione di grande irresponsabilità politica da parte del Sindaco Monopoli. 

L'intervista a Parisi di Elisa Calessi: "Forza Italia? Mi fanno la guerra e sono contento"

"Mi fanno la guerra? Vi spiego perché sono contento"


di Elisa Calessi



Arriva a braccetto di una signora elegante, capelli raccolti in uno chignon. Ce la presenta: «Mia mamma». Novantacinque anni, occhi intelligenti, modi cortesi. Del resto Parisi, come ricorda lui stesso, è di Roma. «La mia famiglia è ancora qui, anche se sono sempre in giro…». Il tour che sta facendo, Energie per l'Italia, lo porta ogni giorno lontano. Per questo fermarsi un pomeriggio nella Capitale è un lusso. E lo è anche il contesto: il bellissimo Oratorio Baldini, tra piazza Venezia e Botteghe Oscure, ospite del Piccolo Festival dell'Essenziale, organizzato dal Centro culturale di Roma, appuntamento di poeti, attori e danzatori. Lo hanno invitato a parlare di una parola: esilio.

Parisi, lei è un po' in esilio per ricostruire il centrodestra, ma intanto Matteo Renzi ogni giorno vi scippa un' idea. L'ultima è l'abolizione di Equitalia. Come si fa?

«Renzi è furbo, cinico e spregiudicato. Sta semplicemente cercando di prendersi gli elettori di Berlusconi. Quando abolisce Equitalia, non lo fa perché sente che la società non ne ha bisogno, ma perché l' ha detto Berlusconi. Stessa cosa con il Ponte sullo Stretto. Spera di prendere i voti di quegli elettori e vincere il referendum».

Intanto però quelle cose le fa.

«Non è vero. Le sue riforme non hanno nulla di liberale. È la solita sinistra. Addirittura sta abbassando l' età pensionabile. Ma ci rendiamo conto?».

Si riferisce all' anticipo pensionistico contenuto nella legge di stabilità?

«Sì. Oggi abbiamo un grande problema di sostenibilità del sistema e invecchiamento della popolazione. Dovremo aumentare l'età pensionabile in futuro. L'aspettativa di vita si allunga e le persone devono lavorare di più, se non vogliamo scaricare il debito sui giovani. E lui cosa fa?Abbassa l' età pensionabile. Renzi non sta facendo cose di destra, sta solo sperando di prendere i voti di destra per il referendum. Basta vedere la riforma della scuola».

Cosa non le piace?

«La grande riforma si è limitata all' assunzione di 100mila precari. Punto. Non ha cambiato una virgola del sistema scolastico. Non è riuscito nemmeno a migliorare l' aspetto organizzativo. Con 100mila insegnanti in più, poteva far partire l' anno scolastico con gli organici al completo. Nemmeno questo».

Lei cosa avrebbe fatto?

«Serve un sistema formativo di qualità. Questo occorre ai giovani per trovare lavoro. Invece Renzi si è limitato a ritoccare modelli organizzativi e ad assumere precari».

Però ha fatto la riforma della Costituzione, su cui ora si voterà. Davvero pensa che sia da bocciare?

«Sì. Perché non cambia nulla. E dove cambia, cambia in peggio».

Corregge le distorsioni del Titolo V. E va detto che il federalismo, in questi anni, ha anche portato tanti sprechi. Non crede?

«In alcuni regioni, non in altre. Abbiamo vissuto distorsioni perché in Italia siamo abituati a fare le cose a metà. Mezzo federalismo, mezze riforme. E questo deresponsabilizza. La riforma costituzionale del 2001 nasce perché il Ds, provando a prendere i voti della Lega, decise di riformare il Titolo V. Il risultato fu una confusione tremenda. Occorre fare scelte chiare».

Cioè?

«Realizzare una vera sussidiarietà: lo Stato non deve fare tutto, deve lasciar fare alla società. Perché il servizio pubblico non è il servizio fatto dal pubblico, ma per il pubblico. E può essere fatto da chiunque. Il compito dello Stato è fissare standard di qualità. Per esempio mettere in mano alle famiglie un voucher da spendere negli asili nido. Comunali o privati. Oltretutto conviene. Oggi un asilo comunale costa a un Comune il doppio di quanto non gli costi a un asilo privato. E poi la famiglia».

