Vittorio Feltri, mannaia sui buonisti: "L'accoglienza ci farà fare questa fine"
di Vittorio Feltri
Si accorgono adesso i signori progressisti e molti signori cattolici, e lo fanno con notevole ritardo, che la teoria dell' accoglienza è sbagliata, anzi dannosa. Il buonismo imperante ha indotto vari nostri governi a spalancare le porte agli stranieri e il risultato è che in Italia sono arrivati tutti: gente disperata, affamata e forse meritevole di essere soccorsa, ma anche fior di delinquenti con l' attitudine a garantirsi la sopravvivenza pascolando sui terreni della criminalità, magari aggregandosi agli eserciti occulti del terrorismo.
L' immigrazione indiscriminata in sostanza sarebbe (è) causa di guai ancor maggiori rispetto al disordine pubblico che essa provoca nelle nostre città invase da sbandati cui non sempre siamo in grado di assicurare vitto e alloggi decenti.
L' esperienza ci ha insegnato che quando in un Paese sbarcano pressoché quotidianamente migliaia di sconosciuti , provenienti da zone disastrate del mondo, il rischio di ospitare una cospicua percentuale di malviventi è assai alto. In effetti, è un dato di fatto che dalle nostre parti abbondino ormai personaggi che spesso si rivelano in qualche modo legati all' Isis e a similari organizzazioni violente. Questo dovrebbe almeno farci riflettere, e alcuni - in numero crescente - hanno riflettuto e cominciano a ricredersi sulla accoglienza che fino a ieri avevano considerato indispensabile. Di sicuro, allorché giunge sulla penisola una folla di disgraziati (tra cui bambini e povere donne), è facile commuoversi e intenerirsi. Lo spirito umanitario è nel dna degli italiani. Quando però verifichiamo che tra coloro che salviamo (malamente o no) abbondano islamisti o farabutti generici che ambiscono ad annientarci, non possiamo essere contenti e dobbiamo cambiare idea: il buonismo - ci rendiamo conto - fa rima con l' autolesionismo. Primum vivere. Ecco perché occorre accantonare la teoria dell' accoglienza e adottare una politica che preveda il respingimento delle navi stracolme di profughi, per usare un termine gentile.
Certamente, accettare chiunque ci chieda di essere assimilato alla nostra comunità è facile e ci fa sentire generosi, ottimi cristiani ubbidienti a papa Bergoglio, ma quando valutiamo le conseguenze di ciò bisogna ammettere che è una follia non stringere le corde. E, sia pure con la morte nel cuore, siamo obbligati a difendere la patria da una invasione che minaccia non soltanto la nostra identità, ma la quiete o addirittura l' esistenza del popolo. Se insistiamo con la politica del «tutti dentro» perché dove si mangia in cento si mangia anche in duecento, faremo una brutta fine. Nel senso che, non distinguendo i buoni dai cattivi, saremo dominati dai peggiori che mirano a farci fuori. In altri termini, se daremo ancora spazio a cani e porci, prima o poi o diventeremo noi stessi cani o porci, oppure ne saremo sbranati, massacrati, sgozzati.
Chi non si protegge dai prepotenti (specialmente se armati e privi di scrupoli) è fatale che ne sia vittima. La buffonata dell' accoglienza tout court va stroncata, cari buonisti. Toglietevi dai piedi a lasciateci lavorare anche per il bene vostro, fessi che non siete altro.