Visualizzazioni totali

venerdì 5 agosto 2016

Caivano (Na): Daniele aveva previsto tutto Monopoli ha messo KO il Paese

Caivano (Na): Daniele aveva previsto tutto Monopoli ha messo in ginocchio il Paese


di Angela Bechis

Gaetano Daniele
Amministratore il Notiziario sul web

Lei aveva previsto tutto, Monopoli ha ritirato le dimissioni, perchè l'ha fatto?

Non ho mai creduto alle dimissioni di Monopoli. Gli interessi sono troppi. Chi secondo lei, di questi tempi, rinuncia ad uno stipendio di tremila euro al mese? 

Ma la politica non è un mestiere. 

Lo so. Ma lo stipendio a fine mese lo rende un lavoro. Tolga gli emolumenti e vediamo quanti politici investono in campagne elettorali. Hanno anche bocciato la proposta avanzata dal Movimento Caivano, e cioè quella di ridursi gli emolumenti del 50%.

Ma un politico serio bada al Paese non allo stipendio. 

Appunto, un politico serio non antepone mai l'interesse politico alle esigenze del Paese. Un politico serio in meno di un anno non litiga con tutti, maggioranza e opposizione. Mi spiego meglio onde evitare querele, Monopoli è di penna facile, da indiscrezioni pare abbia querelato anche diversi esponenti politici, quindi, cerco di sintetizzare meglio il mio concetto. Monopoli, persona perbene ed onesta, politicamente incapace. Ecco, ho stretto il più possibile. 

Perchè incapace politicamente?

Si è professato con un hashtag: Tuttaunaltrastoria, e in meno di un anno, e questo non lo dico io, ha litigato con 11 consiglieri della sua stessa maggioranza, se vuole glieli elenco: Fusco, Ponticelli, Buonfiglio, Mellone, Frezza, Padricelli, Riccio, Falco, Marzano, Perrotta e non so se mi sfugge qualcuno. Per non parlare della vecchia Giunta. Con quelli di Forza Italia, il suo partito di riferimento, da indiscrezioni, pare sia stata registrata anche una querela, devo continuare?

Perchè Monopoli litiga con tutti?

Non lo so. Questo bisognerebbe chiederlo a lui. Io ad esempio da ragazzo, quando non amavo fare una cosa e la facevo contro voglia, spesso e volentieri mi capitava di litigare con tutti. Forse perchè non è portato per fare il Sindaco? Non so rispondere a questa domanda. Fatto inconfutabile è che ci litiga. 

Monopoli oggi ha ritirato le dimissioni, ha ricompattato la maggioranza? 

Assolutamente no, anzi, ne è uscito più sconfitto di prima. La Lista Civica La Svolta e un consigliere comunale di Forza Italia, non hanno firmato. Significa che Monopoli ha ritirato le dimissioni senza una maggioranza netta, rischiando davvero di aver rimandato il problema solo di qualche mese. Di solito un Sindaco prima di ritirare le dimissioni bada bene al numero legale, anzi, il ritiro delle dimissioni devono essere uno sprono a ripartire più compatti di prima. Monopoli riparte più sconfitto di prima. Questo è un segno evidentissimo che a Monopoli non interessa poi tanto il Paese. 

Perchè i consiglieri Falco e Marzano hanno ripensato, ritrattato?

Anche questo bisognerebbe chiederlo a loro. Evidentemente avranno trovato una quadra. La politica è fatta anche di accordi. Evidentemente li avrà accontentati. Il problema però è un altro, e se domani la storia si ripete? cosa succede, Falco e Marzano passano nuovamente all'attacco? Di solito si dice che il buongiorno di vede dal mattino, io personalmente a quelle condizioni dove il sindaco non ha ricompattato una maggioranza omogenea, non avrei mai firmato quel documento, nell'interesse del mio Paese. 

Durerà?

Assolutamente no. Come potrebbe. Monopoli pretende troppo dai suoi alleati. Ha formato una Giunta tutta espressione sua. Ha fatto una rotazione di funzionari accontentando solo una piccola parte di maggioranza, ora dovrà accontentare politicamente Falco e Marzano. Insomma, ha fatto tutto lui, e fino a stamattina credeva ancora di riuscirci. 

