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venerdì 29 luglio 2016

Caivano (Na): La Storia si ripete Il Paese senza speranza Società senza futuro

Caivano (Na): La Storia si ripete Il Paese senza speranza Società senza futuro


di Gaetano Daniele



Non esiste una “cultura giovanile” univoca, ma una realtà molto articolata che la politica locale non vuole conoscere, si rifiuta, perché "smarrita anch'essa”. «Se i giovani non sperassero e non progredissero più, se non inserissero nelle dinamiche storiche la loro energia, la loro vitalità, la loro capacità di anticipare il futuro, ci ritroveremmo un’umanità ripiegata su se stessa, priva di fiducia e di uno sguardo positivo verso il domani». 

In poche parole: se i giovani perdono la speranza, la società non ha futuro. Ne è convinto Benedetto XVI, che, alcune settimane fa, ha  parlato delle culture giovanili emergenti con i membri del Pontificio Consiglio della Cultura, ricevuti in occasione dell’assemblea plenaria. È stato il dicastero presieduto dal cardinale Gianfranco Ravasi a scegliere l’argomento di stringente attualità per i lavori assembleari che  proprio per sottolineare la volontà di rivolgersi ai giovani con il loro stesso linguaggio.  

Il pensiero del Pontefice, lo ha rivelato egli stesso, è andato «alla crescente difficoltà  nel campo del lavoro o alla fatica di essere fedeli nel tempo alle responsabilità assunte. Ne deriverebbe, per il futuro del mondo e di tutta l’umanità, un impoverimento , ha commentato, non solo economico e sociale ma soprattutto umano e spirituale». 

Ma il problema, o meglio la Storia si ripete, in negativo. La politica locale non da il buon esempio. Problema saliente del nostro tempo è la progressiva disaffezione alla politica. Si tratta di un argomento di particolare importanza, visto che alla politica spetta gestire la cosa pubblica: ben si intuiscono dunque i rischi derivanti dalla sfiducia nei suoi confronti. Per questo è necessaria un'attenta azione di ricerca e di studio da parte delle scienze che elettivamente vedono nei comportamenti della persona e nei suoi percorsi di formazione e di educazione il loro centro di interesse, per definire percorsi e strategie, affinché la politica torni ad essere un servizio per la popolazione, e non un lavoro per i soliti noti. 

I cittadini di Caivano, ad esempio, straziati da una classe dirigente non all'altezza, hanno, alle ultime elezioni comunali, puntato tutto con la ascesa in campo di Simone Monopoli, politico di estrema destra, ma che ha sempre giocato con le appartenenze pur di attrarre quanti più consensi, più numeri. Difatti, da mussoliniano sfegatato, non fonda La Destra a Caivano, ma si candida come indipendente in un partito di centro, l'Udc di Casini. Non si candida in Alleanza Nazionale, non fonda partiti o Liste che abbracciano certe idee di destra, anzi no, si nasconde dietro di esse. Si candida poi in un partito sempre di centro destra: Alleanza di Centro di Pionati. Toglie dalla sua scrivania la testa di Mussolini, e si rende conto che essere di destra è controproducente, ma questo fino alla vittoria, perchè appena vinte le elezioni, si fa ritrarre in bella posa con i militanti di Casa Paund. Un controsenso unico. Una visione della politica distorta. Ed infatti i risultati sono sotto gli occhi di tutti. 

Promette il reddito di cittadinanza,  ma arriva il dissesto finanziario. Sventola ai quattro venti e su tutte le pagine di giornali vicine e lontani l'hashtag: Tuttaunaltrastoria, ed invece arrivano le rotture in maggioranza. Se fate ben attenzione alle previsioni del Neo Sindaco Simone Monopoli, vi renderete conto che quello che preannuncia, dopo, si rivela sempre il contrario. 

Promette in campagna elettorale più democrazia, e boccia l'opinione dei partiti che l'hanno portato alla vittoria. Boccia la Giunta politica, e ne nomina una tutta sua. Composta da amici, quasi familiari, etc etc. Da solo si nomina i dirigenti che gli piacciono, come ad esempio il dott. Vito Coppola, che dal V° Settore (Biblioteca) gli viene assegnato un compito difficilissimo, cioè quello di gestire l'ambiente. Cambia i ruoli ai dirigenti. Senza un senso logico. Più illogici politicamente sono coloro i quali oggi continuano a seguirlo. 

