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giovedì 11 agosto 2016

Schwazer "ucciso", la sentenza choc Niente Giochi e la squalifica-monstre

Schwazer "ucciso", la sentenza choc : niente Giochi e la squalifica-monstre



Punito. Anzi, massacrato. Non solo niente Olimpiadi per Alex Schwazer, ma anche otto anni di squalifica, così come chiesto dalla Iaaf. Eliminato, cancellato, fatto fuori. Per sempre, perché l'atleta, oggi, di anni ne ha già 32. Ma tant'è, questa sospetta vicenda di doping, il secondo doping, significa fine di tutto, non solo dei giochi di Rio. La sentenza del Tas, il Tribunale Arbitrale dello Sport che lo ha ascoltato a Rio de Janeiro in un clima di caccia alle streghe, non lascia appello. La speranza di Alex era quella di correre alla 20 e alla 50 km di marcia. Chi sperava che il rinvio della decisione fosse di buon auspicio sbagliava. Chi non sbagliava, invece, era chi dall'entourage di Schwazer diceva che la sentenza era già scritta. Sentenza appellabile soltanto presso un tribunale federale svizzero. Ma tanto ormai l'Olimpiade se n'è andata. Schwazer ci aveva creduto. Fino all'ultimo. Fino a questa mattina, dove è stato fotografato, solo e sotto alla pioggia, mentre correva, mentre ostinatamente si allenava.

Schwazer era stato trovato positivo in un controllo antidoping a sorpresa effettuato ordinata dalla Iaaf presso la sua abitazione di Racines, in provincia di Bolzano. Dopo un primo esame negativo, la federazione internazionale - in base alla raccolta dei dati del passaporto biologico steroideo - aveva ordinato un esame di secondo livello che aveva evidenziato la presenza di testosterone. Ma alcune modalità dell'iter della vicenda - anzi, moltissime modalità -, dalla violazione dell'anonimato all'allungamento dei tempi di comunicazione dell'accaduto all'atleta, combinati con i dati di tutti gli altri 14 controlli che non avevano evidenziato alcuna anomalia, avevano portato la difesa del marciatore a denunciare l'ipotesi di dolo. Un'ipotesi che ora resta in piedi soltanto per la giustizia penale visto che la procura di Bolzano ha aperto un fascicolo sulla denuncia contro ignoti presentata dall'avvocato di Schwazer, Gerhard Brandstaetter.

Per Schwazer, questa è la seconda positività. La prima risale all'estate 2012, a pochi giorni dall'Olimpiade di Londra, quando il marciatore ammise l'assunzione di Epo in una straziante conferenza stampa. Confessò tutto, dall'inizio alla fine. In questo secondo caso, invece, non ha confessato nulla. Perché non aveva nulla da confessare, ha ripetuto più volte, convincendo tutti. O quasi. Già, perché i giudici non si sono fatti convincere. Per loro, Schwazer, è un recidivo. Un atleta da cancellare. Con questa enorme, spropositata e, forse, ingiusta sentenza.

mercoledì 10 agosto 2016

Agonia Isis, conquistato il quartier generale. La vittoria in Libia: che cosa succede

Agonia Isis, conquistato il quartier generale. La vittoria in Libia: che cosa succede



Le forze dell’operazione Al-Bunyan Al-Marsoos, fedeli al governo di concordia guidato dal premier libico Fayez al-Serraj, hanno preso il controllo del centro Ouagadougou, quartiere generale del sedicente Stato islamico (Is) a Sirte. Lo ha riferito il sito d’informazione Libya Herald, aggiungendo che le forze filo-Serraj hanno conquistato anche l’ospedale Ibn Sina e l’università. Secondo fonti del governo di concordia nazionale, gruppi di jihadisti restano ancora asserragliati in tre quartieri residenziali di Sirte e in un altro complesso vicino al lungomare. L’annuncio della completa liberazione della città, hanno specificato, arriverà quando anche queste zone saranno liberate dall’Is.

