"Il referendum fa schifo, ma...". Feltri, tutta la verità sul voto
di Vittorio Feltri
È impossibile far capire un concetto a chi non lo vuol capire o finge di non capirlo per convenienza politica. Proviamo lo stesso. I referendum confermativi sono tutti delle boiate pazzesche e andrebbero aboliti, perché affidano al giudizio popolare non questioni semplici (divorzio sì o no) ma assai complicate, tecniche con cui solo gli specialisti hanno dimestichezza. Purtroppo però la nostra Costituzione non può essere modificata se non è stata approvata con i due terzi dei voti parlamentari. O meglio, può essere cambiata anche a maggioranza, però poi corre il rischio di venire sottoposta appunto a plebiscito. Nel qual caso l' elettore troverà sulla scheda dei quesiti talmente ingarbugliati da risultare totalmente incomprensibili, e non sarà in grado di esprimere una opinione consapevole. Quando su iniziativa del governo Berlusconi fu scritta una nuova Carta passata per il rotto della cuffia alle Camere, assistemmo a un episodio fenomenale. Al conseguente referendum fu bocciata nonostante l' esiguo numero di votanti. In pratica una minoranza respinse quanto deciso dalla maggioranza. Ecco perché personalmente sono contrario alla consultazione confermativa. È un imbroglio. E lo sarà anche il prossimo plebiscito sulle riforme promosse da Matteo Renzi, che in parte sono accettabili (titolo V) e in parte no (il ridimensionamento del Senato: sarebbe stata preferibile la sua abolizione).
Chi si recherà al seggio avrà di fronte un rebus, non un quesito chiaro, e il suo suffragio sarà dato a capocchia, in base alla propaganda e non a un ragionamento ponderato. Tuttavia, essendo il referendum-truffa obbligatorio e valido a ogni effetto occorre considerare quali siano i vantaggi e gli svantaggi che esso comporta. Se vince il no non accade nulla, ci teniamo il Senato come è ora e ci teniamo gli sprechi delle regioni (mostruosi). Se invece vince il sì avremo un Senato del piffero, ma piccolo, e meno costoso dell' attuale, nonché privo di poteri importanti, e finalmente le regioni non saranno più libere di sprecare denaro pubblico a iosa. Il discorso mi sembra limpido. Se non che Renzi a suo tempo disse: se perdo alle urne mi dimetto. Errore tragico.
Difatti da quel momento i suoi avversari (il centrodestra) se ne sono infischiati delle riforme, trascurandone il merito che in principio avevano condiviso, e hanno pensato solo all' aspetto politico: se prevalgono i no il premier va a casa e noi ci rimettiamo in gioco. In sostanza bloccare il rinnovamento della Carta fa comodo ai partiti di opposizione che si liberano così di Renzi, ma ciò danneggia l' Italia che conserverebbe delle regioni autorizzate a scialare i nostri quattrini e il Senato com' è ora ossia un doppione della Camera, oneroso e capace di rallentare l' iter parlamentare. Ovviamente ciascun cittadino agirà come gli pare, ci mancherebbe. Noi siamo convinti che sia meglio una riforma zoppa e criticabile che il nulla, ossia il vecchio sistema fallito. Segnalo questo articolo a coloro che mi rompono l' anima dicendo che sono diventato renziano, tra cui Alessandro Sallusti che per difendere lo stipendio (legittimamente) è pronto a farsi zerbino di chi glielo paga. Non mi riferisco a Daniela Santanchè.
Nessun commento:
Posta un commento