Si insedia e dopo pochi mesi sfida i suoi stessi consiglieri comunali. Riesce a vincere. Poi si dimette. Ieri, per il rotto della cuffia riesce ad ottenere una maggioranza risicata. Anzi no. Risicatissima. E intanto il Paese affossa. La Storia si ripete. Peggio di ieri. Il Paese è senza speranza. I giovani non hanno un futuro e non possono più contare sulla politica locale. I politici promettono ma non mantengono. La politica dice ma non fa. Monopoli sanziona la ditta Buttol, la società di raccolta rifiuti perchè non in grado di adempiere alle proprie mansioni, e dopo circa due mesi la stessa ditta vince la gara europea di 25 milioni di euro, o circa. Un controsenso totale. Ai posteri l'ardua sentenza. 

Lutto italiano, è morta Marta Marzotto Il presagio nelle sue parole: quella frase

È morta Marta Marzotto a 85 anni: lutto italiano, addio alla "musa"



Addio a un pezzo di storia italiana: a 85 anni è morta Marta Marzotto. A dare la notizia della sua scomparsa è stata la giornalista e nipote della stilista, Beatrice Borromeo, con questo toccante tweet:

                                          Beatrice Borromeo @BorromeoBea
Ciao nonita mia ❤️08:56 - 29 Lug 2016

Ex modella, stilista ed etichettata come "regina dei salotti", aveva recentemente confidato di "sentirmi tutti i miei 85 anni". Lo disse al suo compleanno, a Cortina, quando festeggiò a casa dell'amico gallerista Stefano Contini. In un'intervista al Corriere del Veneto disse: "Sono stanca, ma come si fa a farlo pesare sugli altri, sono tutti così gentili e carini, non hanno colpa della mia stanchezza. E poi ho troppe cose da fare, idee, progetti, eventi".

Malata da tempo, la Marzotto era ricoverata da diversi giorni nella clinica La Madonnina, dove è morta. Nata a Reggio Emilia nel 1931, esuberante, estroversa, oltre che dei salotti è stata signora dell'arte, della politica, della moda. Aveva recentemente pubblicato la sua ultima autobiografia, in cui raccontava la sua vita: l'infanzia povera, il lavoro da mondina, il matrimonio da fiaba. E poi l'amore per Renato Guttuso, di cui era considerata la musa, e per Lucio Magri. Stilista ed ex modella, ha lasciato un segno profondo nella vita culturale del Paese.

Higuain choc, De Laurentis massacrato Il retroscena: quando inizia la guerra

Higuain choc, De Laurentis massacrato. Il retroscena: quando inizia la guerra


di Claudio Savelli



Higuain sorride, ma non ride. Affronta il battesimo con la sua nuova squadra con lo sguardo serio e la consapevolezza di essere esattamente dove desiderava. Non al Napoli, ma alla Juventus. Gonzalo inizia la giornata dell' ufficialità in bianconero calpestando il campo dello Stadium per le foto di rito. Con i piedi sull' erba si sofferma per qualche secondo: osserva prima una porta, poi l' altra, battezzando con gli occhi il suo territorio. Poi la visita allo store, il tour al museo della storia bianconera e la conferenza stampa. Ma l' emozione lo sfiora soltanto, non lo tradisce, non lo travolge: Higuain rimane freddo come davanti alla porta. Forse è un' auto-imposizione, un modo per rispettare il Napoli e i napoletani, anche se per lui l' addio non è un tradimento, ma solo un ulteriore passo avanti nella sua vita professionale. Poche sono le carezze concesse al passato in azzurro: prima a Sarri («È stato un grandissimo allenatore per me, gli chiedo scusa per non averlo salutato»), poi ai compagni e ai tifosi del Napoli «per tutto l' amore che mi hanno dato in questi tre anni». Per De Laurentiis, invece, non rimane che la punta del coltello. Higuain, senza pietà, scaraventa addosso al suo ex presidente le responsabilità dell' epilogo della storia: «Non volevo stare più neanche un minuto con lui. Mi ha spinto all' addio al Napoli».

La motivazione di campo che lo ha portato «ad una scelta difficile» è invece piuttosto semplice: la Juve chiede la Champions a Higuain, così come il contrario. È un matrimonio che concilia due anime bramose di successo.

Ma proprio mentre il Pipita entrava dalla porta del mondo-Juve, Pogba ne usciva sgattaiolando dalla finestra e postando su Instagram un' immagine che evidenziava alcuni dettagli cromatici rigorosamente rossi, come il colore del Manchester United. Ormai è fatta: il francese torna nella sua vecchia casa.

Ieri, nella sede della Juve di corso Galileo Ferraris, è andato in scena l' ennesimo incontro, finalmente decisivo, tra i legali delle due società e Raiola. Le cifre finali certificano l' affare più costoso della storia del calcio: alla Juve vanno 110 milioni, mentre i 23 i milioni di bonus legati al rendimento di Pogba li incasserà direttamente Raiola.