I soldati italiani combattono in Libia. Ora spunta un documento segreto

I soldati italiani in Libia. Ora spunta un documento segreto



Per la prima volta il governo Renzi ha ammesso ufficialmente che un commando di soldati italiani delle forze speciali è stato dislocato in Iraq e Libia. In un documento classificato come "segreto" al Comitato di controllo sui servizi segreti (Copasir), il Comando interforze per le operazioni delle forze speciali ha chiarito la natura delle operazioni in corso. Dopo una prima fuga di notizie nei giorni scorsi, dal governo erano arrivate solo vaghe smentite ai sospetti dell'opposizione di aver scavalcato il via libera del Parlamento. Come descritto nel documento, diffuso per primo dall'Huffingtonpost, le operazioni in corso delle forze speciali si stanno svolgendo in applicazione della normativa approvata a novembre scorso proprio dal Parlamento, grazie alla quale il Presidente del Consiglio può autorizzare missioni all'estero di militari dei corpi d'elite, facendoli rispondere direttamente ai servizi segreti, con tutte le garanzie che ne conseguono, compresa l'immunità.

In Libia sono impegnati gli uomini del 9° Reggimento Col Moschin del Gruppo Operativo Incursori del Comsubin, del 17° Stormo Incursori dell'Aeronautica Militare e del Gruppo di Intervento Speciale dei Carabinieri. Questi gruppi rispondono direttamente al governo, per questo solo formalmente non sarebbe corretto dire che l'Italia è in guerra in Libia. Che cosa stiano facendo su quel fronte i nostri militari è descritto con precisione nel documento trasmesso al Copasir, sul quale però è stato apposto il segreto che il governo potrebbe elevare a Segreto di Stato.

Successo il Notiziario: Superato il milione di visualizzazioni dall'apertura del blog

Successo il Notiziario: Superato il milione di visualizzazioni dall'apertura del blog

Gaetano Daniele
Amministratore il Notiziario sul web

Grande successo del blog, il Notiziario sul web, che oltre ad aver superato il milione e mezzo di visualizzazioni con Google+, oggi, supera il milione di visualizzazioni con blogger. Report dedicato soprattutto a chi pensa che tale strumento di comunicazione venga seguito da pochi. Grazie a tutti coloro che in questi anni mi hanno seguito e continuano a farlo, ma anche un grazie a tutti i residenti all'estero che, grazie al blog, si tengono informati su tutto ciò che accade nella nostra comunità. Così l'amministratore del blog, Gaetano Daniele. 

Miss Mondo: Una Nolana vince la tappa provinciale a Pontelandolfo

Miss Mondo: Una Nolana vince la tappa provinciale a Pontelandolfo



di Francesco Celiento



PONTELANDOLFO - Nella centralissima piazza Roma del piccolo Comune Beneventano, una quindicina di ragazze, nonostante un fortissimo vento, si sono sfidate in passerella per la finale provinciale del noto concorso Miss Mondo Italia, organizzato dall’agenzia sannita Ag Production di Giuseppe Puzio. 

Prima assoluta Mena Venuso, 17 anni, residente a Nola, alta 1.76, capelli castani, occhi marroni, ragazza che frequenta il liceo classico e sarà maturanda il prossimo anno; come hobby Mena preferisce trascorrere il tempo libero in palestra ed ha vinto anche altri concorsi di bellezza regionali. Adesso aspira a raggiungere Gallipoli, la stupenda località turistica pugliese, dove si terrà la finalissima nazionale di Miss Mondo Italia. L’evento è stato presentato da Antonio Esposito con le coreografie di Roberta Adelini. 

Anche Mercalli cacciato dalla Rai Sfogo pazzesco: "C'è la manina di..."

Mercalli cacciato dalla Rai. Pazzesco sfogo: "La manina di..



Nella nuova Rai non c'è spazio neppure per Luca Mercalli, il climatologo di Che tempo che fa a cui Viale Mazzini aveva affidato Scala Mercalli. Il suo programma è stato cancellato da Rai Tre. Anche lui una vittima del "giro di nomine", anche se nessuno, o quasi, ne ha parlato: tutti erano concentrati a sezionare i casi di Bianca Berlinguer, Massimo Giannini e Lillo & Greg. Ma tra gli epurati c'è anche lui. E Mercalli, in un'intervista a L'Espresso, picchia durissimo contro Viale Mazzini, spiegando quelle che, secondo lui, sono le vere ragioni dell'allontanamento.

La notizia della cacciata, premette, "era nell'aria già da qualche mese. Il nostro programma ha bisogno di una preparazione lunga, serve molto tempo per organizzare i documentari in giro per il mondo. Di solito a giugno sapevamo già quando sarebbe iniziata la nostra stagione, ma stavolta nessuno ci ha comunicato nulla. Poi, un paio di settimane fa, ho ricevuto la telefonata del dirigente Rai a cui faccio riferimento...". La trasmissione? Non viene confermata. E la direttrice di rete Daria Bignardi, per inciso, non si fa sentire: "Non mi ha chiamato, non ci ho mai parlato in vita mia".