Che cosa vorrebbe fare?

«La famiglia ci consente di assorbire disoccupati, disabili, anziani. Vogliamo riconoscerle questo ruolo facendole pagare meno tasse»

Renzi ha cancellato l'Imu per la prima casa.

«Anche qui mancano scelte definitive. Noi dovremmo pagare una sola tassa locale che resta al Comune. In questo modo quel Comune non dipende dallo Stato. Se il sindaco è bravo, userà quei soldi per fare buoni servizi con tasse basse, se no, sarà mandato a casa. Si chiama accountability, responsabilità. Renzi per tre anni, invece, ha fatto manovre in cui ha scaricato i tagli alla spesa pubblica su regioni ed enti locali».

Però a proposito di riforme fatte a metà, anche il centrodestra ha delle colpe. O no?

«Il centrodestra ha provato a fare una riforma della Costituzione nel 2006. Ed era migliore di questa. Rafforzava i poteri del primo ministro, che è una scelta giusta perché serve un governo forte che non sia in balia del Parlamento».

Costituzione a parte, il centrodestra, quando ha governato, ha sprecato questa occasione. Non crede?

«Non c' è dubbio che il centrodestra, negli ultimi anni, ha perso la spinta iniziale, liberale, che Silvio Berlusconi nel '94 aveva dato. Anche perché gli alleati con cui ha governato provenivano da culture stataliste. Ma quei governi hanno fatto molto di più per il lavoro, per gli investimenti, per il Sud. Ma ora l' Italia è in un' altra epoca rispetto al '94 per cui anche quelle ricette vanno ripensate».

Fino a un anno fa, lei era un manager di successo. Qual'è la differenza più forte tra la vita di prima e di ora?

«È tutto diverso. La cosa più importante, quella che ti dà energia, sono le persone che incontri. La fiducia che mi ha dato Milano, dove ho preso 250mila voti. Il consenso che incontri, ma anche la preoccupazione, il dolore, i bisogni delle persone. Quando lavori in azienda, l' energia te la dà la possibilità di raggiungere un risultato. Qui ti viene dal rapporto con la gente. Ed è importante, perché poi hai addosso una pressione infinitamente più grande».

Sente una pressione più forte di quando guidava, per esempio, Fastweb?

«Sì perché qui c'è un'aspettativa molto più elevata».

Prima guadagnava di più, aveva meno pressioni e le mani più libere. Chi glielo fa fare?

«In Italia c' è bisogno di ritrovare la speranza nel futuro. E penso si costruisca non attraverso l'individuazione di un leader o di un partito organizzato secondo i modelli esistenti. C' è bisogno di una profonda innovazione. Occorre liberare le energie positive che ci sono tra le persone, nelle aziende. Questo è quello che voglio fare».

Però sta incontrando resistenze molto forti. Soprattutto tra i dirigenti di Forza Italia. Le dispiace?

«È normale. Sono preparato a questo. Se non ci fosse una resistenza, vorrebbe dire che non stiamo cambiando le cose. Le dico di più: il mal di pancia è molto meno diffuso di quanto emerga, trovo tanto entusiasmo e tanti amministratori e militanti che hanno voglia di tornare a vincere».

Be' non è il contesto migliore per ricostruire un movimento politico.

«Non sono preoccupato. Forza Italia era un partito che aveva più del 30% dei voti, è arrivato ad avere a Roma il 4%. Quando perdi il contatto con l' opinione pubblica, c' è una responsabilità. Vuol dire che mancano le fondamenta ideali di una cultura liberale-popolare, mancano le persone in grado di rappresentarla. Io sto provando a mettere insieme fondamenta ideali e persone».

Però la storia recente dice che è possibile cambiare pelle a un partito. Renzi lo ha fatto col Pd. Possiamo dire che lei è un po' il rottamatore di Forza Italia?

«No, la mia non è una scalata a un partito per poi, una volta preso in mano, trasformarlo in un' altra cosa».

Come ha fatto Renzi.

«Ma anche Salvini: ha preso la Lega al 3% e l' ha portata al 10%. Nel nostro caso però è diverso. Bisogna ricostruire dalle fondamenta, ripartire in mezzo alla gente».