Quindi cadrà? 

A malincuore non vedo solidità in questa maggioranza. Lo dicono i numeri. Monopoli dovrà fare la scorta di pannoloni, perchè ad ogni mal di pancia di chi oggi non ha firmato, dovrà farsi trovare pronto, e se nel frattempo qualche consigliere cresce e toglie il pannolone, Monopoli andrà in dissenteria. Ovviamente, mi scuso per il gioco di parole, e per le espressioni forse un po forti, ma questo dei numeri è un dato di fatto, ripeto, non lo dico io. 

A proposito di Impianti. 

Ora che Monopoli ha ritirato le dimissioni, inizi a spiegare ai caivanesi cosa si dovrà insediare all'interno dello STIR. 

A cosa si riferisce?

Al nuovo impianto per il trattamento dei rifiuti che dovrà essere costruito all'interno dello STIR.

Caivano (Na): Come volevasi dimostrare Monopoli ritira le dimissioni

Caivano (Na): Come volevasi dimostrare Avevamo ragione Monopoli ha ritirato le dimissioni Monopoli peggio di Falco


di Gaetano Daniele



Come volevasi dimostrare. Simone Monopoli ha ritirato le dimissioni allo scadere dei 20 giorni. Avevamo ragione. In tempi non sospetti etichettammo le dimissioni del Sindaco Monopoli, dimissioni politiche, quindi dimissioni farsa. Monopoli peggio dei suoi predecessori. Secondo quanto dichiarato e protocollato, Monopoli, ritira le dimissioni per senso di responsabilità, si, senso di responsabilità e non per paure delle urne. Così dichiara nella sua missiva al protocollo generale. Dichiarazioni che assomigliano a quelle che pubblicò l'ex Sindaco di Caivano Tonino Falco nella passata consiliatura. Ricordiamo che è stato fondamentale il supporto di Domenico Falco di Noi Insieme (ex Idea Nuova) e dell'Ex forzista Angelo Marzano. Quindi pace fatta. Ma quanto durerà?

I consiglieri a favore del sindaco nel civico consesso sono ora 12, compreso il presidente del consiglio Raffaele Del Gaudio, e solo il voto di Monopoli, componente dell’assemblea, gli consentirà di andare avanti. Infatti, il consigliere Lorenzo Frezza (Forza Italia), da tempo dissidente, non ha firmato il documento proposto dalla maggioranza.

La minoranza adesso ha 7 consiglieri fra Pd, Udc e Liberi Cittadini, i 3 de La Svolta e il socialista Giamante, ben 11 unità. Insomma, il sindaco sarà sempre appeso ad un filo. 

Fbi, il blitz anti-mafia, 46 arrestati Erano il terrore di NY: cosa facevano

Blitz anti-mafia: 46 arresti. Erano il terrore di NY



L’Fbi ha arrestato ieri mattina a New York 40 affiliati alle famiglie di Cosa Nostra Genovese, Gambino, Lucchese e Bonanno. Lo rende noto il Federal Bureau su Twitter. Secondo quanto riporta il New York Post, l’operazione è stata condotta in cinque Stati. Tra gli arrestati, che sono in tutto 46, vi è anche il boss di Filadelfia, Joseph Merlino, fermato nella sua residenza estiva in Florida. Il blitz è scattato all’alba negli Stati di New York, in New Jersey, Florida, Massachusetts e Connecticut. Le accuse sono di estorsione, usura, traffico d’armi, contrabbando, frode assicurativa sanitaria. La maggior parte delle attività criminali orbitavano intorno a New York City. Soprannominato East Coast LCN Enterprise, il gruppo portava avanti lo schema per arricchire i membri e i capi delle varie famiglie con violenza ed estorsione, incendio doloso, racket, vendita illegale di armi da fuoco e gestione illecita di saloni di gioco d’azzardo. Alcuni degli affiliati citati nell’atto di accusa hanno soprannomi significativi, spiega il New York Post, come Nicholas Nicky la Parrucca Vuolo, Anthony ’noy lo storpio Cassetta, John rimorchiatore Togino e Eugene Gallo Onofrio. Rischiano una pena fino a 20 anni di carcere.