Quando gli si chiede come la Rai abbia motivato la chiusura, Mercalli spiega che "non me l'hanno spiegata. Anche perché era difficile da spiegare", anche perché il programma "attirava un milione di spettatori in media ogni sabato sera". E allora perché lo hanno chiuso? "Abbiamo trattato argomenti che sono scomodi per qualsiasi governo, e il governo Renzi non fa certo eccezione. Basterebbe dire che siamo andati contro le trivelle e le grandi opere, e a favore di un'agricoltura sostenibile". Un accusa molto circostanziata, quella del climatologo.

Quando gli si chiede cosa pensi di questa nuova Rai, premette che "ho sempre creduto fortissimamente nel servizio pubblico", ma "oggi faccio sempre più fatica a riconoscermi in questa Rai". Nessuna autocritica, però: "Se ho sbagliato qualcosa? Non credo. Ho fatto solo le mie scelte, prendendomi le mie responsabilità. È chiaro che sarei stato un ingenuo a pensare che non avrei sollevato un polverone con la puntata sui No Tav. Ma ci siamo sempre affidati a un metodo scientifico, un metodo da Pulitzer, da giornalismo d'inchiesta. Questi sono i fatti, ora se ci riuscite confutateli".

Lara Comi: "Chi torna in Forza Italia..." L'intervista: l'azzurra picchia durissimo

L'intervista a Lara Comi: "Chi torna in Forza Italia...". L'azzurra picchia (durissimo)


intervista a cura di Matteo Pandini



Berlusconi è in ripresa, il cerchio magico è stato spazzato via e il Milan è stato ceduto. Onorevole Comi, sta brindando?

«Noo, ma che dice? Poi sono argomenti diversi».

Partiamo da Berlusconi.

«Del presidente sono contentissima, spero si riprenda al 110% il prima possibile!».

Capitolo Milan.

«Sul Milan non brindo, anche se capisco fosse necessario vendere per motivi finanziari. Da tifosa rossonera e del made in Italy sono delusa. Spero che Berlusconi resti presidente onorario il più possibile».

Brinda per l’addio al cerchio magico?

«Guardi che non brindo, perché penso che nel partito ci siano ancora problemi strutturali che non sono stati eliminati. Ma non ho mai avuto problemi con nessuno...».

Con la Pascale e la Rossi andava d’accordo?

«Con me sono sempre state corrette. Posso dire la stessa cosa dei dirigenti che col cosiddetto cerchio magico litigavano».

Nessuno le impediva di parlare con Berlusconi?

«No! Ho avuto con lui l’opportunità continua di confronto sui grandi temi europei e nazionali e sulla necessità di un movimento radicato sul territorio».

È vero che ha litigato con Licia Ronzulli perché lei, onorevole Comi, ha preso più voti della sua collega, che così non è stata confermata all’europarlamento?

«Nessun litigio!».

Però Fi decise di sostenere la Ronzulli e non lei. Vero?

«Sono stata ricandidata e ringrazio il presidente Berlusconi. Il partito mi ha detto che non mi avrebbe sostenuta, ritenendomi “brava e capace di camminare con le mie gambe”. Ne ho preso atto».

Ci rimase male.

«Un po’ sorpresa... Ma la presenza costante e attiva sia sul territorio sia al parlamento mi ha permesso di ottenere un grande risultato elettorale con un notevole incremento di preferenze rispetto alle precedenti elezioni».

Con l’appoggio del partito avrebbe preso più voti?

«Certamente sì ma avrebbe dato fastidio a qualcuno».

È stata sostenuta da Cl?

«Ma no, Cl aveva già un candidato nelle lista Ncd».

Allora da Berlusconi, di nascosto...

«Sarò sempre grata a Berlusconi per avermi candidato. Credo che il mio risultato elettorale arrivi da persone che mi hanno premiata per il lavoro svolto e altre che, anche se di diverso orientamento, mi hanno votata perché hanno creduto in me come persona».

83.987 preferenze.

«Credo che chi ricopre dei ruoli, anche interni al partito, debba sottoporsi almeno una vota al voto popolare».

Lara Comi da Saronno (ma nata a Garbagnate), classe 1983, laureata in Economia, poliglotta, occhi azzurrissimi, gavetta nei giovani forzisti: europarlamentare e vicepresidente del Ppe, è considerata da molti una creatura del Cav, anche se alcuni del partito non stravedono per lei. È stata l’unica italiana invitata alla international leader forum che comprende 400 leader internazionali. È orgogliosa d’aver parlato all’Onu - in rappresentanza del Belpaese - sul tema del «mantenimento della pace». In tv, ha fatto inferocire Cacciari.