Cosa va cambiato rispetto alle idee del centrodestra che abbiamo conosciuto fin qui?

«Siamo entrati in una era segnata da fenomeni che ci condizioneranno a lungo: la globalizzazione dell' economia, la pressione migratoria, l' instabilità del mondo arabo che sta generando il fenomeno del terrorismo, il disimpegno degli Stati Uniti dagli scenari critici che necessita di un' Europa che ora non c' è, la trasformazione tecnologica, il calo demografico. Fenomeni che sono stati affrontati finora con le categorie del '900. Servono logiche originali. Sull' immigrazione, per esempio, la sinistra parla solo di accoglienza, mentre c' è un problema di gestione. Dobbiamo riaffermare le fondamenta della nostra cultura giudaico-crisitana perché è l' unica via per integrare popolazioni e culture diverse».

Lei parla di cultura liberale e popolare. Ma in Italia non è mai esistito un grande partito liberale.

«Perché il liberalismo che abbiamo conosciuto era elitario, non era percepito dalla gente. Sembrava avere come obiettivo solo la difesa degli interessi dei grandi gruppi economici e bancari. Come accade, ora, in Europa».

Bruxelles è governata da liberali?

«Il governo dell' Europa è sostanzialmente liberale. Ma è fatto da professori che hanno studiato modelli di libero mercato e hanno provato a calarli dall' alto. La direttiva Bolkenstein, apparentemente liberale, non ha generato ricchezza e benessere. Il liberalismo popolare che abbiamo in mente noi punta a liberare le persone, a diminuire il peso dello Stato per far spazio alla società. Siamo costretti a farlo perché abbiamo un debito del 130% del Pil».

Renzi sostiene di aver fatto molto per liberare la società, soprattutto in tema di diritti civili.

«La sinistra si è sempre concentrata sulle grandi battaglie per i diritti individuali, senza misurare quali sono le libertà effettivamente realizzate. Fare battaglie sui diritti e non occuparsi, per esempio, di quello che sta accadendo nelle carceri, ti fa capire lo strabismo della sinistra».

Turismo sessuale, la nuova frontiera: il nuovo "paradiso" (a due passi da noi)

Spagna, l'ultimo paradiso del turismo sessuale



Quando si pensa al turismo sessuale è facile pensare a mete come Santo Domingo, Brasile, Thailandia. E invece no, bisogna pensare alla Spagna: Il quotidiano iberico El Mundo ha pubblicato un’inchiesta online dove si segnalano le “virtù” spagnole in fatto di ospitalità turistica a sfondo sessuale. Più di 1500 case in tutto il paese, 45mila prostitute al lavoro, un giro d’affari annuale di 2 miliardi di euro che equivale allo 0,35% del Pil nazionale. 

“La Spagna ha superato Amsterdam ed è diventato il paese numero uno in Europa nel turismo sessuale. La prostituzione è completamente legale, quindi un sacco di persone, soprattutto stranieri”, hanno spiegato sul sito ladsholidayguide.com dove l’imperativo è quello di far “godere” il turista che usufruisce dei loro consigli di viaggio.

I costi? Assolutamente abbordabili: si inizia con 15 dollari all'entrata, ristoranti con cucina catalana, zone fumatori, servizio di sicurezza sempre presente, il listino prezzi che si basa sulla cifra minima di 60 euro ogni mezz’ora, più 5 euro per il lavaggio della biancheria. Le stanze sono ultramoderne  come nemmeno in un hotel, oltre ad avere una cassa comune dove si paga prima di salire in camera. 

I clienti paiono molto soddisfatti: “È come un bordello di lusso” spiega un utente “non spagnolo” recensendo online l’EvenOnce di Valencia. “Suoni. Entri. Ti accoglie una ‘madame’ che ti offre da bere. Poi ti mostra una selezione di donne. Il loro aspetto varia da un voto medio (6-7) a bello-sexy (9). Ne scegli una, vai in camera, ti metti d’accordo sul prezzo (60 euro l’ora). Mentre la ragazza va a prendere le lenzuola pulite puoi fare una doccia. Tutto è pulito e ordinato. Le ragazze sono simpatiche”.