Nomine Rai, scoppia il caos nel PD Addio Renzi: ora lo mollano due big

I due big lo scaricano. Nomine Rai, ora è il caos. Addio Renzi: Pd, chi lascia



Tutto come anticipato. Tutto come previsto. Il cda Rai ha approvato a maggioranza il pacchetto di nomine proposto dal dg, Antonio Campo Dell'Orto. Mario Orfeo resta al Tg1, al Tg2 arriva Ida Colucci al posto di Marcello Masi, al Tg3 addio di Bianca Berlinguer che lascia spazio all'ultra-renziano Luca Mazzà. Dunque Andrea Montanari a Radio 1 Giornale radio al posto di Flavio Mucciante e Nicoletta Manzione a Rai Parlamento al posto di Gianni Scipione Rossi. I nuovi direttori sono stati approvati con 6 voti favorevoli e 3 contrari, quelli dei consiglieri Freccero, Diaconale e Mazzuca.

L'occupazione Rai, insomma, è completa: anche il Tg3 viene normalizzato. Un giro di nomine che, però, rischia di far collassare il Pd. Già nella notte tra mercoledì e giovedì la tensione era alle stelle. Le critiche non solo alle opposizioni, con Forza Italia e Lega Nord sulle barricate, ma anche dalla sinistra del Pd. Infatti, subito dopo l'annuncio delle nomine, i senatori della minoranza Pd Miguel Gotor e Federico Fornaro si sono dimessi dalla commissione di Vigilanza rai. I due, hanno spiegato, si dissociano "da uno stile e un costume politico che non ci appartiene". Dunque sottolineano che le nomine rai sono state fatte "in modo non trasparente, peenalizzando competenze e professionalità interne, come ad esempio nel caso di una giornalista autorevole quale Bianca Berlinguer, senza che emergano un profilo e una visione di un moderno servizio pubblico".

Pappalardo, il dramma: schianto in volo È vivo, ma il bollettino è davvero grave

Adriano Pappalardo, la tragedia: si schianta in parapendio. È vivo, ma il bollettino è gravissimo: le conseguenze



Terrore per Adriano Pappalardo: la sua vacanza sul litorale pontino si è trasformata in un incubo. Tutta colpa di un incidente col parapendio. Pappalardo, 71 anni, si è schiantato al suolo e, nella serata di mercoledì, è stato trasportato al pronto soccorso dell'ospedale santa Maria Goretti di Latina. Pesante il referto medico: frattura della tibia, fratture costali e contusioni polmonari. Secondo quanto affermato da fonti sanitarie non è in pericolo di morte, ma quello che ha subito è un durissimo colpo. Preoccupazione per i fan, che hanno subito inondato la rete con messaggi di solidarietà e supporto per il cantante autore di Ricominciamo.

Sì dei colleghi, arrestano il senatore: l'accusa terribile, chi va in cella

Arrestato il Senatore: accusa terribile, chi va in cella



Il Senatore Antonio Stefano Caridi può essere arrestato: il Senato ha dato il via libera alla misura per l'esponente di Gal, dopo che la Giunta per le immunità aveva dato l'ok alla richiesta - con 12 voti a favore, 7 contrari e un astenuto - trasmessa ai magistrati di Reggio Calabria. Il Senatore è accusato dal pool di Reggio Calabria di essere al vertice della cupola segreta della 'ndrangheta. A favore dell'arresto avevano votato Pd, M5s e Lega Nord; Forza Italia, Gal e Idea contrari. Oggi, in aula a Palazzo Madama, i voti a favore sono stati 154, 110 i no e 12 gli astenuti. La votazione è avvenuta con voto segreto, anche se il Pd aveva chiesto il voto palese. L'avvocato di Caridi, Valerio Spigarelli, ha spiegato: "Ovviamente ci consegneremo noi" alle autorità.