S’è sorpresa nel vedere la Ronzulli coinvolta nelle trattative per cedere il Milan?

«Sì...».

E lei, tifosissima rossonera, ha mai suggerito a Berlusconi di comprare qualcuno? 

«Gli ho chiesto Messi».

Potrebbe essere un bel regalino d’addio...

«Non credo si realizzerà mai. Però vorrei un Milan - come Forza Italia, peraltro - capace di avere un progetto chiaro. Che magari non vinca subito ma che si attrezzi per farlo. Senza cambiare sempre mister».

Sta con Galliani o Barbara Berlusconi?
«Sono dinamiche che non conosco, ma credo che quando le risorse finanziarie sono ridotte tutto si complica».

Lei è stata brand manager alla Giochi preziosi del presidente del Genoa. Che peraltro fa affari frequenti con Galliani. C’entra qualcosa?

«Nooo! Non è merito mio. Nel Genoa, Preziosi sta facendo bene. E ha indovinato grandi acquisti come Milito».

Ricorda il primo incontro col Cavaliere?

«Era il 2004, avevo 21 anni ed ero già portavoce di Fi a Saronno. Mio padre mi regalò i biglietti per andare allo stadio nell’ultima giornata di campionato. Milan-Brescia. C’era l’addio al calcio di Roberto Baggio. Eravamo in tribuna rossa, ma non nel settore autorità. Vedo il presidente: scavalco un muretto, evito le guardie del corpo e mi avvicino a lui».

E lui?

«Mi chiese di dove fossi. Quando gli dissi “di Saronno”, s’illuminò. Suo padre Luigi era nato lì. E mi raccontò che anche lui ci aveva vissuto per circa tre anni. Parlammo per quasi tutto l’intervallo e alla fine mi chiese i contatti». .

Per lei, è stata la svolta.

«Pensai: vabbè, lo dice a tutti. Eppure dopo una settimana, un sabato pomeriggio, ricevo la telefonata. Era Berlusconi in persona. Poco tempo dopo andai ad Arcore. C’era anche Bondi, all’epoca coordinatore».

E cosa le chiesero?

«Il curriculum! E poi la media scolastica».

Nessuna barzelletta o galanteria?

«No. Pensai: sembra un colloquio di lavoro. Poi tornammo a chiacchierare di Saronno, di giovani, di progetto politico. Dieci minuti: mi tremavano le ginocchia».

Poi è diventata coordinatrice regionale di Fi Giovani e candidata alle Politiche 2008.

«Terza dei non eletti, ero una riempilista».

Nel 2009, candidatura al parlamento europeo. Eletta.

«Grande soddisfazione: esser eletta a 26 anni come deputata più giovane non è da tutti i giorni».

Cosa non va in Fi?

«Gli iscritti e la base sono dimenticati, cosa che non può succedere a chi ha preso le preferenze. Io sono in campagna elettorale tutti i giorni. Eppure in troppi ragionano per strategie di palazzo e correnti. E su alcuni temi non c’è linea».

Guardi che anche lei ha messo in piedi «Siamo Italiani»: non è una corrente?

«Non è una corrente! E prima di farla mi sono confrontata con il presidente».

Ne parliamo dopo. Diceva dei dirigenti che non prendono voti.

«C’è qualcuno che ha ruoli apicali, ma per me non li voterebbero nemmeno i parenti».

Fuori i nomi.

«Non è una questione di nomi ma di metodo per la scelta della classe dirigente...».

Ce l’ha con Romani, Gasparri, Brunetta?

«No! Non ce l’ho con nessuno, ho stima nei loro confronti, ma penso che sia un passaggio importante che almeno una volta nella vita il politico si confronti con il sistema a preferenze».

Brunetta l’ha fatto a Venezia. Non andò benissimo.

«È importante che i ruoli istituzionali e gli organi interni siano scelti con regole democratiche condivise».

È contenta che ci sia la fila per tornare in Fi?

«A volte riprendere qualcuno fa perdere voti».

Ha detto niente!

«Quelli che rientrano devono avere zero ruoli, perché chi è coerente e affidabile va valorizzato. Altrimenti succede che uno può uscire dal partito, magari incassa un ruolo nel governo non sostenuto da Fi, poi torna quando le cose vanno male e magari ha ruoli direttivi. È sbagliato! Chi torna dev’essere l’ultimo degli ultimi!».