Malta: aereo decolla, poi lo schianto Chi c'era a bordo: il sospetto terribile

Malta, aereo si schianta dopo il decollo: 5 morti. Chi c'era a bordo: il terribile sospetto



Sono cinque i morti dell'incidente aereo avvenuto oggi a Malta. Un velivolo è precipitato vicino alla pista di atterraggio poco dopo il decollo alle 7.10 circa ed è stato subito avvolto dalle fiamme. Il video è pazzesco: si vede l'aereo che, poco dopo la partenza, cade in picchiata fino a schiantarsi a terra in una nube di fuoco.

La prima versione ha ipotizzato che il Merlin IV fosse impegnato nei pattugliamenti al largo della Libia nel quadro dell’operazione Frontex. Successivamente si è parlato di tre doganieri francesi e di 2 membri d’equipaggio. Ma la Dogana ha smentito. Infine è intervenuto il Ministero della Difesa da Parigi: era nostro personale, partecipava a controlli anti-trafficanti nel Mediterraneo meridionale.

In un primo momento i media locali avevano ipotizzato che il Merlin IV fosse stato impiegato in pattugliamenti a largo della Libia per conto dell'agenzia Frontex. Poco dopo alcune testate avevano riportato che a bordo ci fossero due doganieri francesi e due membri dell'equipaggio. Sia l'agenzia europea che il dipartimento delle dogane francesi hanno però smentito la presenza di proprio personale a bordo dell'aereo. Le vittime sarebbero dipendenti del ministero della Difesa francese. Da Parigi infatti hanno precisato che il volo doveva servire per controlli anti-trafficanti nel Mediterraneo meridionale. Secondo il quotidiano francese Le Monde, i tre funzionari della Difesa appartenevano ai servizi della Direction Générale de la Sécurité Extérieure (DGSE), a Malta con compiti di intelligence.

Anche il Servizio Europeo per l'Azione Esterna ha chiarito che il velivolo precipitato "non era collegato ad alcuna delle attività dell'Ue. Le nostre più profonde condoglianze vanno alle famiglie e agli amici di coloro che hanno perso la vita nell'incidente", ha affermato il portavoce del Seae. L'Alto Rappresentante dell'Ue per gli Affari Esteri, Federica Mogherini, è ora in contatto con le autorità maltesi e seguirà da vicino gli sviluppi.

"L'ha uccisa e poi con il suo cadavere..." Il prete e l'amica: la decisione dei giudici

L'ha uccisa e ha nascosto il suo cadavere: condannato. Padre Graziano, la storia torbida con una 50enne



Padre Alabi Gratien, conosciuto come padre Graziano, è stato condannato a 27 anni di carcere dalla Corte d'Assiste di Arezzo. Il prete era accusato di omicidio volontario e l’occultamento di cadavere di Guerrina Piscaglia, 50 anni, allontanatasi dalla sua abitazione di Cà Raffaello, nel comune di Badia Tedalda (Arezzo), il 1 maggio 2014, per dirigersi in parrocchia. Padre Graziano, come è emerso dalle indagini, avrebbe avuto una relazione sentimentale con la sua parrocchiana. Padre Graziano era stato rinviato a giudizio il 29 settembre 2015 e il successivo 4 dicembre è iniziato il processo in Corte d’Assise. Le indagini sono state coordinate dal procuratore capo Roberto Rossi e dal sostituto Marco Dioni. Ed è stato proprio il pm Dioni nella sua requisitoria a chiedere una condanna di 27 anni per il sacerdote, richiesta accolta dai giudici dopo oltre sei ore di Camera di consiglio.

Il 23 aprile 2015 padre Graziano era stato arrestato e condotto nel carcere San Benedetto di Arezzo perché sospettato di voler fuggire all’estero. Dal 1° febbraio scorso si trova agli arresti domiciliari, con l’applicazione del braccialetto elettronico, nel convento dei Premostratensi di Roma, in viale Giotto, l’ordine religioso a cui appartiene. Durante le ultime fasi processuali il pm Marco Dioni ha sostenuto che l’imputato è colpevole «al di là di ogni ragionevole dubbio». Secondo la Procura aretina, è stato il sacerdote ad uccidere Guerrina Piscaglia e a depistare le indagini.