Per sbrogliare il contenzioso è stato fondamentale l' intervento di Adidas, che contribuirà all' affare garantendo un ampio ritorno d' immagine a Pogba, che sarà testimonial del brand che griffa anche il merchandising dello United. I 13 milioni di euro netti all' anno (per 5 anni) di stipendio, diventeranno 20 comprendendo bonus e diritti d' immagine. L' annuncio ufficiale è atteso per oggi, e certificherà il passo bianconero tra passato e futuro. Via Pogba, dentro Higuain, cioè la volontà di potenza in atto della Juve per la conquista della Champions. All' attacco bianconero serviva un giocatore con una pericolosità e una capacità realizzativa superiori a quelle di Mandzukic, anche a costo di sacrificare Pogba.

Che è più giovane del Pipita, ma anche più sostituibile secondo Marotta, che a Pjanic aggiungerà uno tra Matic, Matuidi e Witsel. Dunque, il ragionamento della Juve è semplice: alla squadra mancava Higuain - uno che massimizza la mole di gioco - ma non mancherà altrettanto Pogba.

Intanto Milik ha effettuato a Roma le visite mediche e oggi sarà ufficializzato dal Napoli (all' Ajax 25 milioni più 5 di bonus). A Dimaro lo attende Sarri con la voglia di avere tra le mani oro grezzo da levigare, con la speranza che un giorno brilli come una pepita, o un Pipita.

ORGOGLIO CRIMINALE "QUI L'ISLAM NON VINCE" I terroristi, guerra all'Isis (proprio alle porte dell'Italia)

"Qui l'Islam non vince": un esercito di terroristi dichiara guerra all'Isis, alle porte dell'Italia



Ricordate quando si diceva e scriveva che il Sud Italia è al sicuro dall'Isis perché dove c'è la Mafia è molto più difficile l'infiltrazione criminale di stampo jihadista? Forse era una leggenda metropolitana (anche se fu una dichiarazione di quel tenore da parte del figlio del boss newyorkese Gambino), forse no. Di sicuro, gli indipendentisti corsi confermano la formula: "Dove ci siamo noi, l'Isis non passerà". E stavolta la dichiarazione è ufficiale. 

"Risposta senza indugi agli islamisti" - Dopo anni di lotta contro il governo centrale francese, il Fronte di Liberazione nazionale della Corsica (Flnc) si dice pronto a riprendere in mano quelle armi da poco deposte. Tutta colpa dei due recenti sanguinosi attentati a Nizza e Normandia. "Ogni eventuale attacco dei miliziani dell'Isis - scrive in un comunicato il Flnc, secondo quanto riportato dal quotidiano locale Corse Matin - farebbe scattare una risposta determinata senza indugi". "La volontà dei salafiti è chiaramente di impiantare in casa nostra la politica dell'Isis e noi siamo pronti. La vostra filosofia medioevale non ci spaventa" "Il popolo còrso è forte di scelte politiche difficili, che non ci hanno mai fatto scivolare come voi nella barbarie… Sappiate che ogni attacco contro il nostro popolo susciterebbe da parte nostra una risposta determinata senza indugi". "È necessario - concludono i còrsi - prendere posizione manifestando a nostra volta contro l'Islam radicale segnalando le derive dei nostri giovani tentati dalla radicalizzazione".

Facci svela il vero volto dell'Islam: "Perché lo odio e non lo voglio qui"

Filippo Facci svela il vero volto dell'Islam: "Perché lo odio"