È un messaggio di benvenuto per Schifani?

«No, è un messaggio per tutti. Lui e Azzollini non saranno gli ultimi a tornare. Bentornati, per carità, ma ora ripartano da zero».

Prevede di riabbracciare Alfano?

«Non credo che Alfano e Fitto abbiano intenzione di rientrare in Fi. Sarei favorevole a coinvolgerli in un progetto nuovo, con una realtà nuova perché spero che in Italia si formino due grandi partiti come negli Stati Uniti: uno di centrodestra e uno di centrosinistra».

Diceva della sua nuova associazione.

«L’obiettivo è creare una politica collegata al Paese reale, alla necessità di risposte concrete, aperta sinergicamente al confronto con le imprese, le professioni, il mondo del lavoro e i giovani che sono il nostro presente. Aspetti che nessun partito è in grado di proporre oggi. Ho fondato “Siamo italiani” con gli onorevoli Cicu e Patricello, e hanno aderito anche uomini di riferimento che rappresentano a 360 gradi l’Italia».

Cosa pensa di Parisi?

«C’è necessità di un nuovo grande progetto-proposta per il Paese e lui in questa costruzione è una risorsa. Invito Stefano a puntare sul merito e sulla competenza che sarebbero già una vera rivoluzione in Fi».

È vero, onorevole Comi, che fino a poco tempo fa era pronta a seguire Verdini?

«Non è vero! Cerco di importare in Italia lo stesso metodo europeo (ovvero coinvolgere tutti i colleghi senza guardare il colore politico) che mi ha permesso anche la vittoria in plenaria per il made in Italy. Quindi dialogare con Ala, Ncd, Pd, M5S ,Udc per ottenere risultati utili ai cittadini».

Non ha citato la Lega.

«Nessun problema con la Lega, anche con Maroni ho un ottimo rapporto».

Con Salvini, invece...

«Non credo che la politica urlata e rivolta solo alla pancia della gente sia il modo giusto per affrontare e risolvere le questioni. Poi, Salvini non è stato rispettoso nei confronti di Berlusconi e Forza Italia».

A cosa si riferisce? 

«Ad alcuni attacchi personali, affermazioni inopportune e pubbliche nei confronti del nostro leader e di Forza Italia. Peccato che, in queste circostanze, pochi del mio partito abbiamo reagito in difesa del presidente Berlusconi».

Ma è possibile una nuova alleanza con le Lega?

«Sì, ma vanno chiariti alcune aspetti. Fi è il primo partito del centrodestra e…»

Salvini dice che non è vero.

«A Milano, che è stato un test nazionale, Fi ha preso il doppio della Lega!».

Salvini potrebbe fare il leader della coalizione?

«Se vincesse le primarie, sì. Dobbiamo farle».

La Lega vi chiede di mollare il Ppe, altrimenti niente alleanza.

«Noi non abbiamo mai chiesto alla Lega di lasciare la Le Pen, anche se capisco che questa Europa debba essere cambiata. Entro il 2019. E visto che Forza Italia non ci riesce, con “Siamo italiani” faremo un tour nazionale per proporre soluzioni ».

E quali sarebbero?

«Tutela del nostro made in Italy,dall’agricoltura alla manifattura con sostegno alle microimprese. Contro il terrorismo, invece, è necessario creare l’esercito unico europeo. Poi penso a un sistema scolastico duale con la garanzia di trovare lavoro dopo gli studi, e per salvare i nostri risparmi serve una vera Banca centrale paragonabile alla Fed. E poi...».

Poi? 

«Un costo del lavoro europeo uguale ovunque, per impedire che alcuni Stati beneficino di agevolazioni fiscali. Iva e Irpef devono essere uguale per tutti».

È giusto bombardare la Libia?

«Prima di parlare di Libia bisogna avere una reazione corale ed efficace contro il terrorismo. Lavoriamo per dare sicurezza ai nostri cittadini e per farlo un primo step è il tema Libia. Serve un governo stabile e quindi serve intervenire militarmente, ma non può farlo l’Italia da sola. L’Europa si esprimerà l’11 ottobre sull’Unione europea della Difesa di cui sono relatore. Serve anche una intelligence comune».

C’è qualcosa che non rifarebbe?

«Pensandoci bene sì... Non dare una seconda chance a chi ha tradito la mia fiducia».