Italia entra in guerra: ecco il piano. Il generale: così annientiamo il terrore
Nessuna guerra è stata mai risolta dagli interventi aerei e se proprio si vuole che le milizie dello Stato Islamico vengano sconfitte, bisognerebbe intervenire con le truppe terrestri, italiane comprese. A dirlo in un'intervista al Giorno con un'analisi lucidissima è il generale di corpo d'armata Marco Bertolini, che ha appena concluso la sua carriera con l'ultimo incarico al comando del Coi, il Centro operativo interforze che coordina le missioni all'estero. I suoi stivali hanno calcato tutte le più importanti missioni di pace che l'Italia ha svolto negli ultimi anni: Somalia, Bosnia, Kosovo, Libano e Afghanistan.
E quando il generale Bertelli illustra i motivi per cui un'intervento via terra non si possa evitare per sconfiggere l'Isis in Libia, lo fa considerando la profonda conoscenza del territorio: "La Libia è un paese enorme che non si limita a Sirte - ha detto - Ha una costa che comprende Derna, Bengasi, Misurata, Sabrata, Tripoli dov'è concentrata la popolazione. Poi - ha aggiunto - c'è un entroterra sconfinato. Premetto ciò per dire che escludo che qualche raid su Sirte possa essere risolutivo. Può rimuovere il pericolo immediato o consentire di dare respiro alle forze che a terra si contrappongono a Isis. Il problema si risolve controllando tutto il territorio".
Inutile, secondo il generale, aspettare che l'intera Europa decida per un intervento comune sul territorio libico, considerando che già Francia e Gran Bretagna si stanno muovendo per conto proprio. Anzi l'Italia dovrebbe fare altrettanto: "Il nostro Paese è interessato a ciò che succede in Libia perché subiamo le conseguenze dell'iniziativa sciagurata contro Gheddafi. I migranti che arrivano sulle nostre coste sono uno dei nodi. Le basi aeree di Aviano e Sigonella sono già a disposizione degli americani".
L'intervento in Libia, secondo il generale Bertelli, non potrebbe essere di sola natura militare, per quanto l'uso dei soldati appaia inevitabile: "È necessario innanzitutto riprendere il controllo di tutta la fascia costiera. Bengasi è un punto difficile, a Sirte stanno operando adesso, a Misurata si combatte senza risultati apprezzabili. Poi bisogna muovere verso sud e acquisire il controllo del territorio. Una operazione immane" che richiederebbe "centinaia di migliaia di uomini". E a chi sostiene che un intervento militare italiano contro le milizie del Califfo esporrebbe il nostro Paese a maggiori pericoli di attentati, il generale Bertelli taglia corto: "L'Italia è già esposta e non legherei possibili attentati al nostro impegno. Cani sciolti vicini all'Isis possono agire ovunque".