In mattinata il presidente del Senato, Pietro Grasso, aveva disposto l'inversione dell'ordine del giorno dei lavori. Il Senato è stato infatti chiamato ad affrontare prima la relazione della Giunta per le immunità relativa alla richiesta d'arresto e successivamente la votazione degli articoli e degli emendamenti del ddl di riforma dell'editoria. La decisione di Grasso aveva innescato la protesta di Gal e del centrodestra, contrari all'inversione.

Imbarazzi anche per il Pd, con il capogruppo Luigi Zanda che ha dichiarato di non essere stato informato della cosa. Comunque sia, il Pd ha votato a favore dell'arresto. Il senatore democratico Andrea Marcucci ha spiegato: "Il Pd ha confermato il voto dato nella Giunta per le elezioni. Chi ha sperato in imboscate, ora sarà deluso. Lette le carte, abbiamo ritenuto che non ci fosse fumus persecutionis nell'inchiesta che riguarda il senatore Caridi. Sono decisioni comunque difficili, che il gruppo dem affronta sempre a viso aperto, con rigorosità, senza pregiudizi e caso, per caso".

Italia entra in guerra, ecco il piano Il generale: così li stermineremo

Italia entra in guerra: ecco il piano. Il generale: così annientiamo il terrore



Nessuna guerra è stata mai risolta dagli interventi aerei e se proprio si vuole che le milizie dello Stato Islamico vengano sconfitte, bisognerebbe intervenire con le truppe terrestri, italiane comprese. A dirlo in un'intervista al Giorno con un'analisi lucidissima è il generale di corpo d'armata Marco Bertolini, che ha appena concluso la sua carriera con l'ultimo incarico al comando del Coi, il Centro operativo interforze che coordina le missioni all'estero. I suoi stivali hanno calcato tutte le più importanti missioni di pace che l'Italia ha svolto negli ultimi anni: Somalia, Bosnia, Kosovo, Libano e Afghanistan.

E quando il generale Bertelli illustra i motivi per cui un'intervento via terra non si possa evitare per sconfiggere l'Isis in Libia, lo fa considerando la profonda conoscenza del territorio: "La Libia è un paese enorme che non si limita a Sirte - ha detto - Ha una costa che comprende Derna, Bengasi, Misurata, Sabrata, Tripoli dov'è concentrata la popolazione. Poi - ha aggiunto - c'è un entroterra sconfinato. Premetto ciò per dire che escludo che qualche raid su Sirte possa essere risolutivo. Può rimuovere il pericolo immediato o consentire di dare respiro alle forze che a terra si contrappongono a Isis. Il problema si risolve controllando tutto il territorio".

Inutile, secondo il generale, aspettare che l'intera Europa decida per un intervento comune sul territorio libico, considerando che già Francia e Gran Bretagna si stanno muovendo per conto proprio. Anzi l'Italia dovrebbe fare altrettanto: "Il nostro Paese è interessato a ciò che succede in Libia perché subiamo le conseguenze dell'iniziativa sciagurata contro Gheddafi. I migranti che arrivano sulle nostre coste sono uno dei nodi. Le basi aeree di Aviano e Sigonella sono già a disposizione degli americani".

L'intervento in Libia, secondo il generale Bertelli, non potrebbe essere di sola natura militare, per quanto l'uso dei soldati appaia inevitabile: "È necessario innanzitutto riprendere il controllo di tutta la fascia costiera. Bengasi è un punto difficile, a Sirte stanno operando adesso, a Misurata si combatte senza risultati apprezzabili. Poi bisogna muovere verso sud e acquisire il controllo del territorio. Una operazione immane" che richiederebbe "centinaia di migliaia di uomini". E a chi sostiene che un intervento militare italiano contro le milizie del Califfo esporrebbe il nostro Paese a maggiori pericoli di attentati, il generale Bertelli taglia corto: "L'Italia è già esposta e non legherei possibili attentati al nostro impegno. Cani sciolti vicini all'Isis possono agire ovunque".