di Filippo Facci



Odio l’Islam. Ne ho abbastanza di leggere articoli scritti da entomologi che osservano gli insetti umani agitarsi laggiù, dietro le lenti del microscopio: laddove brulica una vita che però gli entomologi non vivono, così come non la vivono tanti giornalisti e politici che la osservano e la giudicano dai loro laboratori separati, asettici, fuori dai quali annasperebbero e perirebbero come in un’acqua che non è la loro. È dal 2001 che leggo analisi basate su altre analisi, sommate ad altre analisi fratto altre analisi, commenti su altri commenti, tanti ne ho scritti senza alzare il culo dalla sedia: con lo stesso rapporto che ha il critico cinematografico coi film dell’esistente, vite degli altri che si limita a guardare e a sezionare da non-attore, da non-protagonista, da non vivente. Ma non ci sono più le parole, scrisse Giuliano Ferrara una quindicina d’anni fa: eppure, da allora, abbiamo fatto solo quelle, anzi, abbiamo anche preso a vendere emozioni anziché notizie. Eccone il risultato, ecco alfine le emozioni, le parole: che io odio l’Islam, tutti gli islam, gli islamici e la loro religione più schifosa addirittura di tutte le altre, odio il loro odio che è proibito odiare, le loro moschee squallide, la cultura aniconica e la puzza di piedi, i tappeti pulciosi e l’oro tarocco, il muezzin, i loro veli, i culi sul mio marciapiede, il loro cibo da schifo, i digiuni, il maiale, l’ipocrisia sull’alcol, le vergini, la loro permalosità sconosciuta alla nostra cultura, le teocrazie, il taglione, le loro povere donne, quel manualetto militare che è il Corano, anzi, quella merda di libro con le sue sireh e le sue sure, e le fatwe, queste parole orrende che ci hanno costretto a imparare. Odio l’Islam perché l’odio è democratico esattamente come l’amare, odio dover precisare che l'anti-islamismo è legittimo mentre l’islamofobia no, perché è solo paura: e io non ne ho, di paura. Io non odio il diverso: odio l’Islam, perché la mia (la nostra) storia è giudaica, cattolica, laica, greco-latina, rousseiana, quello che volete: ma la storia di un’opposizione lenta e progressiva e instancabile a tutto ciò che gli islamici dicono e fanno, gente che non voglio a casa mia, perché non ci voglio parlare, non ne voglio sapere: e un calcio ben assestato contro quel culo che occupa impunemente il mio marciapiede è il mio miglior editoriale. Odio l’Islam, ma gli islamici non sono un mio problema: qui, in Italia, in Occidente, sono io a essere il loro. 

giovedì 28 luglio 2016

Caivano (Na): Speciale Consiglio Comunale Ecco le prime indiscrezioni

Caivano (Na): Consiglio Comunale Ecco le prime indiscrezioni 




Sfida all'O.K Corral tra il Sindaco dimissionario Simone Monopoli ed i 6 consiglieri comunali dissidenti. Grida, fischi e pernacchi dagli spalti, applausi sfottò: vi proponiamo le prime indiscrezioni sull'accessissimo consiglio comunale determinante sul futuro del Sindaco Monopoli, ma soprattutto sulle sorti dei cittadini caivanesi che, dopo gli ultimi anni passati a soffrire una classe dirigente non all'altezza della situazione, si ritrova, oggi, nuovamente ad assistere ad un teatrino poco degno di una classe politica che ha sventolato ai quattro venti  l'hashtag: Tuttaunaltrastoria...

Un record. Monopoli detiene il record dell'ingovernabilità a Caivano. In meno di un anno ha cambiato una Giunta politica. E' riuscito a dichiarare un dissesto finanziario che si poteva evitare. Ha litigato con 5 consiglieri comunali della sua stessa maggioranza, Forza Italia, poi rientrati dopo una lunga trattativa politica. Si è dimesso ed ha litigato con due Liste Civiche, la Svolta e Noi Insieme con Monopoli. Incomprensioni anche con i Socialisti, da indiscrezioni passate all'opposizione. Insomma, Monopoli in meno di un anno è riuscito a litigare con tutti, con tutti i suoi alleati di maggioranza, gli rimane solo il ragazzo del Bar che consegna il caffè e l'acqua durante la seduta di consiglio e poi il quadro è completo. Ma incomprensioni a parte, le prime indiscrezioni parlano chiaro: Riccio, Perrotta, Giamante e Padricelli all'opposizione. Falco e Marzano astenuti. Ma al momento restano solo indiscrezioni, il consiglio comunale continua e, a prendere la parola è anche Annavale, rappresentante di un'associazione del Parco Verde, che nel difficile lavoro di tenere a bada le numerose mamme del Rione, prende anche la parola per specificare i disagi che attanagliano i residenti del Parco Verde.

"Non entrate in mare, l'acqua è tossica" Italia, allarme sulla spiaggia vip / Foto

"Non entrate in mare, l'acqua è tossica": Italia, allarme sulla spiaggia vip / Foto



Bruciori, irritazioni, pruriti. Non esattamente la vostra vacanza da sogno. Eppure si tratta dei sintomi che hanno già colpito dieci persone, tra cui un bagnino, sulle spiagge della Versilia dopo aver fatto il bagno in mare. Un'emergenza che ha costretto il sindaco di Massa Carrara, Alessandro Volpi, a sconsigliare la balneazione su tutto il litorale frequentatissimo da vip e vippettini.

Dietro il misfatto ci sarebbe un'alga tossica, "Ostreopsis Ovata", che procurerebbe questi fastidi, passeggeri ma davvero fastidiosi. L'Arpat (Agenzia regionale per l’ambiente) sta già effettuando dei sopralluoghi prelevando campioni all'interno di tre aree di costa, e per il momento l'indicazione del primo cittadino toscano è quella di non entrare in acqua e di non sostare troppo in spiaggia.